FRANCESCANI DELL’IMMACOLATA

Colpo di scena, padre Volpi rigetta l’accordo da lui sottoscritto


di M. F.

Articolo pubblicato su Corrispondenza romana


Nel presentare la circolare di Padre Fidenzio Volpi circa l'accordo transattivo divenuto di pubblico dominio, abbiamo scritto che tale circolare suscitava delle perplessità e ci siamo riservati di esprimere la nostra opinione dopo aver acquisito dei dati in più.
In serata (19 febbraio), Corrispondenza Romana ha pubblicato questo articolo che riproduciamo, con allegata la copia dell'accordo transattivo in questione, che abbiamo ugualmente riproposto.
Dal momento che tale documento taglia la testa al toro e fuga ogni dubbio sulla questione, ci sembra che resti poco da dire oltre a quello qui detto, che ci trova pienamente d'accordo.

Riesce sempre a stupire Padre Fidenzio Volpi, Commissario Apostolico imposto all’Ordine dei Frati Francescani dell’Immacolata.

Il 12 febbraio scorso ha liberamente firmato un atto di mediazione coi familiari di Padre Stefano Manelli, il fondatore dell’Istituto, atto che gli ha evitato il «giudizio civile pendente per asserita diffamazione dinanzi al Tribunale Ordinario di Roma, Sezione I Civile».

Ed eccolo già il 18 febbraio, sei giorni dopo soltanto, emanare una circolare interna, pubblicata sul sito ufficiale della Congregazione, in cui ritira tutto e comunica «la volontà di non adempiere alla transazione sottoscritta, considerandola non più valida per grave inadempimento della controparte». Non si capisce e non spiega quale sia questo «grave inadempimento».

Che la notizia dell’accordo raggiunto apparisse su agenzie, siti e blog di tutto il mondo era ovvio. Che non tutti l’abbiano riportata con linguaggio giuridicamente corretto, può essere. Non il nostro, però. Il nostro l’ha presentata in termini appropriati. Ed, a scanso di equivoci, alleghiamo l’originale, perché tutti possano giudicare e verificare come stiano le cose. Ma tutto questo nulla ha a che vedere con l’atto in sé considerato. Atto, che o è o non è. E, come tale, non è rigettabile a piacimento.

Con tale documento – va ripetuto, firmato liberamente – Padre Volpi ha ammesso «il non coinvolgimento dei ‘familiari’ di Padre Stefano Maria Manelli, ribadendo l’assoluta estraneità» dei medesimi «a qualsiasi operazione ritenuta illegittima e perciò contestata dallo stesso Commissario Apostolico, avente ad oggetto l’asserito trasferimento della disponibilità dei beni dell’Istituto dei Frati Francescani dell’Immacolata». Smentendo così precedenti sue dichiarazioni, di segno esattamente opposto, contenute in una sua lettera dell’8 dicembre 2013. Dichiarazioni, di nuovo ora ribadite nella sua recentissima circolare, in cui, vanificando la mediazione del 12 febbraio, pare tornare alle antiche accuse, giudicando priva di «carattere di mendacità» ed anzi «facilmente verificabile» l’affermazione, che vorrebbe i «beni dell’Istituto» posti «nella disponibilità, tra gli altri, di alcuni familiari di Padre Manelli».

Ora, tecnicamente la risoluzione del documento sottoscritto di fronte al Mediatore del tribunale, quindi ad un ufficiale giudiziario, pare improbabile, per non dire impossibile. Nulla sembra imputabile ai familiari di Padre Manelli, quindi, rebus sic stantibus, salvo clausole o note in calce, difficilmente l’annunciato ritiro può sortire effetto alcuno. In ogni caso, resta la domanda di fondo: è vero o non è vero ciò che Padre Volpi ha dichiarato e firmato? Questo è l’unico aspetto da tener presente.
Come spiega, padre Volpi, l’aver dichiarato sei giorni prima l’assoluta estraneità dei familiari di Padre Manelli da «qualsiasi operazione ritenuta illegittima, avente ad oggetto l’asserito trasferimento della disponibilità dei beni dell’Istituto dei Frati Francescani dell’Immacolata», e, sei giorni dopo, l’aver dichiarato vero e verificabile che i «beni dell’Istituto» siano stati posti «nella disponibilità, tra gli altri, di alcuni familiari di Padre Manelli»?
Trattandosi di versioni diametralmente opposte, a quale delle due ora si dovrebbe credere?

Padre Volpi ha tecnicamente ragione quando scrive di non esser stato «condannato per alcun reato, né sottoposto ad alcun procedimento penale». Ma semplicemente perché l’«accordo transattivo» di cui parla e da lui firmato aveva, come lui stesso ammette, «il solo scopo di evitare il prosieguo del giudizio civile dinanzi al Tribunale di Roma, con ulteriori spese a carico dell’Istituto», spese che, di contro, ora pare che l’Istituto sia chiamato a sostenere per una questione riguardante unicamente le dichiarazioni da lui scritte nel 2013 ed ora di nuovo passibili di spiacevoli conseguenze giudiziarie.

E’ davvero triste lo scenario proposto dalla Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, quella che col decreto n. 52741/2012 esautorò i vertici dei Francescani dell’Immacolata ed impose Padre Volpi come commissario apostolico: il Segretario della Congregazione, l’Arcivescovo José Rodriguez Carballo, è rimasto coinvolto nel maxi-scandalo, che ha scosso l’Ordine dei Frati Minori, scandalo che ha comportato un’inchiesta da parte della Procura svizzera per traffici illeciti col sequestro di decine di milioni di euro, nonché verifiche sul passivo riguardante l’hotel “Il Cantico” di Roma. Ora Padre Volpi, che, prima scongiura un processo per diffamazione a suo carico firmando una mediazione, poi – con decisione forse un po’ troppo emotiva ed umorale – ritira tutto, ritenendola non più valida, come se quanto dichiarato ieri, non valesse più oggi.

Lo scorso 22 dicembre papa Francesco, negli auguri natalizi alla Curia Romana, auspicò una Chiesa «risanatrice» a fronte delle «malattie curiali» – come le definì, includendovi «chiacchiere, mormorazioni, pettegolezzi» tanto quanto «l’accumulare» e molto, molto altro ancora -.
Non è forse giunto il momento di cominciare a far pulizia dai punti più in ombra, quelli dove meglio si annida la sporcizia?



febbraio 2015