Nostra nota sul documento
della Commissione Ecclesia Dei
a conclusione della visita canonica a Roma del
Superiore Generale dell’Istituto del Buon Pastore,
tenutasi il 21 marzo 2012

si legga il documento

si leggano le precisazioni di Don Philippe Laguérie, Superiore dell'Istituto del Buon Pastore, sulla divulgazione di questo documento




Non è nostra intenzione soffermarci troppo su questo documento, perché riteniamo che esso sia talmente chiaro, tenuto conto della specificità del linguaggio curiale, che le considerazioni sorgono univoche e spontanee.
Ci limiteremo dunque a brevi rilievi.

Dalla lettera

si tratta di “raccomandazioni ufficiali” che la Pontificia Commissione Ecclesia Dei rivolge all’Istituto del Buon Pastore nel suo complesso.
nostra deduzione: “raccomandazioni ufficiali” è un’espressione per trasmettere delle direttive che devono essere fatte proprie e applicate, senza che, per il momento, ci si debba sentire obbligati a risponderne.


Dalle note

a) è necessario approfondire il carisma fondatore dell’Istituto, pensando più all’avvenire che al passato
nostra deduzione: l’Istituto deve dimenticare il motivo per cui è sorto, la sua storia e la sua motivazione dottrinale.

b) La questione della pratica della forma straordinaria, così com’è formulata negli Statuti, va precisata nello spirito del Summorum Pontificum. Converrebbe semplicemente definire questa forma come il «rito proprio» dell’Istituto, senza parlare di «esclusività».
nostra deduzione: nonostante negli Statuti si parli di uso esclusivo della S. Messa tradizionale, l’Istituto deve rendersi conto che non può esserci alcuna esclusività poiché dovrà considerare la S. Messa tradizionale come un «rito proprio» alla luce del Summorum Pontificum, e quindi dovrà usare anche il Novus Ordo.

c) La formazione pastorale dovrebbe essere fatta alla luce della Pastores dabo vobis e nella formazione dottrinale inserire un attento studio del Catechismo della Chiesa cattolica.
nostra deduzione: la formazione pastorale e dottrinale dei seminaristi deve svolgersi con un’attenzione particolare ai nuovi insegnamenti della Chiesa.

d) Più che su una critica, sia pure «seria e costruttiva», del Concilio Vaticano II, gli sforzi dei formatori dovranno volgersi alla trasmissione dell’integralità del patrimonio della Chiesa, insistendo sull’ermeneutica del rinnovamento nella continuità e prendendo come base l’integrità della dottrina cattolica esposta nel Catechismo della Chiesa cattolica.
nostra deduzione: la critica, sia pure «seria e costruttiva», del Concilio deve lasciare il posto all’accettazione di tutto il nuovo insegnamento della Chiesa, insistendo sul fatto che non v’è nulla da criticare, poiché tutto dev’essere inteso alla luce del rinnovamento nella continuità e avendo come base il nuovo Catechismo.

e) È importante …, al tempo stesso, che i preti dell’Istituto si inseriscano realmente con uno spirito di comunione nell’insieme della vita ecclesiale della diocesi.
nostra deduzione: i preti dell’Istituto devono vivere in concreto spirito di comunione con i loro confratelli e con il vescovo della diocesi in cui sono accolti, condividendone quindi dottrina, liturgia e pastorale.
 


aprile 2012

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