Il vero Monsignore?


Articolo pubblicato il 2 gennaio 2018 sul sito Psalm 129

Don Paul Robinson, di cui si parla nell'articolo, è un sacerdote della Fraternità San Pio X,
che insegna al seminario della Santa Croce in Australia.
Ha scritto un nuovo articolo su Mons. Lefebvre e le sue relazioni con Roma:
The Integrity of Archbishop Marcel Lefebvre
pubblicato sul sito delle informazioni della Fraternità
FSSPX NEWS


Don Paul Robinson ha scritto un’altra incoerente difesa della politica di regime di Mons. Fellay sul riavvicinamento alla Chiesa conciliare.

Pieno zeppo di errori logici e di veleno contro i sacerdoti che - senza dubbio dopo molte preghiere – hanno lasciato la sempre più tirannica FSSPX, l’articolo di Don Robinson riflette il fatto che la Fraternità non è in grado di organizzare una difesa convincente della sua nuova politica verso Roma senza ricorrere alla chiamata in causa di persone e di vuote banalità.

La tesi principale di Don Robinson è che la Resistenza prende le dichiarazioni di Mons. Lefebvre sui rapporti con Roma, “avulse da contesto”. Monsignore - e Mons. Fellay sull’argomento - è un uomo di “integrità” e ha sempre avuto lo stesso approccio verso Roma. Chiunque non voglia vedere questo è solo per suscitare dissenso e attaccare l’autorità morale del buon arcivescovo.

È difficile capire da dove cominciare con il saggio di Don Robinson. Ci si chiede se l’abbia scritto per mantenere il suo credo di strada con altri come Don Themann, il trentunesimo rettore pro-‘regolarizzazione’ del seminario australiano, dove Don Robinson è di stanza.
In ogni caso, suppongo di poter iniziare osservando che l’intero argomento di Don Robinson poggia sull’affermazione che lui, e apparentemente lui solo (insieme ad altri sacerdoti della Fraternità in possesso di qualche conoscenza segreta), conosce il vero “contesto” delle dichiarazioni di Mons. Lefebvre sulle relazioni FSSPX-Roma.

Ad esempio, nel suo saggio, Don Robinson accusa la Resistenza di leggere le osservazioni di Monsignore “isolatamente”.
La realtà delle cose suggerisce che sia piuttosto Don Robinson a leggere Mons. Lefebvre isolatamente. Egli ricorda le parole di Monsignore dei primi anni ‘70 e ‘80 e le ritiene applicabili per sempre, ignorando il fatto che, non solo i Romani hanno dimostrato la loro malizia durante la vita di Monsignore, ma oggi la Chiesa è gestita da un papa possibilmente il più non-cristiano nella storia, per non parlare delle legioni di massoni.

Mentre Monsignore desiderava senza dubbio “normalizzare” i rapporti con Roma negli anni ‘70 e ‘80, sembra che gli fosse stato dato dallo Spirito Santo il dono della saggezza in quantità abbondante a seguito delle consacrazioni. Il risultato fu che riuscì a vedere più chiaramente che un accordo pratico con la Roma non convertita, non era una possibile linea di condotta. Il farlo sarebbe stato un esempio di cattolicesimo liberale, un atto ecumenico applicato alla Tradizione, come sosteneva nel 2003 Mons. Fellay.

Chiunque abbia letto le famose interviste rilasciate da Monsignore uno e due anni dopo le consacrazioni, sa che egli in quegli anni ha ribadito di essere contrario ad un accordo con la Roma non convertita.
È interessante notare come Don Robinson ignori quelle interviste - probabilmente perché demoliscono tutto ciò che dice sulla posizione di Monsignore riguardo a Roma.

Nonostante Don Robinson sostenga il contrario, la realtà è che Monsignore, da dopo il 1988, visse un processo di maturazione dei suoi punti di vista verso la Chiesa conciliare.

Prendere le parole pronunciate da Monsignore dopo tale processo, come fa oggi la Resistenza - e come faceva la FSSPX - e viverle, non comporta minimamente piangere sull’“integrità” di Monsignore, come fa Don Robinson; piuttosto significa ammettere che col tempo egli cambiò il suo modo di vedere riguardo ai distruttori della fede, essendo divenuto più consapevole dei loro trucchi diabolici.

Salmo 129, in diverse occasioni, ha già smentito l’argomentazione relativa alle frasi di Monsignore che verrebbero prese “fuori dal contesto”, argomentazione qui ulteriormente avanzata da Don Robinson, per cui non abbiamo più bisogno di confutare adesso ogni punto da lui sollevato.
Tuttavia, per amore della discussione, supponiamo che Don Robinson abbia ragione. Supponiamo che abbia ragione riguardo alla Resistenza: si tratterebbe di nient’altro che di un gruppo di orgogliosi sobillatori che non riescono a cogliere i concetti di autorità e di obbedienza e che, al pari dei Feeneyiti (1), si attaccano a “citazioni dirompenti” per sostenere le loro opinioni distorte.

Se fosse vero, ciò significherebbe che i quattro Vescovi della Resistenza, le dozzine di sacerdoti che hanno lasciato la Fraternità per unirsi alla Resistenza e le migliaia di fedeli della Resistenza non sarebbero in grado di comprendere ciò che leggono.
Significherebbe anche che i Domenicani di Avrillé e i Cappuccini di Morgon (che hanno redatto uno studio di più di cento pagine sul perché la FSSPX non può fare un accordo con la Roma modernista) sarebbero semplicemente incapaci di dedurre alcunché dalle dichiarazioni di Monsignore riguardo ad un accordo pratico con la Chiesa conciliare.

Si tratta di uno scenario credibile? Ed anche possibile?

Seriamente, ciò che sostanzialmente Don Robinson sostiene è che a tutte queste persone mancherebbe l’intelletto necessario per leggere Monsignore “nel contesto”. Ora, nello studio di più di cento pagine dei Cappuccini davvero manca il “contesto” delle parole di Monsignore? Che razza di mente deformata, dopo aver letto tale articolato documento, potrebbe dire: “si va bene, ma costoro semplicemente non hanno capito il contesto nel quale ha parlato Monsignore”?
E inoltre: davvero Mons. Faure e Mons. d’Aquino non avrebbero mai veramente capito Mons. Lefebvre, nonostante lo conoscessero da decenni e nonostante il fatto che egli avrebbe voluto consacrare vescovo Mons. Faure nel 1988?

Vuoi vedere che Don Robinson pensa che quei sacerdoti vanno ad ingrossare la Resistenza per godere dei verdeggianti pascoli del Messe celebrate nelle camere d’albergo e per percorrere migliaia di miglia per fornire le istruzioni ai cattolici della Resistenza? Ecco, sarà sicuramente per questo che questi sacerdoti avrebbero lasciato la FSSPX … per vivere una vita di conforto, gloria e facilità!

Infine, dobbiamo davvero pensare che i 7 Decani in Francia, che si sono espressi così duramente l’anno scorso, fossero semplicemente spinti da una visione manchevole delle dichiarazioni di Monsignore? Veramente? Don Robinson - un sacerdote che non ha mai conosciuto personalmente Monsignore e che non ha ancora compiuto 50 anni - dice con sicurezza “sì!”. E’ uno brutto scherzo?

Ma in definitiva cosa significa “leggere Monsignore nel contesto”? Di quale contesto si vuole parlare? Le sue parole parlano da sole. Esse sono dichiarazioni di principio, radicate nella Scrittura, contro la messa in pericolo della fede, allorché la si pone sotto quelli che non seguono la Tradizione e che sono lupi in veste di pecora.
Le azioni e le numerose lettere pubbliche della FSSPX degli anni 1990 e 2000 stanno ad indicare che essa ha vissuto per anni tenendo la posizione che oggi tiene la Resistenza.

Don Robinson non ci fornisce alcuna prova sul “contesto reale” nel quale andrebbero poste le parole di Monsignore, anche se il suo saggio impiega un bel po’ per giungere a tale conclusione. Egli riporta una o due citazioni di Monsignore, certo, ma non riesce a presentare un caso convincente che in qualche modo possa sostenere la sua tesi principale. Egli continua ad usare la parola “prudenza” ogni volta che può, apparentemente per fare in modo che l’articolo appaia ben pensato e attentamente ragionato, ma alla fine le sue affermazioni non sono all’altezza.

Quello che Don Robinson dice veramente nel suo prolisso articolo è che coloro che non sono a favore degli sforzi di Mons. Fellay per la “regolarizzazione”, sarebbero essenzialmente degli idioti incapaci di leggere oltre il livello di quinta elementare. Solo lui conoscerebbe le vere intuizioni di Mons. Lefebvre riguardo al suo approccio con Roma. Chiunque giunga a una conclusione diversa o è interessato solo a minare l’autorità, o agisce per suscitare dissenso.
Il suo comportamento è pari a quello di chi getta la sabbia negli occhi di un bambino indifeso e poi gli urla contro: attento, brucia!

Leggendo l’articolo di Don Robinson, mi sono ricordato di quando girovagavo fuori dalla Chiesa Novus Ordo e ovunque cercassi risposte, mi si diceva sempre la stessa cosa: che io sono solo un laico, un cattolico ordinario che aveva bisogno di fidarsi dei sacerdoti, dei vescovi e dei cardinali, e che non dovevo preoccuparmi delle vicende dietro le quinte di Roma; e che porre le dichiarazioni dei Papi del XIX secolo “nel contesto” non era il mio lavoro, era cosa che avrei dovuto lasciare agli esperti teologi; e pensare di poterli “giudicare” sarebbe stato non-cattolico.

La FSSPX si sta impegnando in questo stesso tipo di comportamento, e l’articolo di Don Robinson indica che nei confronti dei fedeli essi hanno adottato lo stesso tipo di atteggiamento: “zitto e calmo”, come fanno i preti che appartengono alla Chiesa conciliare.

Su questo aspetto diremo di più nel prossimo futuro, perché c’è molto da scrivere…

NOTA

1 - Seguaci del gesuita Leonard Feeney, scomunicato, che interpretava a suo modo il dogma extra Ecclesiam nulla salus. [NdT)



gennaio 2018
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