Le preghiere di riserva
 



A causa dell'attuale emergenza, il numero di Radicati nella Fede di aprile non è stato possibile stamparlo, quindi non ne possiamo pubblicare l'editoriale.
In sostituzione pubblichiamo il contenuto dei video che sono stati messi in linea e che contengono gli interventi di Don Alberto Secci.

In questa pagina il terzo, del 3 aprile 2020.
il video può essere visto su YouTube
https://www.youtube.com/watch?time_
continue=1&v=aHdnax9GlTk&feature=emb_logo


L'immagine è nostra
E' stato mantenuto lo stile parlato.


 Radicati nella Fede, foglio di collegamento della chiesa di Vocogno e della cappella dell’Ospedale di Domodossola (
dove si celebra la S. Messa tradizionale)




LE PREGHIERE DI RISERVA





Oggi, Venerdì della Prima settimana di Passione, nella Santa Messa, la Chiesa fa la commemorazione dei Sette Dolori della Beata Vergine Maria, fa la commemorazione dell’Addolorata. Non si può entrare nel tempo di Passione del Signore, se non in compagnia di Maria Santissima, contemplando, e unendosi al dolore della Madonna. L’orazione aggiunta della Messa, dice proprio così: “Preghiamo, o Dio, nella Tua Passione, una spada di dolore ha trafitto, secondo la profezia di Simeone, l’anima dolcissima della gloriosa Vergine e Madre Maria, concedi a noi che celebriamo con venerazione i dolori che l’hanno trafitta, e la Tua Passione, per i gloriosi meriti e le preghiere dei santi presenti ai piedi della Croce, di ottenere il frutto felice della Tua Passione”.

Per ottenere il frutto della Passione di Cristo, occorre venerare i dolori della passione di Maria Santissima. E’ proprio così: è così grande il mistero del dolore di Cristo, che comprende anche il mistero del dolore del mondo degli uomini, che non si può stare dentro questo mistero del dolore se non contemplando il cuore, trafitto dalle spade, di Maria Santissima; dalle spade dei dolori, dei sette dolori.

Perché dentro il dolore si è tentati dalla disperazione; e la virtù teologale della speranza è la virtù più urgente, più urgente. Un grande scrittore cristiano, che vi sto leggendo in questi giorni, Charles Peguy, nel 1909 compose la grande opera: Il Portico del mistero della seconda virtù. Cioè della virtù della speranza. In quell’anno, lui era molto demoralizzato, tanto che arriva a scrivere così, ad una persona amica: “la Madonna mi ha salvato dalla disperazione, Fu il pericolo più grande. Le persone come noi hanno sempre la fede e la carità necessarie. Ciò che può mancare è la speranza”.

Fratelli, anche dentro il dolore di questi giorni, soprattutto per chi più è colpito, o per le vicende personali o per sensibilità del vostro cuore; la virtù che può mancare è proprio quella della speranza.
Ripeto, “Le persone come noi hanno sempre la fede e carità necessarie. Ciò che può mancare è la speranza”.

“Figurati, scrive Peguy, che per diciotto mesi non sono riuscito a recitare il Padre Nostro, non potevo dire, sia fatta la tua volontà. Non potevo, capisci, non riuscivo a pregare Dio perché non potevo accettarne la volontà”.

Quante anime, nel dolore, vivono la stessa esperienza. Se sono serie con la realtà e con la vita possono essere portate alla stessa esperienza.
Non potevo dire sia fatta la tua volontà. Non potevo, capisci, non riuscivo a pregare Dio perché non potevo accettare la volontà sua. E’ terribile. Non si tratta di sbiascicare delle preghiere, ma dire veramente quello che si dice: ed io non potevo dire veramente, sia fatta la tua volontà”.

Ma il dunque della vita è proprio lì: sia fatta la tua volontà. Dobbiamo arrivare a dire questo; adorando la volontà di Dio.
Allora, pregavo Maria - scrive Peguy – Le preghiere a Maria sono le preghiere di riserva”.
Grandissimo, grandissimo scrittore cristiano: Non potevo dire il Padre Nostro, non potevo dire sia fatta la tua volontà, non ne ero capace, ma sono ricorso alle preghiere di riserva. Le preghiere di riserva sono le preghiere a Maria Santissima.
Le preghiere a Maria sono le preghiere di riserva, e non ce n’è una in tutta la liturgia, non una, capisci, che il più misero peccatore non possa dire veramente”.

Custodiamo nel cuore queste parole, facciamole nostre. Come sono vere!
Ve le rileggo: “Non ce n’è una in tutta la liturgia, non una, capisci, che il più misero peccatore non possa dire veramente. Nel meccanismo della salvezza, l’Ave Maria è l’estremo soccorso. Con questo non ci si può perdere”.
Forse è per questo che tanti Santi, tanti buoni parroci di un tempo, quando vedevano persone profondamente in difficoltà, magari un po’ lontani dalla fede, suggerivano proprio questo: “di’ tre Ave Maria alla Madonna; non dimenticarlo mai ogni giorno della vita, almeno questo, almeno questo”.

Non dimentichiamoci questo, è la preghiera di riserva, sono la preghiera di riserva.
Nel meccanismo della salvezza, l’Ave Maria è l’estremo soccorso. Con questo non ci si può perdere”. Viviamo con questo cuore questo Venerdì della Prima settimana di Passione, in unione ai dolori di Maria Santissima.











Aprile 2020

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