Il cattolico, un servo inutile…ma necessario


(vera Chiesa e falsa “chiesa”, o meglio falsi pastori)

di Catholicus




Il cardinale Ravasi, addetto vaticano alla “cultura”, in posa con la Versace e la Wintur,
in occasione della sfilata blasfema tenutasi a New York, un “red carpet”,
a cui il Vaticano ha “affittato” abiti e paramenti liturgici antichi, di cardinali e papi,
per farle indossare a delle donne nude.




Quel che  sta oggi avvenendo nella Chiesa ¬– afferma Francesco Lamendola – è doppiamente grave, qualcosa di una perfidia veramente diabolica: i neopreti che stanno stravolgendo il Vangelo e che stanno fuorviando le anime sono anche  colpevoli del peggior tradimento, perché ingannano coloro i quali si affidano alle loro cure, senza sospettare malizia alcuna” .
Ma se fuori della Chiesa non c’è salvezza – prosegue –  e, negli ultimi tempi, neppure nella Chiesa c’è salvezza, o almeno non la si trova presso una parte significativa del clero, sedotto dalle pessime idee del modernismo e fonte, a sua volta, di traviamento, che cosa resta da fare all’anima che ad essa si era affidata per esser condotta, sana e salva, attraverso le insidie e le prove della vita terrena, verso il suo destino eterno?
(http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV2516_Lamendola_Ma_quale_Chiesa.html)


Vediamo adesso se riusciamo a trovare risposta a questa angosciosa domanda del filosofo cattolico trevigiano.
In quest’epoca di confusione mentale e spirituale, di deriva modernista, di continue eresie provenienti dalle più alte gerarchie della Chiesa (non più cattolica per espressa affermazione del pontefice attuale) l’unica ancora di salvezza per il povero fedele, disorientato e confuso, è il cattolico tradizionalista o, meglio, il solo a cui possa oramai attribuirsi l’aggettivo “cattolico”.
Tra le schiere moderniste di preti, vescovi e cardinali, religiosi e religiose, il sale ha ormai perduto il suo sapore, ed allora a cosa serve? Ce lo dice espressamente Nostro Signore: “a niente, se non ad essere gettato via e calpestato dagli uomini”.
Con la sua smania di piacere al mondo, di uniformarsi ad esso, la neo-chiesa ha completamente rinunciato al suo magistero bimillenario, al suo compito missionario (compito fondamentale che l’ha sempre caratterizzata, affidatole direttamente da Cristo all’atto della Sua ascesa al Cielo), alle verità eterne, ai “valori non negoziabili”. Per assicurarsi le simpatie del mondo (cioè degli anticlericali, degli atei, degli  agnostici, dei comunisti, ecc.) ha capitolato su tutti i fronti ed è diventata praticamente irriconoscibile, niente più che una qualsiasi agenzia sociale umanitaria.

A ciò ha contribuito anche la c.d. teologia della liberazione ed il  conseguente cattocomunismo. Adesso il mondo l’applaude, riconoscendosi in essa, specialmente nelle parole dell’attuale pontefice (chi sono io per giudicare?, Dio non è cattolico, la Chiesa non è cattolica, il Papa non è cattolico, il proselitismo è una solenne sciocchezza, ecc.).
Così il Papa viene eletto personaggio dell’anno da un’importante rivista gay americana, gli viene intitolata una rivista patinata, schiere di “followers” lo seguono su twitter, la sua costante presenza sui mezzi d’informazione rasenta la papolatria, il culto della personalità.
Quasi ogni giorno il Vescovo di Roma (come ama essere chiamato, rifiutando ostinatamente ogni appellativo e simbolo pontificio) se ne esce con affermazioni che lasciano esterrefatti e sbigottiti coloro che conservano ancora almeno un pallido ricordo del magistero dei Papi precedenti, da Leone XIII a San Pio X, a Pio XII.

E allora, a cosa può aggrapparsi la pecorella smarrita, investita in pieno dalla deriva dottrinale, pastorale e liturgica di questa Chiesa modernista e dei suoi esponenti, dal più modesto al capo indiscusso?
La risposta è una sola: ai cattolici tradizionali, come i  Frati Francescani dell’Immacolata (se ne rimangono ancora in circolazione, data la spietata persecuzione in atto contro di loro), alla F.S.S.P.X, a taluni laici che con coraggio eroico si oppongono alla marea montante del “political correct”, incuranti della derisione, dell’intolleranza, dell’emarginazione culturale ed accademica (vedi il caso di Gnocchi, Palmaro, de Mattei).

Per quanto riguarda i c.d. lefebvriani, come vengono chiamati i religiosi della F.S.S.P.X, il solo nominarli è ritenuto colpa grave dai preti modernisti (e può portare al rifiuto dell’assoluzione ed alle pubbliche offese, come successo nella chiesa di Ognissanti, a Firenze) ed il termine è oramai entrato nell’uso corrente con un contenuto dispregiativo.
Con una tattica eguale a quella usata dai comunisti, o anche solo progressisti, per il termine “fascista”, così anche i preti modernisti hanno imparato ad usare il termine lefebvriano con il massimo disprezzo possibile, alla faccia della tanto sbandierata misericordia, usata solo a senso unico (dove invece servirebbe ammonimento e severità).
L’essere tacciati di lefebveriani, od anche solo di criptolefebvriani, è considerata un’accusa infamante, una vera e propria messa al bando, anche nel mondo della cultura cattolica laica (vedi i vari Introvigne, Tornielli, ecc.). Purtroppo però da alcuni anni a questa parte i vertici della Fraternità stanno brigando per essere riconosciuti dal Vaticano, senza attendere che esso ritorni cattolico, contraddicendo così il pensiero del Fondatore, Mons. Léfèbvre. Quei pochi che si sono opposti a questa deriva conciliarista della Fraternità sono stati espulsi con disprezzo, tra essi vi è mons. Richard Williamson, che ha fondato l’Unione Sacerdotale Marcel Léfèbvre (USML) per preservare intatti i valori originari della Fraternità
(si veda, in proposito, l’illuminante articolo di don François Pivert:
http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV2510_Don_Pivert_Lettera_ai_Capitolari.html )

Stante tutto ciò, bisogna allora che la povera pecorella smarrita riponga le sue speranze sui laici impegnati e refrattari alle dottrine neomoderniste, in ciò confortata anche dal fatto che la stessa Madre di Dio, in diverse sue recenti apparizioni (come quella a Renato Baron, a San Martino di Schio, in provincia di Vicenza) ha affermato apertamente che stavolta la Chiesa la salveranno i laici.
Di fronte ad un clero che ha fatto apostasia e che in tale atteggiamento viene confermato dai massimi vertici della Chiesa, è evidente che non c’è altro rifugio, altra soluzione che rivolgersi ai laici impegnati che si spendono in prima persona per la santa causa della restaurazione del Cattolicesimo tradizionale, esponendosi a ritorsioni, emarginazione, persecuzione.

Ecco quindi dimostrata la tesi di partenza, che ha dato il titolo a questa breve dissertazione: il cattolico è un servo inutile, sì,  poiché come ci insegna il Divin Maestro “quando avete fatto tutto quello che potete fare, dite: sono un servo inutile, senza di Te Signore non posso far nulla” (“invano si affaticano i costruttori, se il Signore non prende mano all’opera loro”); un servo inutile, quindi, ma estremamente necessario in questi tempi di grave crisi spirituale e religiosa, in cui gran parte delle schiere infernali è scesa sulla terra seminando confusione nelle menti e nei cuori.

Alcuni esempi: è notizia dell’ultim’ora che il governo australiano ha adottato, nei documenti dell’anagrafe della cittadinanza, il c.d. terzo genere, cioè il genere neutro, che non è né maschile né femminile (ciò in linea con la dilagante teoria del gender): Non ricordano, i poveretti, le parole della Bibbia “maschio e femmina Dio li creò, per questo l’uomo lascerà la casa di suo padre e si unirà alla sua donna, e i due formeranno una carne sola”; e non ricordano nemmeno più che di fronte a Cristo non c’è neutralità che tenga, “chi non è con me, è contro di me”, ha infatti detto Nostro Signore, e chi si pone contro di Lui non può certo aspettarsi la felicità eterna nell’altra vita (ma nemmeno in questa, ce lo ha ricordato la stessa Madre di Gesù).

Pensando poi  al matrimonio omosessuale che sta velocemente diffondendosi in un numero sempre maggiore di Stati nel mondo occidentale, (un tempo chiamato “mondo libero”, in contrapposizione al blocco comunista, ed oggi divenuto invece il supposto impero del male) tornano alla mente le parole della Bibbia relative al nucleo familiare “la tua sposa come vite feconda nell’intimità della tua casa, i tuoi figli come virgulti d’ulivo alla tua mensa”.
Oggi purtroppo queste parole non fanno più presa sul grande pubblico, nemmeno nei paesi di antica tradizione cattolica. Veramente “mala tempora currunt”, come dicevano gli antichi.

Di fronte a una società così degradata, depravata, pervicacemente ostinata nel tenere il Signore lontano da sé,  composta pressoché totalmente da peccatori impenitenti,  nemici di Cristo e della Chiesa, il cristiano non può che sentirsi  fuori posto, e ciò tanto più quanto meno è capace di convertirli, di testimoniare loro la Verità, di offrire la sua vita per Cristo (di fronte al loro rifiuto violento di convertirsi). Se invece scende a patti per tiepidezza, paura, amore del quieto vivere, allora non è più “sale della terra” e ad altro non serve se non ad essere “gettato via e calpestato dagli uomini”.
Perciò quanto più aumenta nel mondo l’ostilità a Gesù Cristo, tanto più il cristiano si sentirà a disagio, fuori posto in una società di tal fatta, tanto più se comportamenti ignobili ed aberranti diventassero legge dello Stato, in aperta sfida e offesa al Creatore e al Redentore. 
In tal caso i cristiani in politica avrebbero il preciso dovere di votare contro tali leggi. Così avrebbero dovuto fare tutti i politici cattolici all’epoca della votazione della legge sul divorzio, sull’aborto, sulla fecondazione assistita e, oggigiorno, sul matrimonio tra omosessuali, sulle adozioni da parte di omosessuali, sull’omofobia, sulla “teoria del gender”.

Purtroppo dall’epoca di Papa Giovanni XXIII e della sua enciclica “Mater et Magistra” (il cui succo era “cattolici, adesso votate pure liberamente a sinistra”) i politici sedicenti cattolici hanno cominciato ad andare a braccetto con le sinistre atee ed anticlericali (di cui Roncalli e Montini erano simpatizzanti, per usare un eufemismo), ed è stato sempre più difficile per loro non votare le proposte di legge avanzate  dai politici atei. Perciò, una volta giunti al triste  quadro politico attuale, la Chiesa si è riempita di cattocomunisti, che amano andare a braccetto con le sinistre alle marce per la pace, alle riunioni delle femministe, e financo ai gay-pride.
Ma bisogna tacere sulla immutabile legge di Dio, sui c.d. “valori non negoziabili”, solo così si potrà andare d’accordo con loro; ma forse non c’è questo rischio, dato che il clero odierno in massima parte si è formato in seminari pieni di insegnanti filocomunisti, filoprotestanti, ecumenisti (in una parola, modernisti, altrimenti sarebbero stati espulsi) ed è quindi divenuto simpatizzante per i partiti di sinistra, anche se l’unica difesa dei valori non negoziabili veniva da destra.

Ma tant’è,  loro, preti, vescovi e cardinali, prediligono il sociale più che il soprannaturale, preferiscono la teologia della liberazione piuttosto che i Novissimi, non parlano più di peccato, di necessità di ravvedimento, di conversione, di penitenza, di cambiamento di vita, ma attribuiscono tutti i mali alla società, specialmente ai politici loro invisi.





luglio 2018
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