Quando l’ignoranza si fa sociologia

di Giovanni Servodio



Ci è stato segnalato l’articolo di Stefano Filippi: La guerra santa in nome di Dio, alle spalle del Papa, pubblicato su Il Giornale del 28 novembre 2016.
Siamo andati a leggerlo e ci siamo accorti che parlava di “fondamentalisti” che si oppongono a papa Bergoglio. L’Autore fa una lunga disamina e cerca di risalire all’origine del termine “fondamentalismo”, chiamando in causa anche il Papa, ma, per meglio far comprendere di che si tratta, ha pensato bene (o male? … punti di vista!) di interpellare nientemeno che Massimo Introvigne che, come tutti sanno, è la massima autorità italiana in materia.

L’autore riporta che Introvigne non si preoccupa tanto dei “nemici del Concilio, i sedevacantisti, i lefebvriani e quanti lo considerano [Bergoglio] un antipapa al pari dei pontefici dopo Pio XII…”  “Introvigne si dice preoccupato piuttosto dalla «realtà più diffusa e informale di persone che non aderiscono a questi gruppi, vanno a messa nella loro parrocchia o alla messa tradizionale in latino, ma sviluppano, divulgano o assorbono posizioni fondamentaliste»”.

E’ evidente che non si può non tenere conto di quanto pensa e dice Introvigne, come fosse un tizio qualunque, e quindi abbiamo aguzzato la vista: e l’Autore dice che “Il sociologo ha sintetizzato le sue idee in un lungo colloquio con la rivista culturale online Lanuovaeuropa.org”.
Cosa fare, se non andare a cercare subito la sicuramente brillante sintesi di Introvigne? Cerchiamo, e troviamo sul sito Lanuovaeuropa un dossier: Fondamentalismi nella Chiesa e offensive laiciste che contiene La realtà del fondamentalismo cattolico, dove è presente un’intervista a Massimo Introvigne.

Sfortunatamente, l’intero intervento è disponibile solo per gli abbonati, e ce ne dispiace, ma è di dominio pubblico la prima parte dell’intervista, che riportiamo, e che basta a far capire l’ampiezza, l’altezza e la profondità del pensiero introvignese.

Professore, come mai ha scelto di applicare a settori tradizionalisti del cattolicesimo la definizione di fondamentalismo, che abitualmente viene applicata all’islam?


In verità il fondamentalismo nacque nel protestantesimo, e solo un secolo dopo questa parola è stata applicata all’Islam. Nacque negli ambienti più conservatori del protestantesimo, che furono orgogliosi di definirsi fondamentalisti. Le loro idee vennero esposte ad esempio in una collana di opuscoli che si chiamava The Fundamentals. Il fondamentalismo protestante si caratterizza per una adesione letteralista alla Scrittura (insistendo sul principio originario del protestantesimo, «Sola Scriptura») in contrapposizione alle nuove interpretazioni che i teologi andavano elaborando con un approccio storico-critico attinto dalla modernità, in particolare dallo sviluppo delle scienze umane, sensibile anche alle teorie evoluzioniste. Dobbiamo notare che la Scrittura non si autointerpreta, ma implica inevitabilmente un’interpretazione. Per questo nel protestantesimo le autorità effettive sono i teologi – detentori dell’interpretazione, e non i vescovi-burocrati, detentori per così dire della gestione. Perciò il fondamentalismo protestante si oppone ai teologi più che alla gerarchia. Nel mondo cattolico una versione assolutamente identica del fenomeno non è possibile, perché il cattolicesimo, a differenza del protestantesimo e dell’islam, non è una religione del libro.



E dunque in che senso lei parla di fondamentalismo cattolico?

Nel cattolicesimo accade un processo per certi versi analogo nei suoi esordi a quello del mondo protestante: quando sembra che la Chiesa si apra alla modernità, nasce una reazione, una rivendicazione del ritorno ai «fondamenti». Solo che il fondamento in questo caso non è la Scrittura, ma la Tradizione, e il contrasto non è con i teologi ma con il papa e i vescovi uniti con lui. Io lo definisco un fondamentalismo della Tradizione, perché oppone la Tradizione – con la T maiuscola – all’autorità vivente della Chiesa.



E come si può fissare che cosa è Tradizione e che cosa no?


Ecco, lei ha toccato subito un nodo molto problematico. La Tradizione non è contenuta in un testo ufficiale, non sta in un libro come la Scrittura sta nella Bibbia e i precetti dell’Islam nel Corano. Dove trovarla dunque? Vediamo che, se i fondamentalisti protestanti hanno il problema di trovare la Scrittura autointerpretante, i fondamentalisti cattolici ne hanno uno ancora più arduo. Perché in tutta la grande teologia della storia della Chiesa cattolica, la Tradizione è un dato vivente e che cos’è la Tradizione oggi lo definiscono il papa e i vescovi. Chi vuole contrapporre la Tradizione al papa ha bisogno di crearsi lui una Tradizione, deve stabilire lui fino a quando la Chiesa è stata autentica e quando ha deviato, e in che cosa. Perciò nella galassia fondamentalista non c’è accordo nell’identificare il dato della Tradizione.

Avevamo ragione a parlare di ampiezza, di altezza e di profondità? Ma forse sarebbe più appropriato parlare di profondità abissale del pensiero introvignese.
Vediamo.

Tutta la luce accecante di Introvigne sta in quest’ultima risposta, dato che le prime due sono solo strumentali per giungere a questa illuminazione: “La Tradizione non è contenuta in un testo ufficiale, non sta in un libro come la Scrittura sta nella Bibbia e i precetti dell’Islam nel Corano. Dove trovarla dunque?

Già, dove trovarla? Sta tutto qui il problema di Introvigne, nella sua abissale ignoranza circa il senso, la portata e l’individuazione della Tradizione cattolica. Ecco perché fa il sociologo, perché di cattolicesimo non capisce un’acca.
Introvigne non sa che esistono le Lettere Apostoliche, che riportano la Tradizione consegnata da Nostro Signore; non sa che esistono i Padri della Chiesa, i cui insegnamenti costituiscono parte della Tradizione; non sa che nella Chiesa cattolica esiste una cosa anche affatto misteriosa che si chiama Depositum Fidei; non sa che esistono interi Concilii che si sono espressi infallibilmente sul contenuto della Tradizione. L’unica cosa che sa, il sociologo, è quanto ha orecchiato qua e là da qualche papa ultimo grido: “la Tradizione è un dato vivente”.
Che preparazione, caspita! E cosa significherebbe una tale ovvietà buttata lì come l’acqua calda?
Significherebbe che – dice Introvigne – “che cos’è la Tradizione oggi lo definiscono il papa e i vescovi”.

Noi non siamo sociologi, ma conoscendo l’italiano quanto basta, ci sembra che affermare che “la Tradizione oggi la definiscono il papa e i vescovi”, significa affermare che ad ogni oggi la Tradizione cambierebbe sulla base delle definizioni del papa e dei vescovi.
Scusi, Introvigne, ma una Tradizione così, che Tradizione è?
Lei lo sa, Introvigne, qual è il significato quanto meno letterale del termine “tradizione”? O in sociologia queste cose non le insegnano?
Le rinfreschiamo la memoria, se possibile, o Le suggeriamo, se necessario… come preferisce.

Vocabolario Treccani: Tradizione. Trasmissione nel tempo, da una generazione a quelle successive, di memorie, notizie, testimonianze.
Vocabolario Garzanti: Tradizione. Contenuto culturale trasmesso dalle generazioni passate.
Vocabolario Zanichelli: Concezione antica tramandata e alla quale si crede e si tien fede.
Vocabolario Devoto-Oli: Tradizione. Complesso delle memorie, notizie e testimonianze trasmesse da una generazione all’altra.

E ci fermiamo qui per non confondere Introvigne, ma quanto basta per capire e far capire che la Tradizione è un dato “certo” “trasmesso” nel tempo da uomo a uomo, cioè ricevuto dalla generazione precedente e consegnato alla generazione successiva. Non c’è niente da definire, caro Introvigne, è già tutto definito, semmai ci sarà solo da aggiornarne l’esposizione, come quando prima si trasmetteva, la Tradizione, in latino o in greco, e dopo è stata trasmessa in italiano, in francese, in tedesco, ecc.
Il che significa che se qualcuno volesse ogni giorno ridefinire la Tradizione, non si tratterebbe più di Tradizione, ma di una novità volta per volta buona per se stessa, e basta.

Se poi Introvigne cercasse il pelo nell’uovo e volesse sapere più particolarmente cos’è la “Tradizione cattolica”, le stesse fonti precisano:

Garzanti: Il patrimonio di verità e di norme rivelate da Dio, trasmesso non dalla Bibbia ma dall’insegnamento degli Apostoli e dei Padri della Chiesa.
Treccani: Una delle due fonti della rivelazione. Il concetto di tradizione trova la sua origine e la sua giustificazione nel cristianesimo primitivo, nel mandato agli Apostoli di predicare quanto Cristo aveva insegnato, a tutti i popoli fino alla fine del mondo: di qui l’importanza dell’insegnamento orale degli apostoli, non esaurito dai loro scritti.
Zanichelli: Memorie e insegnamenti che non provengono dalla Bibbia.
Devoto-Oli: Insieme delle verità rivelate non contenute nei libri del Nuovo Testamento, trasmesse oralmente per mezzo della predicazione degli Apostoli alle comunità cristiane e successivamente raccolte e tramandate ai Padri della Chiesa nei loro scritti.

Da dove si capisce meglio che la Tradizione cattolica risale direttamente a Nostro Signore Gesù Cristo ed è stata trasmessa alle diverse generazioni di cattolici dagli Apostoli prima e dai loro successori poi. Così che se qualcuno, Introvigne o qualche papa o vescovo suoi amici, volesse definire cosa sia la Tradizione, non farebbe altro che sostituirsi agli Apostoli e, ignorando l’insegnamento di Gesù Cristo, presenterebbe una tradizione tutta sua personale, magari “aggiornata”, ma certo non risalente a Cristo e a Dio, ma inventata dagli uomini.

E se poi Introvigne, che è un fine e attento sociologo, non riuscisse a cogliere l’evidenza della differenza che c’è tra le sue idee e la realtà, ecco il pronunciamento dogmatico vincolante del Concilio di Trento, che insegna che
“si conservi nella Chiesa la stessa purezza del Vangelo, quel Vangelo che … il signore nostro Gesú Cristo, figlio di Dio, prima promulgò con la sua bocca, poi comandò che venisse predicato ad ogni creatura per mezzo dei suoi Apostoli, quale fonte di ogni verità salvifica e della disciplina dei costumi. E poiché il Sinodo sa che questa verità e disciplina è contenuta nei libri scritti e nelle tradizioni non scritte - che raccolte dagli apostoli dalla bocca dello stesso Cristo e dagli stessi apostoli, sotto l’ispirazione dello Spirito santo, tramandate quasi di mano in mano sono giunte fino a noi…” (Sessione IV, Primo decreto: Si ricevono i libri sacri e le tradizioni apostoliche.)

Pronunciamento che demolisce in tutto l’introvignese “definizione, di oggi, della Tradizione da parte dei papi e dei vescovi”… frutto evidente dell’immaginazione incontrollata del nostro sociologo che si mostra malamente onnisciente.

E siccome non vogliamo far mancare alcunché all’edificazione, speriamo, di Introvigne, ecco cosa insegna e conferma il dogmatico Concilio Vaticano I circa questa trasmissione della Tradizione:
Lo Spirito Santo infatti, non è stato promesso ai successori di Pietro per rivelare, con la sua ispirazione, una nuova dottrina, ma per custodire con scrupolo e per far conoscere con fedeltà, con la sua assistenza, la rivelazione trasmessa dagli Apostoli, cioè il deposito della fede.” (Costituzione dogmatica 
Pastor Aeternus, cap. IV).

Insegnamento che impegna papi e vescovi non a definire oggi cos’è la Tradizione, come immagina fantasiosamente Introvigne che ripete a pappagallo certe infelici battute vaticanosecondiste, ma a ribadire “la rivelazione trasmessa dagli Apostoli, cioè il deposito della fede”, cioè la Tradizione, con scrupolo e fedeltà; il che equivale a dire, in lingua italiana non necessariamente “sociologica”, che non c’è niente da definire perché è tutto definito, e quello che è definito è esattamente quella Tradizione che Introvigne non riesce a capire dove si trovi.
O è distratto o non capisce l’italiano o, peggio, fa finta… cioè racconta cose inventate da lui. E siccome non possiamo pensare che manchi di una qualche dote di intelligenza, siamo costretti a considerare che se parla, come fa qui, in un’intervista destinata ad essere divulgata, sia pure a pagamento, si sarà quanto meno documentato prima, e quindi ciò che afferma è volutamente sbagliato, forse perché presume che, trattandosi del suo “verbo”, tutti lo ingurgiteranno senza fiatare.
Eccessiva presunzione, se così fosse, ma se non fosse così resterebbe da concludere che Introvigne abbia una tendenza irrefrenabile a dire cose sbagliate… che razza di sociologia faccia, lo lasciamo immaginare ai nostri lettori.

Fatto questo veloce richiamo didattico a favore di Introvigne, dei vescovi e dei papi suoi conoscenti e di tutti gli improvvisati introvignani che oggi impazzano in campo neocattolico, cerchiamo di capire cosa intende suggerire Introvigne quando se ne esce con esilaranti battute come questa: “Chi vuole contrapporre la Tradizione al papa ha bisogno di crearsi lui una Tradizione, deve stabilire lui fino a quando la Chiesa è stata autentica e quando ha deviato, e in che cosa. Perciò nella galassia fondamentalista non c’è accordo nell’identificare il dato della Tradizione”.

Battuta che, pur volendo essere intelligente, inciampa nel buon senso e rotola a terra sbucciandosi le ginocchia e anche un po’ di corteccia cerebrale.

Sull’identificazione del “dato della Tradizione” abbiamo detto e abbiamo anche capito che il confuso e il disaccordato non è il “fondamentalista”, ma lo stesso Introvigne; il quale è talmente confuso che suggerisce che ci sia qualcuno o alcuni che si “creano” una loro Tradizione per far dispetto al Papa.

Ecco, questo elemento è quello che fa luce sulla vera intenzione di Introvigne. Per pura vanagloria o forse per fare il bel cicisbeo alla corte papale, addebita a quelli che non gli piacciono le sue stesse incontrollate pulsioni censorie: prima vogliono opporsi al Papa e quindi si inventano una loro Tradizione.
La realtà è che, Introvigne, prima vuole fabbricare il simulacro del cattivo cattolico, imbevuto di falsa tradizione, e poi ci ricama sopra le giustificazioni, posticce, infondate e puerilmente articolate. Così il nemico da odiare è pronto per essere offerto al consumo del cattolico comune.
Disgrazia vuole che, come accade spesso ai cortigiani interessati, il loro operare da apprendisti stregoni finisce col ritorcersi contro loro stessi, col risultato che anche un povero cattolico terra terra come noi non fa fatica a dimostrare che Introvigne, più che sociologo, più che cattolico, più che esperto di religioni, è un piccolo azzeccagarbugli, un po’ maldestro e un po’ tronfio… basta uno spillo per sgonfiarlo.




dicembre 2016

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