RIVELAZIONE DEL
TERZO SEGRETO DI FATIMA:
La questione è ancora aperta
Quando, il 26 giugno dell’anno scorso, il Vaticano ha pubblicato ufficialmente
il testo del cosiddetto “terzo segreto” di Fatima, tra i primi a darne
notizia con la solita presunta competenza sono stati i mezzi di comunicazione,
che come tutti sanno sono innanzi tutto digiuni delle “cose di Chiesa”.
Tant’è che subito abbiamo avuto modo di leggere le note e i commenti
dei personaggi piú in voga della “cultura”, quasi tutti atei o areligiosi,
naturalmente.
Ciò che colpisce, però, è il fatto che sono stati
proprio costoro, in maniera quasi unanime, ad esprimere il loro stupore
per la “pochezza” del contenuto diffuso dalla Santa Sede, tanto che qualcuno
ha potuto perfino parlare di “ovvietà”.
Era poi questo il famoso “terzo segreto” che ben tre Papi si sono
rifiutati di rendere pubblico per quarant’anni?
È innegabile che tale stupore fosse ben fondato.
Se il “segreto” che non è stato possibile “svelare” per quarant’anni
è davvero costituito da quanto pubblicato dal Vaticano, c’è
di che nutrire ogni sorta di sospetto sulla capacità magisteriale
dei tre Papi che lo hanno nascosto per tanto tempo.
Peraltro, questo strano “nascondimento” di una rivelazione “privata”
di cosí limitata portata ha permesso le tante illazioni piú
volte riprovate dalla stessa Santa Sede, e ultimamente liquidate con una
leggerezza che francamente stupisce.
È possibile che siano stati cosí tanti coloro che si
sono inventati le riprovate rivelazioni apocalittiche, e che tutti si siano
basati sul nulla?
In verità, da quel famoso 1960, data in cui la terza parte della
rivelazione avrebbe dovuto essere resa pubblica, sono accadute tante strane
cose nel seno della Chiesa, e tra queste stranezze ve ne sono alcune, di
primaria importanza, che potrebbero giustificare visioni profetiche ben
piú apocalittiche di quelle proposte qua e là.
Altro che “lotta dei sistemi atei contro la Chiesa e i cristiani”, come
ha spiegato il cardinale Sodano il 13 maggio 2000 a Fatima, annunciando
la pubblicazione del “terzo segreto”.
Secondo il cardinale Sodano, e lo stesso cardinale Ratzinger che ha
redatto il “commento teologico” con cui è stato pubblicato il “terzo
segreto”, in esso si parlerebbe della sofferenza e del martirio dei fedeli
di Cristo causate loro dagli avversari della Chiesa nell’ultimo secolo.
Una
Chiesa quasi improvvisamente e aspramente combattuta “ultimamente” da quegli
atei, che, da come parla il documento, sembrerebbero essere sbucati fuori
improvvisamente dal nulla.
Non v’è dubbio che il secolo XX ha visto affermarsi tutta una
serie di tenebrose iniziative mondane esclusivamente informate dall’ateismo
e dalla dichiarata lotta alla Chiesa, alle sue istituzioni, alla sua dottrina,
ai suoi simboli, ai suoi fedeli, sia laici, sia chierici. Ma è anche
vero che tutto questo non è stato altro che il “seguito” di quello
che è accaduto alla Chiesa e ai suoi fedeli nei secoli precedenti,
con altrettanta sofferenza e altrettanto martirio, cosí che
anche da questo punto di vista il "nascondimento” del “terzo segreto” risulterebbe
assolutamente ingiustificato, fino ad avallare le posizioni di quegli stessi
atei che oggi parlano di “ovvietà” della rivelazione di Fatima.
Le cose potrebbero assumere un altro aspetto, invece, ove si pensi
che nel 1960, fra i cattolici di tutto il mondo, quelli che si recavano
la domenica a Messa pare si potessero valutare intorno al 75%, mentre nel
2000 tale percentuale sembra che sia scesa al 5%.
Viene subito da chiedersi: per colpa dei sistemi atei in lotta contro
la Chiesa e i cristiani?
Questo non l’hanno spiegato né il cardinale Sodano, né
il cardinale Ratzinger.
Essi parlano come se la realtà della Chiesa non fosse mai mutata,
dai primi del secolo ad oggi, dal 1960 al 2000. Ed è comprensibile
la loro posizione di alti prelati investiti di delicate responsabilità
nella Gerarchia. Ma è incomprensibile come nessuno parli dei guasti
verificatesi nella Chiesa e nella comunità dei fedeli ad opera degli
stessi uomini di Chiesa. Guasti posti in essere non dai “sistemi atei”,
ma dalle ideologie atee che serpeggiavano sinistramente nel seno stesso
della Chiesa e che lí hanno potuto affermarsi a partire dal Concilio
Vaticano II col concorso dello stesso Concilio.
La coincidenza tra le date del Concilio, il Papa del Concilio e la
data della dovuta pubblicizzazione del “terzo segreto”, è troppo
sospetta per poter essere trascurata con leggerezza; e ancora la coincidenza
tra l’entusiasmo buonista del postconcilio, il Papa del postconcilio e
la persistenza della “segretazione” del “terzo segreto”, amplia oltremodo
il sospetto; e ancor piú la coincidenza tra il repentino aggravarsi
della situazione della Chiesa postconciliare, il Papa che la sta ancora
gestendo e la conferma della “segretazione” fino al 2000, rivelano che
il “nascondimento” del “terzo segreto” doveva pur avere un ben valido motivo,
strettamente legato alla vita interna della Chiesa, piuttosto che ai suoi
rapporti col mondo.
Lo stesso documento diffuso dal Vaticano, nella nota 7, dice che
nella “citata « quarta memoria » Suor Lucia aggiunge: «
In Portogallo si conserverà sempre il dogma della fede, ecc. »”.
Ora il documento non ci dice nulla di questa “quarta memoria”, e lascia
solo intendere che contenga una semplice e irrilevante aggiunta di suor
Lucia. Se non fosse che questa cosa cosí irrilevante è una
di quelle che ha dato àdito a quarant’anni di illazioni, che oggi
il Vaticano afferma essere infondate. Nessuna spiegazione, nessun chiarimento
circa la infondatezza delle illazioni fondate su questa “aggiunta” di suor
Lucia. Eppure avrebbe dovuto essere una delle maggiori preoccupazioni del
Vaticano, al fine di fugare ogni qualsivoglia sospetto di “occultamento”.
Comunque, che ci sia una “quarta memoria” lo afferma lo stesso documento
del Vaticano e che questa “quarta memoria” non sia stata pubblicata è
cosa ben evidente: si deve allora pensare che da oggi in poi si dovrà
parlare del “quarto segreto”, attendendo tempi migliori per la sua pubblicazione?
Come dire che il “terzo segreto” non è stato ancora interamente
pubblicato, se non addirittura non è stato pubblicato affatto?
La cosa strana è che in quarant’anni, illazioni o meno, si
è sempre parlato della perdita della Fede, e ne hanno parlato prelati
e studiosi della profezia di Fatima, storici mariani e storici dell’apparizione
di Fatima. E la suddetta “aggiunta” di suor Lucia lascia chiaramente intendere
che fuori dal Portogallo il dogma della fede non si conserverà;
e fuori dal Portogallo non significa altro che “anche a Roma”.
Ora, che la spiegazione di questo “mistero” e delle relative e inevitabili
“illazioni” possa comportare un certo pesante imbarazzo per la Gerarchia
postconciliare nessuno lo mette in dubbio, ma è altrettanto indubbio
che, imbarazzo o no, questo compito rientra nei doveri della Gerarchia,
e in questo caso essa ha mancato al suo dovere.
Sarà poi vero che in realtà il “terzo segreto” parli
della perdita della fede tra gli stessi uomini di Chiesa?
Difficile dirlo, ma è cosa del tutto possibile.
Tra le strane cose accadute in questi quarant’anni c’è da
annoverare il fatto, ormai ufficializzato dai diversi documenti che la
Gerarchia ha pubblicato in questi ultimi anni, che diversi vescovi e molti
preti non credono piú ciò che crede la Chiesa, ma della dottrina
della Chiesa, della divinità di Cristo, del Sacrificio di Cristo,
della Resurrezione di Cristo, della Salvezza che viene solo da Cristo e
dalla Sua Chiesa, del Sacrificio della S. Messa, della Transustanziazione,
della Grazia santificante, della Verginità di Maria, della sua Immacolata
Concezione, della sua mirabile Assunzione, si sono fatti un’idea tutta
umana e tutta personale, tanto che oggi si può tranquillamente parlare
di eresie manifeste e di scismi di fatto che interessano ogni angolo del
mondo cattolico, senza che Roma sia mai intervenuta efficacemente per preservare
i fedeli dalla diffusione dell’errore.
Ne abbiamo un esempio in questo stesso documento del Vaticano sul “terzo
segreto”.
“Il Catechismo cita al riguardo una profonda parola di Papa Gregorio
Magno: « Le parole divine crescono insieme con chi le legge »
(CCC 94, S. Gregorio, in Ez 1, 7, 8). Il Concilio Vaticano II indica tre
vie essenziali, in cui si realizza la guida dello Spirito Santo nella Chiesa
e quindi la «crescita della Parola »: essa si compie per mezzo
della meditazione e dello studio dei fedeli, per mezzo della profonda intelligenza,
che deriva dall’esperienza spirituale e per mezzo della predicazione di
coloro «i quali con la successione episcopale hanno ricevuto un carisma
certo di verità» (Dei Verbum, 8).”
(Il Messaggio di Fatima, Commento teologico del cardinale
Ratzinger,
Rivelazione pubblica e rivelazioni private ? il loro luogo teologico,
§ 2°)
Come si vede, il cardinale ricorda, concordando, che il Concilio Vaticano
II insegna qualcosa di diverso di quello che la Chiesa ha sempre insegnato.
Secondo questo nuovo insegnamento, lo Spirito Santo guiderebbe la Chiesa,
e quindi la crescita dell’apprendimento delle parole divine (come dice
San Gregorio):
1° con la libera lettura che i fedeli fanno del Libro Sacro,
2° con la profonda intelligenza che deriverebbe da una non meglio
precisata “esperienza spirituale”,
3° con la predicazione dei vescovi.
Ora, tutti sappiamo della preparazione teologica del cardinale Ratzinger
e della sua attenzione circa la piú corretta interpretazione della
dottrina, non possiamo quindi dubitare che egli abbia voluto dire espressamente
ciò che ha detto, nella forma con cui ha inteso dirla, e con le
parole che sicuramente ha voluto propriamente usare.
Orbene, in questo suo richiamo teologico il cardinale
- ha volutamente omesso di parlare di Magistero infallibile
della Chiesa;
- ha volutamente proposto il libero esame di protestantesca memoria;
- ha volutamente esaltato il valore dell’esperienza religiosa, inevitabilmente
come la si intende e la si pratica ai
giorni nostri, esperienza che permetterebbe all’individuo
di intelligere le cose divine;
- ha volutamente parlato della predicazione dei vescovi, e non dell’insegnamento
dei vescovi.
E queste cose le ha presentate con un ordine preciso:
1° libero esame,
2° individuale intelligenza dei testi,
3° predicazione dei vescovi.
È questo un altro segno della mutata dottrina della Chiesa
postconciliare, ad un tempo causa ed effetto della perdita della Fede che
ormai imperversa nel seno della Chiesa.
È di questo che ha parlato la Madonna a Fatima? Solo un sí
potrebbe spiegare a sufficienza la mancata pubblicazione del “terzo segreto”
in questi travagliati quarant’anni.
_______________
Per quanto attiene alla spiegazione della visione dei tre pastorelli
pubblicata dal Vaticano, la cosa che lascia perplessi è la leggerezza
con cui se ne parla nel documento.
Che si tratti di un insieme di espressioni simboliche che, come
tali, possono essere suscettibili di diversa interpretazione, non v’è
dubbio alcuno, ma che tutte le interpretazioni possibili debbano necessariamente
essere coerenti e concordanti è cosa altrettanto indubbia.
Ora, che la Madonna si sia scomodata per presentare un quadro simbolico
del mondo che si allontana ogni giorno da Dio, ci sembra davvero insostenibile,
poiché una cosa del genere è davvero ovvia e non da adesso;
e ci sembra estremamente superficiale considerare la visione come una descrizione
della sorte della comunità ecclesiale soccombente sotto gli strali
di un nemico esterno. È risaputo, e forse sarebbe meglio dire:
era cosa acclarata, che la condizione ordinaria dei fedeli cristiani è
quella di essere malvisti e combattuti dal mondo.
Già Nostro Signore lo aveva detto chiaramente duemila anni fa,
usando un’espressione che smonta ogni qualsivoglia interpretazione simile
a quella fornita dal Vaticano:
“Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo,
diranno ogni sorta di male contro di voi a causa mia. Rallegratevi ed esultate,
perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.”
(Mt. 5, 11-12).
E gli Apostoli avevano ben appreso l’insegnamento del Signore Gesú,
cosí come riportato dagli Atti (5, 40 e 41):
“…richiamati gli apostoli, li fecero fustigare… Ma essi se ne andarono
dal sinedrio lieti di essere stati oltraggiati per amore del nome di Gesú.”
Ora, l’interpretazione proposta dal Vaticano vorrebbe far credere
che la Madonna sia apparsa a Fatima, come a Lourdes e a La Salette, per
ricordare ai fedeli di Cristo la loro condizione ordinaria in questo mondo,
come se le apparizioni mariane avessero uno scopo apologetico. In realtà,
è risaputo che la Madonna è apparsa a Fatima, come a Lourdes
e a La Salette, per rimproverare ai fedeli di Cristo la loro infedeltà
nei suoi confronti, infedeltà che senza penitenza li condurrà
alla dannazione eterna. L’appello della Madonna è l’appello accorato
della Madre che ha a cuore la sorte dei suoi figli, l’appello della Madre
di Cristo che rimprovera le offese che a Lui arrecano i suoi fedeli e suggerisce
i modi con cui si possa rientrare nella Grazia di Dio.
Non v’è dubbio, quindi, che la visione dei pastorelli va letta
come una descrizione simbolica dello stato interno della Chiesa e della
comunità ecclesiale. Il sacrificio proposto dalla visione è
il sacrificio richiesto agli uomini di Chiesa che hanno il compito di dare
anche la propria vita per il riscatto dei fedeli peccatori, sacrificio
che passa per l’applicazione delle parole del Signore:
“ beati… perché vi perseguiteranno…”.
Che cosa è accaduto in questi ultimi quarant’anni?
I chierici hanno ricercato ad ogni costo l’accordo col mondo, hanno
privilegiato il consenso del mondo al consenso di Dio, hanno rifiutato
di lasciarsi perseguitare dal mondo, anelando il plauso e l’approvazione
del mondo.
Siamo ben lontani dal sacrificio per amore della salvezza delle ànime
dei peccatori descritto nella visione: anzi siamo al cospetto di una evidenza
notevole, del fatto che l’appello accorato della Madonna non poteva che
essere rivolto proprio a coloro che si stavano allontanando dalle vie del
Signore per seguire le vie del mondo, laici e soprattutto chierici.
Come non pensare che l’occultamento passato e forse anche presente
del “terzo segreto” sia strettamente connesso col fondato timore che se
fosse stato pubblicato nel 1960 avrebbe prodotto tantissimi intralci alle
mire rivoluzionarie dei prelati progressiti, e in particolare alla distorta
visione buonista e ottimistica del fu Giovanni XXIII?
Ma allora perché pubblicarlo dopo tanti anni?
Forse perché l’unico modo per renderlo innocuo era quello di
sovraccaricarlo, prima, degli elementi di disordine che si sono accumulati
in quarant’anni, per presentarlo poi nella sua parte meno significativa,
cosí da ridurlo ad una sorta di “segreto di Pulcinella”, espressione
che è stata usata perfino da certi chierici.
CC
(gennaio 2002)
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