Trent'anni di Medjugorje:
qualche reflessione

di Marco Bongi




Statuina della Madonna di Civitavecchia,
proveniente da Medjugorje


Le Il 25 giugno ricorrerà il trentesimo anniversario dall'inizio delle presunte apparizioni mariane di Medjugorje. Un fenomeno certamente rilevante sia sul piano mediatico che per le indubbie ricadute spirituali all'interno del mondo cattolico internazionale.
In queste poche righe cercheremo, senza nascondere comunque l'estrema delicatezza e complessità del fenomeno, di esprimere qualche semplice considerazione in proposito, mantenendo, il più possibile, un atteggiamento equilibrato e rispettoso del giudizio della Chiesa che sta esaminando ufficialmente il caso.

Senza dubbio il lungo ciclo di "apparizioni" ha prodotto alcuni frutti positivi e notoriamente, come insegna Nostro Signore, l'albero va giudicato essenzialmente da questi ultimi. In tal senso vanno certo annoverati un risveglio della devozione mariana, il recupero del Rosario come preghiera purtroppo spesso dimenticata nel post-Concilio, una analoga riproposta della penitenza attraverso il digiuno e, soprattutto, la fioritura straordinaria, senza apparenti sostegni finanziari ecclesiali, della realtà di Radio Maria, emittente ormai operante in una sessantina di nazioni. 
Lo sviluppo di tale struttura, basata soprattutto sulla preghiera e su una vocazione catechetica piuttosto tradizionale, lascia francamente sconcertati e rivela, una volta di più, come le persone cerchino spesso l'autentica spiritualità cattolica che difficilmente trovano nelle parrocchie e nei movimenti laicali. 

Ciò detto non vanno però omessi anche gli interrogativi suscitati dall'evento Medjugorje. 
In tal senso bisogna subito sgombrare il campo da alcuni preconcetti: non saremo certamente noi a dettare condizioni alla Madonna, a dirle come e quante volte sia opportuno che appaia, come debbano essere formulati i suoi messaggi.
A proposito del numero delle apparizioni ci limitiamo soltanto ad una considerazione sociologica relativa ad ogni fatto o evento. Non si può negare infatti che qualunque avvenimento, per quanto importante e fondamentale, tenda inevitabilmente ad "inflazionarsi" quando si ripete moltissime volte, sempre uguale a se stesso e senza significative novità. 
I critici potrebbero in proposito così ribattere: "e la S. Messa allora, e il Vangelo? Non sono sempre uguali e ancora riescono a suscitare interesse?"
Già, è vero. Ma proprio su questo fronte spesso è possibile distinguere l'autentica provenienza soprannaturale rispetto alle mere costruzioni umane.
Medjugorje mi sembra, in tal senso, soffrire, negli ultimi anni, di una certa stanchezza e ripetitività dei suoi riti e appuntamenti. È indubbiamente venuta meno la freschezza e l'immediatezza dei primi tempi.
Anche lo stile di vita dei veggenti non ispira eccessiva fiducia. Da più parti sono stati rilevati episodi per lo meno sospetti come l'organizzazione dei pellegrinaggi a cura dell'agenzia viaggi del veggente Ivan o le ristrutturazioni in grande stile delle abitazioni di altri protagonisti della vicenda. 
Anche su questo punto però i “medjugoriani” convinti come padre Livio Fanzaga, hanno la replica pronta: “anche in altre apparizioni riconosciute, vedi ad esempio La Salette, veggenti come Maximin, non ebbero, nella loro esistenza successiva, una condotta del tutto priva di momenti discutibili”. Anche questo può essere vero ma entro certi limiti.

Vi è poi la questione poco chiara relativa al rapporto tormentato, interno alla Chiesa croata, fra i francescani e le diocesi. In più occasioni la Madonna parrebbe assumere posizioni filo-francescane. Sta di fatto che entrambi i Vescovi di Mostar, fin dall'inizio delle visioni, si sono sempre opposti strenuamente al riconoscimento. 
Se, come afferma sempre padre Livio, tale posizione non coincidesse con quella della S. Sede, in trenta anni si sarebbe potuto agevolmente trasferire o sostituire un Vescovo. Così invece non è stato e dunque, data la risonanza mondiale dei fatti, la situazione non sembra così lineare come a Radio Maria vorrebbero far credere. 

Ma c'è dell'altro che non convince pienamente. Un elemento importante ovvero la mancanza di un segno inequivocabile che possa essere invocato a piena garanzia di autenticità.
A Lourdes abbiamo avuto la sorgente miracolosa e le numerosissime guarigioni accertate, a Fatima il miracolo evidentissimo del sole, a Guadalupe la fioritura fuori stagione e l'immagine di Maria impressa sulla tilma, a La Salette la profezia sulla carestia e le malattie del 1848.
Anche a Medjugorje si parla molto di un grande segno permanente che consisterebbe nel “terzo segreto”. Sono passati però ormai trenta anni e nulla di ciò si è avverato.
Esistono sì varie segnalazioni di fenomeni straordinari ma manca una evidenza chiara, verificata ufficialmente ed inequivocabile.

Non è forse il caso, infine, di soffermarsi sul contenuto dei presunti messaggi celesti? La quantità risulta infatti così sterminata da sfuggire ad una analisi dettagliata. Sussistono inoltre problemi di traduzione dal croato e stesure parzialmente diverse di alcuni testi.
L'impressione più immediata che se ne ricava è comunque di estrema genericità e di una notevole ripetitività dei temi toccati. Un linguaggio, in  altre parole, molto “conciliare”, suscettibile di varie interpretazioni e difficilmente, al contrario dei messaggi di Fatima e La Salette, inquadrabile in riferimenti precisi e verificabili puntualmente.

Luci ed ombre dunque e francamente, in tutta onestà, non ci sentiamo in grado di esprimere nettamente se prevalgano le prime o le seconde. Il giudizio della Chiesa e il tempo daranno sicuramente una risposta definitiva.

Crediamo sinceramente che non ci sia nulla di male nel pregare e fare penitenza in qualunque luogo del mondo e quindi anche a Medjugorje. Dove poi si verificano grandi afflussi di fedeli è anche giusto garantire loro l'assistenza di sacerdoti per le confessioni e l'amministrazione dei sacramenti.
Questa presenza di preti non deve però essere in alcun modo scambiata per un riconoscimento implicito della verità e soprannaturalità delle apparizioni.
 
Una conclusione però appare certa e riguarda il comportamento assolutamente scorretto di padre Livio Fanzaga, sicuramente il più noto sostenitore di Medjugorje in Italia. Egli infatti non perde occasione di presentare pubblicamente su Radio Maria i messaggi attribuendoli, senza neppure il beneficio del condizionale, alla S. Vergine.
Espressioni come le seguenti si possono ascoltare tutti i giorni sulla radio: “La Madonna ha detto”, “Questo è il messaggio della Regina della Pace”, “La Madonna ci ricorda tramite Mirjana”, “Adesso detteremo in diretta il messaggio della Regina della Pace”, ecc.
Questo modo di fare è gravemente illegittimo in pendenza di un giudizio da parte della Chiesa. Un fedele, o anche un sacerdote, può certamente, nella sua coscienza, credere nella verità di un fenomeno soprannaturale, nessuno però lo autorizza a dichiarare pubblicamente ciò che la Chiesa non ha ancora giudicato.
Qualche decennio fa un simile comportamento sarebbe sicuramente stato sanzionato dall’Autorità. Oggi invece, con la crisi terribile del concetto stesso di Autorità, tutto passa nell’indifferenza e nell’oblio. Sono anche questi aspetti, uniti all’enfasi carismatica dei gruppi medjugoriani, che lasciano spesso perplessi e poco entusiasti.

Sappiamo tuttavia che il Cuore Immacolato di Maria trionferà ed allora probabilmente tutto ci sarà più chiaro.




giugno 2011

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