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Considerações
sobre o espírito de Assis
Considerazioni sullo spirito di Assisi di Padre João Batista de Almeida Prado Ferraz Costa (vedi l'originale in portoghese) Tra le cattive notizie che abbiamo ricevuto all’inizio di quest’anno, quella che il Papa Benedetto XVI ha deciso di indire la terza edizione dell’incontro interconfessionale irenico di Assisi, per commemorare il venticinquesimo anniversario del primo incontro di triste memoria, è stata la notizia che più ha turbato i cattolici. Sulla base di voci di corridoio, molti hanno coltivato la speranza che il Papa volesse limitare gli abusi nel campo ecumenico sincretista, che hanno devastato la Chiesa negli ultimi anni. Devo dire che ho esitato prima di scrivere queste modeste righe. Ma ho finito col persuadermi che sono obbligato, davanti a Dio, ad esprimere rispettosamente il mio disaccordo, nella speranza che questo possa aiutare a riparare all’inevitabile scandalo che causerà questa iniziativa del Santo Padre, iniziativa che manifesta una mentalità relativista e indifferentista. Santa Caterina da Siena diceva che il silenzio corrompe tutto. E arrivò a dire a Papa Gregorio XI che, se non era in grado di rimediare alla corruzione della Chiesa, rinunciasse al pontificato. Nel Salmo115 il salmista dice: Credidi, propter quod locutus sum. Pur essendo ben lontano dalla santità di Santa Caterina e del salmista, ho deciso di parlare come sacerdote cattolico per dare la mia testimonianza senza alcuno spirito di insubordinazione. Alcuni cattolici dicono che di per sé l’incontro interconfessionale non rappresenta un problema, perché verrà evitato, con varie misure, ogni pericolo di sincretismo. Il problema starebbe solo nei resoconti mediatici dell’incontro di preghiera. Sarebbe la stampa mondiale a fabbricare e a diffondere l’idea e l’immagine che le religioni oggi fraternizzano e agiscono insieme in vista di una futura unità a favore del genere umano, sempre più in difficoltà di fronte a tante minacce. Dissento da questa posizione che in qualche modo scagiona i responsabili del disastroso evento. Faccio un esempio che mi sembra possa spiegare bene l’idea che sta dietro quest’incontro ecumenico. Immagino, per assurdo, l’organizzazione di tale riunione. Se fossi una persona influente nella società e invitassi i rappresentanti delle diverse confessioni a venire a pregare con l’intenzione della pace mondiale, ognuno separatamente nei locali della mia residenza, e alla fine facessimo delle foto tutti insieme e dicessimo che siamo tutti fratelli che ci amiamo e ci rispettiamo, che adoriamo l’Essere Supremo e vogliamo vivere in pace come fratelli, ecc.… potrei poi pensare dentro di me che i seguaci delle altre religioni professano false religioni e che è mio dovere operare perché costoro giungano ad abbracciare la vera religione? Potrei poi pensare che la Chiesa Cattolica è necessaria per la salvezza? Potrei poi credere che fuori della Chiesa non v’è salvezza? Potrei poi credere che esiste il problema della salvezza e il pericolo della dannazione eterna? La risposta negativa si impone. Se esiste l’inferno, è vuoto, è questo che spiega lo spirito di Assisi. O, se esiste, sarà riservato per i tradizionalisti, integralisti intolleranti. Sinceramente, quando penso ad un evento come quello di Assisi, l’idea che mi viene in mente è che, di fatto, il concetto stesso di religione è degenerato. Oggi vige una vaga religiosità che mette insieme un residuo di qualcosa del passato con l’umanesimo moderno, in cui il concetto di Dio persiste ancora, ma come subalterno e al servizio dell’uomo. In breve, la teologia si è trasformata in antropologia. Per altro verso, è corretto dire che lo spirito di Assisi è lo spirito del mondo. Corrisponde alle più elevate istanze della modernità. Paolo VI disse che l’ONU rappresentava l’ultima speranza di pace per l’umanità. La stessa ONU che nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, del 1948, all’articolo 26 afferma che l’educazione deve favorire l’amicizia tra tutti i gruppi religiosi. Che amicizia potrebbe esserci fra Cristo e Belial, se non a condizione che Cristo e Belial non significhino più nulla per i loro seguaci? Non dice la Sacra Scrittura che tutti gli dei pagani sono demoni e che quello che i pagani sacrificano lo sacrificano ai demoni? I martiri sono morti per niente. È necessario inventare un nuovo tipo di martire. Un martire ecumenico morto in difesa dei diritti umani, non in difesa della vera fede rivelata da un Dio che è al di sopra degli uomini. Da qui l’idea di un nuovo martirologio ecumenico. Gli organizzatori dell’incontro di Assisi possono volersi difendere facendo certi discorsi teorici che non hanno alcuna tenuta pratica. Discorsi che in realtà non esprimono chiaramente la verità della fede, perché non può esistere dicotomia tra teoria e pratica. Se Assisi è possibile è perché nell’intelligenza di molti la fede vacilla, è perché emerge una nuova concezione della religione. Se invece il problema non si ponesse sul piano teorico, se la dottrina della fede si mantenesse integra e il problema si ponesse solo sul piano pratico delle cose, allora nella Chiesa stiamo vivendo un’eclissi della virtù della prudenza. Gli uomini di Chiesa manterrebbero ancora la sana dottrina, ma non saprebbero come tradurla in gesti concreti nel governo della Chiesa. Da qui la convocazione di Assisi III, che è un gesto di imprudenza inconcepibile. In effetti, oggi assistiamo nella Chiesa al trionfo della prudenza della carne. Quanta astuzia nelle manovre per il controllo ecclesiastico del cosiddetto movimento tradizionalista! Nessuna meraviglia dunque che Assisi III costituisca un gesto di prudenza della carne: convochiamo le diverse confessioni per evitare una catastrofe mondiale! Ma è così evidente che lo spirito di Assisi rappresenta una clamorosa anomalia, che, ne sono convinto, neanche il Papa può pretendere onestamente che possa conciliarsi con la Tradizione cattolica, secondo la prospettiva della sua famosa ermeneutica della continuità e nonostante le sue poetiche lodi di un supposto pacifismo di uno snaturato San Francesco. Qui si tratta di una gravissima deviazione dagli orientamenti storici della Chiesa, che non si giustifica neanche come gesto politico in difesa degli interessi della Chiesa. Totalmente in contrasto con lo spirito di Assisi, la liturgia romana tradizionale prevede la seguente antifona nell’Offertorio del comune dei Sommi Pontefici, tratta da Geremia 1, 9-10: “Ecco che io metto le mie parola sulla tua bocca; ecco che io ti costituisco sopra le nazioni e i regni, per sradicare e abbattere, per edificare e piantare.” Desidero concludere queste riflessioni (che faccio in coscienza davanti a Dio chiedendo la grazia di conservare la fede) parafrasando Tertulliano: «Come potremmo adorare
un solo Dio, se promuoviamo tutti gli altri? Come potremmo adorare il
vero Dio, se promuoviamo tanti falsi dei? – Li promuoviamo, ma
non li
adoriamo – La ragione che proibisce di adorarli è la stessa che
proibisce di promuoverli: in ambo i casi si tratta di un’offesa a Dio. Ma in
effetti tu li adori, poiché fai in modo che possano
divenire oggetto di culto» (De
idolatria, cap. 6).
Annapolis (Brasile), 13 febbraio 2011. San Valentino, sacerdote e martire
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febbraio 2011 |