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Il pericolo di scisma Il Capitolo Generale del 2018 è all’orizzonte e gli accordisti nella FSSPX stanno compiendo le loro mosse strategiche fin da adesso allo scopo di influenzarne l’esito a loro favore. Si dice che Mons. Fellay o non voglia essere rieletto o rifiuterebbe una candidatura se richiesto. Sarà così? In ogni caso, i dirigenti della Fraternità stanno moltiplicando i loro sforzi per fornire a coloro che parteciperanno alla riunione gli elementi di discussione necessari per allontanare coloro che sulle relazioni tra la Fraternità e Roma seguono la saggezza di Mons. Lefebvre. Questa architettata campagna di pubbliche relazioni è ciò che stava dietro all’articolo di Brian McCall su L’Unità della FSSPX, pubblicato su Catholic Family News a gennaio; ed è la stessa che ha guidato Don Paul Robinson a scrivere il suo articolo su L’integrità di Mons. Lefebvre, apparsa su SSPX.com. Del pari, essa ha motivato Don Dominique Bourmaud a scrivere un articolo per l’edizione di dicembre del The Angelus, in cui sostiene la causa della conciliazione. In questo articolo, Don Bourmaud afferma che esiste un “vero pericolo” se la FSSPX “ignora” il “Papa e i vescovi”; il rischio che la FSSPX possa “trasformare le nostre piccole comunità in ghetti religiosi” se rifiuta di “mostrare il giusto rispetto” per i “superiori ecclesiastici”. Don Bourmaud sostiene che rifiutare il dovuto rispetto per il Papa significherebbe che la FSSPX - in effetti – è caduta nel sedevacantismo. E suggerisce che se la FSSPX non stipulerà un accordo con Roma, adotterà un “atteggiamento scismatico”. Un accordo con Roma sarebbe essenziale per impedire che la FSSPX scivoli in una mentalità “scismatica”, “pericolosa”, “da ghetto”, al pari della Resistenza. Che se ne renda conto o no, Don Bourmaud sta prendendo in prestito, quasi parola per parola, gli argomenti avanzati da Dom Gerard, dai sacerdoti della Diocesi di Campos, e da Don Aulagnier - argomenti ampiamente confutati dalla FSSPX già decenni fa. Nel 2003, Don Aulagnier fu espulso dalla FSSPX perché parlava pubblicamente a favore di un accordo con la Chiesa conciliare. Intervistato dal The Wanderer sulla sua impostazione, egli svolse esattamente gli stessi argomenti presentati oggi da Don Bourmaud. “Penso che ci sia un pericolo nel
vedere questo conflitto durare per secoli. La Chiesa è una
società visibile e gerarchica. Se si vive troppo a lungo
nell’autarchia si finisce col perdere il significato di cosa sia una
gerarchia. Siamo quindi in pericolo.”
E aggiungeva che: “Se rimaniamo soddisfatti della
nostra situazione, c’è il pericolo di uno ‘scisma psicologico’”.
A suo tempo, Don Violette, allora Superiore del Distretto del Canada, confutava Don Aulagnier con giudizi logici e prudenziali, appoggiandosi a Mons. Lefebvre. Egli scriveva che Don Aulagnier
ha “creato una situazione molto difficile nella Fraternità,
cercando di influenzare i suoi membri a perseguire un accordo con Roma,
cercando così di provocare divisione e persino ribellione contro
l’autorità legittima”.
“La nostra resistenza non è ribellione. È il necessario atteggiamento dei cattolici che vogliono mantenere la fede di fronte ai prelati che li attaccano, li disconoscono o li minacciano”. “Il fatto che manteniamo la fede e continuiamo a parlare con le autorità romane dimostra che non c’è pericolo di scisma perché riconosciamo ancora la loro autorità”. “La soluzione a questa crisi verrà da Roma, quando le autorità romane ritorneranno all’integrità della Fede. Ma fino ad allora facciamo bene a continuare la nostra resistenza. Quanto ci vorrà non è un nostro problema, ma riguarda Dio. Ma in nome di una falsa unità noi non possiamo unirci a coloro che promuovono errori, che riducono la Chiesa a un’istituzione umana ...” “Come diceva Mons. Lefebvre: separandosi dai Papi che le hanno precedute, le moderne autorità romane sono loro ad essere scismatiche. Quando Roma tornerà alla Fede, l’unico argomento di discussione sarà: chi diventerà vescovo e chi sostituirà?” Questo è esattamente quello oggi crede la Resistenza, che viene derisa come “sedevacantista” dalle attuali autorità della FSSPX. Nel 2014, Don Michele Simoulin, in un articolo intitolato “Evitare il falso spirito di resistenza”, invocava gli stessi argomenti di Don Aulagnier. “Un altro pericolo, che non
è ipotetico, ma molto reale, è quello di non voler
più tornare al nostro legittimo posto tra gli istituti
riconosciuti da Roma, di perdere il desiderio della Chiesa e di Roma.
Non desiderare più una normale relazione con Roma e la Chiesa
è indice di spirito scismatico”.
E anche qui, basta guardare a ciò che sulla questione rispondeva Sua Eccellenza Mons. Lefebvre nelle interviste rilasciate nei famosi uno due anni dopo la Consacrazione. Interrogato sul pericolo di
scisma, egli rispondeva: “noi
rappresentiamo veramente la Chiesa cattolica com’era prima,
perché continuiamo a fare quello che essa ha sempre fatto. Siamo
noi che abbiamo le note della Chiesa visibile: una, santa, cattolica e
apostolica. E’questo che rende la Chiesa visibile.”
Un anno dopo, egli diceva: “Siamo nel bel mezzo di una grande lotta,
una grande lotta. Stiamo combattendo una lotta garantita da un’intera
linea di Papi. Quindi, non dovremmo avere esitazione o paura,
esitazione del tipo ‘Perché dovremmo andare avanti da
soli? Dopotutto, perché non unirsi a Roma, perché non
unirti al papa?’ Sì, certo,
se Roma e il Papa fossero in linea con la Tradizione, se portassero
avanti il lavoro di tutti i Papi del XIX e della prima metà del
XX secolo. Ma loro stessi ammettono di aver intrapreso una nuova strada”.
“È
la battaglia della città di Satana contro la città di
Dio. Chiaramente. Quindi non dobbiamo preoccuparci. Dopo tutto dobbiamo
avere fiducia nella grazia di Dio.”
E diceva poi: “non dobbiamo vacillare per un momento” perché il modo in cui la crisi si sviluppa è un “mistero di Dio”. “Non dobbiamo vacillare neanche per un momento nel non essere con quelli che ci stanno tradendo.” Si noti che per Mons. Lefebvre, rispetto alla Fraternità non vi era alcuna “paura” o “preoccupazione” per il “ghetto” o per una mentalità “scismatica”. Egli era totalmente in pace e contento di non essere in relazione con coloro che stanno distruggendo la Chiesa. Il monaco benedettino Dom Gerard sosteneva anche che essere in una relazione “irregolare” con Roma avrebbe un effetto negativo sulle anime, e alla fine degli anni ’80 sosteneva che se la “Tradizione della Chiesa” fosse “spinta fuori dal suo perimetro ufficiale, visibile”, le anime nutrirebbero dei pregiudizi nei suoi confronti. Al che, Don Schmidberger, allora Superiore Generale della FSSPX, ribatteva: “Sembra
piuttosto contrario al piano della Divina Provvidenza che la Tradizione
Cattolica della Chiesa venga reintegrata nel pluralismo della Chiesa
conciliare, fintanto che quest’ultima disonora la Chiesa cattolica e
viola la sua unità e visibilità”.
"È
un onore per Le Barroux essere stato respinto dagli altri Benedettini
per la sua fedeltà integrale alla Messa di tutti i tempi, e
quindi essere diventato un meraviglioso segno di contraddizione ...
quando le leggi della Chiesa sono violate ovunque ... è meglio
non soccombere a questo schema”.
La stessa soddisfazione per trovarsi fuori dai confini della Chiesa conciliare, è stata espressa da Don Schmidberger nel suo libro “La bomba ad orologeria del Vaticano II”: “Miei
cari amici, in queste circostanze devo mettervi sull’avviso contro le
illusioni e le false soluzione a questo problema. Il problema non si
risolverà nominando qui e là un vescovo conservatore che
indossi ancora il colletto romano o che è ancora un po’ mariano
o ha una devozione personale per il Papa. Né la soluzione a
questo problema sarà quella di fondare una Fraternità
come la San Pietro ... e dare a questa Fraternità il diritto di
celebrare qua e là la Messa tradizionale. Né la soluzione
starà in una Messa dell’Indulto celebrata qua e là
... ”
Eppure, abbastanza stranamente, Don Schmidberger ha scritto nel 2016 un promemoria in cui dice di aver adottato l’approccio scrupoloso di Don Aulagnier. Ecco il paragrafo saliente del suo promemoria: “Non
perdiamo di vista il pericolo che i fedeli e alcuni confratelli possano
abituarsi alla situazione anormale e considerarla normale. Se i fedeli
o alcuni confratelli si sentono a proprio agio in questa situazione di
libertà legata all’indipendenza dalla gerarchia, questo indica
una strisciante perdita del sensus Ecclesiae”.
Che si può dire in risposta ad una tale situazione? L’argomentazione secondo cui la FSSPX si collocherebbe in una mentalità da “scisma” o da “ghetto” perché non accetta un accordo con Roma è 1) completamente e assolutamente
fallace;
2) stata confutata e mai creduta da Mons. Lefebvre; 3) una argomentazione usata da quei sacerdoti “pro-Tradizione” che hanno voluto fare un accordo con Roma: 4) un tipo di argomentazione che è stata ripetutamente confutata e criticata dai Superiori della FSSPX fin dalla fine degli anni ‘80. Che la FSSPX - nel 2018 - pubblichi un articolo sul The Angelus che usa parola per parola gli stessi argomenti di Don Aulagnier, sta ad indicare che la FSSPX è stata sommersa dalle forze liberali totalmente disinteressate al mantenimento della politica seguita dalla stessa FSSPX del passato. Pubblicando l’articolo di Don Bourmaud, i Superiori della FSSPX hanno dimostrato 1) che in effetti hanno cambiato
il loro approccio con Roma
2) si sono allontanati dalle sagge parole di Mons. Lefebvre, di Don Violette e di Don Schmidberger 3) che stanno facendo propri gli stessi argomenti errati che prima rimproveravano a Dom Gerard, a Campos e a gli altri sacerdoti che usciti dalla FSSPX si sono uniti alla Chiesa conciliare negli anni passati. La FSSPX di oggi non ha argomenti razionali su come si possa fare un accordo con Roma senza tradire il suo precedente approccio con la Chiesa conciliare. Sono diventati identici a quei gruppi e a quei sacerdoti che una volta bollavano come traditori. Che i fedeli che hanno gli occhi per vedere le contraddizioni dell’attuale FSSPX rimangano forti nella fede. I sacerdoti della FSSPX non vedono più cosa stanno facendo e sono ciechi che portano nella fossa altri ciechi. Come è scritto: “anche gli eletti saranno ingannati”. (torna
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febbraio 2018 ALLA RESISTENZA CATTOLICA |