IL FALLIBILISMO:
LA PROTERVIA TEOLOGICA

RISPOSTA A:RIFLESSIONE A MARGINE DI UNA POLEMICA”.
 
di Fra Leone da Bagnoregio


Qui non si tratta di polemiche, e non vogliamo con queste poche righe accentuarle, si tratta semplicemente di logica. Il Prof. Radaelli evitando il discorso in capo teologico e portando argomentazioni “ab nomine” tutte di carattere contingente, non riesce ad uscire dall’equivoco.
Quanto affermato non esprime la posizione stravagante di un povero demente o di un gruppo di invasati, ma la posizione della Chiesa, perlomeno della Chiesa  e dei suoi teologi prima del Vaticano II.

Seguendo le argomentazioni del Prof. Radaelli viene spostato l’asse del discorso e in questo campo è pericoloso. Non è sufficiente essere un cattedratico per avere ragione.
Il ragionamento fonda le sue basi su un concetto ontologico, quello di identità e non contraddizione o si sono sbagliati i papi ed i teologi ante Concilio o si sbaglia aimè il Prof. Enrico Maria Radaelli.
«Fra i primi principi della ragione San Tommaso con Aristotele mette in luce l’evidenza necessitante del principio di non contraddizione, fondato sull’opposizione fra l’essere intellegibile e il non essere. Dice continuamente San Tommaso che l’essere intellegibile è il primo oggetto conosciuto dall’intelligenza, come il colorato è l’oggetto proprio della vista e il sonoro proprio dell’udito» (1).

Questo principio sarà oggetto di ulteriore studio, qui vogliamo solo soffermarci, che l’argomentare del Prof. Radaelli, lungi dal mettere dei punti fermi e delle certezze nel ragionamento sul Magistero della Chiesa in tutte le sue forme, contraddice tutto l’insegnamento precedente della Chiesa e nel contempo sovverte talmente le fondamenta dello stesso, che trasforma il Magistero stesso in un coacervo di relativismo, in cui il semplice fedele perde la cognizione di quello che sia vero o sia falso, tutto diventa contingente, basandosi su fatti storici per lo più già abbondantemente confutati durante le discussioni del Concilio Vaticano I e dai teologi ancor precedenti come San Roberto Bellarmino.

Ribadiamo non si tratta di polemiche sterili, e prive di fondamento, si argomenta con postulati non di carattere personale, ma chiari e certi nella Chiesa.
Ci pare che l’argomento è stato affrontato ed approfondito con una logica stringente ed è falso affermare che: “Fra Leone parte a priori da premesse opposte alle conclusioni del Prof. Radaelli per imporre un criterio generale di valutazione di ogni fatto che prescinde dal loro contenuto specifico ma si basa, invece, sulla persona che li ha compiuti” .
Qui nessuno impone, è la logica che lo impone, è un semplice sillogismo che lo impone, è il principio di identità e non contraddizione che lo impone:
«Nota Aristotele che dire che una medesima realtà può nello stesso tempo esistere e non esistere, vuol dire distruggere ogni linguaggio, ogni realtà, ogni verità, ogni probabilità … perché il punto di partenza non si opporrebbe contraddittoriamente al punto di arrivo e si sarebbe già arrivati prima di partire» (2).

Per concludere seguendo il consiglio dell’Apostolo delle Genti “Veritatem facientes in Charitate” si dovrebbe sapere che utilizzare lo pseudonimo non è sempre paura di apparire, ma anche semplice cognizione del proprio nulla, ma di rendere servizio, ciononostante e per quanto è possibile alla verità!



NOTE

1Reginaldo Garrigou Lagrange, Sintesi Tomistica, Roma 1950.
2 - Ibidem.



febbraio 2015

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