Rimaniamo fedeli !

 

Pubblichiamo un articolo di Don Christian Bouchacurt, Superiore del Distretto dell'America del Sud della Fraternità San Pio X.
L'articolo è l'editoriale del n° 131-133, febbraio 2011,
della rivista “Iesus Christus” dello stesso Distretto.

(neretti e impaginazione sono nostri)



I sei anni trascorsi del pontificato di Benedetto XVI offrono un panorama molto contrastato di luci e ombre…
Dal lato della luce occorre sottolineare che le cerimonie pontificali, malgrado l’uso del nuovo rito, hanno ritrovato una certa dignità che avevano perduto sotto il pontificato di Giovanni Paolo II. Il Motu Proprio Summorum Pontificum del 2007 ha riconosciuto che la Messa di San Pio V non è mai stata abrogata, mentre l’ingiusto decreto di scomunica dei nostri vescovi è stato annullato. Si è dato inizio a dei colloqui con Roma così da dare alla Fraternità San Pio X la possibilità di esporre le ragioni dottrinali della sua opposizione ai principali testi del Concilio Vaticano II.
Queste decisioni, impensabili dieci anni fa, sono stati dei motivi di speranza reale. In più, certe voci, come quella di Mons. Gherardini, si sono levate per avviare una critica dell’ultimo Concilio.

Questo ci permette di affermare che la crisi della Chiesa è finita e che i motivi di un accordo fra Roma e la FSSPX sono infine definiti?
No, sfortunatamente no! Per giustificare questo no!, occorre ricordare le ombre che oscurano il pontificato di Benedetto XVI.

In effetti, se il Motu Proprio del 2007 ha riconosciuto che la Messa di San Pio X non è mai stata abrogata, Benedetto XVI le attribuisce invece un valore uguale o inferiore alla nuova Messa, chiamandola “rito straordinario”, mentre intanto il Novus Ordo Missae, indicato come “rito ordinario”, soffre di gravi difetti intrinseci, che Mons. Lefebvre e ben altri teologi non hanno smesso di denunciare dal momento in cui è stato imposto.
Occorre poi constatare che nell’America del Sud, come un po’ dappertutto nel mondo, la grande maggioranza dei vescovi continua a vietare la celebrazione della Messa tradizionale o a dissuadere coloro che vogliono celebrarla, ponendo delle condizioni draconiane che il documento romano non ha mai previsto. Sono numerosi i sacerdoti diocesani che si lamentano con noi di questa intransigenza voluta per impedir loro di celebrare la Messa tradizionale. Roma sembra proprio impotente ad imporre la sua volontà.

Occorre anche constatare che gli atti ecumenici e le riunioni interreligiose continuano a moltiplicarsi nella Chiesa, con l’incoraggiamento di Roma.
Non è stato Benedetto XVI a dare l’esempio quando ha cantato i vespri anglicani con i ministri anglicani in occasione della sua visita in Inghilterra?
Non ha visitato tre sinagoghe dall’inizio del suo pontificato?
Non si è raccolto nella moschea blu a Istanbul mentre il gran mufti pregava a voce alta?
Tutti questi atti gravissimi sono in totale contraddizione col primo Comandamento di Dio. E questi fatti hanno origine dai principi del Vaticano II, che avvelena la Chiesa da decenni.

Occorre anche denunciare l’annuncio della prossima beatificazione di Giovanni Paolo II, il «papa d’Assisi» che ha dato inizio alle riunione interreligiose. Colui che, il 14 maggio1999, baciò il Corano, che chiamava «libro santo»!
Lui che, nel marzo del 2000, davanti ad una assemblea di musulmani in occasione del suo viaggio in Terra Santa, esclamò: «Che San Giovanni Battista benedica l’Islam!», e che il 5 maggio 2001 si è tolto le scarpe per entrare nella moschea di Damasco.
Come si fa a beatificare un tale uomo, mentre i cattolici continuano ad essere martirizzati in nome dell’Islam?
Occorre poi ricordare le cerimonie scandalose che ha presieduto, ed infine il fatto che è il Papa che ha scomunicato la Tradizione.

Come non reagire con stupore all’annuncio di un «Assisi IV»? (1) Quando è noto che il cardinale Ratzinger si era opposto all’organizzazione di «Assisi I» nel 1986. Ed ecco che diventato Papa convoca una nuova riunione interreligiosa…
E tuttavia, un tale progetto è conforme al pensiero che egli ha espresso più volte, e cioè che le religioni devono godere della piena libertà poiché «sono dei fattori di pace e di unità tra gli uomini».
Questo linguaggio, ancora una volta, si spiega alla luce delle dichiarazioni del Vaticano II, il quale afferma: «Lo Spirito di Cristo infatti non ricusa di servirsi di esse [comunità separate] come di strumenti di salvezza» (2), e, a proposito delle religioni non cristiane, sostiene che «La Chiesa cattolica nulla rigetta di quanto è vero e santo in queste religioni» (3).
Si capisce allora perché Benedetto XVI ricorda così spesso che la Chiesa cattolica «non chiede alcun privilegio», ma solo il libero diritto di esistere a fianco delle altre religioni per il bene degli uomini e dei popoli…

Tutto ciò continua a seminare lo scompiglio nella Chiesa e a disorientare un gran numero di fedeli, che non sanno più cosa devono credere.
La fede è più che mai in pericolo.

Questa situazione è sostenuta anche da una desacralizzazione dell’insegnamento del Papa. Il Sommo Pontefice è il Vicario di Cristo sulla terra. Elevato al Soglio di Pietro, egli ha la missione di conservare il deposito della fede, di esplicitarlo e di difenderlo contro gli errori. Egli ha il compito di enunciare o di ricordare i principi della fede e della morale che necessitano di essere chiariti o difesi. Benedetto XVI è veramente fedele a questa sua missione quando si lascia andare a delle confidenze nelle opere personali che pubblica? Egli vi espone le sue idee personali, le sue opinioni. Sembra che il Sommo Pontefice desideri essere più professore che papa, desideri aprire dei dibattiti, delle discussioni. Così, a proposito del secondo volume di Benedetto XVI sulla vita di Gesù, il Padre Lombardi, portavoce della Santa Sede, ha sottolineato che quest’opera è stata scritta per «il dialogo» (4). Lo stesso si disse in occasione della pubblicazione de Luce del mondo, che ha sollevato tante polemiche quando il Papa ha trattato dell’uso del preservativo in un caso particolare.
Quanta confusione è seguita alla sua pubblicazione!
Nei prossimi giorni, il Venerdì Santo, Benedetto XVI, per la prima volta in assoluto, risponderà a domande degli spettatori alla televisione italiana.

Queste iniziative svalorizzano la funzione del Sommo Pontefice.
Il Papa non insegna più, si confida. Non vuole più imporre, propone. Non desidera più confermare il gregge che gli è affidato, ma vuole dialogare con esso e con il mondo. La pastorale ha preso il sopravvento sulla dottrina, il cuore sull’intelligenza, il dialogo sul richiamo alla conversione.

Anche se in questi sei anni dei segni di speranza si sono manifestati qua e là, a riprova che Gesù Cristo è fedele alla sua promessa, non ha abbandonato la sua Chiesa, la crisi che affligge la Chiesa non è affatto terminata!
Guardiamoci dunque da due pericolosi scogli verso i quali potrebbe condurci una mancanza di fede:

Il cessare di combattere, per stanchezza, pensando che un accordo pratico con le attuali autorità ecclesiastiche sarebbe la soluzione per dare inizio ad una restaurazione nella Chiesa.
Questa tentazione ha dimostrato i suoi effetti disastrosi presso coloro che vi soccombettero.
Quale Istituto firmatario di un tale accordo ha protestato ufficialmente, tramite il suo Superiore, contro la prossima beatificazione di Giovanni Paolo II o la convocazione di Assisi IV? Nessuno.
Certo, qua e là, in certi blog si è potuto leggere qualche disapprovazione, ma è cosa del tutto insufficiente!
Come a suo tempo aveva fatto Mons. Lefebvre, un annuncio ufficiale delle autorità ecclesiastiche su argomenti così gravi, esige una disapprovazione ufficiale di coloro che vogliono difendere la Tradizione.
E bisogna proprio riconoscere che la FSSPX è la sola che si sia fatta sentire. Alcuni intellettuali cattolici hanno protestato coraggiosamente contro la prossima riunione di Assisi, rivolgendosi a Benedetto XVI, ma le comunità Ecclesia Dei fino ad oggi sono rimaste zitte.
Certi loro membri hanno perfino cercato di giustificare l’ingiustificabile.
Mentre vengono derisi i diritti di Dio, esse rimangono con l’arma al piede.
E questo è tanto più grave quando, in particolare, molti sacerdoti membri di queste comunità sono in disaccordo con le decisioni del Sommo Pontefice, ma non osano esprimerlo in pubblico.

Il disperare della Chiesa, dichiarando che il venir meno delle attuali autorità ecclesiastiche è la prova che esse non sono più legittime e che non esistono più. È la tentazione sedevacantista. Dunque non ci sarebbe più né papa, né cardinali, né vescovi legittimi. Questi gruppi sedecavantisti vivono ripiegati su se stessi, animati da uno zelo amaro e in disputa tra loro. Che ne fanno dunque delle promesse di Cristo che ha assicurato a San Pietro e ai suoi successori che «le forze dell’inferno non prevarranno contro la Chiesa e il suo capo»? (5)
Tali posizioni, che Mons. Lefebvre ha sempre condannato, sterilizzano l’apostolato e manifestano uno spirito scismatico.

Miei cari amici, queste due tentazioni sono gravi. Che Dio ce ne scansi!

È praticamente impossibile dare una spiegazione del tutto razionale a questa crisi, come è impossibile spiegare la Passione di Cristo. Si tocca un mistero!
Com’è possibile che il Verbo incarnato abbia potuto soffrire e morire abbandonato da tutti, Lui che è l’Onnipotente ed eterno Iddio? Si tratta di un grande mistero, così come è misteriosa questa passione che attraversa la Chiesa da decenni.
La Chiesa prolunga l’azione di Cristo sulla terra fino alla fine del mondo. Al pari del suo Fondatore essa conosce tradimenti, abbandoni, persecuzioni e seppellimenti, ma come Cristo essa si rialzerà più forte e più bella. Questo è di fede, e nutre la nostra speranza.

Che fare allora?
Rimanere fedeli!
La nostra posizione è un crinale che ci ha tracciato Mons. Lefebvre e che ci fa sopravvivere senza cadere né a destra né a sinistra.
Questa grazia Dio ce l’accorderà se noi compiamo il nostro dovere di stato, se preghiamo e facciamo penitenza, se le nostre anime si nutrono della Santa Messa e dei Sacramenti il più frequentemente possibile.
Così, durante questa Quaresima noi accompagneremo e sosterremo la Chiesa come fecero Simone di Cirene e le pie donne il Venerdì Santo, che accompagnarono Cristo fino al Golgota.

Preghiamo e sacrifichiamoci per il Papa, per i vescovi e per i sacerdoti, come ci ha chiesto la Vergine Maria a Fatima.
Preghiamo anche per i Superiori della Fraternità San Pio X, affinché Dio dia loro la forza, i lumi e la prudenza in questa battaglia che bisogna condurre.
Talvolta le insidie sono così difficili da cogliere e così sottili…

Rimaniamo fedeli, ciascuno al proprio posto. Dio ci giudicherà su questo e non su altro!
È così che otterremo dal Cuore di Nostro Signore le grazie di cui la Chiesa e i suoi capi hanno tanto bisogno. È così che ci vuole la Provvidenza in questi giorni difficili.

Infine, che la gioventù si formi al combattimento dottrinale che i loro genitori hanno condotto a partire dall’ultimo Concilio.
Senza formazione dottrinale la fedeltà è impossibile. Occorre conoscere i principi della fede e della morale, per esservi fedeli e per difenderli quand’essi sono attaccati. Sono essi che guidano una vita.

La nostra battaglia è dottrinale e non sentimentale!

Non addormentiamoci, per amor del Cielo!

Virgo fidelis, ora pro nobis!

Che Dio vi benedica!

Padre Christian Bouchacourt
Superiore del Distretto dell’America del Sud


NOTE
1.    In effetti vi sono state delle riunioni interreligiose ad Assisi, col papa, nel 1986, 1993 e 2002.
2.    Vaticano II, decreto sull’ecumenismo del 21 novembre 1964, Unitatis reditengratio, § 3.
3.    Vaticano II, dichiarazione sulle relazioni della Chiesa con le religioni non cristiane del 28 ottobre 1965, Nostra aetate, § 2.
4.    Rev. Padre Lombardi, 14 marzo 2011.
5.    Mt. XVI, 18.





aprile 2011

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