Padre Tiago de São José resiste



Intervista a Padre Tiago de de São José, condotta da Fratres in Unum






Il nostro amico Paulo Frade ha intervistato in esclusiva per Fratres in Unum il carmelitano Frate Tiago de São José.

Reverendissimo Frate Tiago de São José, per prima cosa la ringrazio molto per averci concesso questa intervista.
Molte persone ricordano che nel 2012 il Vescovo di Bragança Paulista (San Paolo, Brasile) espulse la sua comunità dalla diocesi. Per quale motivo egli prese quella decisione?

Nel 2012 fummo espulsi per disobbedienza. C’era all’epoca un ordine espresso del Vescovo di celebrare almeno la Messa domenicale nel rito di Paolo VI e noi rifiutammo.
Tuttavia, l’istruzione che regolamentava il motu proprio del 2007 dava diritto agli Istituti di Vita Religiosa di celebrare, esclusivamente, la Messa tradizionale. Pertanto, non potevamo essere accusati di disobbedienza.

E oggi, sette anni dopo, pensa che faceste la cosa giusta?

Sì, senza dubbio. Siamo usciti da una situazione di conflitto e abbiamo cercato una Diocesi aperta al nostro progetto di vita religiosa. In Paraguay abbiamo vissuto un’esperienza molto ricca, che ci ha dato la certezza che chi cerca di essere fedele a Dio, anche se deve passare attraverso la sofferenza e la perdita, vincerà.

E cos’è che nella sua esperienza personale di sacerdote l’ha portata a cercare la Tradizione e a decidere di lasciare la nuova Messa?

Per 10 anni ho celebrato secondo il Novus Ordo e ho vissuto normalmente nei nostri ambienti della Chiesa Moderna. Tuttavia, quando nel 2007, in seguito al motu proprio, ho iniziato a celebrare col Rito Tradizionale, mi sono reso conto che c’era una grande contraddizione tra il cosiddetto “rito ordinario” e il “rito straordinario”. Da allora ho iniziato a studiare l’argomento e sono giunto alla conclusione che la Messa creata nel 1970 non è basata sulla lex orandi della Chiesa, come era stata stabilita dai precedenti decreti, e quindi mi sono rifiutato di celebrarla.

E gli altri membri del Monastero, hanno seguito la stessa posizione?

Sì. Eravamo tutti convinti della ricchezza della Messa tradizionale ed eravamo unanimi nel desiderio di dare il meglio a Dio e di adorarLo in modo degno e sacro.

E cosa vi è successo in questi ultimi sette anni?

Beh! In realtà non è stato molto facile. Nel 2013 andammo in Paraguay e siamo stati ben accolti dal Vescovo Mons. Livieres. Tuttavia, non avevamo una casa e dormivamo in un pollaio. A poco a poco, ci siamo risollevati e abbiamo costruito la nostra casa. Sfortunatamente, , nel 2015, il Vescovo è stato rimosso da papa Francesco e noi siamo rimasti nuovamente senza sostegno. Due anni fa, siamo venuti in Europa, e così andiamo avanti, semplicemente cercando di fare oggi quello che possiamo, perché domani, non sappiamo cosa accadrà…

E dopo essere stati espulsi di nuovo da una diocesi, perché non avete rinunciato alla lotta o lasciato la Chiesa cattolica?

Essere cattolico è un obbligo per chi desidera seguire Gesù Cristo. E per rimanere cattolici dobbiamo soprattutto professare la vera Fede. Quindi, una volta che abbiamo la convinzione di Fede, nessuno può tirarci fuori dalla Chiesa cattolica. Nel Credo, diciamo: Credo la Chiesa, Una Santa, Cattolica, Apostolica. Questa è la vera Chiesa e la vera Fede. Di contro, se qualcuno pensa di essere cattolico e non crede in tutto quello che insegna la Fede cattolica, si pone già fuori dalla Chiesa. Questo ci porta a capire che non possiamo scoraggiarci quando vediamo l’abbandono della Fede, anche da parte della gerarchia della Chiesa istituzionale, perché la Chiesa non è semplicemente un’istituzione, ma un Mistero, un Corpo Mistico, il cui capo è Cristo stesso. Oggi, la gente ha perso questo concetto. Ritengo che il miglior documento del Magistero per capire questo è l’enciclica Satis Cognitum di Leone XIII.

E che pensa di tutte queste critiche che si levano contro Francesco?

Quello che accade nel nostro tempo può essere compreso solo alla luce di questa domanda del Vangelo: “Quando il Figlio dell0uomo tornerà, troverà la fede sulla terra?” (Lc 18:8).  Qui, Nostro Signore prevede un tempo in cui la fede sarà praticamente estinta, cioè che la manifestazione esteriore e ufficiale della fede cattolica sarà messa a tacere. In effetti, la radice del problema non è la persona di Papa Francesco, ma la dichiarazione sulla libertà religiosa firmata nel Vaticano II.  Da quel momento in poi, siamo, in potenza, in rottura con la vera religione. E se la gente accetta tutte queste rotture, non è in grado di discernere quanto siamo arrivati lontano. Anche i Vescovi di oggi, già formati nella mentalità del Concilio, sono conniventi con l’apostasia che Papa Francesco manifesta, e l’opposizione è quasi nulla. Questo processo è inesorabile… Il mese prossimo, il Sinodo sull’Amazzonia si presenterà come l’apice di questo flusso rivoluzionario. Abbiamo lasciato il cattolicesimo e ora torniamo al paganesimo…

Secondo la sua opinione, qual è l’obiettivo di questo movimento rivoluzionario nella Chiesa?

La maggior parte delle persone sono ingenue e pensano che stiamo semplicemente rinnovando i concetti, aprendo al dialogo e alla pace, al rispetto per le altre culture e religioni.  Tuttavia, ci troviamo di fronte a un vero e proprio programma che mira ad abolire il vero cattolicesimo e a stabilire una religione universale subordinata all’ebraismo. In questo contesto, vedremo l’intronizzazione dell’uomo al posto di Dio e l’avvento di una personalità che sarà sostenuta da tutti i media, ma che, per la Bibbia, sarà l’Anticristo.

Infine, Frate Tiago, cosa pensa che il Signore ci chieda in questi tempi difficili?

L’attaccamento alla verità, l’amore sincero per la nostra religione, come ci è stata trasmessa dagli Apostoli e dai Papi di tutti i tempi. Distacco dal denaro e dal potere e anche dalla vita stessa, perché se non siamo pronti per il martirio, non saremo in grado di rimanere fedeli in questa prova finale.





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