Intervista esclusiva:
il Cardinal Burke spiega
l’appello alla chiarezza rivolto al Papa





Il 14 novembre 2016 il card. Raymond Burke ha rlasciato un'intervista al Catholic Action, nella quale ha illustrato il senso del recente documento inviato al Papa sotto forma di “dubia”, e relativo ai punti fortemente controversi dell'esortazione post-sinodale Amoris laetitia:
Fare chiarezza. Un appello di quattro cardinali al Papa

Pubblichiamo l'intervista come tradotta e diffusa dal sito Chiesa e postconcilio


Eminenza, grazie per il tempo che ci dedica per questa intervista su quel che Lei ha pubblicato oggi. La sostanza del documento che Lei e gli altri cardinali avete reso pubblico viene definita “Dubia”. Ci può spiegare, per favore, cosa significa Dubia e cosa implica la presentazione dei Dubia?

È un piacere per me dibattere con voi di questi temi importanti. Il titolo del documento è: “Fare chiarezza: un appello per sciogliere i nodi dell’Amoris Laetitia”. Autori sono quattro cardinali: il Cardinal Walter Brandmüller, il Cardinal Carlo Caffarra, il Cardinal Joachim Meisner ed io. Io e i miei colleghi cardinali stiamo rendendo pubblico un appello che abbiamo fatto al Santo Padre, Papa Francesco, a proposito della sua recente esortazione apostolica, l’Amoris Laetitia. Alcune parti del documento contengono ambiguità e affermazioni che rappresentano nodi che non possono essere facilmente sciolti e che stanno generando una grande confusione. Condividendo la devozione del papa a Nostra Signora, che scioglie i Nodi, gli chiediamo di chiarire queste affermazioni ambigue e – con l’aiuto di Dio – di sciogliere alcune delle dichiarazioni spinose del documento, per il bene delle anime.

Dubia è il plurale della parola latina dubium, che significa 'domanda' o 'dubbio'. Nella Chiesa, quando sorge una questione importante sulla fede o sulla sua pratica, è costume che i vescovi o i sacerdoti o gli stessi fedeli articolino formalmente la domanda o il dubbio e lo presentino al Romano Pontefice e al suo ufficio, che ha il compito di risolverlo. La formulazione di un singolo dubbio o domanda viene definita semplicemente dubium. Se si articolano varie domande o dubbi, li si definisce dubia. L’esortazione apostolica post-sinodale Amoris Laetitia ha sollevato una serie di questioni e di dubbi nelle menti dei vescovi, dei sacerdoti e dei fedeli, molti dei quali sono stati già presentati al Santo Padre e discussi pubblicamente. In questo caso, quattro cardinali hanno presentato formalmente al Santo Padre cinque domande o dubbi fondamentali sulla fede e sulla morale che si basano sull’Amoris Laetitia.

Molte persone all’interno della Chiesa dibattono ora sul significato del termine “pastorale”. Ci può dire qualcosa sul documento che avete pubblicato oggi e in che cosa consiste la sua natura pastorale?

Dire la verità con carità è chiaro e pastorale. Da un punto di vista pastorale non è mai opportuno permettere che ci sia dubbio o confusione su temi importanti; in questo caso su questioni che hanno a che vedere con la salvezza delle anime. Noi quattro cardinali, come vescovi impegnati nella cura pastorale della Chiesa universale e come cardinali che hanno la responsabilità particolare di assistere il Santo Padre nell’opera di insegnamento della fede e della promozione della sua prassi nella Chiesa universale, abbiamo ritenuto fosse nostra responsabilità rendere pubbliche queste questioni per il bene delle anime.

Questo documento redatto da più autori consiste in realtà in una serie di documenti, come specifica il titolo. Le dispiacerebbe spiegarci perché vi sono varie parti e cosa significano?

Il nucleo di quanto pubblichiamo oggi è una lettera che noi quattro cardinali abbiamo mandato inizialmente a Papa Francesco insieme ai dubia – ossia insieme a una serie di serie domande formali – sull’Amoris Letitia. Il processo di inoltro di domande formali è una pratica venerabile e affermata nella Chiesa. Quando esse vertono su una materia grave che riguarda un gran numero di fedeli, la Chiesa risponde a queste domande con un “sì” o un “no”, a volte aggiungendo spiegazioni. Abbiamo mandato una copia della lettera e dei dubia al Cardinal Gerhard Ludwig Müller, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, investito di particolare competenza su queste questioni.

Per definire lo sfondo della lettera e delle nostre domande sull’Amoris Laetitia pubblichiamo anche una breve prefazione e una nota esplicativa che chiarisce il contesto della lettera e dei dubia o domande, insieme a un commento a ognuna delle domande.

Lei afferma quindi che pubblicate una lettera che avete mandato al Papa in privato. Si tratta di un fatto straordinario. Questo modo di procedere non è censurabile da un punto di vista cristiano? Nostro Signore ha affermato nel Vangelo secondo Matteo (18, 15) che se abbiamo un problema con un fratello, dovremmo parlare con lui in privato, faccia a faccia, non pubblicamente.

Nello stesso brano della Sacra Scrittura a cui Lei si riferisce, Nostro Signore ha anche affermato che, dopo che ci si è confrontati con un fratello, prima individualmente e poi insieme ad altri, senza aver risolto il problema, allora, per il bene della Chiesa, la questione deve essere presentata a tutta la Chiesa. Ed è esattamente quel che stiamo facendo.

Vi sono state molte altre espressioni di preoccupazione a proposito dell’Amoris Laetitia, nessuna delle quali ha ricevuto una risposta da parte del papa o dei suoi rappresentanti. Pertanto, per cercare di fare chiarezza su questi temi, io e altri tre cardinali abbiamo utilizzato la prassi formale che consiste nel presentare le domande fondamentali direttamente al Santo Padre e al prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. Non è stata data alcuna risposta nemmeno a queste domante. Pertanto, rendendo pubbliche le nostre domande o dubia, siamo fedeli al mandato di Cristo che ci comanda di parlare con una persona prima in privato, poi con piccolo gruppo di fratelli e infine affidando la questione alla Chiesa come totalità.

Come Lei afferma, l’Amoris Laetitia è stata oggetto di molteplici discussioni e critiche. Per esempio, è molto nota la dichiarazione in cui Lei afferma di ritenere che non si tratti di un documento magisteriale. Ci può spiegare come si pongono in relazione le vostre domande attuali al Santo Padre con le altre analisi dell’esortazione apostolica?

Per comprendere la presente pubblicazione, bisogna tenere a mente cosa ci ha condotto ad essa.
Subito dopo la sua elezione, nel suo primo messaggio dopo l’Angelus domenicale, Papa Francesco ha elogiato l’interpretazione del concetto di misericordia – che è un tema fondamentale dell’Amoris Laetitia – del Cardinal Walter Kasper. Appena qualche mese dopo, il Vaticano ha annunciato un Sinodo straordinario sul Matrimonio e sulla Famiglia per il mese di ottobre del 2014.

In preparazione al Sinodo, io e altri quattro cardinali, un arcivescovo e tre teologi abbiamo pubblicato un libro: Rimanere nella Verità di Cristo. Come membro del Sinodo, ho fatto notare che la relazione provvisoria mancava di basi solide sulla Sacra Scrittura e sulla Tradizione della Chiesa. Più tardi, mi sono trovato d’accordo con altri cardinali sul sospetto che lo stesso svolgimento del Sinodo e la relazione finale siano stati manipolati.

Prima del Sinodo del 2015, a cui non sono stato invitato, undici cardinali hanno redatto un libro sul matrimonio e sulla famiglia. Anche se non ho collaborato alla sua stesura, l’ho letto con vivo interesse. Sempre prima del Sinodo ordinario sulla Famiglia del 2015, più di 790.000 cattolici hanno firmato un “Appello filiale” a Papa Francesco manifestando la loro preoccupazione per il futuro della famiglia e chiedendogli di pronunciare “parole chiarificatrici” per dissipare “la confusione dilagante” sull’insegnamento della Chiesa. Io sono stato uno dei firmatari. Durante la sessione del Sinodo del 2015, tredici cardinali partecipanti hanno firmato una lettera al papa esprimendo la loro preoccupazione a proposito della manipolazione dello svolgimento del Sinodo.

Nell’aprile 2016, Papa Francesco ha pubblicato l’Amoris Laetitia come frutto delle sessioni del 2014 e del 2015 del Sinodo dei vescovi. Nell’estate 2016. quarantacinque studiosi, tra cui alcuni prelati, hanno scritto al Santo Padre e al Collegio dei Cardinali chiedendo al Papa di ripudiare una lista di proposizioni erronee che si possono dedurre da alcuni passi dell’Amoris Laetitia. Non hanno ricevuto alcuna risposta.

Il 29 agosto 2016 mi sono unito a vari vescovi, sacerdoti e fedeli laici per firmare una Dichiarazione di Fedeltà all’Insegnamento della Chiesa sul Matrimonio e alla sua Disciplina Immutabile. Nemmeno questa ha ricevuto una risposta pubblica.

La mia opinione è che l’Amoris Laetitia non sia Magistero perché contiene serie ambiguità che confondono i fedeli e li possono indurre all’errore e al peccato grave. Un documento che presenti questi difetti non può far parte dell’insegnamento perenne della Chiesa. Stando così le cose, la Chiesa ha assolutamente bisogno che si faccia chiarezza su quanto Papa Francesco sta insegnando e promuovendo.

Alcuni cattolici potrebbero temere che questa vostra pubblicazione costituisca un atto di ribellione.

Io ed altri tre cardinali ci stiamo impegnando a rimanere fedeli al Santo Padre rimanendo sopra ogni cosa fedeli a Cristo. Rendendo pubblico il nostro appello alla chiarezza dottrinale e di pratica pastorale, abbiamo la speranza che il dibattito possa coinvolgere tutti i cattolici, specialmente i nostri colleghi vescovi. Ogni persona battezzata dovrebbe preoccuparsi della dottrina e della pratica morale a proposito della Santa Eucaristia e del Santo Matrimonio e di come si possano distinguere azioni buone e azioni cattive. Queste questioni coinvolgono noi tutti.

Ben lungi dall’essere un atto di ribellione contro il Papa, la nostra azione è profondamente fedele a tutto ciò che il papa rappresenta ed è obbligato a difendere con l’autorità conferitagli dal suo officio. Papa Francesco ha esortato numerose volte a parlare con franchezza all’interno della Chiesa e ha chiesto apertura e responsabilità ai membri della gerarchia. Noi siamo franchi ed abbiamo il massimo rispetto per l’officio del Santo Padre, e stiamo esercitando – guidati dalla luce delle nostre coscienze – quell’apertura e quella responsabilità che la Chiesa ha il diritto di aspettarsi da parte nostra.

Si tratta del mio dovere come cardinale della Chiesa cattolica. Non sono stato ordinato cardinale per ricevere un titolo onorifico, bensì, Papa Benedetto XVI mi ha eletto cardinale per assistere lui e i suoi successori nel governo della Chiesa e nell’insegnamento della fede. Tutti i cardinali hanno il dovere di operare a fianco del papa per il bene delle anime, e ciò è esattamente quel che sto facendo sollevando questioni di grave importanza sulla fede e sulla morale. Non adempirei al mio dovere di cardinale – cioè di consigliere del Papa – se rimanessi in silenzio su questioni così serie.

Vorrei, se mi è consentito, seguire questa linea di pensiero. Non è ben chiaro quanto la vostra pubblicazione sia docile nei confronti del desiderio del Papa di una maggiore sensibilità pastorale e creatività all’interno della chiesa. Il Papa non ha forse espresso la sua posizione in una lettera ai vescovi argentini? Altri cardinali hanno affermato che la giusta interpretazione dell’Amoris Laetitia è che essa permette alle coppie divorziate e risposate di ricevere la comunione in determinate circostanze. Alla luce di ciò, ci si può chiedere se il vostro documento non crei ancora più confusione.

Innanzitutto, una chiarificazione. Il problema non sono le coppie divorziate e risposate che ricevono la Santa Comunione, bensì le coppie sessualmente attive ma non validamente risposate che ricevono la Santa Comunione. Quando una coppia ottiene il divorzio civile e una dichiarazione canonica che sancisce il fatto che non sia mai stata validamente sposata, essa è libera di sposarsi all’interno della Chiesa e di ricevere la Santa Comunione, se si trova nella giusta disposizione. La proposta di Kasper è quella di permettere a una persona di ricevere la Santa Comunione quando ha pronunciato validamente i voti matrimoniali ma non vive più con il suo sposo o la sua sposa bensì con un’altra persona con cui ha rapporti sessuali. In realtà, questa proposta apre le porte al peccato consentendo a chiunque di ricevere la Santa Comunione senza pentirsi dei suoi peccati.

Vorrei anche sottolineare il fatto che solo la prima delle nostre domande al Santo Padre si riferisce al Santo Matrimonio e alla Santa Eucaristia. La seconda, la terza e la quarta domanda riguardano temi fondamentali della vita morale: se esistano o no atti intrinsecamente cattivi, se una persona che commette abitualmente peccati gravi si trovi in stato di “peccato mortale” e se un peccato mortale possa mai essere considerato una buona scelta a seconda delle circostanze o delle intenzioni.

È vero che il Santo Padre ha scritto una lettera ai vescovi argentini e che alcuni cardinali hanno proposto l’interpretazione dell’Amoris Laetitia che Lei ha menzionato. Tuttavia, lo stesso Santo Padre non ha chiarito alcuni dei temi spinosi. Il fatto che un cattolico, fosse egli persino il papa, affermi che una persona può ricevere la Santa Comunione senza pentirsi del suo peccato mortale, o che vivere in stato matrimoniale con una persona che non è il proprio sposo o la propria sposa non sia un peccato mortale, o che non esista un atto che sia sempre e comunque cattivo e che possa condurre una persona alla perdizione, è contrario alla fede. Mi unisco quindi ai miei fratelli cardinali nell’appello per un chiarimento inequivocabile da parte di Papa Francesco in persona. La sua voce, la voce del Successore di Pietro, può dissolvere ogni dubbio sulla questione.





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