Il soffio dell’arte
Sono un musicista.
In un recente incontro all’Unitré di Pino Torinese
ho parlato di Arnold Bruckner con l’ascolto del primo tempo della Settima
sinfonia.
Ho ricordato il pensiero espresso dal grande direttore
d’orchestra Bruno Walter: “Mahler fu sempre alla ricerca di Dio, mentre
Bruckner lo aveva trovato”.
Un altro grande direttore, Sergiu Celibidache, per definire
la spiritualità di questo compositore lo descriveva seduto all’organo
della grande chiesa dell’abbazia di Sankt Florian nell’alta Austria, con
il sole alla sua destra. Quando lasciava questo strumento il sole era alla
sua sinistra.
Spesso nelle sue composizioni sinfoniche si possono percepire
gli echi delle volte di questo luogo.
Secondo il suo desiderio Anton Bruckner è sepolto
sotto il grande organo della chiesa dell’abbazia di Sankt Florian.
Approfitto di questo mio scritto, e vorrei che fosse
lui a scriverlo, per consigliare la sua musica.
Cerchiamo di dimenticare quanto spesso abbiamo dovuto
subire in fatto di musica durante le funzioni liturgiche negli ultimi anni.
Con l’assurdo concetto di un rinnovamento, chitarre e
batterie ci hanno assordato amplificate e usate con dilettantismo che si
giustificava con il concetto che basta la buona volontà e la chiarezza
del testo per esprimersi.
Ho addirittura ancora presente il giudizio di un parroco
che relegava ormai il canto gregoriano tra interessanti reperti non piú
all’altezza dei tempi.
Cerchiamo di dimenticare tutto questo.
Torniamo al fascino, alla luce degli echi dello strumento
liturgico per eccellenza che è l’organo. Riascoltiamolo con il canto
che i grandi compositori ci hanno lasciato. Torniamo all’antico stupore.
“L’Artista divino, con amorevole condiscendenza, trasmette
una scintilla della sua trascendente sapienza all’artista umano, chiamandolo
a condividere la sua potenza creatrice.” Sono parole di Giovanni Paolo
II.
A Pino Torinese nella chiesa della SS. Annunziata c’è
un organo costruito da Giacomo Vegezzi Bossi nel 1858.
Fu il parroco don Giacomo Aubert che decise di dotare
la chiesa di questo strumento per meglio solennizzare le funzioni religiose.
Negli ultimi anni degrado, incuria e la normale usura
hanno impedito di ascoltarlo nel suo prezioso suono originale.
Ora finalmente si sta pensando al restauro affidato
ad un valente organaro: Marco Renolfi di Torino.
Esiste a Pino un’importante associazione (i 260 iscritti
dimostrano quanto sia sentito l’obiettivo che si prefigge) che guarda all’arte
come straordinario momento di elevazione, che subito ha dato un contributo
per questo restauro che si dovrebbe concludere il prossimo anno.
Chi volesse prendere parte a questo progetto può
mettersi in contatto con l’Associazione Santa Maria del Pino, via Maria
Cristina, 13, 10025 Pino Torinese (TO), tel. 011.84.31.71.
Se tutti coloro che mi leggono ne “adottassero” una
canna!
Potranno poi, al concerto dell’inaugurazione, ascoltare
che cosa hanno portato a conclusione.
Termino con le recenti parole sempre di Papa Giovanni
Paolo II: “Gregorio Magno poneva con la compilazione dell’Antiphonarium
la premessa per lo sviluppo organico di quella musica sacra cosí
originale che da lui ha preso nome. Con le sue ispirate modulazioni il
canto gregoriano diverrà nei secoli la tipica espressione melodica
della fede della Chiesa durante la celebrazione liturgica dei sacri misteri.
Il «bello» si coniugava cosí al «vero»,
perché attraverso le vie dell’arte gli animi fossero rapiti dal
sensibile all’eterno.”
Lucio Liviabella
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