Il gatto e la volpe

di Belvecchio






Senza che la cosa abbia potuto destare la minima sorpresa, giornali e televisione hanno parlato di una lettera che il cardinale Ratzinger, che si vuole far chiamare ancora Benedetto XVI, ha scritto a Mons. Viganò, Prefetto della Segreteria per la comunicazione, in occasione della presentazione della collana “La Teologia di Papa Francesco”, pubblicata dalla Libreria Editrice Vaticana, e di cui Ratzinger ha ricevuto in omaggio gli undici volumi.

Ovviamente, venire a sapere che la Libreria Editrice Vaticana sperperi i quattrini per pubblicare “undici libri scritti da altrettanti teologi di fama internazionale” in cui si parla della inesistente “teologia” di Papa Francesco, è cosa che fa pensare che un’iniziativa del genere può solo rientrare in quella logica da cortigiani che si è instaurata in Vaticano in questi cinque anni di pontificato del Papa “venuto dalla fine del mondo”.
A riprova di ciò, il cardinale Kasper, molto amato da Papa Francesco, ha avuto modo di sostenere che «la teologia di Papa Francesco è di tipo profetico»… «Una profezia che parla con le parole, ma anche e soprattutto con i gesti». Egli annuncia «un tempo di misericordia, particolarmente propizio in un periodo storico segnato da brutale violenza, dal dominio del “dio-denaro” e dalla globalizzazione dell'indifferenza». Questa “rivoluzione” introduce perciò, ha aggiunto il porporato, «una mistica dagli occhi aperti ai bisogni del fratello, associata a una antropologia che coniuga storicità e trascendenza dell'uomo».
(Avvenire, 12 marzo 2018 - https://www.avvenire.it/chiesa/pagine/ratzinger-papa-benedetto-su-papa-francesco]

A questa gara a rendere Francesco un brillante e profondo teologo, si aggrega il cardinale Ratzinger che, nel ringraziare per l’omaggio ricevuto, scrive: «Plaudo a questa iniziativa che vuole opporsi e reagire allo stolto pregiudizio per cui Papa Francesco sarebbe solo un uomo pratico privo di particolare formazione teologica o filosofica, mentre io sarei stato unicamente un teorico della teologia che poco avrebbe capito della vita concreta di un cristiano oggi.» «I piccoli volumi – aggiunge Benedetto XVI - mostrano a ragione che Papa Francesco è unuomo di profonda formazione filosofica e teologica e aiutano perciò a vedere la continuità interiore tra i due pontificati, pur con tutte le differenze di stile e di temperamento»
(Avvenire, cit).

Ora, che degli uomini che si fregiano senza problemi e in contemporanea dello stesso abito bianco, appropriatamente o meno, si scambino reciproci complimenti, passi, ma che Ratzinger parli di “stolto pregiudizio” circa l’ignoranza dottrinale di Bergoglio e il poco senso pratico che tutti hanno sempre riconosciuto a lui stesso, è cosa che puzza lontano un miglio.
Puzza di che? Lasciamo ai nostri lettori la risposta.

Fatto è che i due, da cinque anni, sono come il gatto e la volpe: uno dice “a” e subito l’altro risponde “a”; senza nessuna originalità, né coerenza.
Ratzinger viene eletto a scapito di Bergoglio, ed ecco che si accorge di essere “vecchio e stanco” e decide di farsi da parte per… lasciare il posto a Bergoglio. E in barba a tutti quelli che lo avevano sempre osannato come “fine teologo”, si fa un baffo della teologia e pretende di rimanere “papa” pur avendo rinunciato ad esserlo, inventando per di più la figura del “papa emerito” ed esigendo di farsi continuare a chiamare “Benedetto XVI” e di indossare la talare bianca, … non aveva altri abiti… ci si venne a raccontare. Non solo, ma decide pure di rimanere in Vaticano e di mostrarsi in pubblico in coppia con Bergoglio ad ogni occasione ufficiale.
Da parte sua, Bergoglio, grato del posto offertogli su un piatto d’argento, non manca occasione per farsi vedere in giro con Ratzinger, come il gatto e la volpe.

Nessuna meraviglia, quindi, se Ratzinger regala a Bergoglio l’etichetta di teologo e arriva a scrivere che c’è «continuità interiore tra i due pontificati». Beh! A noi sembra che prima che interiore, la continuità è palesemente esteriore, se non altro perché è chiaro a tutti che Ratzinger si è fatto da parte per far posto a Bergoglio che sapeva avrebbe fatto quello che lui non era riuscito a fare bene: portare avanti la demolizione della dottrina e della morale cattoliche.
A lui veniva difficile farlo, in pratica, nonostante per anni avesse scritto e insegnato che la vera dottrina cattolica non è quella insegnata da sempre dalla Chiesa, ma la sua, fin da quando era monsignore e poi vescovo e poi cardinale. [Mons. Tissier de Mallerais, La strana teologia di Benedetto XVI - Enrico Maria Radaelli, Al cuore di Ratzinger, al cuore del mondo]

A Bergoglio invece viene facile distorcere perfino il Vangelo. [Miles Christi, L’impostura bergogliana – due volumi]

E mentre Ratzinger, “fine e dolce”, era incapace di reprimere critici e oppositori, Bergoglio invece non perde occasione per bacchettare, bastonare e perfino demonizzare chi osa mettergli i bastoni tra le ruote.

C’è continuità dice Ratzinger: sì, è vero: una continuità in crescendo che parte dalla sovversione iniziata da papa Montini e, passando per quella di papa Wojtyla, consigliato e diretto da Ratzinger, arriva finalmente a papa Bergoglio, ieri con la rinuncia di  Ratzinger, oggi con i suoi plausi.
Il gatto e la volpe. Il tutto in vista del miglior compimento del Vaticano II, i cui papi, non a caso, continuano a canonizzarsi l’un l’altro.
Non ci sarebbe da stupirsi se Bergoglio si desse da fare per fissare fin d’ora i presupposti per la canonizzazione di Ratzinger (in vita?!) e di se stesso! Mentre Ratzinger, da parte sua, scrivesse una bella lettera per applaudire all’intrapresa!

Il gatto e la volpe!









marzo 2018
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