Il viaggio di Benedetto XVI a Cuba: speranze e preoccupazioni
 


di Armando Valladares


sullo stesso argomento si veda anche l'articolo:
Inferno cubano e silenzio vaticano

Pubblichiamo un articolo diffuso dallo scrittore cattolico Armando Valladares, un esule cubano in Florida che da anni si batte per salvare l'identità cattolica del proprio paese.

Armando Valladares, scrittore, pittore e poeta.
Ha trasorso 22 anni nelle carceri politiche di Cuba.
È autore del noto libro
Contra toda esperanza (Contro ogni speranza – Edizione italiana Spirali), dove narra l’orrore delle prigioni castriste.
È stato ambasciatore degli Stati Uniti nella Commissione dei Diritti Umani dell’ONU, sotto le amministrazioni Reagan e Bush.
Gli è stata conferita la Medaglia presidenziale al Cittadino ed è stato insignito del Superior Arward del Dipartimento di Stato.
Ha scritto numerosi articoli sulla riprovevole collaborazione ecclesiastica col comunismo cubano e sulla “ostpolitik” vaticana con Cuba.



Breve commento

Leggendo questo articolo viene subito in mente che per anni è stato ripetuto che Giovanni Paolo II avrebbe concorso in maniera determinante a far crollare il comunismo nell'Europa dell'Est.
A parte che siamo convinti che a tutt'oggi il comunismo sia vivo e vegeto un po' dappertutto, Italia compresa, con forme più o meno edulcurate, forse è bene mettersi d'accordo su che cosa significhi “comunismo”.
Se per comunismo si intende un certo modo di pensare e di sentire, una visione del mondo volta alla distruzione della religione e dell'ordine morale (ciò che realmente è) sarebbe davvero ingannevole pensare che il comunismo sia morto o sia malato. Il comunismo è più che mai attivo e continua nell'opera di sovversione del mondo, seguendo fedelmente i piani del suo ispiratore e padrone: il Diavolo.
Tanti cattolici si illudono perché non vedono più scorazzare per il mondo e per le vie delle loro città le turbe inalberanti la “falce e martello”, ma ci sono mille segni, un po' dovunque, che stanno ad indicare che le concezioni comuniste fanno sempre più parte del nostro vivere quotidiano. Cosa che può negare solo chi non vuol vedere.
La vita attuale dello stesso mondo cattolico è zeppa di esempi di questo genere, con epigoni sia laici sia chierici. Basta pensare alle recenti polemiche intorno al Concilio Vaticano II e al significato delle catastrofi naturali, alimentate in parallelo dalla pubblicista atea e dalla  stampa cattolica ufficiale e ufficiosa.

Quella di Giovanni Paolo II che debella il comunismo è una favola per bambini o un argomentare interessato?
E se è interessato… cui prodest?



Il prossimo 26 marzo S. S. Benedetto XVI arriverà nell’isola-carcere di Cuba per una visita di tre giorni. Il dittatore Raul Castro ha promesso che il Pontefice verrà ricevuto con “affetto” e “rispetto”, e si è affrettato ad annunciare l’indulto per 2900 prigionieri, di cui solo 7 sono prigionieri politici. Da parte sua, il portavoce della Santa Sede, Padre Federico Lombardi, ha dichiarato che Benedetto XVI “desidera molto” conoscere Cuba e questo viaggio sarà “certamente” uno degli eventi principali del 2012.

È comprensibile che l’annuncio della visita papale in un paese soggiogato da un regime comunista, particolarmente crudele e repressivo, che ha appena compiuto 53 interminabili anni, risvegli sentimenti di speranza circa la possibilità che contribuirà ad ottenere la libertà di 11 milioni di cubani.

Tuttavia, aspettative simili si erano presentate già nel 1998, in occasione del viaggio a Cuba di S. S. Giovanni Paolo II, ma il regime seppe capitalizzare la visita in termini pubblicitari e la cosa consentì ai gerarchi comunisti di continuare a rimanere al potere. Questa constatazione provocò in non pochi difensori della libertà, contrari al socialismo, una delusione e un senso di frustrazione che durano ancora oggi.

Al momento, la naturale preoccupazione di molti cubani dell’isola e in esilio, è che con questo secondo viaggio di un Pontefice a Cuba si possa ripetere una situazione similare. Il Segretario della Conferenza Episcopale Cubana (COCC), Mons. Josè Félix Pérez Riera, dopo avere ammesso che il viaggio di Benedetto XVI potrà portare un “soffio di libertà” allo sfortunato popolo cubano, si è affrettato a scartare le conseguenze politiche della visita papale. I pastori cubani, negli ultimi decenni, si sono preoccupati di mantenere una persistente deplorevole politica di collaborazione con i Lupi che opprimono il gregge.

Questa naturale preoccupazione di molti cubani è confermata dal fatto che di fronte alla prospettiva del viaggio papale, il regime annuncia cambiamenti “estetici” atti ad impressionare certi ingenui o che non conoscono la realtà cubana, e che in definitiva non modificano la natura criminale del regime.

Fino a pochi giorni fa, per esempio, si presentava la possibilità che il governo comunista eliminasse o attenuasse la severa proibizione di entrare ed uscire liberamente dall’isola, cosa che costituisce uno dei motivi per i quali Cuba continua ad essere indicata come una isola-carcere. Ma lo stesso Raul Castro ha rinviata tale possibilità, dichiarando all’ultima sessione dell’Assemblea Nazionale che non poteva cedere su questo punto cruciale perché era in giuoco “il destino della Rivoluzione”.

In termini di libertà religiosa, il regime mena vanto, e i Pastori applaudono, del fatto che la Costituzione cubana “riconosce, rispetta e garantisce la libertà religiosa” (art. 55). Però poco o niente si parla dell’esistenza dell’articolo 62 che si incarica di annullare ciò che apparentemente ha appena riconosciuto. Tale articolo, infatti, stabilisce che “nessuna delle libertà” costituzionali può essere esercitata “né contro l’esistenza e i fini dello Stato socialista, né contro la decisione del popolo (sic) cubano di costruire il socialismo e il comunismo”. E, con una minaccia esplicita messa in pratica costantemente, aggiunge che “la violazione di questo principio è punibile”. Il regime è disposto a tollerare solo un tipo di religiosità che produca effetti anestetizzanti nelle coscienze, una religiosità che non metta allo scoperto che il comunismo è una dottrina diametralmente opposta ai Comandamenti della Legge di Dio.

Questa preoccupazione dei cubani di dentro e fuori l’isola ha trovato conferma nelle parole con le quali Benedetto XVI ha accolto le credenziali dell’attuale ambasciatore cubano presso la Santa Sede. Il Pontefice è giunto fino ad elogiare l’“internazionalismo” cubano, che in realtà è lo strumento responsabile di tante lacrime e sangue in America Latina e in Africa. In quella occasione il Pontefice ha indicato come esempi dei benefici di detto internazionalismo cubano l’“alfabetizzazione” e la “salute”. Eppure, come riconosce la stessa Costituzione cubana e come i fatti dimostrano, questi tanto decantati successi non sono altro che i due bracci della tenaglia satanica di controllo psicologico, mentale e sociale dei bambini, dei giovani e degli adulti di Cuba e degli altri paesi in cui sono stati adoperati.

Cuba, que sigue ofreciendo a numerosos países su colaboración en áreas vitales como la alfabetización y la salud, favorece así la cooperación y solidaridad internacionales, sin que éstas estén supeditadas a más intereses que la ayuda misma a las poblaciones necesitadas.

Cuba, che continua a offrire a numerosi paesi la sua collaborazione in aree vitali come l'alfabetizzazione e la salute, favorisce così la cooperazione e la solidarietà internazionali, senza che queste siano subordinate ad altri interessi se non l'aiuto alle popolazioni bisognose.

(
Discorso del Santo Padre Benedetto XVI a S. E. il Signor Eduardo Delgado Bermudéz, Ambasciatore di Cuba presso la Santa Sede)



Infine, questa preoccupazione si accentua quando si consideri il pro-castrismo dimostrato dal Cardinale Tarcisio Bertone, attuale Segretario di Stato della Santa Sede, nel corso dei suoi tre viaggi nell’isola-carcere. Il primo come Arcivescovo di Genova e gli altri due più recenti in qualità di Segretario di Stato. Nel suo primo viaggio nell’isola-carcere, il Cardinale Bertone, dopo un lungo incontro con Fidel Castro, lodò la “notevole lucidità” del tiranno e espresse la convinzione che in lui fosse “cresciuto il rispetto per la religione” e l’“apprezzamento per la Chiesa”, concludendo, contro ogni evidenza, che nell’isola-carcere “l’apertura è ormai totale”.

Voglia la Provvidenza che da parte degli attuali gerarchi del comunismo cubano si eviti qualsiasi strumentalizzazione della visita. Sono queste le prime riflessioni, sincere e rispettose, che offro ai lettori a proposito del prossimo viaggio di Benedetto XVI a Cuba.

In quanto fedele cattolico cubano, credo di avere, non solo il diritto, ma il dovere di coscienza di far conoscere queste considerazioni. L’ho già detto e lo ripeto in occasione di questo prossimo frangente della vita della Chiesa e di Cuba. Ho un impegno morale nei confronti di quei giovani martiri cattolici che sono morti nelle mura della sinistra prigione di La Cabaña gridando “Viva Cristo Re! Abbasso il comunismo!”, veri proclami di fede, di eroismo e di martirio che, come fosse oggi, risuonano ancora nelle mie orecchie e nelle orecchie di tanti ex prigionieri politici sopravvissuti a La Cabaña. Sì, ho un impegno d’onore con i miei amici assassinati nelle prigioni castriste, con la lotta per la libertà della mia Patria, con la storia e, soprattutto con Dio e con la Vergine della Carità di Cobre, Patrona di Cuba.

Miami, 3 gennaio 2012


febbraio 2012

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