La Chiesa del Vaticano II e Martin Lutero

di Padre João Batista de Almeida Prado Ferraz Costa


Padre João Batista de Almeida Prado Ferraz Costa è il parroco della Capela Santa Maria das Vitórias di Anápolis, in Brasile, dove celebra la Santa Messa tradizionale

L'articolo è stato pubblicato sul sito della Cappella

I neretti sono nostri





E’ perfettamente comprensibile che ci siano tanti cattolici della Tradizione scioccati dalle commemorazioni del V centenario della rivoluzione luterana. In effetti, è doloroso vedere il Vicario di Cristo in terra, il successore di Pietro, sostenere e promuove un ditirambo in onore dell’odioso eresiarca.

A me, personalmente, con i miei 56 anni di età e avendo vissuto scene simili ai tempi di Giovanni Paolo II, non stupisce molto vedere la gerarchia eccitata da tutto questo. Quello che mi rivolta di più è vedere le nostre vecchie chiese, quei gioielli del gotico e del barocco, luoghi sacri e benedetti, ricchi di tanto significato per i veri cattolici, ospitare le orge ecumeniche promosse dagli eretici modernisti e dai luterani, accomunati nella persecuzione contro i cattolici, com’è accaduto ai giovani belgi che sono stati cacciati perché recitavano il Rosario in riparazione della profanazione della Cattedrale di Bruxelles, sequestrata per  lo svolgimento di una stravagante cerimonia ecumenica modernista-luterana.

Tuttavia, va detto che è ugualmente comprensibile che la Chiesa del Vaticano II celebri il V centenario dell’opera nefasta di Martin Lutero. Dopo tutto, senza Lutero e la sua rivoluzione, con tutte le sue conseguenze, non si spiegherebbe il Vaticano II, i suoi diversi documenti e le molteplici riforme che ne sono derivate.

In effetti, la nuova ecclesiologia conciliare (che contraddice la Satis Cognitum di Leone XIII e la Mystici Corporis di Pio XII), come è esposta nella Lumen Gentium, con la famosa espressione “la Chiesa di Cristo sussiste nella Chiesa Cattolica”,  è decisamente di origine protestante. È provato e documentato che questa orribile espressione, che ha l’unico scopo di deturpare la perfetta identità della Chiesa di Cristo con la Chiesa cattolica, è stata introdotta dal dottor Ratzinger su suggerimento di un pastore protestante.

Si ponga mente, altresì, alla storia della disastrosa riforma liturgica. Lo scrittore Jean Guiton, amico di Paolo VI, dichiarò che questi gli disse che aveva l’intenzione di fare una riforma liturgica che abolisse tutti gli elementi che potevano dispiacere ai “fratelli separati”. Fu per questo che subito dopo il Concilio invitò dei “periti” protestanti a partecipare ai lavori della commissione incaricata di riformare il Messale romano. Da questo è derivata una liturgia ambivalente. E oggi non c’è nessuno con un minimo di giudizio critico che non riconosca che la Messa moderna, com’è celebrata  nella maggioranza delle parrocchie e com’è apprezzata dai cattolici rinnovati, si presenta come un accomodamento del culto protestante.

Si aggiunga che la nuova esegesi, altro frutto amaro del luteranesimo, che gettò alle ortiche la nostra venerabile Vulgata con le classiche traduzioni di don Antonio Pereira de Figueiredo e di don Matos Soares, ha introdotto il razionalismo e il libero esame nella Chiesa, e viene insegnata in quasi tutte le Università e nei seminari; nuova esegesi che ha promosso un pedante biblismo tra i cattolici riformati, al punto che oggi si incontrano quasi solamente cattolici che ignorano il Catechismo, ma sono dottori in “scienze bibliche”.

Si tenga anche conto che oggi si vive nella Chiesa una nuova morale, una morale di situazione, una morale del “discernimento”, promossa dall’esortazione Amoris Laetitia. Ora, questa nuova morale “dei casi concreti”, che disprezza i princípi, questa falsa morale che considera indomabile la concupiscenza, è anch’essa di origine luterana.

Infine, tutta l’apertura della Chiesa del Vaticano II al mondo moderno, allo Stato laico (considerato come il regime ideale dalla dichiarazione Dignitatis Humanae), tutto l’entusiasmo della Chiesa post-conciliare per la democrazia moderna basata sull’individualismo e il suffragio universale, non si spiegano se non si ricorda che l’individualismo è il corollario naturale della falsa riforma religiosa del XVI secolo.

Così è logico e perfettamente coerente con i suoi falsi principi, che la Chiesa del Vaticano II celebri la grande disgrazia che imperversò nella Cristianità ad opera dell’apostata Martin Lutero. Chi ama il mondo moderno, chi ama la democrazia col suo suffragio universale, chi ama il divorzio, l’aborto e il “matrimonio omosessuale” come fossero diritti civili irrinunciabili; chi ama il femminismo, le moderne “accolite”, lettrici, commentatrici e “diaconesse”;  chi ama la nuova liturgia e le nuove bibbie ecumeniche, non può che essere molto grato all’eretico Martin Lutero ed ha tutte le ragioni per celebrare la sua sinistra impresa.



Noi della Tradizione, sostenuti dall’intercessione della Regina delle Vittorie, vincitrice di tutte le eresie; sostenuti dall’intercessione di tutti i santi e martiri della Controriforma; ispirati dagli esempi di Filippo II e della Regina Maria Stuart di Scozia; sostenuti dall’esempio di Guararapes e dai sermoni di Padre Vieira e di Bossuet, dobbiamo continuare ad aborrire questa eresia dei falsi riformatori, come vomito di satana. E, collaborando sempre con la grazia di Dio, dobbiamo procurare la nostra santificazione mediante la pratica delle buone opere, al fine di meritare la gloria del Cielo.

Anápolis, 31 ottobre 2017



La Cappella





novembre 2017
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