IL MIRACOLO EUCARISTICO DI

DAROCA - SPAGNA

1239






La penisola iberica restò in mano ai musulmani dal VIII al XV secolo: iniziata la conquista della penisola intorno al 711, essi la tennero con alterne vicende per secoli, durante i quali i cristiani tentarono a più riprese la “reconquista”; ma fu solo nel 1492 che i Re cattolici Ferdinando d’Aragona e Isabella di Castiglia riuscirono a cacciare gli ultimi musulmani che tenevano ancora Granada, nel Sud della Spagna.

Nel 1239, mentre i musulmani avevano occupato la zona di Valencia, instaurandovi un regno, il re cristiano Giacomo I d’Aragona decise di tentare la “reconquista” dei territori occupati. Tra i diversi tentativi vi fu quello della riconquista di Chio, sulle rive del Luchente, affidata dal re allo zio Berenguer de Entenza, il quale, il 23 febbraio, radunò gli armati intorno alle tre città di Daroca, Catalayud e Teruel, al cui comando erano sei capitani: tre aragonesi, due catalani e un musulmano, già re di Valencia, convertitosi al cristianesimo. Essi dovevano riappropriarsi del castello di Chio, già roccaforte di Berenguer e allora caposaldo dei musulmani.

Prima della battaglia, venne celebrata la Santa Messa al campo, ma durante la celebrazione, un attacco dei musulmani costringe le truppe cristiane a reagire e la celebrazione dovette essere sospesa.
Il cappellano don Matteo Martinez, che aveva già consacrato sei Ostie per comunicare i sei capitani, provvide ad avvolgerle nel Corporale e a nasconderle nel campo, sotto un masso, per preservarle dalla possibile profanazione.
Fortunatamente, i musulmani furono respinti e i sei capitani chiesero la ripresa della celebrazione della Santa Messa, per potersi comunicare prima di riprendere la battaglia.
Don Matteo andò a recuperare il Corporale con le Ostie consacrate e, con tremore ed emozione, si avvide che le Ostie erano intrise di sangue e appiccicate al Corporale.
Alla vista, i combattenti caddero in ginocchio di fronte al prodigio e interpretarono il miracolo come un segno benevolo del Signore per le sorti della loro lotta contro l’invasore infedele.




Le truppe cristiane in marcia con in testa il Corporale miracoloso

Di comune accordo, portando in testa alle truppe il Corporale con le Ostie, si lanciarono all’attacco dei musulmani e riuscirono a sconfiggerli e a riconquistare il castello di Chio.

Alla fine della battaglia vittoriosa, i sei capitani si contesero la custodia del Corporale così segnato dall’intervento miracoloso del Signore. Ma l’accordo non era facile e, dopo diversi tentativi, compreso il ricorso alla sorte che per tre volte indicò la città di Daroca come luogo per la custodia, decisero di ricorrere ad una specie di giudizio di Dio. Collocarono il Corporale sul dorso di una mula bianca catturata ai musulmani e si affidarono al Signore: laddove la mula si sarebbe fermata, là sarebbe stato custodito il Corporale.




Si racconta, come risulta dalla documentazione del tempo, che la mula vagasse per 12 giorni, suscitando al suo passaggio con sulla groppa il Corporale miracoloso, diverse conversioni, prodigi, apparizioni angeliche, fuga di demoni e miracoli.
Dopo aver toccato diverse città, compresa Valencia, alla fine la mula entrò nella città di Daroca e fermatasi davanti alla chiesa di San Marco si accasciò al suolo e morì: era il 7 marzo del 1239.




L'Altare Maggiore della nuova chiesa

Il Corporale miracoloso venne custodito nella chiesa dove la mula si era fermata (oggi chiesa della Trinità), per essere poi traslato nella nuova Chiesa di Santa Maria Collegiata, fatta costruire appositamente, dove lo si può venerare ancora oggi.





marzo 2018
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