Non sono cristiani
 



A causa dell'attuale emergenza, il numero di Radicati nella Fede di aprile non è stato possibile stamparlo, quindi non ne possiamo pubblicare l'editoriale.
In sostituzione pubblichiamo il contenuto dei video che sono stati messi in linea e che contengono gli interventi di Don Alberto Secci.

In questa pagina il secondo, del 2 aprile 2020.
il video può essere visto su YouTube

https://www.youtube.com/watch?v=ds1T8BRR30k&feature=emb_logo


L'immagine è nostra
E' stato mantenuto lo stile parlato.


 Radicati nella Fede, foglio di collegamento della chiesa di Vocogno e della cappella dell’Ospedale di Domodossola (
dove si celebra la S. Messa tradizionale)




NON SONO CRISTIANI





Non avevamo bisogno di questa epidemia, carissimi, non avevamo bisogno di questa epidemia per sapere che vita è precaria su questa terra, che noi siamo di passaggio. Qualsiasi persona, minimamente sensata, questo lo sa. Ma, che fosse precaria anche tutta la struttura sociale, politica, economica che abbiamo costruito, che fosse così precaria la società liberale, la società cosiddetta del futuro, la società della tecnica e dell’istinto dell’uomo; ebbene, che fosse così precaria, non ce ne siamo resi così conto come in questi giorni di diffusa universale epidemia; che non è ancora niente rispetto ad una terribile guerra mondiale – pensate alle generazioni che hanno vissuto la prima e la seconda guerra mondiale -, ma comunque, tutto quello che sta accadendo ci rende coscienti, ci dovrebbe rendere coscienti, che veramente tutto, non solamente la nostra vita pastorale, tutta la vita dell’umanità è precaria su questa terra, con tutte le sue istituzioni: politiche, economiche, militari, sociali, ecc.

Non sono cristiani. Ascoltate cosa dice Peguy, il grande Peguy, che vi propino in questi giorni con un po’ di baldanza e di semplicità: “Non sono cristiani, voglio dire che non lo sono intimamente. Essi perdono continuamente di vista quella precarietà che per il cristiano è la condizione più profonda dell’uomo”.
Per il cristiano, dice Peguy, la condizione più profonda dell’uomo è la precarietà.
Perdono di vista – continua Peguy – quella profonda miseria e il fatto che bisogna sempre ricominciare”… Perdono di vista questa profonda miseria … la miseria della precarietà… tutto passa, tutto passa … e il fatto che bisogna sempre ricominciare … che l’esperienza che stiamo facendo, che l’esperienza che il Signore ci ha donato… ci faccia coscienti che bisogna sempre ricominciare… anche nella vita cristiana, non soltanto nella vita sociale… bisogna sempre ricominciare … chi non rinasce ogni giorno della grazia, diventa vecchio e poi muore, muore dentro, muore nell’animo, muore nel cruore.

Che cosa resta? Resta Gesù Cristo, resta Dio. … Il cielo e la terra passeranno – dice il Signore – le mie parole non passeranno. Quante persone abbiamo incontrato che non si son fidate di questo, che per esempio non hanno risposto con generosità alla vocazione che Dio gli aveva dato … perché bisognava uscire in terra insicura … “se seguo questa ispirazione di Dio, poi cosa succederà nella vita … meglio che resto tra le cose mie e le cose della mia casa, tra gli affari di questo mondo”. Ma gli affari di questo mondo sono finiti o stanno finendo … tutto è precario, tutto passa.
Quanti si son fidati del mondo, della stabilità del mondo e non della stabilità, dell’unica stabilità che è la sequela di Gesù Cristo, della Sua Croce, che è la stabilità di Dio. E fidandosi della stabilità del mondo, che non esiste, hanno già perso.
Domandiamo la grazia di ricominciare ogni giorno, ma di ricominciare da Gesù Cristo, solo da Lui.










Aprile 2020

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