Tra vescovi manchevoli e tentazioni di sedi vacanti

di Alessandro Gnocchi


Pubblicato sul sito Riscossa Cristiana
nella rubrica del martedì “Fuori moda” - La posta di Alessandro Gnocchi
 
  19 maggio 2015

Titolo, impaginazione e neretti sono nostri




Ogni martedì Alessandro Gnocchi risponde alle lettere degli amici lettori. Tutti potranno partecipare indirizzando le loro lettere a info@riscossacristiana.it, con oggetto: “la posta di Alessandro Gnocchi”. Chiediamo ai nostri amici lettere brevi, su argomenti che naturalmente siano di comune interesse. Ogni martedì sarà scelta una lettera per una risposta per esteso ed eventualmente si daranno ad altre lettere risposte brevi. Si cercherà, nei limiti del possibile, di dare risposte a tutti.


martedì 19 maggio 2015

Sono pervenute in Redazione:

Caro Gnocchi,
nella brutta, bruttissima vicenda di Terni, dove una ragazzina di 12 anni è stata picchiata da un coetaneo musulmano perché portava al collo la catenina col Crocifisso, c’è un aspetto che più degli altri mi ha disgustato. Mi riferisco alle prime dichiarazioni del vescovo di Terni che ha detto che “prima di ogni giudizio è necessario capire come realmente sia avvenuto il fatto”. Ma questa è strabiliante! C’è un fatto, accertato da testimoni, carabinieri, pronto soccorso: una ragazzina di 12 anni che riceve un pugno da un coetaneo. Oltretutto, una botta data con decisa violenza (venti giorni di prognosi non sono pochi). E cosa ci sarebbe ancora da accertare? Forse perché potrebbe esserci un motivo, anche uno solo, che “giustifichi” il pugno tirato dall’energumeno? Ma siamo matti? Mi scusi, ma secondo lei chi parla così è un vescovo, un successore degli Apostoli? Comunque adesso è già iniziato un altro schifoso balletto: si inizia a negare che l’aggressore abbia agito per ragioni religiose, anzi, lo si sta trasformando in vittima, perché sarebbe stato ovviamente vessato dai compagni di scuola cattivi e razzisti, e lui avrebbe reagito. Peccato che chi c’è andata di mezzo è solo la ragazzina. Se sapessi che mio figlio (13 anni) si è scambiato qualche botta con un coetaneo, non mi agiterei più di tanto. Tra maschi c’è anche l’età delle “risse”. Ma se sapessi che mio figlio ha tirato un pugno a una femmina, le assicuro che non la passerebbe liscia. Ma intanto monsignor vescovo vuole “capire come realmente sia avvenuto il fatto”. Sono disgustato anche perché mi viene istintivo chiedermi: cosa sarebbe accaduto se le botte le avesse prese un negro, o un omosessuale o un negro omosessuale? Mi scusi se mi sono un po’ dilungato, ma sono un padre e un cattolico davvero disgustato.
La saluto cordialmente,
Giancarlo Teta



Caro Teta,
ho poco da aggiungere a quanto scrive. Potrei anche cavarmela con una battuta dicendole che quel ragazzino ha messo in pratica l’insegnamento di papa Francesco secondo cui bene fa chi spara un cazzotto a chiunque offende sua mamma e figuriamoci la sua religione. Insomma, è la grazia dell’interreligiosità che dà i suoi frutti.

Detto questo, anche secondo me, il risvolto più agghiacciante della vicenda di Terni sta in quanto ha detto il vescovo: “Prima di ogni giudizio è necessario capire come realmente sia avvenuto il fatto”. A qualcuno potrà anche apparire opportuna cautela, ma a questo proposito vale quanto si chiede lei: “Cosa sarebbe accaduto se le botte le avesse prese un negro, o un omosessuale o un negro omosessuale?”. Il vescovo di Terni avrebbe esercitato la stessa opportuna cautela? O, invece, si sarebbe lanciato con ribalda audacia, seguito dai vari uffici per la pastorale dei migranti, per l’integrazione e per l’ecumenismo, nella denuncia dell’intolleranza religiosa, razziale e omofobica?

Però c’è dell’altro che mi urta nell’opportuna cautela racchiusa in quanto ha detto il vescovo. Ci vedo l’implicito e infingardo giudizio che si usa abitualmente quando una donna viene violentata: “Ma siamo sicuri” si chiedono di solito i benpensanti, a meno che non si tratti della moglie, della figlia o della sorella, “che sia andata realmente così. Siamo sicuri che da parte di quella donna non ci sia stata provocazione?”.

Ecco caro Teta, è questo che mi ferisce in quell’opportuna cautela: il sospetto che la vittima se la sia andata a cercare. La donna che subisce una violenza perché ostentava il suo corpo, ma anche la ragazzina picchiata dal compagno di classe perché ostentava il Crocifisso. Come se ci fosse una possibile giustificazione per simili brutalità.

E non vado oltre, perché si dovrebbe pensare anche all’oltraggio inferto a Gesù Cristo. Ma questo, ormai, è diventato l’ultimo dei problemi per la quasi totalità dei successori degli apostoli.

Alessandro Gnocchi

Sia lodato Gesù Cristo


Gentile dottor Gnocchi,
leggo la sua lettera del 15 maggio scorso e non posso non essere totalmente d’accordo. Ma allora le faccio la domanda: come si può ancora andare a Messa e pregare “una cum” con un Papa che cattolico non è? (…) Perché continuare ad essere in apparente comunione con chi ci sta rubando il vero posto? L’unico posto per cui dobbiamo combattere finché siamo su questa terra? Un piccolo posto (visto che è vero che siamo tutti peccatori) per poter vedere e godere finalmente l’unica vera totale avvolgente Bellezza che è Cristo?

Grazie per l’attenzione
Antonella






Gentilissima Antonella,
comprendo benissimo il senso di quanto dice e condivido il dolore che suscitano pensieri come i suoi. Di questi tempi, a porsi tali domande c’è un numero di cattolici ben più grande di quanto possa immaginare. Ma bisogna stare attenti a non cadere nella tentazione di farsi suprema autorità a se stessi.

Qualche tempo fa, ho cercato di rispondere a un’altra lettrice che mi poneva la stessa questione. Il succo della mia conclusione, che può trovare per intero cliccando qui, era ed è ancora che, come semplice fedele cattolico non ho la capacità, la competenza e il ruolo per dire se Bergoglio non sia Papa. Ma ciò non dipende dal timore di trarre le debite conclusioni dalle mie osservazioni. Non sono in grado di dire se Bergoglio non è Papa, però sono in grado di dire che non è cattolico nella quasi totalità dei suoi pronunciamenti e dei suoi atti. Questo è l’ultimo passo del mio ragionamento e penso sia più difficile e doloroso che quello di chi sostiene che Bergoglio non sia Papa.

Cara Antonella, il cattolicesimo si regge sull’autorità: sulla sua esistenza, prima ancora che sul suo corretto esercizio. Toglierla di mezzo motu proprio porta fatalmente a ritagliarsi un magistero a propria immagine e somiglianza da applicare senza mediazione, secondo il più evidente dei fondamentalismi, in totale assenza di carità.

L’uomo è fatto così, lasciato da solo si perde guardandosi nello specchio invece che guardare verso il cielo. È molto meno pericoloso riconoscere l’autorità e combatterla in quanto iniqua ed errante, piuttosto che ignorarla e fare per conto proprio.

Essendo cattolico, cara Antonella, non sono infallibilista e ritengo che i discorsi e gli atti di chiunque, Papa compreso, siano giudicabili in base a un deposito di fede che non appartiene a nessun uomo e quindi è certo. Ma siccome la Chiesa è una cosa seria, ritengo anche che il mio compito si esaurisca nel denunciare i tradimenti di chiunque, Papa compreso. Il passo successivo tocca a chi ne ha competenza e autorità. Certo che, se mi guardo attorno, il panorama non è consolante ed è proprio il latitare di pastori a spingere le pecorelle a fare per conto proprio.

Alessandro Gnocchi

Sia lodato Gesù Cristo






maggio 2015

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