Cambiano i tempi
e cambiano la cultura e la religione

di Belvecchio



Il complesso monastico di Santa Maria Novella


A Firenze, tra il 1279 e il 1420 è stata eretta la Basilica di Santa Maria Novella, con annessi locali conventuali che sono stati utilizzati dall’Ordine Domenicano.
Al pari della Basilica di Santa Croce essa costituisce uno dei maggiori edifici della Firenze cattolica. Ma i tempi cambiano e sembra che a Firenze, la città di Dante Alighieri, non si pratichi più il cattolicesimo.
Così, le “autorità” hanno deciso di trasformare il complesso di Santa Maria Novella in un centro culturale (http://www.qaeditoria.it/details.aspx?idarticle=159690); il più grande d’Europa si dice. Dalla pratica religiosa si passa quindi alla pratica laica: come se per tanti anni il complesso della Basilica non fosse servito da punto di riferimento per tutta la popolazione di Firenze e per i visitatori che giungevano da ogni parte d’Europa. Ma prima tutti costoro erano cattolici, adesso sembra che non lo sono più.

Il nuovo centro culturale ospiterà musei e uffici, nonché una cinquantina di appartamenti da destinare alle giovani coppie.  La cosa curiosa è che questo nuovo centro mantiene lo stesso nome, nonostante di Santa Maria Novella rimarrà a stento solo la chiesa; evidentemente l’originario nome del complesso costituisce un grosso richiamo: si sfrutta cioè l’antica buona nomea legata alla pratica del cattolicesimo per sostenere la pratica di tutto ciò che non è cattolico.
Si sarebbe potuto sperare nell’opposizione dell’attuale gerarchia cattolica, ma questa ormai è diventata anch’essa a-cattolica. I chiostri e i giardini non servono più per la meditazione e quindi vanno riciclati per favorire la moderna ricreazione, foriera di lauti introiti e di fama internazionale per le attuali autorità.
Abbandonata la destinazione religiosa si deve temere l’invasione di ogni moderna iniziativa fondata su dei presupposti che relegano la religione tra i rottami del passato. Sarà pure un timore eccessivo, ma quello che è accaduto in questi ultimi decenni porta chiaramente il segno dell’antireligiosità e, nel caso particolare si può parlare di anticattolicesimo, soprattutto con l’esempio di vescovi e preti che da tempo hanno fatto posto alle fisime moderne a scapito delle manifestazioni religiose.
C’è chi teme addirittura che i musei e gli uffici approntati finiranno con l’ospitare lavori blasfemi realizzati da “artisti” dediti alla espressione della loro personale inclinazione, del tutto dimentica di ogni valore religioso che invece a Santa Maria Novella dovrebbe essere di casa, come un tempo.
Circa i 50 appartamenti si affaccia subito il timore che possano essere assegnati a delle giovani coppie non necessariamente cattoliche, se non addirittura islamiche o animiste; in ossequio alla moda dell’“accoglienza” che equivale allo scarto dei residenti toscani o fiorentini a favore di immigrati africani o orientali.
Non meraviglierebbe se gli spazi degli antichi chiostri venissero usati per erigervi qualche moschea o centro di culto tribale o tempietto orientale. Viene in mente che l’esilio di Dante, sepolto nella Basilica di San Pietro Maggiore a Ravenna, questa volta abbia risparmiato al nostro sommo poeta il dispiacere di vedere trasformata la sua Firenze in una città non cattolica: tra ingerenze massoniche e immigrazionismo.

Nel contesto attuale è difficile pensare che i vecchi residenti fiorentini possano reagire come dovuto, soprattutto per l’esempio negativo offerto loro dai chierici un tempo cattolici; quindi non rimane altro che pregare per chiedere comunque l’aiuto di Dio e la protezione della Vergine Maria.




febbraio 2021

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