VAE MUNDO A SCANDALIS !
NECESSE EST ENIM UT VENIANT SCANDALA.
VERUMTAMEN
VAE HOMINI ILLI PER QUEM SCANDALUM VENIT

(Mt. 18, 7)


di L. P.





L’anno che termina ci lascia in eredità, non diversamente dai precedenti, il frastuono e gli urli delle tragedie e della miseria di cronaca nera e rossa, di scandali criminali, truffaldini legati ad ambienti finanziari nonché a contesti ove di tutt’altro si dovrebbe operare e parlare fuorché di scandalo.
I massmedia ci hanno riportato le vicende di un’Italia segnata dalla corruzione più feroce che domina gli interni delle banche, i luoghi che  sono di per sé deputati all’accrescimento della ricchezza comune ed individuale, e al rapporto di fiducia con quanti, depositandovi i proprî risparmi, sperano di realizzare, per se stessi e per i famigliari, le prospettive di un futuro migliore e tranquillo. Un tetro affresco della corruzione che non sembra aver fine.

I lettori conoscono nei particolari – almeno quelli svelati dalla stampa – gli intricati e furfanteschi maneggi orditi da talune dirigenze e le nefaste conseguenze abbattutesi sul capo di tanti piccoli risparmiatori. Vogliamo ricordare ai meno informati, soprattutto agli irresponsabili dirigenti predoni di quelle banche di cui tanto si parla che, tra i quattro gravissimi peccati che gridano vendetta al cospetto di Dio, ci sono: l’oppressione del povero e la frode nella mercede agli operai.
Frode ed oppressione che le alte cariche bancarie prima, quelle istituzionali e quelle di governo poi, hanno perpetrato nei confronti di migliaia risparmiatori. 
Sua Santità, che è sempre solerte nel denunciare e deplorare le ingiustizie , specie quelle a danno dei poveri e degli indifesi, pronto a comminare la scomunica ai mafiosi, non ha ancora levato la sua voce magisteriale contro questi scandali e contro questi banchieri ladroni e i loro socî.
Non vorremmo che in questa fraudolenta vicenda bancaria ci sia, in qualche modo, implicato anche lo IOR o, ancora, ci sia a monte la delicata intenzione di non confliggere col governo renziano, contiguo assai a una banca incriminata, e con il quale pare che la CEI fili la più bella e cordiale intesa.

Ma tralasciamo di parlarne in quanto vogliamo entrare nel cuore di due altri scandali, amplificati dal megafono mediatico, ed esplosi nelle sacre stanze vaticane e fuori (ma sempre in àmbito ecclesiale), il cui rombo s’è propagato in tutto il mondo.

E allora, vediamo il primo, lo scandalo mediatico, quello che vede al centro due libri in cui si narrano le non proprio evangeliche e limpide vicende di una Santa Sede, disonesta nei suoi uomini ed impelagata in una ridda di condotte e di comportamenti fatti di furti, di smodata avidità, di ostentazione vanesia e cupida di potere. Essi sono: “Avarizia” -  Ed. Feltrinelli 2015, di Emiliano Fittipaldi, e “Via Crucis” – ed. Chiarelettere 2015, di Gianluigi Nuzzi. E' uno scandalo triplo che, come vedremo, si articola in fasi coerenti, collegate e lucide.

Il fatto: personaggi di Curia hanno passato, furtivamente, documenti riservati del Vaticano ai due giornalisti i quali, in forza di una certa predicata libertà di stampa, che pretende il diritto a pubblicare quanto vien loro in possesso, ne han fatto due pubblicazioni che, a tutt’oggi, sono al vertice delle vendite.

Lo scandalo primo sta, intanto, a parer nostro, nella resa pubblica del materiale acquisito dolosamente, e diciamo ‘dolosamente’, perché non assolve il giornalista il fatto che non sia stato egli stesso a sottrarre materialmente i faldoni dacché, pur sapendo che la trasmissione di tale documentazione, delicata, riservata e segreta, fosse di origine dolosa, se ne è reso complice facendone oggetto di esposizione mediatica col ritorno non trascurabile di un forte guadagno. Se una cosa è segreta è segreta, e non basta la giustificazione di uno dei due giornalisti che ha tentato di far apparire l’operazione come un passaggio di carte “nella disponibilità del responsabile di Curia”, quasi a dire che tràttasi di un dossier di libera consultazione.

Scaltra, ma gracile e fasulla argomentazione, perché noi vorremmo chiedere, tanto al Nuzzi che al Fittipaldi, se si sentano di tirar fuori un libro di grido scandalistico, a larga diffusione  e generoso di pingui introiti editoriali, pubblicando, ad esempio, i bollettini della Gazzetta Ufficiale, o i protesti dell’albo del Tribunale fallimentare che, come è noto, stanno nella disponibilità dell’edicolante o della cancelleria.
Al fondo di tutto c’è il tanfo del luterano sterco del diavolo, il denaro, che ha attratto sia i due giornalisti che i due infedeli impiegati della Santa Sede, Mons. Lucio Vallejo Balda e la signora Francesca Immacolata Chaouqui in forza al Nuzzi, entrambi nominati da Papa Bergoglio, nonché  due anonimi prelati che, nel separé di un ristorante romano dei Parioli, consegnano al Fittipaldi una valigia di carte scottanti.

Scandalo secondo: l’infedeltà dei due funzionarî e dei due monsignori a cui era stata affidata, con loro larga arra di fiducia, la custodia dei documenti riservati. Un tradimento vero e proprio che squalifica qualsiasi pretestuoso tentativo di legittimare il dolo in nome della verità “che vi fa liberi” (Gv. 8, 32).

Scandalo terzo: il contenuto dei documenti che rivelano un verminaio di interessi, di losche manovre, di sottrazione di beni, di malversazioni nei confronti dei poveri, il tutto con la complicità di quanti, dichiarati pastori, si dimostrano lupi rapaci e ingordi all’ombra del cupolone. E sono minutanti, impiegati, monsignori, cardinali, banchieri, mafiosi. . . vera sinagoga di satana dove non più Cristo ma il “vitello d’oro” è l’oggetto dell’adorazione.

Non bastavano gli intrighi del vescovo Paul Marcinkus di remota e deprecabile memoria, legato corpo e anima alla mafia dei Sindona, alle sue tresche con il Banco Ambrosiano, al riciclaggio di soldi sporchi, alla polacca Solidarnoš; non bastavano le bizze oscene del vergognoso mons. Charamsa, così come non bastano le ributtanti e sordide prodezze di Pietro Vittorelli, ex abate di Montecassino, ladro e sodomita o la recente e poco chiara posizione di mons. Mogavero accusato e indagato per sottrazione di fondi diocesani.

Lo scandalo è tale quando un tema, un evento scabroso, devastante ma segreto, viene messo in luce, rischio correndosi, in questo caso, l’affievolimento o la scomparsa della fede nei soggetti meno agguerriti e più facili a lasciarsi andare, così come si lasciò andare un amico nostro carissimo e pur fervente cattolico il quale, letto il ridicolo e  nefasto “Codice da Vinci”, rimase sconvolto, allibito, indignato ma tuttavìa credulo alle fantasìe anticlericali prese per vere, e si propose, quale segno protesta, di non andare più a Messa.
E dire che quello era, ed è, un centone di falsità e di fesserie che noi, ed altri più autorevoli apologeti, mettemmo in luce rifilando una figura barbina a quanti s’erano impalcati a commentatori, dragomanni, chiosatori di quel pasticcio graalico. Figuriamoci lo scasso che potrà provocare, nelle coscienze, il resoconto delle ruberie, queste sì autentiche, che si commettono nelle Sacre Stanze ad opera dei custodi del gregge!

Nell’esordio del suo libro, Nuzzi scrive che “Dopo appena diciotto giorni di pontificato, papa Giovanni Paolo I scopre che all’interno della curia si muove una potente lobby massonica… Così, il 19 settembre, il nuovo Pontefice inizia a preparare un piano di riforma radicale della curia… L’indomani all’alba suor Vincenza Taffarel trova il Pontefice privo di vita nel suo letto… Ѐ il 3 luglio 2013, ricorre la festa di san Tommaso… ma non sarà un giorno qualsiasi. A quasi quattro mesi dal conclave è giunta l’ora di avviare la profonda opera di riforma promessa ai cattolici di tutto il mondo. Ѐ l’inizio di una guerra… che il Pontefice (Francesco) sta sfidando con un coraggio e una determinazione unici”.

Una riflessione: se Papa Luciani, solo per aver palesato una vaga idea di riforma, pare sia stato assassinato – questo lascia supporre il Nuzzi con quella premessa sulla loggia massonica e sulla morte prematura del Papa in termini di causa ed effetto – che cosa si doveva aspettare Giovanni Paolo II, messo a conoscenza che il cardinal Agostino Casaroli era eminente membro di quella massoneria vaticana?
Che dovrà aspettarsi Papa Bergoglio che, stando al Nuzzi, intende combattere la stessa lobby?
La storia dei precedenti pontificati, così come questa del suo, ci dice, al contrario, che la Santa Sede lega bene tanto con il G. O d’Italia che con la potente  B’naï B’erith e con il Davos Forum – pezzi pregiati della fratellanza in grembiulino, compasso, squadra e maglietto - a cui non tralascia di inviare, nelle varie circostanze e ricorrenze, messaggî augurali e benedizioni.
Perciò, non facciamola drammatica, caro Nuzzi.

Fino ad oggi, grazie a Dio, a Papa Bergoglio non è successo niente di grave, anzi, l’applauso scroscia sempre più fragoroso. Ma in quanto a riforma – o meglio: deformazione - noi diciamo che l’unica e  più riuscita sia stata l’eliminazione della Congregazione dei Frati Francescani dell’Immacolata. Senza parlare dello sconquasso  del matrimonio e della teologìa dogmatica e morale. Ora, se queste sono riforme…

A dimostrazione che i due libri non fungono da leva in appoggio all’azione del Papa, né tanto meno della verità, ma sono soltanto strategìe scandalistiche, prive di carità perché finalizzate a guadagni sostenuti, riportiamo la parte finale dell’introduzione a “Via Crucis”. Ecco, e giudichino i lettori:
Nel maggio del 2012, dopo l’uscita di ‘Sua Santità’, da una parte della Curia si è avuta una reazione oscurantista. Si è scatenata la caccia alle mie fonti. In seguito, con grande clamore, è stato arrestato Paolo Gabriele, il maggiordomo di Joseph Ratzinger. Agli amici racconterà di essere stato rinchiuso in una cella nella quale non poteva nemmeno allargare le braccia. Gabriele è stato condannato per furto dopo un processo lampo. Passare le fotocopie di documenti a un giornalista per far conoscere quello che accade e non viene raccontato e denunciato dovrebbe essere ritenuto un atto meritorio. In Vaticano è stato considerato un reato. Paolo Gabriele ha perso il lavoro e ha dovuto lasciare la casa in cui abitava con la famiglia. Desiderava rendere pubblici i problemi e le incredibili difficoltà che il santo padre doveva affrontare ogni giorno. Quegli stessi problemi che porteranno quest’ultimo alle dimissioni nemmeno un anno dopo. Benedetto XVI ha perdonato il suo maggiordomo. Oggi sappiamo che si informa spesso sul suo stato di salute, se lavora, come vanno i figli a scuola. A Natale e in altre occasioni Ratzinger fa recapitare doni alla sua famiglia. Tuttavìa in Vaticano, tra cardinali e alti prelati, quel precedente della fuoriuscita di carte e documenti è ancora un’ombra che fa paura”.

E a noi fan paura questa etica personale e quest’indifferenza del Nuzzi  che, sulla rovina di un povero cristiano, ha costruito la sua fortuna. Si sarà sentito in dovere di risarcirlo con una picciola picciola percentuale dei lauti guadagni editoriali? Almeno a Natale.

* * *

Lo scandalo dottrinario, di cui abbiamo fatto  cenno all’inizio, è dato da una sconcertante notizia rimbalzata nei quattro punti cardinali del mondo. Per la prima volta da 457 anni, la notte tra il 24 e il 25 dicembre ha visto “coincidere la ricorrenza della nascita di Gesù e di Maometto” (Libero.it 27/12/2015).

Tale coincidenza è stata salutata da padre Vincent Feroldi, francese, responsabile delle relazioni cristiani/musulmani come “buona novella… un segno di Dio” e da don Cristiano Bettega, dell’Ufficio CEI, che ha rilevato come “quest’anno musulmani e cristiani si trovano a celebrare nello stesso giorno la nascita di due figure (!) imprescindibili e preziose della storia”.

Il poco informato penserà ad una nuova, recentissima apostasìa, ma chi tiene a mente i fatti succedutisi nei pontificati precedenti, ricorderà che già GP II aveva riconosciuto valenza soteriologica e divina a tutte le religioni i cui fondatori, definiti guarda un po’ “figure” – Buddha, Lao Tse, Zoroastro, Maometto – “hanno realizzato, con l’aiuto dello Spirito di Dio, una più profonda esperienza religiosa. Trasmessa agli altri, questa esperienza ha preso forma nelle dottrine, nei riti e nelle varie religioni” (O. R. 10 settembre 1998).
Non è chi non veda pieno contrasto, tanto nella miserabile condiscendenza filo islamica dei due portavoce episcopali che nella aberrante teorìa di GP II, pieno contrasto con la stabile dottrina ufficiale della Chiesa secondo cui “Lao Tse, Confucio, Buddha, Zoroasto, Maometto e altre figure religiose della storia non hanno ricevuto la ‘locutio Dei', la parola di Dio e quindi non possono essere assimilati a Cristo e ai Profeti” (Bernardo Bartman: Teologìa dogmatica, Ed. Paoline 1962, pag. 31) e pieno contrasto con l’Enciclica ‘Pascendi dominici gregis’ (II, b/c – 8 settembre 1907) la quale condanna espressamente il concetto di ‘esperienza religiosa trasmessa agli altri’, esperienza che nasce dalla coscienza personale ma che è priva della luce della Rivelazione.

Altro scandalo, altra bestemmia, altro sacrilegio nella catena dei tradimenti.!!!
Gesù, Figlio di Dio, Seconda Persona della Santissima Trinità, Padrone dell’eternità - pensate! - ridotto a mera “figura preziosa e imprenscindibile” della storia temporale e, in più, collaterale e paritetico a un Maometto, uomo, mortale, massacratore di 900 ebrei di Medina!!!!

Exsurge Domine! Venerunt gentes in hereditatem tuam; polluerunt tamplum sanctum tuum!






dicembre 2015

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