Bergoglio rifiuta l’invito del sindaco di Orleans

per la festa di Santa Giovanna d’Arco

di Belvecchio



Pronto, sono papa Francesco, diamoci del tu


Era il 22 agosto 2013, appena cinque mesi dopo l’elezione a Papa, quando Bergoglio, con una telefonata, volle dare un segno per meglio caratterizzare il suo pontificato. Tutti i mezzi d’informazione si sbracciarono per elogiare la “semplicità” del Papa che predilige l’“odore delle pecore”.
Il gesto, così “alla mano”, aggiungeva un nuovo tassello al mosaico che Bergoglio incominciò a costruire da subito -  col suo ridicolo “buonasera” del 13 marzo 2013 - per comporre un quadro dove il Papa cede vistosamente il posto all’uomo qualunque capitato come per caso nella piccola Città del Vaticano.

In questi cinque anni di permanenza a Roma l’odore di pecora di Bergoglio è via via diventato un lezzo maleodorante: ha telefonato a chiunque, ha ricevuto chiunque, si è intrattenuto con chiunque, purché non cattolico o poco cattolico o ateo dichiarato o peccatore impenitente… “Francesco è uno di noi”, si sono compiaciuti di esclamare tutti.

Ma ecco che a dicembre scorso, il sindaco di Orleans, la città francese della Lorena che fu liberata dagli inglesi, l’8 maggio 1429, ad opera di Giovanna d’Arco, che da allora venne denominata la “Pulzella d’Orleans”… il sindaco invita per iscritto papa Bergoglio a presenziare nel 2020 ai festeggiamenti per il centenario della canonizzazione di Giovanna d’Arco, effettuata da Papa Benedetto XV il 16 maggio 1920.

Da Roma, però, il 13 febbraio 2019, arriva un rifiuto.

Niente che possa meravigliare, è ben possibile che Bergoglio possa avere altro in agenda, e d’altronde tecnicamente non potrebbe recarsi ovunque lo invitino.
Meraviglia però, se così si può dire, il contenuto della lettera inviata dal Sostituto della Segreteria di Stato al sindaco per declinare l’invito. E dal momento che tale lettera è stata visibilmente composta per servire come un breve saggio di catechesi bergogliana, eccone di seguito il contenuto.

Signor Sindaco,

il 6 dicembre scorso, lei ha indirizzato una lettera a Sua Santità Papa Francesco, per invitarlo a presiedere i festeggiamenti di Giovanna d’Arco e quelli del centenario della sua canonizzazione, nel mese di maggio 2020, a Orleans. Egli mi ha incaricato di ringraziarla vivamente.

Il Santo Padre tiene ad assicurargli la sua preghiera per lei, come per i suoi cari e per tutti gli abitanti di Orleans. Egli si rallegra nel sapere che «queste feste tradizionali, molto popolari e profondamente ecumeniche, sono la fierezza della popolazione orleanense che è molto attaccata ai valori della tolleranza e del vivere insieme». Così, il Santo Padre formula voti perché la fedeltà degli abitanti della sua città alla memoria di santa Giovanna d’Arco contribuisca a far crescere una cultura dell’incontro e a mettere insieme i talenti e le competenze di ciascuno in vista del bene di tutti, al fine di partecipare alla costruzione di una società più giusta e più fraterna, attenta ai piccoli e ai poveri.
Con questa speranza, egli invoca di cuore la benedizione di Dio su di lei e sui suoi cari e tutti gli abitanti di Orleans.

Circa il suo invito, mi dispiace annunciarle che egli non può rispondere positivamente alle prospettive considerate.

Le assicuro, Signor Sindaco, la mia preghiera per la sua persona e per tutti gli abitanti della sua città, nonché la mia devozione.

Mons. Edgard Peña, Sostituto






L’invito era per la commemorazione della canonizzazione di una santa eroina cattolica, ma nella lettera non c’è neanche l’ombra di un richiamo alle virtù eroiche della Pulzella di Orleans. C’è invece, in maniera manifesta per chi ha occhi per vedere e cervello per capire, un rigetto formale di tali virtù, giusto per far posto alle fissazioni di Bergoglio sulla “cultura dell’incontro” e sulla “costruzione di una società più giusta e più fraterna”.

Questa volta Bergoglio non ha sentito il bisogno di telefonare al sindaco, né di rendere noto che avrebbe mandato un suo rappresentante. Ben altra sarebbe stata la risposta all’invito di un nemico della Chiesa: un ateo, un comunista o un sodomita.

Tenete la croce in alto, così che io possa vederla anche attraverso le fiamme”…
esortava la diciannovenne Giovanna legata al palo per essere arsa viva.

Una donna così, potrebbe mai commuovere il pragmatico Bergoglio che esorta a peccare perché “Dio ci ama come siamo”?
Ed infatti, nella lettera si coglie lo spirito di chi sembra dire, per iscritto e in maniera formale: «… ma che state a festeggiare una che ha fatto la guerra, con la scusa che voleva difendere la giustizia e la religione cattolica … cosa c’è da rendere fieri in una vicenda che avrebbe la pretesa di mostrare che si possa morire per quello in cui si crede … piuttosto siate fieri per cose “profondamente ecumeniche … e la vostra festa non lo è … per i valori della tolleranza … e la vostra festa non lo è … per il vivere insieme… e la vostra festa non lo è…

Se si voleva dare uno schiaffo alla Chiesa e ai suoi Santi, se si voleva assestare un ceffone alla cattolicità della Francia, se si voleva appioppare una gran pedata agli abitanti di Orleans… non si poteva fare di meglio.



febbraio 2019

Ritorna al Sommario articoli diversi

Ritorna al Pontificato di Papa Francesco