Dichiarazione del Lago di Garda
circa la “cattolica” apoteosi di Lutero

Sessione finale del XXIV Simposio annuale estivo del Roman Forum

Festa dei Santi Cirillo e Metodio
7 luglio 2016





Si è svolto, dal 27 giugno al 7 luglio 2016, il XXIV Simposio annuale estivo del Roman Forum (USA), organizzato a Gardone Riviera dal Prof. John Rao.

Riportiamo la dichiarazione finale, preceduta da un breve resoconto dei lavori


Breve resoconto dei lavori

Il XXIV Simposio annuale estivo, “Mezzo millennio di totale depravazione (1517-2017): Una critica dell’impatto di Lutero alla vigilia della sua “cattolica” apoteosi
è stato sicuramente il miglior programma che abbiamo promosso fino ad oggi.

Cinquantacinque partecipanti provenienti da almeno una dozzina di paesi hanno ascoltato sedici interventi, che hanno ben riassunto lo sfondo, la natura e le conseguenze della Riforma protestante.

Il programma del prossimo anno, il cui tema non è ancora stato deciso, si svolgerà tra il 3 e il 14 luglio 2017. Segnatevi la data perché si tratterà di un evento speciale per festeggiare il nostro XXV anniversario a Gardone Riviera!

Gli interventi, che verranno raccolti e pubblicati nel 2017, sono stati i seguenti:

Dr. John Rao (St. John's University, NYC), 4 interventi:  “La vibrante e disperata situazione critica della Cristianità”, “Lutero – L’uomo giusto al posto giusto al momento giusto”; “Dalla totale depravazione in teoria alla totale depravazione in realtà”, prima parte: La responsabilizzazione dello Stato, parte seconda: La responsabilizzazione dell’individuo”.

Dr. Miguel Ayuso (Pontificia Università Comillas di Madrid): “La matrice protestante della politica moderna e dei diritti moderni”.

Tavola rotonda europea-americana sulle attuali preoccupazioni nella Chiesa e nello Stato (Dr. Ayuso dalla Spagna, Dr. Danilo Castellano dall’Italia, Bernard Dumont dalla Francia, Dr. Clemens Cavallin dalla Svezia, Dr. Kristian Girling dalla Gran Bretagna e Dr. Thomas Stark dall’Austria)

Dr. Clemens Cavallin (Università di Göteborg, Svezia) – “La Svezia, la Chiesa cattolica e l’anamnesi del cinquecentesimo anniversario della Riforma”.

Dr. Padre Richard Munkelt (Consiglio di fondazione del Roman Forum): “La rivoluzione protestante e l’inglorioso trionfo dell’Homo Economicus”.

Padre John Hunwicke (Mutual Enrichment blog, Regno Unito): “Lutero, Bergoglio e gli Ebrei”.

Christopher Ferrara (American Catholic Lawyers Association): “La grazia disincarnata di Lutero e la mancanza di grazia del corpo politico”.

Michael Matt (del giornale americano The Remnant): “Martin Lutero maestro propagandista: l’uso dei media per crocifiggere la Cristianità”.

Padre Brian Muzas (Relazioni Internazionali della Seton Hall University): “STEM e la Riforma: Astronomia, metallurgia ed Economia”.

James Bogle (barrister, autore di A Heart for Europe - Un cuore per l’Europa): “Dalla Cristianità al nazionalismo e all’internazionalismo anti-cristiano – L’esempio dell’Italia”.

Dr. Thomas Stark (Heiligenkreuz, Austria): “L’uomo come vittima di un tiranno divino: ‘Teologia’ di Lutero di un Dio che si auto-contraddice”.

Sebastian Morello (Regno Unito): “La rivolta protestante e la rinascita del Nord”.

Dr. Ferenc Hörcher (Università Cattolica di Budapest): “La teoria politica nella rinascita cattolica del XVI secolo: il caso di Giovanni Botero”.



Dichiarazione del Lago di Garda
circa la “cattolica” Apoteosi di Lutero

Sessione finale del XXIV Simposio annuale estivo del Roman Forum

Festa dei Santi Cirillo e Metodio
7 luglio 2016
 
La nostra civiltà è così malata che anche i migliori sforzi fatti per sostenere i suoi pochi resti vacillanti manifestano la patetica malattia che ha portato passo dopo passo al crollo dell’intera struttura. La malattia in questione è una caparbia, orgogliosa, irrazionale e ignorante ossessione per la “libertà”. Ma si tratta di una malattia che ha compiuto il suo iniziale ed effettivo ingresso nella Cristianità in unione col concetto del mondo naturale come regno di “totale depravazione”.

E’ di cruciale importanza che, a riguardo della distruzione della nostra cultura cristiana e classica, noi si riconosca: sia la responsabilità ultima di questa caparbia libertà, sia il ruolo svolto dall’idea che l’ha “incarnata” storicamente in mezzo a noi.
Questo per due motivi. Il primo perché possiamo tentare seriamente di liberarci della loro mostruosa influenza esercitata sulle nostre menti, anime e corpi. Il secondo perché verrà attuato un tentativo massiccio per mascherare la verità sul loro vero carattere e il loro concorso, in occasione del cinquecentesimo anniversario della devastante comparsa di Martin Lutero sulla scena pubblica, nel 1517 - e questo per mantenere il loro impatto nefasto sui credenti e assestare alla Fede il colpo di grazia con un significativo impatto sociale.

Il 1517 non è la fonte dei nostri mali, non più del resto del 1962, anno in cui si aprì il Concilio Vaticano II. In entrambi i casi le malattie spirituali, intellettuali, politiche e sociali che già da tempo aleggiavano sul Campo dei Santi, in tali date finalmente si fusero, pronte per essere iniettate nel sistema linfatico della Cristianità Cattolica come una “mega malattia”.

Tutti questi disordini in ultima analisi riflettevano il rifiuto della necessità per l’individuo e il suo intero ambiente di essere corretti, perfezionati e trasformati sotto la Regalità di Cristo: con l’aiuto della fede, della grazia e della ragione, da un lato, e dell’autorità sociale, sia soprannaturale sia naturale, dall’altro.
Chiunque nel 1516 cercasse una semplice spiegazione del perché egli avrebbe voluto rigettare tali aiuti, aveva a sua disposizione un coacervo di errori riposti in una miriade di fonti che indicavano che avrebbe potuto farlo; e che fare affidamento sui propri sentimenti non regolati e sulla propria volontà era la via per piacere a Dio.

Tuttavia, la mente conflittuale del tardo Medioevo aveva chiaramente bisogno di una figura con il talento e la velenosa retorica di un Lutero per iniettare efficacemente questa mega malattia nella Cristianità. Il cristiano era troppo consapevole della realtà del peccato per passare direttamente all’adulazione della caparbietà individuale. La concezione di Lutero della totale depravazione dell’individuo e del mondo in cui viveva, diede a chiunque l’apparente pia scusa per cedere all’ossessione per la libertà che si auspicava. Dopotutto, un riconoscimento della totale depravazione dell’uomo sembrava favorire l’umile riconoscimento del bisogno personale di ogni credente di fare affidamento esclusivamente sulla grazia di Dio, per essere salvato; del suo bisogno di affermare che la “libertà” dalla “riduzione in schiavitù” determinata dal “dispotismo” di una legge costruita su Fede e Ragione, permetteva la fuga da una “disperazione” e da una spiritualità “arrogante” che tentava di piegare i suoi pensieri e le sue azioni quotidiane in conformità con i comandamenti di Cristo.

Tale concezione ha dimostrato come fosse abbastanza facile che nel corso di un paio di generazioni questa negativa definizione di “libertà” - una “libertà” dalla legge soprannaturale e naturale - potesse trasformarsi, con l’Illuminismo, nello strumento per un positivo nuovo ordine redentore delle cose. In breve, per l’uomo depravato in una natura depravata, non ci volle molto perché la libertà dalle costrizioni di una legge supposta impossibile - in nome di un’apertura alla grazia immeritata -  fosse vista come lo strumento provvidenziale per  la messa a punto di sfrenati pensieri ed azioni umane come mattoni per la costruzione di una nuova età dell’oro.
In altre parole, più che una libertà dai vincoli si garantiva che le passioni peccaminose degli uomini fossero tutte liberate allo scopo di permettere che le individualità difettose divenissero veramente totalmente depravate, tanto più che tale depravazione veniva ora considerata come qualcosa di intrinsecamente buono, e perfino gradito agli occhi di Dio.
Purtroppo, questo sviluppo logico ma malato della “libertà” non ha assicurato la “dignità dell’uomo”, ma ha portato a nient’altro che al trionfo della volontà irrazionale e materialista dei più forti.

Triste a dirsi, sembra assolutamente certo che molti dei nostri capi ecclesiastici stiano trasformando il 2016-2017 in un peana di un anno per gli errori di Martin Lutero, dietro i quali premevano da secoli – ci dice il grande storico inglese della Chiesa, Philip Hughes -,  “tutte le forze anti-intellettuali e anti-istituzionali”, “tutte le grezze, desolate, oscurantiste teorie allevate dall’orgoglio degradante che scaturisce dall’ignoranza; l’orgoglio degli uomini ignoranti che riescono ad essere saggi solo attraverso la saggezza degli altri”. (A History of the Church - Una storia della Chiesa, Sheed & Ward, 1949, III, 529).

Di fronte a questo coro di lodi immeritate, il nostro dovere di fedeli cattolici è quello di fare tre cose:
Prima di tutto, temprare noi stessi contro le menzogne contraddittorie e tragicamente autodistruttive che questa adulazione di Lutero e dei princípi irrazionali e caparbi –Hughes dice “lanciati 500 anni fa” (Ibid.) – in pratica favorisce.
In secondo luogo, ribadire l’innaturale e anti-cattolica miseria, spirituale e meramente umana, che tali errori hanno inevitabilmente causato.
E, infine, implorare il nostro Santo Padre - successore di San Pietro e dei grandi papi che hanno condotto una vibrante e seria riforma cattolica contro gli orrori emersi dal 1517 - perché abbandoni questo maldestro tentativo di mascherare quello che Lutero e la sua “libertà” hanno prodotto. Che in ultima analisi non è altro che quello che Richard Gawthrop identifica come il “prometeico desiderio di potere materiale che sta come elemento di profonda unità dietro tutte le culture occidentali moderne” (Pietism and the Making of Eighteenth Century Prussia - Pietismo e costruzione della Prussia del diciottesimo secolo), Cambridge, 1993, p. 284).

Santi Cirillo e Metodio, pregate per noi!
 
John C. Rao, D. Phil. (Oxon)
Direttore, The Roman Forum
 
Rev. Richard A. Munkelt, Ph. D.
Consigliere, The Roman Forum
 
Prof. Dr. Thomas Heinrich Stark
Membro, The Roman Forum
 
Christopher A. Ferrara, Esq.
Presidente dell' American Catholic Lawyers Association
 
Michael J. Matt
Direttore della rivista americana The Remnant





luglio 2016