Una confessione di Menzingen

di Dom Thomas d’Aquin, OSB - Priore del Monastero benedettino di Santa Cruz, Nuova Friburgo, Brasile
 
26 marzo 2015






Il comunicato di Menzingen del 19 marzo, benché breve, ci fa sapere un buon numero di cose. Tra le altre vi si trova una confessione: Mons. Williamson è stato espulso dalla Fraternità San Pio X a causa della sua opposizione alla politica di ricongiungimento a Roma di Mons. Fellay.

Fino ad oggi, Menzingen ha parlato di disobbedienza: Mons. Williamson era un indisciplinato, un cattivo soggetto che non ubbidiva agli ordini ricevuti. Adesso Menzingen confessa la vera ragione: «le aspre critiche» di Mons. Williamson a proposito delle relazioni di Menzingen con Roma. Lo stesso vale per Mons. Faure. Ecco il loro torto.

La storia della lettera dei tre vescovi a Mons. Fellay e ai suoi assistenti non è stata digerita.
Rapporti con Roma, Mons. Lefebvre ne ha avuti, ma con la speranza che Roma si correggesse, facesse marcia indietro. In effetti, era Mons. Lefebvre che conduceva il giuoco, con una certezza invincibile, perché il suo criterio era la Fede di sempre. Eppure, anche agendo in questo modo, egli finì col cadere nella trappola di Roma: «Mi sono spinto troppo lontano» disse allora.

Per contro, con Mons. Fellay, le cose si sono svolte in un altro modo. Non è lui che conduce il giuoco. Non è lui che ha la forza di dire a Roma: «Sono io, l’accusato, che dovrebbe giudicarvi». No, Mons. Fellay non si pone come giudice degli errori di Roma; piuttosto egli si pone come colpevole «in una situazione irregolare», che deve rientrare nei ranghi e che gli dispiace perché la «sua» Fraternità non lo segue.

Apriamo una parentesi. Giudicare Roma? Ma questo non è il ruolo dei Superiori e non degli inferiori? Certo. Ma sono i Superiori che hanno già giudicato. È la Quanta cura, la Pascendi, la Quas Primas, ecc., che condannano i papi liberali. È Roma, la Roma eterna, che ha già giudicato la Roma neo-modernista e neo-protestante.
Questo, Mons. Fellay sembra volerlo dimenticare e farlo dimenticare, con la sua «Chiesa concreta di oggi». Chiusa la parentesi.


Mons. Williamson bloccava la strategia di Menzingen; egli era di disturbo. Lo si sapeva bene, ma la Casa Generalizia dava un’altra versione. Adesso, essa lo confessa: sono «le aspre critiche» di Mons. Williamson contro la sua “operazione suicidio”, la causa della sua espulsione.
Era tempo che Menzingen lo ammettesse. Adesso l’ha fatto!

E tuttavia, Menzingen falsa la questione, dicendo che queste “aspre critiche” erano «contro ogni relazione con le autorità romane».
Non è così.
Esse erano relative al “ricongiungimento” che avrebbe messo la Fraternità San Pio X sotto il gioco modernista e liberale, col quale il diavolo cercava di arrivare a ciò che Corção chiamava: «il peccato terminale»: far cadere gli ultimi bastioni in un ultimo e monumentale affronto a Dio.

A questo non era proprio il caso che noi prestassimo il nostro aiuto.
Il demonio non perseguirà i suoi fini, perché la Madonna veglia: Ipsa conteret.
Ecco la nostra speranza, che non sarà delusa se noi saremo fedeli per grazia di Dio: Fidelis inveniamur.

 



marzo 2015

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