Una lezione di dottrina cristiana
presso un Priorato della
Fraternità San Pio X


Pubblicata sul sito Riscossa Cristiana, nella rubrica: Parliamo di Catechismo

Uno spazio per rispondere ai lettori che desiderano consigli pratici e metodologici per dare ai loro figli l’indispensabile preparazione sulla Dottrina cattolica.

Chi desidera porre domande, lo può fare inviando una mail a info@riscossacristiana.it, con oggetto: “Catechismo”. Preghiamo gli amici lettori di inviare lettere brevi, che trattino di argomenti di interesse generale. Nei limiti del possibile si darà risposta a tutti.





Il nostro viaggio attraverso un anno di catechismo domestico continua, accompagnato felicemente da una realtà veramente cattolica e ben saldamente ancorata alla nostra tradizione, come la Fraternità San Pio X.

Dopo qualche lezione di catechismo fra le mura domestiche ho voluto portare le bambine ad assistere ad una lezione di dottrina cristiana presso un Priorato della Fraternità San Pio X; un’opportunità da non perdere, avendo la fortuna di abitare abbastanza vicino. Volevo constatare la loro reazione di fronte ad una realtà così profondamente diversa da quella vissuta nel mare magnum degli oratori parrocchiali e anche della scuola: l’aria che abbiamo respirato in quella cappella profumata di incenso, pochi bambini silenziosi ed educati seduti intorno ad un tavolino, una catechista e un sacerdote  amorevoli è qualcosa di assolutamente divino e non ricorda nemmeno da lontano il deprimente baccano cui tutti abbiamo almeno una volta assistito in certi ambienti, clericali e non.

Non ho potuto sottrarmi al desiderio del racconto di questa esperienza che stiamo vivendo come il coronamento di tanti sforzi, perché il timore riverenziale che può a volte frenare l’avvicinamento a queste realtà, non deve impedirci di fare quel passo necessario per scoprire un orizzonte cui anelavamo nel segreto del cuore e che invece scopriamo esistere sul serio nella solida ed austera, ma indiscutibilmente bella realtà della Chiesa di sempre.
Chiesa che esiste ancora e che trionferà sul mondo, come promessoci da Gesù.

Il catechismo di San Pio X, così come venne sempre difeso da Mons. Lefebvre, quel libriccino bianco e null’altro, si rivela, nella sua sobrietà, l’unico sussidio possibile per insegnare la dottrina cristiana in purezza.
L’unico mezzo per raggiungere quello che ci siamo prefissati: salvare il seme della fede lasciatoci in eredità da Cristo crocifisso.
Cos’altro? Cartelloni? Disegni? Rebus? Power point? Nessun espediente didattico, solo il libriccino bianco.

Incredibilmente, bambini normalissimi abituati al mondo ed immersi in esso come tutti gli altri, nella scuola e nella vita, chiedono di ritornare in quella cappella, a costo di rinunciare ad una lezione di danza o di pallavolo. Irresistibilmente attratti dalla Verità, non temono il confronto  con un ambiente un poco austero ove la disciplina, l’obbedienza, la preghiera concentrata in latino, le domande del catechismo a memoria, il canto tradizionale placano i loro animi concitati e soffermano i loro cuori sulle cose davvero importanti.
E ai genitori che assistono a tanta dignità non può che venir voglia di sgranare la corona del Rosario.

Nella penombra odorosa di una cappella tenuta con la massima cura, antichi quadri sacri, paramenti preziosi, il Crocifisso ben visibile, trascorriamo un paio d’ore immersi nel passato senza nostalgie, ma con la felice consapevolezza che non tutto è perduto.
La catechista invita i bambini alla compostezza e all’obbedienza perdute e spiega bene le domande e le risposte che infine devono sapere a memoria. Questa didattica senza orpelli è esattamente ciò cui i bambini di tutti i tempi aspirano e lo dimostra  il desiderio di far ritorno lì. Proprio lì. Dove l’eco della voce di Dio è meno flebile.

Una scatolina di cartone confezionata dalle suorine con carta e passamanerie preziose, viene regalata alla fine della lezione insieme ad una lista di fioretti adatti alla loro età. Attraverso una fessura ogni bambino potrà infilare nella scatolina una cartina per ogni fioretto fatto. Nessuno saprà mai quanti fioretti nasconde un bambino. Solo Gesù.
Si insegnano i gesti corretti per ricevere la Santa Comunione in ginocchio, con la bocca semiaperta, le mani sotto il lino che corre sulla balaustra, per raccogliere l’ostia se cade senza toccarla con le mani. Poi mezz’ora di S. Messa feriale accanto alla catechista che spiega sul messale i passaggi da capire e imparare.
I maschietti più grandi sono in sacrestia con il sacerdote che li forma anche al servizio della S. Messa di sempre. Questo ed altri semplici e preziosi incentivi spronano le creature alla ricerca delle virtù.

Cose mai viste là fuori, cose mai più sentite in mezzo al baccano di una chiesa che si vergogna di se stessa. Insomma, non ci è venuta nostalgia del mondo, anche se è bello poi ritornarci, rinfrancati da tanto decoro e amor di Dio.

Scivoliamo verso casa, nel traffico cittadino, senza accendere l’autoradio perché il silenzio eloquente di quella cappella ci investa ancora per attimo.

FIORETTI PER LA PRIMA COMUNIONE (per la scatolina)
    - Una preghiera ben fatta per i Sacerdoti, per i Genitori, per i nonni, i fratelli
           e le sorelle, per la conversione dei peccatori, per la Chiesa o per le Anime
           del Purgatorio
    - La recita dell’atto di dolore appena commessa una mancanza
    - L’esame di coscienza ben fatto sui peccati della giornata
    - La Comunione spirituale ben recitata e ben fatta
    - Le giaculatorie della mia giornata:
             “Dolce Cuor del mio Gesù, fa che io t’ami sempre più
             “Dolce Cuore di Maria, siate la salvezza dell’anima mia
             “Vergine Madre, proteggimi tu, prepara il mio cuore a ricevere Gesù
             “Sacro Cuore di Gesù, venga il tuo regno
             “Mio Signore e mio Dio” all’elevazione dell’Ostia Santa nella Messa
             “Sia lodato e ringraziato ogni momento il Santissimo e Divinissimo
               Sacramento

   
Fioretti e piccole penitenze:
mortificare la gola, la curiosità

Buone opere
:
obbedire e aiutare in famiglia;
fare una piccola elemosina rinunciando a qualche cosa:
chiedere perdono se offendo qualcuno





dicembre 2016

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