PROSELITISMO CONCILIARE

di L. P.


Rimane scolpita negli annali del sistema massmediatico, ‘aere perennior’, (più duratura del bronzo), la definizione che, del proselitismo – cioè: evangelizzazione – venne coniata da Papa Bergoglio nel corso dell’intervista al papa laico, Eugenio Scalfari: “una solenne sciocchezza” (La Repubblica, 1 ottobre 2013).

E, allora, alla sequela di siffatta verità, che butta al macero secoli di predicazione - stuoli di santi missionarî, di immensurate scie del sangue dei martiri che, al proselitismo, s’erano dedicati, obbedendo al comando di N. S. Gesù Cristo: “Andate, dunque, e fate miei discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome de Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutte le cose che io ho comandate a voi” (Mt. 28, 19/20) – alla sequela, dicevamo della novella pastorale scalfaro/bergogliana, la risposta dei pastori non solo s’è adeguata ma s’è amplificata dacché, lo si sappia, essi non avevano aspettato, di certo, siffatta declarazione per mettere in pratica una nuova, più agile e meno rischiosa impresa evangelizzatrice, ma s’erano allineati di già ai decreti conciliari e coperti con il ‘dialogo interconfessionale’, tant’è che, fatto strame della Dogmatica, della Morale, del tomismo, del Vetus Ordo, della Liturgìa, si sono inventati formule e forme, sistemi e trovate, espedienti e pensate che, sicuri ed entusiasti com’erano del nuovo corso fatto di sorrisi, di incontri, di cammini ‘condivisi’, avrebbero prodotto fiori a bizzeffe e frutti a bizzeffe fra conversione e santità.

Tralasciamo di citare i capovolgimenti e gli stravolgimenti dottrinarî – autentiche eresìe ed apostasìe – ché sarebbe  lungo e oneroso elenco non bastando qualche volume. Vediamo, invece, talune aberrazioni passate ed attuali, riferite, appunto, al concetto neoterico di proselitismo che, sorpassando l’opinione del Papa, si rivela non soltanto una sciocchezza ma una sacrilega e ridicola ‘pagliacciata’.

Il coraggioso e benemerito Don Enzo Boninsegna – operoso sacerdote che tanto si spende per la causa giusta del Signore –  non si stanca di segnalare le paranoiche e blasfeme scenografìe liturgiche programmate ed allestite presso locali diocesani e parrocchiali se non addirittura in chiesa. Nella sua periodica rassegna “Combatti la buona battaglia – Chiesa e cristiani nella bufera”, così come in “Sono scandalizzato  - riflessioni sul Venerdì Santo della Chiesa” Ed. Quirino Maestrello, Verona 1998 – c’è pubblicato tutto il catalogo delle bizzarre e sconce iniziative con cui gli allucinati pastori – o, peggio: pecorai -  si illudono di portare all’ovile agnelli insicuri, pecore randagie e montoni protervî.

Ma è alla gioventù che si rivolge, in misura maggiore, l’attenzione della pastorale conciliare e, naturalmente giovanili sono gli strumenti e le strategìe messe in campo liturgico, tra i quali primeggiano lo spettacolo, la musica e il canto.
Ora, allo scopo di dimostrare come la smania di reperire nuove metodologìe del ‘kerigma’ – termine tornato in pomposa auge unitamente ad ‘agape’, a ‘kenosis’, a ‘parresìa’ – stia facendo scivolare la comunità ecclesiale giù, nell’imbuto del degrado del sacro e verso un’oscena banalizzazione del rapporto con Dio, riferiamo alcuni esempî  passati, riportati da don Enzo e due altri attualissimi, di recentissimo grido tratti dalle cronache.



«In certe parrocchie si fanno dei corsi di istruzione per majorettes. Così, accanto alla chiesa e alle sale di catechismo, cresce rigogliosa la zizzania del cinema immorale, del ballo e di altre diavolerie prese in prestito dal mondo! E mentre il richiamo di Gesù e degli Apostoli alla conversione, alla sobrietà, alla penitenza è insistente, in tante parrocchie non si perde occasione per fare braciolate e risotti abbondantemente annaffiati di vino, senza alcun riguardo alla Quaresima.
Un foglio affisso alla porta della chiesa della mia parrocchia invitava i ragazzi alla “Mega festa dell’ARC (Azione Cattolica Ragazzi): Ti chiediamo solo tanta voglia di divertirti. Allora questa festa fa per te: i canti, i balli e le scenette dei ragazzi non potranno che coinvolgerti e rallegrarti”. La festa si sarebbe tenuta il 16/3/97 – Quinta domenica di Quaresima» (Sono scandalizzato, op. cit. pag. 67).

E, così, mentre Gesù digiuna per i 40 giorni, tentato anche dal demonio, la gioventù cattolica in cammino balla, canta, beve, gavazza e si diverte. Chiamatelo proselitismo, chiamatela conversione!




Ed ancora.
«In un libro dell’Azione Cattolica di Vicenza che si intitola “Cantiamo insieme”, al capitolo “Cantautori e altro”, unita a canzoni dei varî Lucio Battisti, Eros Ramazzotti, Francesco De Gregori, Angelo Branduardi, Toni Cucchiara, Riccardo Cocciante, Renato Zero, Fabrizio De Andre’ e altri della ‘pia confraternita’ ce n’è una di Claudio Baglioni di cui non è citato il nome, che s’intitola “Amori in corso” e risulta essere un vademecum per gli adolescenti di parrocchia. Riporto un campionario della lunga litanìa:
Amori a cavalcioni sui muretti
    si sfiniscono di baci.
Amori incatenati sulle moto vanno scoppiettando
    incontro al mare con il costume sotto.
Amori delle ultime file che, all’uscita del cinema,
    ancora hanno i volti accesi.
Amori sfumati nel vetro in auto gonfie di
    musica e di sere accelerate.
Amori matti che si corrono dietro e si sdraiano
    ad asciugare le anime bagnate.

Di queste cose si alimentano oggi i giovani dell’Azione Cattolica.» (Sono scandalizzato, op. cit. pag. 67).

Tutta roba che, senza dubbio, piace a padre Spadaro, moderno gesuita e consigliere ascoltato di Papa Bergoglio nonché direttore di ‘Civiltà (?) Cattolica’ sui cui fogli ha santificato il rock metallaro e innalzato i menestrelli chitarra ioli di cui sopra alla gloria della fede e della genialità.

E non mancano, nel catalogo di don Enzo, i preti che, a fine Messa, organizzano festival e gare di barzellette - dalle sempliciotte a quelle grasse, dalle freddure al turpiloquio - o giochi di tipo televisivo quali: pacchi, quiz, canzoni. E non manca la presenza, nel mercato del corpo femminile, di Padre Francesco Critelli, 40 anni, frate cappuccino parroco di Cropani in quel di Catanzaro, che ha presieduto la giurìa del concorso valido per la selezione regionale di Miss Italia ‘97. (cfr. Ex Novo – Nov. ’97).

Questo – ma innumerevole è la sfilza di analoghi esempî - per quanto riguarda il passato che, diciamolo, scorre anche nel tempo presente così come lo affermano questi due fatti:




1) -  “Corsi di sesso estremo in diocesi. Treviso sfratta il festival nipponico” (La Verità, 2 luglio 2017): così come si conviene a una pastorale che ha accolto, quale elementi esemplari, positivi e pedagogici il divorzio, la convivenza more uxorio, la sodomia, i rapporti omosessuali.
Fa sorridere la decisione del direttore del Centro Cultura e Pastorale diocesano che ama apparire come sorpreso da scene di reale kamasutra/shibari, il quale, senza dubbio impallinato dalle proteste pubbliche, ha recitato la parte di chi cade dalle nuvole. Che non sia stato molto scosso dalla oscenografica ginnastica sessuale lo dimostra la educata e flebile motivazione dello ‘sfratto’: “Non è cattiveria, ma la nostra idea di affettività e sessualità è diversa. Vedere donne legate è l’antitesi del nostro concetto di amore, ma anche di piacere” (sic).
Vorremmo chiedergli se diversa sarebbe stata la sua reazione se  le donne fossero state libere in amplessi anguilliformi, in piena e canonica attività erotica. E poi, quel timido e codardo “non è per cattiveria” la dice lunga sulla propria cultura morale perché, intanto, avrebbe dovuto verificare in prima i contenuti di quel festival nipponico e, poi, non avrebbe dovuto blaterare giustificazioni ma urlare contro chi aveva profanato un locale consacrato.
Ma, come dice il saggio, il coraggio chi non ce l’ha non se lo può dare. In questo caso non coraggio si trattava ma di fede.




2) – Località: San Martino in Trignano, periferìa di Spoleto (Il Messaggero, 2 luglio 2017).

Ai partecipanti alla santa Messa, il parroco, don Gianfranco Formenton offre, a fine rito, un momento conviviale a base di ‘prosecco e patatine’. Ma, intendiamoci: non a tutti ma a quanti sono in possesso della “Messa card”, una tessera che viene timbrata ogni domenica dallo stesso parroco, con accredito di punti.
Dissenso? Minimo perché la maggioranza dei fedeli vede in questo ‘esperimento’ un “valore aggiunto”.

Bischera valutazione che pretende di aggiungere merito e grazia all’infinito valore del Sacrificio Eucaristico. Bischera quanto a stravaganza ma dissacrante quanto alla pretesa d’essere valore. Insomma, al doveroso ringraziamento ‘post communionem’ s’è sostituito l’aperitivo. Complimenti. 

Domanda: chi guadagna in questa circostanza?
Risposta: non certo l’anima degli allegrotti fedeli, ma di sicuro il fornitore del prosecco e delle patatine.

Chiosa: nessuna meraviglia per siffatta cialtrona mondanità inserita nel Corpo Mistico della Chiesa dato che il sommo Pastore, il 6 novembre 2013, ne dette pratico esempio magisteriale esibendosi, davanti a pubblico, fotografi, giornalisti, televisioni, e per la gioia dell’ecumene cristiano, in un’estemporanea sceneggiata da clown con un naso rosso-pomodoro. Tante e palesi le risate, ignote le conversioni.    







luglio 2017


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