Risposta ad Arnaldo Xavier da Silveira

di Don Curzio Nitoglia


Velletri, 16 settembre 2016

Carissimo dottor Arnaldo Xavier da Silveira,

sono felice di poter rispondere alla sua educata e pacata “Lettera aperta”, che ha indirizzato al signor Calogero Cammarata del sito “UnaVox”.

Innanzitutto le esprimo i mei apprezzamenti per i suoi interessanti articoli tradotti in italiano negli anni Settanta dal mensile Cristianità di Piacenza (1), che sono stati riproposti al pubblico, nel 2014/2015, dal quindicinale antimodernista “sì sì no no” anche dietro mio consiglio. Inoltre ho sempre apprezzato la prima parte del suo libro “La Nuova Messa di Paolo VI. Cosa pensarne?”, che ho contribuito a far tradurre in italiano già nel lontano 1984, e che finalmente è stato pubblicato solo negli anni Novanta dal “Centro Culturale San Giorgio” di Ferrara e quindi ritradotto e ripreso dal sito “UnaVox” del signor Cammarata.

Tuttavia ritengo che, almeno praticamente o de facto, Lei sia passato dal possibile al certo nella seconda parte del suo libro “Ipotesi di un Papa eretico”, pubblicato dall’Editore Solfanelli di Chieti nell’anno 2016, anche se speculativamente ed esplicitamente Lei non ha espresso la “illatio a posse ad esse” come lecita. Infatti Lei conosce troppo bene la teologia per esprimere esplicitamente una tale enormità.

Però Lei stesso scrive nella sua “Lettera aperta” al n. 5: «Quello che ho fatto è stato “aggiornare l’ipotesi bellarminiana rendendola una certezza”». Certamente, come scrive nel n. 6 della sua “Lettera aperta”, la tesi di San Roberto Bellarmino e la sua “ipotesi sul Papa eretico” non sono identiche, ma è anche vero che Lei si basa su San Roberto  Bellarmino e riprende come base l’opinione bellarminiana per aggiornarla e renderla una certezza teologica. Ed è in questo che dissento da Lei.

Se, come Lei scrive nella sua “Lettera aperta” al n. 6, “recentemente lo studio delle cinque opinioni sul Papa eretico”, ben riassunte nel suo libro, “è stato approfondito, … la dottrina è stata consolidata”, però lo è stata soprattutto nel senso contrario alla sua “ipotesi” e cioè: il Papa come Papa non può cadere in eresia formale e se, ammesso e non concesso, vi cada nessuno potrebbe deporlo o dichiararlo non più Papa, contro ogni forma di Conciliarismo anche mitigato. (Cfr. Vittorio Mondello e Charles Journet).

Infine se il termine “ipotesi”, che appare nel titolo del suo libro, per Lei non è una qualifica teologica lo avrebbe dovuto scrivere esplicitamente nel suo libro ed inoltre questo non è il pensiero dei Dottori della seconda scolastica e dei teologi della neoscolastica, i quali la reputano una pura possibilità o “ipotesi” nel senso tecnico, da prendere in considerazione solo speculativamente o indagativamente, come quando San Tommaso d’Aquino si chiede fittiziamente “Se Dio esista”.

Il nuovo “aggiornamento”dell’opinione bellarminiana da Lei proposto è stato inteso da alcuni dei quarantacinque intellettuali, che hanno firmato il manifesto inviato ai Cardinali nel mese di agosto del 2106, esattamente nel significato Conciliarista mitigato di dichiarare Francesco I eretico e di deporlo o costatare la sua deposizione, come uno di essi ha scritto sul sito “concilioepostconcilio” della dottoressa Maria Guarini.

Ho apprezzato il tono educato, pacato e umile della sua “Lettera aperta”.

Sine ira ac studio la benedico sacerdotalmente e le auguro ogni bene nel Signore.

Oremus ad invicem in Jesu et Maria!

don Curzio Nitoglia


NOTA

1 - Cfr.  A. X. Da Silveira, Qual è l’autorità dottrinale dei documenti pontifici e conciliari?, “Cristianità”, n. 9, 1975; Id., È lecita la resistenza a decisioni dell’Autorità ecclesiastica?, “Cristianità”, n. 10, 1975; Id., Può esservi l’errore nei documenti del Magistero ecclesiastico?, “Cristianità”, n. 13, 1975.



settembre 2016
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