Fraternità San Pio X,
Mons. Semeraro,
Ecclesia Dei
ed altro


di F. R.






Apprendiamo da questo sito, dell’iniziativa del vescovo di Albano Laziale, Mons. Semeraro, di “bastonare” il fedele che ama recarsi presso la Fraternità San Pio X, per assistere al Sacrificio di Cristo, secondo il Rito Tridentino.

Premettiamo: non scrive un frequentatore della FSSPX.

Per chi non lo sapesse, mettiamo al corrente degli incarichi assegnati a Sua Eccellenza:
-    Amministratore Apostolico ad nutum Sanctae Sedis del Monastero Esarchico di Santa Maria di Grottaferrata (4 novembre 2013);
-    Segretario del Consiglio dei Cardinali per l'aiuto al Santo Padre nel governo della Chiesa Universale (Chirografo di papa Francesco del 28 settembre 2013);
-    Membro della Congregazione delle cause dei santi (31 gennaio 2009);
-    Nell'ambito della Conferenza Episcopale Italiana è Presidente della Commissione Episcopale per la Dottrina della Fede, l'Annuncio e la Catechesi dal 25 maggio 2010 per il quinquennio 2010-2015;
-    Membro del Consiglio Permanente della C.E.I. per lo stesso quinquennio;
-    Vescovo Delegato CEL per la Dottrina della Fede, Annuncio e Catechesi (2011).
-    Presidente del Consiglio d'Amministrazione di Avvenire dal 5 maggio 2007 e riconfermato il 14 maggio 2013 per un altro triennio.

Ebbene, dal punto di vista strettamente teologico, riteniamo che una irregolarità canonica (quella di cui è accusata la menzionata FSSPX) non coincida con una situazione di scisma, quello che invece sembra essere l’effetto paventato della frequentazione di tale irregolare Fraternità.

San Tommaso definisce lo scisma come “scissura degli animi”, contraria all’unione della carità, che unisce tutta la Chiesa nell’unità dello Spirito, unità considerata in ordine al suo Capo, che è Cristo, di cui il Papa è Vicario. Parafrasando, nella rottura scismatica non si ravvisa la volontà di permanere nell’unione di carità con il Sommo Pontefice; brutalmente, così come avvenne nel caso dello Scisma d’Oriente del 1054, viene messa in discussione la medesima Autorità Papale, il suo indispensabile collegamento con la Fede Cattolica ed il suo fondamento scritturistico: gli Ortodossi tolsero dalla Divina Liturgia la preghiera specifica per il Vescovo di Roma, Papa della Chiesa e ne giustificarono l’eliminazione argomentandone l’insussistenza dottrinale. A fortiori il discorso potrebbe farsi per tutta la Riforma.

Una irregolarità canonica (ecclesiastica), espressione utilizzata in particolare quale presupposto per la legittima ricezione dell’Ordine sacro, non è di per sé né una pena né una censura, ma costituisce un impedimento canonico perpetuo, che, appunto, vieta anzitutto la recezione dell’ordine sacro, e l’uso di esso…

Tale irregolarità può essere ex defectu oppure ex delicto; il caso della Fraternità rientrerebbe nella seconda ipotesi e vi rientrerebbe proprio per via dell’accusa di scisma, a proposito del quale, tuttavia, possiamo con certezza affermare, in particolare dopo la remissione delle scomuniche, l’inconsistenza. Infatti, non essendo più scomunicati, i Vescovi della Fraternità sono necessariamente “comunicati”, cioè considerati in comunione con Roma.
Il mancato inquadramento canonico della medesima FSSPX a questo punto si riduce alla non individuazione della fattispecie giuridica, prevista dal diritto canonico, dentro la quale collocare tale ordine e non già quindi all’impossibilità di esercitare il sacerdozio, proprio perché non v’è scisma né eresia né apostasia.
Non basta infatti che si scriva della mera irregolarità della Fraternità, la quale – si badi bene!! -  non è stata mai scomunicata. E non è sufficiente neppure a motivare lo scisma sul fatto che le “…questioni dottrinali, ovviamente rimangono e, finché non saranno chiarite, la Fraternità non ha uno statuto canonico nella Chiesa e i suoi ministri non possono esercitare in modo legittimo alcun ministero”; anche qui infatti non si parla di scisma, ma di irregolarità e ci si domanda inoltre quali siano tali questioni dottrinali, dal momento che, stricto sensu, la scomunica non ha avuto luogo per le supposte questioni dottrinali.
È stata la decisione di conferire l’Ordine episcopale, da parte di mons. Lefebvre, a determinare tale provvedimento. (Sull’argomento non ci possiamo dilungare, si porge però all’attenzione del lettore lo studio qui pubblicato, nel quale si dimostra che in realtà, canonicamente parlando, neppure v’è stata vera scomunica).

Ma andiamo avanti, precisando che le considerazioni sopra esposte non costituiscono elucubrazioni personali di chi scrive, ma si fondano niente meno che sulla presa d’atto di un documento ufficiale della Pontificia Commissione “Ecclesia Dei che il vescovo di Albano Laziale sembra aver dimenticato.

Ci domandiamo: è canonicamente regolare la pronuncia di un vescovo di segno diametralmente opposto a quello di una Commissione Pontificia istituita ad hoc su una materia?
Ma, a parte l’ironia sottile che potremmo evincere da questa ambigua situazione, che ci obbligherebbe ad essere “strabici”, vorremmo sapere perché ci vediamo costretti a subire gli incontri ecumenici promossi dalla medesima diocesi di Mons. Semeraro ed invece ad evitare come la peste la menzionata FSSPX.

Traiamo dal sito ufficiale della Diocesi, il seguente programma; incontri presieduti da Mons. Marcello Semeraro:
-    Venerdì 31 ottobre: La radice ebraica e biblica del cammino ecumenico (don Giuseppe SORANI, della Comm. Ecum. Dioc. di Roma)
-    Venerdì 7 novembre: La radice comunionale-sinodale del cammino ecumenico (Padre Marius DUMBRAVA, parroco ortodosso romeno di Ciampino).
-    Venerdì 14 novembre: la radice e la finalità missionaria del cammino ecumenico (Gabriela LIO, vicepresidente della FCEI).
-    Venerdì 21 novembre, 50° anniversario della Unitatis Redintegratio: Il rinnovato impegno della Chiesa Cattolica per la ricerca della piena Unità dei Cristiani dall’Unitatis Redintegratio alla Evangelii Gaudium (Padre Michel VAN PARYS, abate del Monastero di S. Nilo a Grottaferrata).

La domanda, forse un po’ polemica, ci scusino i lettori, è la seguente:
perché accanirsi tanto contro la Tradizione (o contro coloro che sembra vogliano difenderla o comunque conferirle la giusta importanza), quando si sciorinano tante e tali aperture ecumeniche a destra e a manca?

Ci si spieghi perché è possibile mettere a disposizione intere Chiese cattoliche (parliamo degli edifici consacrati) a favore di cristiani “non in comunione” con la Chiesa Cattolica (a Genzano di Roma, nella medesima Diocesi di Albano, per esempio, la ex chiesa del convento dei Francescani, è stata data in uso agli Ortodossi) e poi accanirsi con coloro che frequentano la S. Messa presso la FSSPX?
Perché, attenzione! Non si colpisce in questo modo la medesima Fraternità; il destinatario primo di tale imposizione è il fedele stesso; e questo, alla luce della cosiddetta “liberalizzazione della Messa antica”, sembra quantomeno paradossale. Quindi estrosità assicurata: si può ascoltare senza rischi (secondo la Diocesi) il parroco ortodosso rumeno, parroco che non riconosce il Papa, la sua Autorità, il suo Magistero ecc…, e non si può sentire una predica di un sacerdote della FSSPX.
Ci si spieghi per favore!

Ma la Diocesi di Albano, forse inconsapevolmente (lo speriamo davvero!), tollera ben altro.
Nell’istituto dei Padri Somaschi hanno avuto luogo diversi incontri dei cosiddetti “omocristiani”.
Di cosa si tratta?
Dell’alternativa gay all’insegnamento ufficiale della Chiesa proprio sugli “invertiti”.
Del resto, come sostenuto nel Sinodo, hanno molto da offrire! Infatti l’omosessualità non sarebbe condannata da Dio nella sua pratica, ma compresa e valorizzata per la salvezza!
Quello che credono questi omocristiani (così si autodefiniscono) lo si può trovare qui.

In estrema sintesi, occorre aprirsi “all’amore omosex” come ad un amore vero e non peccaminoso rispetto a quello eterosessuale.
Si dimentica un’ovvietà: l’amore eterosessuale è per natura (e fisiologicamente, in assenza di patologie) portato ad essere fruttifero, a moltiplicarsi, a generare la vita. Questo amore, che unisce la coppia nel matrimonio, è talmente grande da avere un effetto moltiplicatore. Come in Dio stesso, nel Cielo, dove l’amore del Padre aumenta l’amore delle creature, divinizzandole e facendole traboccare del suo amore e della sua vita, così – ferme le distanze! – l’amore della coppia diviene vita, destinata a Dio stesso, all’Eternità.
L’omosessualità, in questo contesto, non può avere altra ragion d’essere che la castità perfetta e la purezza di cuore.

Scorrendo ancora le pagine del suddetto forum, si deve ravvisare un’altra grande menzogna creduta e palesata da questi “omocristiani”: l’origine del loro stato/situazione si imputa al Creatore stesso. Tale falsità, mai provata scientificamente, è anzi sonoramente smentita da molti studiosi, tanto antichi quanto moderni (si veda per tutti: Joseph Nicolosi). Insomma questa “omocristianità” altro non sarebbe se non la versione biblica “politicamente corretta” ed epurata del cristianesimo moderno, privo di pregiudizi ed aperto a tutti e a tutto, compreso il peccato… salvo, sempre e comunque, alla santa Tradizione, unica vera acerrima nemica della “loro salvezza”.

Ebbene, mentre chiediamo che ci si perdoni la digressione ritenuta tuttavia necessaria, e tutto quanto considerato e valutato, dalle colonne di questo sito chiediamo a Mons. Semeraro, tanto zelante nell’avvisare dei pericoli incombenti nel frequentare la FSSPX, di:
-    Ammonire l’istituto dei Padri Comaschi sopramenzionato dal sostenere/ospitare in futuro incontri di tal fatta;
-    Ammonire i partecipanti che, al partecipare ad essi, si rischia di avallare il peccato capitale che grida vendetta al cospetto di Dio.

La Vergine Santissima interceda




ottobre 2014

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