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Deve
interessare il vivere una vita cristiana, non il parlarne
Editoriale di Radicati
nella fede, foglio
di collegamento della chiesa di
Vocogno e della cappella dell’Ospedale di Domodossola (dove
si celebra
la S. Messa tradizionale)
anno
IV - aprile 2011
n. 4
- impaginazione e neretti sono nostri - Abbiamo conosciuto in questi anni persone che erano pronte a far polemica, a far “politica” sulla Tradizione, ma che non ne hanno voluto cogliere il cuore: vivere una vita di unione al Signore Gesù, nella grazia dei sacramenti. Così queste persone si sono perse per strada. Con tutta umiltà, possiamo dire che la prova più bella di tutto questo è proprio la vita quotidiana che ci è data la grazia di vivere: Santa Messa, Dottrina per i Grandi e per i piccoli, regola di preghiera personale, Confessione, offerta del lavoro quotidiano e del proprio sacrificio, domanda di saper esercitare la Carità secondo le circostanze. Una grande serenità, che non vuol dire assenza di sofferenza e fatica, riceve in dono chi si mette alla scuola del Signore. A noi interessa questo, non una perenne discussione sulla battaglia della Tradizione, incolpando perennemente gli altri se non si può incominciare a viverla. Sì, molte volte purtroppo è così: sui blog, nelle discussioni personali, troppi aspettano che dall'alto arrivi chissà quale permesso per vivere una vita cristiana secondo la Tradizione! Ma questo la Chiesa già lo permette e non può vietarlo, perché la Tradizione è semplicemente il Cristianesimo, quello di sempre. Devi decidere di viverlo. Devi decidere di vivere la Fede secondo la forma della Tradizione, che ti garantisce di non sbagliare nella confusione di oggi. Devi decidere questo, e puoi iniziare a viverlo anche se intorno gli altri non fanno così. Aspettare permessi solenni sarebbe un inganno e in fondo una superbia. La Chiesa ti dirà dopo se è cosa buona, quando vedrà la vita di grazia che si produce. A noi interessa questo, e se facciamo qualche discussione e se accusiamo degli errori, lo facciamo per non cascarci dentro. Il grande P. Emmanuel diceva ai suoi monaci: “dobbiamo essere uomini di Dio, uomini di preghiera”... poi aggiungeva “dobbiamo essere uomini di reazione”. Forse per fare polemica? No. Semplicemente per considerare il male in tutta la sua ampiezza. Considerare il male di certe falsificazioni del cristianesimo ammodernato, scorgerne tutte le mortali conseguenze per l’anima. Di certo falso cristianesimo che dimentica che c’è la vita soprannaturale e che scivola nell’eresia naturalista. Il P. Emmanuel, lo vedrete nel testo trascritto all'interno del bollettino, dice che occorre fermare il male. Adoperarsi per questo con tutte le forze, fondando la propria forza sulla grazia di Dio. Essere uomini di reazione è diverso che essere polemici. È lavorare attivamente per il bene, denunciando il male di dimenticare la vita soprannaturale, partendo da se stessi. È vivere con la consapevolezza della vigilanza contro gli errori nella Fede. Reagire al male sì, ma per vivere il bene, per fare la volontà di Dio. Buona pasqua a tutti! (torna
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