IN  MEMORIA  DI  FRANCO  MANASSERO
 
 





Il 26 giugno 2002, in quel modo che appartiene solo agli imperscrutabili disegni della Divina Provvidenza, veniva chiamato all’altra vita il caro amico Franco Manassero.

Chi lo ha conosciuto si stupisce ancora che in cosí poco tempo siano state stroncate dalla malattia quella forza e quel vigore che facevano di Franco Manassero una inesauribile fonte di attività, di decisione e di dedizione in ciò che credeva e faceva.
Nato a Torino, il 25 agosto del 1945, nel 1970 conseguiva la laurea in ingegneria, intraprendendo, fin da giovane, una attività professionale di alto livello, che lo ha fatto conoscere, come valente e apprezzato dirigente, negli ambienti imprenditoriali privati e pubblici.

Fervente cattolico, ha sempre cercato di condurre la propria vita nel rispetto degli insegnamenti morali e religiosi ricevuti fin da bambino: convinto sostenitore della necessità di guardare al futuro mantenendo saldi i vincoli col passato, dal quale scaturisce inesauribile la fonte di luce e di saggezza che, venendo da Dio, ci viene ininterrottamente trasmessa perché la possiamo consegnare intatta e vivificante ai nostri figli.

Noi lo ricordiamo in modo particolare per il suo ininterrotto impegno a favore della liturgia tradizionale. Negli anni ’70 e ’80, insieme con altri indimenticati amici, si prodigò per il mantenimento della S. Messa tradizionale. Erano gli anni della “resistenza” passiva intorno alla venerata figura di Mons. Vaudagnotti, gli anni dell’impegno militante dei Durando, degli Olivero, dei Merlo, dei Fantini. Erano gli anni della incredibile emarginazione di uomini che avevano la sola colpa di voler rimanere fedeli ad una pratica della fede durata per secoli nella Chiesa di Torino: da San Massimo fino al Card. Fossati. Gli anni della illusione modernista, in cui finirono col prevalere tra i monsignori di Curia le preoccupazioni mondane e alla moda. Gli anni della ubriacatura “populista” dei prelati “impegnati” a sinistra.

Quanti scontri e quante discriminazioni al tempo del Card. Pellegrino e del Card. Ballestrero. Piú di mille firme raccolte per la richiesta della S. Messa tradizionale, cinque anni di rifiuti del Card. Ballestrero.
Ma gli uomini come Franco Manassero non si scoraggiarono, i contrasti e le difficoltà facevano piú forte la loro fiducia nell’aiuto di Dio.
Fu nel 1989, il 29 settembre, che il Card. Giovanni Saldarini, nuovo Arcivescovo di Torino, promulgò il decreto col quale si stabiliva la celebrazione della S. Messa secondo il Messale in vigore nel 1962. La prima S. Messa venne celebrata da don Renzo Savarino, il 1 Novembre del 1989, nella Chiesa della Misericordia di Torino. La stessa che pochi anni prima aveva visto rinascere a nuova vita anche l’antica e venerabile Arciconfraternita della Misericordia: animatore e Governatore l’Ing. Franco Manassero.

Non fu un lavoro volto al proselitismo, il suo, ma una tenace opera di ricucitura di un tessuto ecclesiale che era stato lacerato dalla riforma liturgica seguita al Concilio Vaticano II. 
Centinaia di fedeli che finalmente si ritrovavano intorno alla celebrazione dei Santi Misteri, come non era stato piú possibile per 19 anni. Anziani e giovani, colti e semplici, ricchi e poveri: grazie anche al suo tenace lavoro, tutti poterono rientrare in chiesa spogliandosi della loro individualità per rivestire i semplici panni dei seguaci di Cristo. 
In silenzio, in raccoglimento, rispondendo devotamente nelle parti della S. Messa loro assegnate, innalzando cantici spirituali all’Offertorio e alla Comunione, ordinati e in ginocchio a ricevere in bocca la Santa Comunione, cantando inni al Salvatore e alla Santa Vergine all’inizio e alla fine della S. Messa.
A centinaia, anche in occasione delle importanti celebrazioni liturgiche col rito tradizionale sollecitate dal paziente lavoro di Manassero. Quella tenuta da Mons. Micchiardi, Vescovo ausiliare di Torino, il 27 settembre 1992; o quella tenuta dall’Ecc.mo Abate del monastero benedettino di Le Barroux, l’11 settembre del 1994; o le tante celebrazioni che hanno visto giungere nella chiesa della Misericordia l’Abate benedettino di Randol, il Priore dell’Istituto Cristo Re di Gricigliano e tanti altri sacerdoti dediti alla liturgia tradizionale. Centinaia di fedeli che ogni domenica hanno potuto ritrovarsi alla S. Messa di sempre, giungendo non solo da Torino e dintorni, ma da tutto il Piemonte e la Valle d’Aosta.

Un lavoro di ricucitura tenace e condotto tra tante controversie e difficoltà, non escluse le incomprensioni incontrate al tempo del suo impegno in seno alla sezione di Una Voce Torino, incomprensioni che si conclusero poi con la costituzione della nuova Associazione Inter Multiplices Una Vox, la cui attività e ampliata consistenza hanno confermato l’esattezza dell’analisi a suo tempo avviata da Franco Manassero.
Anche dopo la triste vicenda del farisaico e strumentale commissariamento dell’Arciconfraternita della Misericordia, Franco Manassero raramente mancò alla funzione liturgica della Domenica, confermando per anni la sua dedizione alla Tradizione al di là di ogni vicenda che poteva toccarlo personalmente.
E quando il male lo aggredí, quasi nessuno si accorse delle sue sofferenze: il volto sorridente, la disponibilità generosa, l’entusiasmo immutato, le sue preoccupazioni personali messe sempre in secondo piano.
E in pochi mesi il Signore lo ha chiamato a Sé.

I funerali si sono svolti in quella stessa chiesa della Misericordia a cui, fino all’ultimo, aveva dedicato tante energie; con una foltissima presenza di amici e di estimatori che gli hanno testimoniato partecipazione e riconoscimento. Avrebbero potuto svolgersi nella sua chiesa parrocchiale, si sono svolti invece nella chiesa della Misericordia su una precisa richiesta avanzata alla Curia e basata sulla piú volte dichiarata volontà dello stesso Manassero. 
Purtroppo, in quella triste occasione, si è verificata l’incredibile vicenda dell’autorizzazione ad officiare col rito tradizionale: concessa e negata. Manassero aveva tanto desiderato in vita che il suo epilogo terreno si concludesse accompagnato dalla liturgia tradizionale della S. Chiesa: questa fu la richiesta presentata in Curia; si arrivò invece ad una clamorosa confusione, in cui ancora oggi non è dato conoscere chi avesse detto di sí e chi si fosse rimangiata l’autorizzazione.

Non è questa l’occasione per ricordare la penosa situazione che si è venuta a creare, le proteste giunte a Torino e a Roma da piú parti, gli strascichi pietosi. Non sono i risentimenti che ci muovono e ci interessano, poiché la nostra fiducia è in Dio, che ci comanda di compatire e di perdonare perfino i nostri nemici.

L’amico Franco Manassero è ormai al di là e al di sopra delle piccole cose di questo nostro confuso mondo; forse, col suo sorriso, ci guarda ironicamente considerando da lassú la vanità e l’inconsistenza del nostro rimanere troppo coinvolti nelle cose del mondo.

Che Iddio l’abbia in gloria!
 

(marzo 2003)


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