Nuovi vescovi
per la Fraternità San Pio X


Riflessioni di un fedele



Roma - Giubileo 2000 - Pellegrinaggio della Fraternità San Pio X



Nel suo “Commento” del 17 novembre scorso, Mons. Williamson ha trattato delle possibili consacrazioni di nuovi vescovi da parte della Fraternità San Pio X (FSSPX), suggerendo che esiste un’oggettiva necessità in questo senso, vista la relativa disponibilità dei tre vescovi attuali.
Questa contingenza in cui si viene a trovare la Fraternità porta a considerare che da quando la stessa ha pubblicamente ed ufficialmente preso le distanze da Mons. Williamson sulle consacrazioni episcopali fatte da questo grande vescovo senza consultare il parere di Roma, si è messa nella scomoda posizione di non poter fare la stessa cosa.
Oggi, la Fraternità si trova in una situazione dove tutto gioca a favore di Roma: infatti senza un accordo (di qualsiasi genere) che permetta di ottenere il permesso della Santa Sede per la consacrazione di nuovi vescovi, tra non molto la FSSPX si troverà in una situazione cruciale ed ineludibile tra le seguenti:

- procedere a consacrare nuovi vescovi senza il consenso di Roma, sconfessando così le critiche mosse a Mons. Williamson e mettendosi, di fatto, nella sua stessa posizione; cosa che farebbe chiedere a molti che senso ha avuto il brusco e controverso allontanamento del vescovo consacrato da Mons. Lefebvre;
- andare incontro alla prospettiva di una lenta ed inesorabile agonia che porterebbe alla propria estinzione per mancanza di sacerdoti, non più ordinabili una volta venuti meno i vescovi attuali;
- cedere alle condizioni poste da Roma a fronte del permesso di consacrare nuovi vescovi.

Visto che le prime due ipotesi sono altamente improbabili, non rimane che l’ultima.
Ovviamente gli scaltri modernisti romani non vorranno infierire e offrirebbero a Menzingen una “resa onorevole”, ma pur sempre disastrosa per la Chiesa.
Con quello che sta accadendo in questi giorni tra vescovi conservatori e vescovi progressisti spalleggiati da Bergoglio, c’è il pericolo che Roma, nell’intento di offrire alla FSSPX un accordo che possa apparire “accettabile” agli occhi dei fedeli della Tradizione, possa approfittare della situazione e dare alla Fraternità l’esclusiva della Messa tradizionale, dichiarandola nel contempo “fuori legge” per tutti gli altri istituti o gruppi o singoli, con la giustificazione che lo stesso Motu Proprio Summorum Pontificum sarebbe canonicamente invalido.
Messa alle strette, la FSSPX finirebbe in tal modo, paradossalmente, col fare il gioco dei conciliari; quanto consapevolmente o no, a quel punto sarebbe irrilevante.

A rendere probabile una tale ipotesi di accordo furbesco e cinico è quanto è accaduto ultimamente, lo scorso 22 novembre, quando il nuovo Superiore generale, Don Davide Pagliarani, nonostante sia affiancato da due assistenti e da due consiglieri, si è recato a Roma, a conferire con i responsabili della Congregazione per la Dottrina della Fede, accompagnato dall’inossidabile Don Emanuele Du Chalard, il quale sarà pure forte della sua decennale esperienza di frequentazione dei dicasteri vaticani, ma è noto anche per la sua mira che guarda ad un accordo ad ogni costo tra Roma e la Fraternità.

Come diceva un navigato politico italiano, anch’egli assiduo frequentatore dei palazzi vaticani: “a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca”!






novembre 2018
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