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Certamente si è trattato di una imponente manifestazione, offerta al mondo intero dai credenti convenuti al cospetto del Papa da ogni parte del mondo: con tutto quello che di positivo questo può implicare per l’educazione dell’uomo moderno e per l’edificazione dei fedeli. Ma, non per questo, possono tacersi tutti quegli aspetti che hanno fatto di questa manifestazione qualcosa di banale, di scontato e a tratti (di non poco conto) di irriverente e di disordinato in termini religiosi. Molti si sono compiaciuti per il “numero” dei convenuti:
eppure le adunate oceaniche non dovrebbero stupire piú nessuno,
semmai suscitare qualche preoccupazione. Il vociare, l’agitarsi, il ritmare
ossessivamente slogan, costituiscono il pane periodico dei giovani di tutto
il mondo: nelle discoteche, nei concerti, negli stadi, ecc.
Il Pontefice, sommerso e trascinato dal fremito della folla, è incorso persino in un lapsus. Ha parlato di “chiasso”, con toni entusiastici, quasi a voler suggerire una nuova teologia della preghiera: piú chiasso c’è, piú bella è la manifestazione di devozione religiosa. Ed è stato proprio il Pontefice ad offrire lo spettacolo piú sbalorditivo: un Papa fremente, che si agitava sulla seggiola, accompagnando con i gesti e con la voce i ritmi trascinanti della folla. Un Papa che si compiaceva nel lasciarsi risucchiare dall’entusiasmo incontrollato, nel diventare oggetto di urla e gridolini, nel lasciarsi abbracciare e sbaciucchiare, al pari di un qualsiasi divo della canzonetta. Forse, tutto sta nella nostra incapacità di comprendere
la moderna sensibilità dei giovani, forse. Ma certo è che
i fedeli di tutto il mondo non hanno visto nulla che potesse loro ricordare
che i giovani si trovavano al cospetto del Capo della Santa Chiesa Cattolica,
del successore dell’Apostolo Pietro, del Vicario di Nostro Signore Gesú
Cristo.
Evidentemente per il Vicario di Cristo è rimasto solo il “chiasso”. (9/2000)
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