IL PAPA E IL PECCATO DI UMILTÀ
  
di L. P.

Quando pregate, non siate simili agli ipocriti che
amano pregare stando ritti
nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze,
per essere visti dagli uomini.
In verità vi dico: hanno gia ricevuto la loro ricompensa.
Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e,
chiusa la porta,
prega il Padre tuo nel segreto;
e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.

(Mt. 6, 5-6)





Grande scalpore ed entusiasmo hanno destato le immagini di Papa Bergoglio seduto tra i fedeli, in ascolto della Messa celebrata, venerdì 21 agosto 2015, in San Pietro da Mons. Bonora. Era uno dei tanti, in fila per accedere all’Eucaristìa, uno di noi, come ama definirsi, con lo stesso dimesso, studiato atteggiamento che mostrò quel 25 luglio del 2014 quando, alla mensa vaticana, pranzò con i dipendenti mettendosi, in bella vista naturalmente, davanti ai cronisti e alle telecamere – stranamente presenti come se qualcuno le avesse allertate - accodato e in attesa del suo turno col piatto in mano.
Insomma: questa della Messa, una sceneggiata a beneficio dei massmedia e sul cui avvilente e svilente significato ha opportunamente e lucidamente relazionato la prosa di Belvecchio (Segno dei tempi: un Papa che non capisce un’acca del Papato e della Chiesa), che ha evidenziato la gratuità e l’astuzia sottostante a questa comparsata condita, per di più, con una sua dichiarata tanto plateale quanto smaccatamente ipocrita - buona per gli spiriti imbecilli - devozione per San Pio X.

Il nostro intervento, breve, tende ad evidenziare un altro aspetto che tiene ad illustrare lo stridente contrasto tra questa smania “democratica”, comunarda e mondana - la cifra di Bergoglio - e la singolarità pedagogica di Cristo.

Non dovremmo scriverne perché il confronto, che ci accingiamo ad esporre, dovrebbe considerare e collocare il pontefice nel suo altissimo ed unico ruolo di “Vicario di Cristo”, visto che costui non ritiene di essere Vicario di alcuno né tanto meno “Successore di Pietro”, ma solo “Vescovo di Roma”.

Umiltà a gogò, - un catalogo già zeppo - da stupire il mondo verso cui egli si mostra accomodante, deferente, prono ed ubbidiente, ma pugno feroce e azione inquisitoriale degna del più raffinato stile stalinista contro la vera umiltà, quella dei Frati Francescani dell’Immacolata ad esempio, corriva alla fama della nefasta schiatta degli Adimari fiorentini di cui il poeta scrisse:
“… che s’indraca
“dietro a chi fugge,
“e  a chi mostra ‘l dente
o ver la borsa, com’agnel si placa” (Par. XVI,115/117).

Insomma: ecco Papa Bergoglio, il Pontefice della cattolicità, il Delegato di Cristo ostentatamente in mezzo ai fedeli come uno dei tanti, a pregare. Dicevamo del contrasto con l’agire di Gesù, perché non pare che il Figlio di Dio si mettesse tra la folla, uno dei tanti, quando doveva pregare. Il Vangelo ci offre una ben diversa versione: ci dice che Egli, quando predicava e svolgeva il suo divino magistero stava – ed era naturale - tra la gente ma sempre  nella posizione eminente di un “rabbi” dotato di autorità, ma quando doveva pregare il Padre, si ritirava in posti solitarî, lontano dai rumori ed anche dai suoi discepoli – il suo piccolo gregge - in perfetta comunione con Lui.



Ecco cosa affermano i Vangeli:

Udito ciò, Gesù partì di là su una barca e si ritirò in disparte in un luogo deserto” (Mt. 14, 13);

Congedata la folla, salì sul monte, solo, a pregare” (Mt. 14, 23);

Allora Gesù andò con loro in un podere, chiamato Getsemani, e disse ai discepoli: 'Sedetevi qui, mentre io vado di là a pregare'” (Mt. 26, 36);

Al mattino si alzò quando ancora era buio e, uscito di casa, si ritirò in un luogo deserto e là pregava” (Mc. 1,35);

Ma Gesù si ritirava in luoghi solitarî a pregare” (Lc. 5,16);

In quei giorni Gesù se ne andò sulla montagna a pregare e passò la notte in orazione” (Lc. 6, 12);

Poi si allontanò da loro quasi a un tiro di sasso e, inginocchiatosi, pregava…” (Lc. 26, 41)

Come si vede, Gesù amava pregare lontano dalle folle e dal chiasso dei gazzettieri, evitava la pubblicità cosa che, diversamente, colui che dovrebbe assolverne l’ufficio di Vicario, il Papa cioè, cerca smodatamente ricorrendo financo alla falsa umiltà, quella che, secondo san Francesco di Sales – Filotea cap. V – porta a deprezzare i benefici e le virtù che Dio dona all’uomo.

Ora, il cardinale Mario Jorge Bergoglio, assurto al  Papato, apice della Gerarchìa, non può oscurare  questa sua alta ed unica funzione con il farsi, visivamente ed smodatamente, uno dei tanti e anonimi cristiani in circolazione. Una fiaccola non si può mettere sotto il moggio così come la somma potestà sacerdotale, magisteriale, regale di cui il Papa viene investito, non può essere, per un eccesso di umiltà che diventa peccato, livellata al basso. Apostasìa, quest’ultima, di cui per primo si macchiò Paolo VI quando, il 13 novembre 1964, depose la tiara pontificia tra gli applausi del mondo e della massoneria.



Conseguente al pensiero di S. Francesco di Sales è la constatazione che Papa Bergoglio non riconosce i benefici e i doni avuti da Dio. E che ciò non sia un solo parlar vano e infondato, lo dimostrano anche le testimonianze che vengono dal mondo laico, di cui ne riportiamo due:
“Spesso l’umiltà non è altro che un finto sottomettersi di cui ci si serve per sottomettere gli altri”  (Francois de La Rochefoucauld),
Di tutte le forme di orgoglio, l’umiltà è la più calcolatrice” (Roberto Gervaso).

Il gregge cattolico ha, ora, davanti a sé un Pastore che gioca a rappresentarsi e a farsi pecora. I frutti di questa evoluzione genetica sono davanti a tutti, ad onta di quella ostentata devozione per San Pio X di cui Papa Bergoglio ha già stracciato totalmente il patrimonio teologico, morale, apologetico, liturgico.

Il resto lo vedremo nel prossimo Sinodo di ottobre 2015



agosto 2015

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