In principio era il buon pastore

di Anonimo


Pubblicato da Marco Tosatti sul suo blog Stilum Curiae

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Presentazione di Marco Tosatti

Cari tutti, SuperEx – ex di Movimento per la Vita, ex di Avvenire e ex chissà di che cos’altro, ma fortunatamente non ex cattolico, si è svegliato dal letargo in cui cade periodicamente e ha inviato a Stilum Curiae questa riflessione. Ci sembra azzeccatissima, una fotografia di fatti e persone. Purtroppo.



In principio era il buon pastore. Dopo il papa teologo, un po’ timido ed impacciato, finalmente un papa affabile, capace di parlare a tutti, anche ai più semplici.

E’ stata questa la prima grande fake news da inventare. Trasformare Bergoglio, da uomo schivo, severo, duro, come tutti lo conoscevano, anche Benedetto XVI (lo racconta lui in ‘Ultime conversazioni’, ma se lo è lasciato scappare anche Bergoglio), a papa del sorriso.

Non si è badato a spese: si sono mobilitati giornalisti, artisti, presentatori, cantanti, nani e ballerine, e financo comici come Roberto Benigni. Et voilà: ecco fabbricato, impacchettato, venduto il “papa pastore”. Il papa pastore, perché grazie a Dio non bada alla dottrina e alla noiosa teologia!

Con una operazione invereconda si è persino cercato di paragonarlo ad un uomo agli antipodi, rispetto a lui: Albino Luciani. Un pastore, di grande dottrina; un rigoroso moralista; un uomo davvero estraneo ad ogni mondanità, tanto da non avere alcun interesse a costruire mondanamente alcuna nomea di antimondano.

Questa retorica del “buon pastore” è stata costruita per anni, badando molto ai gesti: come su un set cinematografico. “Bergoglio non parla con le encicliche, parla con i gesti, gli abbracci, il cellulare, la spontaneità…”, e via con la preparazione artificiosa di azioni “spontanee”: telefonate spontanee, incontri spontanei, porta aperta a tutti, tranne ai Francescani dell’Immacolata, ai 5 cardinali dubbiosi, all’ordine di Malta… Ma a tutti gli altri sì.

Con il tempo però la sovraesposizione mediatica ha stancato, la strategia cinematografica ha iniziato a fallare e a stancare, perché i film possono durare sino ad un certo punto: poi diventa chiaro che si tratta di fiction. E qui è entrata in campo di nuovo la stessa squadra: “contrordine, Bergoglio non è solo il buon pastore, è anche un dotto teologo!”. Che è un po’ come dire che Eugenio Scalfari non è solo un giornalista, è anche un profondo filosofo!

Come dimostrarlo? Come aggiustare la rotta? Una cosa è produrre a ritmo continuo interviste, unico genere in cui Bergoglio eccelle, un conto è trasformare un gesuita latino americano del XX secolo, formato da una professoressa comunista, fermo ai luoghi comuni triti e ritriti degli anni Settanta, in un uomo di dottrina. Ahi, la dottrina! La terribile dottrina! I cattivissimi dottrinari!

Anzi, no, contrordine, si diceva: anche Bergoglio è un “uomo di dottrina”! Ecco il tentativo di Massimo Borghesi di rintracciare i maestri di Bergoglio, costruendone addirittura una “biografia intellettuale”. Bisognerà pure che qualcuno se ne accorga, della statura filosofica e teologica di Bergoglio! Nulla, purtroppo…

Ed infine ecco la trovata: addirittura una collana (o collanina) teologica per il papa: pastore, ma anche teologo, per diamine!

Ma come affermare l’inaffermabile, dire l’indicibile, se non chiedendo al vero papa teologo un sigillo, una conferma, anche solo due righe da ampliare a dismisura, con la solita strategia mediatica.

Ecco, così è nata la fake news tripla di Viganò: nel tentativo di costruire a tavolino, dopo il papa pastore, il papa dottore. Queste sono le due fake news genitrici, madre e padre, da cui derivano tutte le altre.

Ma il tempo è galantuomo e tutto, piano piano, viene fuori…







marzo 2018
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