Piccolo catechismo
della nuova Messa



di Don Daniele di Sorco, FSSPX


Pubblicato su La Porte Latine

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La nuova Messa non è buona perché è di dubbia validità e certamente illecita

Il testo che segue è solo una sintesi, sottoforma di domande e risposte, degli studi realizzati da numerosi teologi sulla nuova Messa. Esso non pretende di essere esaustivo, né risolvere tutte le obiezioni che potrebbero sorgere.




I - Introduzione

1 - Che cos’è la nuova Messa?
La nuova Messa, detta anche di Paolo VI o Novus ordo Missae, è il rito della Messa imposto da Paolo VI a tutta la Chiesa cattolica di rito romano il 30 novembre 1969.

2 - La nuova Messa è buona?
Per rispondere appieno a questa domanda occorre distinguere, come in tutti i sacramenti, due aspetti: la sua validità e la sua liceità.

II - Validità della nuova Messa

3 - Quand’è che una Messa è valida?
Una Messa è valida quando realizza veramente il sacramento dell’Eucarestia (cioè la transustanziazione del pane e del vino nel Corpo e nel Sangue di Gesù Cristo) e il Sacrificio che l’accompagna.

4 - Quali sono gli elementi richiesti perché una Messa sia valida?
Gli elementi richiesti perché una Messa sia valida (come per tutti i sacramenti) sono tre: la materia, la forma e il ministro, che deve avere l’intenzione di fare ciò che fa la Chiesa.

5 - Queste condizioni si trovano realizzate nella nuova Messa?
Si deve rispondere con una distinzione. La materia, la forma (se la si considera in se stessa e non in quanto influisce sull’intenzione) e l’ordine sacro del ministro si trovano realizzati nella nuova Messa, salvo abusi. Per contro, l’intenzione del ministro non si trova sempre realizzata nella nuova Messa.

6 - In che senso l’intenzione del ministro non si trova sempre realizzata nella nuova Messa?
La dottrina cattolica insegna che per realizzare un sacramento valido occorre che il ministro abbia l’intenzione di fare ciò che fa la Chiesa. Ora, questa intenzione il ministro può averla in due modi: primariamente, tramite il rito, che esprime a sufficienza ciò che la Chiesa vuol fare: si parla allora di intenzione oggettiva; secondariamente, tramite le sue conoscenze personali: si parla allora di intenzione soggettiva. Per la validità del sacramento basta che il ministro abbia l’una o l’altra di queste intenzioni.

7 - Può spiegarlo con un esempio?
Sì. Quando un buddista battezza un catecumeno morente, egli non sa niente del battesimo o quanto meno non crede nella sua efficacia: quindi non ha l’intenzione soggettiva. Tuttavia, per il fatto di utilizzare il rito cattolico del battesimo, egli ha l’intenzione oggettiva. Ne deriva che il catecumeno è validamente battezzato.

8 - La nuova Messa conferisce l’intenzione oggettiva al ministro?
No. La nuova Messa non conferisce l’intenzione oggettiva al ministro, perché, essendo
fondamentalmente ambigua (cfr. nn. 21 e seguenti), essa non esprime a sufficienza ciò che vuol fare la Chiesa.

9 - Nella nuova Messa, il ministro ha almeno l’intenzione soggettiva di fare ciò che fa la Chiesa?
Se si considera  la deformazione che la dottrina sulla Messa ha subito nei catechismi e nell’insegnamento degli attuali seminari, si può dire che questa intenzione non è sempre presente.

10 - La nuova Messa è valida?
La nuova Messa non è sempre valida. Talvolta essa non lo è per mancanza dell’intenzione del celebrante (nn. 6 e 9).

11- Il pericolo che la nuova Messa sia invalida è grande?
Sì. Il pericolo che la nuova Messa sia invalida è grande. Questo è quanto affermano, tra gli altri, i Cardinali Ottaviani e Bacci, Mons. Lefebvre e il celebre liturgista tedesco Klaus Gamber. La ragione è esposta ai nn. 8 e 9.

III - Liceità della nuova Messa

12 - Basta che una Messa sia valida per essere buona?
No. Non basta che una Messa sia valida per essere buona. Occorre che essa sia anche lecita.

13 - Quando una Messa è lecita?
Una Messa è lecita quando rispetta tutte condizioni che la Chiesa ha legittimamente stabilite per la sua celebrazione. Tra queste condizioni, la più importante è che Messa esprima a sufficienza la fede cattolica riguardo al mistero dell’Eucarestia.

14 - Perché è necessario che la Messa esprima a sufficienza la fede cattolica riguardo al mistero dell’Eucarestia?
Perché, come dice San Tommaso, tutti i sacramenti sono delle professioni di fede. La ragione è che i sacramenti sono dei segni efficaci della grazia. In quanto efficaci essi producono in noi la grazia. In quanto segni essi significano, cioè manifestano all’esterno, la fede interiore nei misteri che essi producono. Ora, la manifestazione esteriore della fede è precisamente ciò che si chiama professione di fede.

15 - Si è sempre obbligati a professare la fede nella celebrazione di un sacramento?
Per rispondere a questa domanda è necessaria una distinzione: il precetto di professare la fede è duplice, positivo e negativo.

16 - A che ci obbliga il precetto positivo della professione di fede?
Il precetto positivo ci obbliga a manifestare la vera fede esteriormente (con le parole, i segni, i gesti, ecc.); questo precetto non ci obbliga sempre, ma solo nelle circostanze determinate dalla legge divina o dalla legge ecclesiastica.

17 - A che ci obbliga il precetto negativo della professione di fede?
Il precetto negativo ci obbliga a non negare esteriormente la vera fede, sia direttamente (con una negazione esplicita), sia indirettamente (con un atto ambiguo che potrebbe essere interpretato come una negazione); questo precetto obbliga sempre, in qualunque circostanza.

18 - Può spiegare con un esempio?
Sì. Nei primi secoli della Chiesa, i cristiani perseguitati non erano sempre obbligati a dire pubblicamente che erano cristiani: non erano sempre tenuti ad attenersi al precetto positivo della professione di fede. Di contro, essi non avevano mai il diritto di dire che non erano cristiani, né di compiere un atto che avrebbe potuto fare pensare che non erano cristiani (per esempio, bruciare dell’incenso davanti alla statua di un idolo): essi erano tenuti ad attenersi al precetto negativo della professione di fede, anche in pericolo di vita.

19 - La Messa, come realizza il precetto della professione di fede?
La Messa realizza il precetto della professione di fede seguendo un rito cattolico, cioè un rito che esprime a sufficienza la fede cattolica relativa al mistero dell’Eucarestia (n. 16). In circostanze eccezionali  (per esempio se un sacerdote si trova in un campo di concentramento e non può fare altrimenti), sarà lecito ridurre questo rito allo stretto necessario, cioè alla sola doppia consacrazione e alla comunione. Ma mai sarà permesso utilizzare un rito che nega la fede cattolica sull’Eucarestia o che l’esprime in maniera ambigua (n. 17).

20 - La nuova Messa esprime a sufficienza la fede cattolica nel mistero dell’Eucarestia?
No. La nuova Messa non esprime a sufficienza la fede cattolica nel mistero dell’Eucarestia, ma implica una professione di fede sostanzialmente ambigua, che può essere interpretata sia in senso cattolico sia in senso protestante.

21 - Come può affermare che la nuova Messa implica una professione di fede ambigua?
Posso affermare che la nuova Messa implica una professione di fede ambigua perché l’hanno affermato delle autorità ecclesiastiche e dei grandi teologi e perché lo dimostra l’analisi della nuova Messa in se stessa.

22 - Quali sono le autorità ecclesiastiche e i teologi che hanno affermato che la nuova Messa è ambigua?
Per citare solo i più celebri, sono il Cardinale Ottaviani (capo del Sant’Uffizio che è la Congregazione preposta alla salvaguardia della fede), il Cardinale Bacci, Mons. Lefebvre, Mons. de Castro Mayer, il padre Philippe de la Trinité (carmelitano scalzo, consultore del Sant’Uffizio e teologo rinomato), Mons. Klaus Gamber (uno dei più celebri liturgisti del XX secolo), il padre Roger Thomas Calmel (domenicano, teologo molto noto), Arnaldo Vidigal Xavier da Silveira (professore in una università cattolica, giurista e teologo), senza contare i teologi della Fraternità Sacerdotale San Pio X.
Vi sono anche dei teologi protestanti che hanno affermato che la nuova Messa è ambigua, poiché hanno confessato che essa può essere interpretata in senso protestante e che un pastore protestante potrebbe celebrarla senza con questo rinnegare le sue credenze.

23 - Dall’analisi della nuova Messa in se stessa, come si può dimostrare che essa è ambigua?
Dall’analisi della nuova Messa in se stessa si può dimostrare che essa è ambigua per il fatto che essa si allontana nettamente dalla dottrina cattolica relativa al mistero dell’Eucarestia in tre punti principali: la presenza reale, il sacerdozio e la natura sacrificale della Messa.

24 - Che si intende con l’espressione «la nuova Messa si allontana nettamente dalla dottrina cattolica relativa al mistero dell’Eucarestia»?
Con questa espressione si intende dire che la nuova Messa non nega apertamente la dottrina cattolica, ma la esprime in maniera talmente difettosa che la sia può interpretare sia in senso cattolico sia in senso protestante; ed anche, più facilmente in senso protestante che in senso cattolico. In altre parole, la nuova Messa non è apertamente eretica, ma favorisce l’eresia (favens heresim).

25 - Perché la nuova Messa si allontana nettamente dalla dottrina cattolica relativa alla presenza reale?
La dottrina cattolica afferma che nella Messa il pane e il vino sono realmente mutati nel Corpo e nel Sangue di Gesù Cristo; questo mutamento si chiama transustanziazione. La maggior parte dei protestanti negano la presenza reale e si accontentano di una presenza puramente spirituale e simbolica; certi ammettono la presenza reale, ma non nel modo della transustanziazione. Ora, i riti della nuova Messa hanno eliminato quasi tutti i segni di adorazione e di rispetto verso il Santo Sacramento: per esempio, il sacerdote non deve più unire i pollici e gli indici dopo la consacrazione, le purificazioni sono estremamente semplificate, la comunione è ricevuta in piedi e spesso sulle mani, le genuflessioni del sacerdote sono state ridotte da 14 a 3.

26 - Non basta una sola genuflessione ad esprimere la fede cattolica nel mistero della presenza reale?
Per rispondere a questa domanda, occorre distinguere: in sé, una sola genuflessione basta ad esprimere il mistero della transustanziazione; ma nel quadro di un rito non basta. La ragione è che, come si è visto, un rito sacramentale è un segno. Ora, un segno deve essere sufficientemente eloquente perché noi si possa, tramite lui, accedere alla conoscenza di ciò che significa. E’ per questo che nel quadro di un rito l’efficacia del segno passa per la sufficiente moltiplicazione dei gesti e delle parole. In più, le genuflessioni conservate nella nuova Messa sono equivoche: dal momento che esse non sono poste più subito dopo la consacrazione, ma dopo l’ostensione o l’elevazione, non si capisce più se esse esprimono la presenza reale di Cristo sotto le sante specie (come vogliono i cattolici) o la sua presenza puramente spirituale nell’assemblea (come vogliono i protestanti).

27 - Tuttavia, vi sono dei riti orientali cattolici che non prevedono alcuna genuflessione e che non sono considerati ambigui.
E’ vero. Ma questi riti non hanno mai previsto delle genuflessioni; non si è passati da un rito che esprimeva più adorazione a uno che ne esprime meno. Invece, nella nuova Messa vi è stato il passaggio da un rito che prevedeva molte genuflessioni a un rito che ne prevede solo 3; in altre parole, si è passati da un rito che esprimeva più adorazione a un rito che ne esprime meno e per di più in maniera equivoca.

28 - Perché la nuova Messa si allontana nettamente dalla dottrina cattolica relativa al sacerdozio?
La dottrina cattolica afferma che solo il ministro che ha ricevuto l’Ordine del presbiteriato è sacerdote nel senso stretto e vero, mentre i fedeli possono essere detti sacerdoti solo in senso improprio e metaforico. I protestanti pensano che ogni fedele è sacerdote in senso stretto; colui che presiede il culto è solo un delegato dell’assemblea, che agisce in suo nome. Il Concilio Vaticano II ha adottato una posizione intermedia, ma del tutto falsa: tanto il ministro ordinato quanto i fedeli sono veramente sacerdoti, ma in maniera differente. Ora, nei riti della nuova Messa, la distinzione tra il sacerdozio del sacerdote e il «sacerdozio» dei fedeli è stata offuscata: per esempio, lo spazio riservato ai ministri ordinati non è più separato, tramite la tavola della comunione,  dallo spazio riservato ai fedeli; i fedeli possono svolgere dei ruoli un tempo riservati ai ministri ordinati, come leggere l’epistola o distribuire la comunione; all’inizio della Messa non ci sono più due Confiteor, uno recitato dal sacerdote, l’altro dai fedeli, ma un solo Confiteor, recitato da tutti; o ci si rivolge al sacerdote chiamandolo fratello e non padre; del pari, prima della comunione non vi è più una preparazione distinta per il sacerdote e i fedeli.

29 - Perché la nuova Messa si allontana nettamente dalla dottrina cattolica relativa alla natura sacrificale della Messa?
La dottrina cattolica afferma che la Messa è una vera riattualizzazione del Sacrificio offerto da Nostro Signore sulla Croce; di conseguenza, la Messa non è solo un sacrificio di lode e di azione di grazia, ma anche di propiziazione. Per i protestanti, la Messa è una semplice commemorazione del Sacrificio del Calvario, che al limite può essere considerata come un sacrificio di lode e di azione di grazia, ma mai come un Sacrificio di propiziazione. Ora, nei riti della nuova Messa, la dottrina cattolica relativa alla natura sacrificale della Messa non è espressamente negata, ma non è più esplicitamente affermata. L’esempio più eloquente è quello dell’offertorio: l’offertorio del rito romano tradizionale è stato soppresso e rimpiazzato da una preghiera ebraica di benedizione della tavola. Tutte le preghiere che parlano esplicitamente della Messa come Sacrificio propiziatorio (Suscipe, sancte Pater; Offerimus tibi; Veni, Sanctificator; Suscipe, sancta Trinitas) sono state eliminate. «Da qui – scrive il padre Philippe de la Trinité – una ambivalenza più favorevole alla dottrina luterana poteva accontentarsi del testo così com’è, piuttosto che imporre alla dottrina cattolica un significato di cui è certamente suscettibile, ma non richiesto ad alcun titolo». 

30 - La nuova Messa è lecita?
No. La nuova Messa non è lecita, perché essa include una professione di fede ambigua ed equivoca (nn. 20-29). Ora, non è mai lecito professare la fede in maniera ambigua ed equivoca (nn. 17 e 19).

31 - Come risponde all’obiezione seguente: «Le leggi liturgiche generali promulgate dal Papa sono infallibili. Ora, la nuova Messa è una legge liturgica generale promulgata dal Papa, dunque la nuova Messa è infallibile»?
Rispondo dicendo che è vero che le leggi liturgiche generali promulgate dal Papa sono infallibili. Tuttavia, la nuova Messa non è una legge liturgica. La legge, infatti, si definisce come l’ordinanza della ragione in vita del bene comune, promulgata da colui che è responsabile della comunità (San Tommaso d’Aquino). Ora, una legge cattiva non è ordinata al bene comune; dunque essa non corrisponde alla definizione di legge: della legge essa ha solo il nome. E’ il caso, per esempio, della legge civile che permette l’aborto: questa legge, essendo malvagia, va contro il bene comune, dunque non è una legge, anche se è stata imposta da colui che è responsabile della comunità civile. Ora, la nuova Messa è malvagia (n. 41); dunque non è una legge liturgica generale e di conseguenza non è infallibile.

IV - Conseguenze pratiche

32 - E’ mai permesso assistere alla nuova Messa?
Per rispondere alla domanda bisogna distinguere tra assistenza attiva e passiva.

33 - In che consiste l’assistenza attiva alla Messa?
L’assistenza attiva consiste nella presenza fisica alla Messa e nell’intenzione di rendere onore a Dio con questa presenza. L’assistenza attiva si esprime il più sovente con degli atti esteriori (per esempio, unirsi alle preghiere comuni, fare gli stessi gesti degli altri, comunicarsi).

34 - In che consiste l’assistenza passiva alla Messa?
L’assistenza passiva alla Messa consiste nella sola presenza fisica, senza l’intenzione di rendere onore a Dio con questa presenza. L’assistenza passiva si manifesta con l’assenza di certi atti esteriori (per esempio, rimanere sempre in silenzio, non unirsi alle preghiere comuni, non fare gli stessi gesti degli altri, non comunicarsi).

35 - E’ mai permesso assistere attivamente alla nuova Messa?
No. Non è mai permesso assistere attivamente alla nuova Messa, poiché non è mai permesso aderire interiormente a qualcosa di illecito (cfr. n. 30).

36 - E’ mai permesso assistere passivamente alla nuova Messa?
Sì. In certi casi è permesso assistere passivamente alla nuova Messa. infatti, l’assistenza passiva non implica l’adesione interiore, ma solo la presenza fisica. Dunque essa non è malvagia in sé e può essere permessa per una ragione grave (per esempio, se si tratta di assistere ad un matrimonio o alla sepoltura di un conoscente o un amico) e a condizione di evitare ogni scandalo, cioè fare niente che potrebbe far pensare ad una assistenza attiva (cfr. nn. 33-34).

37 - L’assistenza passiva alla nuova Messa può soddisfare il precetto domenicale?
No. Con l’assistenza passiva alla nuova Messa non si può soddisfare il precetto domenicale, perché questo precetto richiede l’assistenza attiva alla Messa.

38 - Si può almeno assistere attivamente alla nuova Messa la Domenica se non si ha la possibilità di recarsi alla Messa tradizionale?
No. Non si può mai assistere alla nuova Messa, anche se la Domenica non si ha la possibilità di recarsi alla Messa tradizionale. E questo per due ragioni. La prima ragione: perché il diritto canonico (can. 1249; NC 249) dice che si soddisfa al precetto domenicale assistendo ad una Messa celebrata in un rito cattolico; ora, la nuova Messa non può essere considerata come un rito cattolico, poiché include una professione di fede sostanzialmente ambigua, che può essere interpretata in senso protestante; dunque il precetto domenicale non si applica alla nuova Messa. Seconda ragione: Dio non ci chiede di assolvere il terzo comandamento (santificare le feste) andando contro il primo (professare la vera fede).

39 - Si può almeno assistere attivamente alla nuova Messa se essa è celebrata senza abusi?
No. Non si può assistere attivamente alla nuova Messa, anche se è celebrata senza abusi, perché la sua ambiguità  al livello della fede non dipende dagli abusi, ma dallo stesso rito ufficiale della Messa.

40 - Ci si può almeno recare alla nuova Messa solo per ricevere la comunione?
No. Non ci si può recare alla nuova Messa solo per ricevere la comunione e neanche comunicarsi con le Ostie consacrate alla nuova Messa, perché la comunione è un atto che manifesta la partecipazione attiva. Di più, la validità della nuova Messa è spesso dubbia (n. 10). Chi non ha la possibilità di recarsi la Domenica ad una Messa tradizionale, se si sforza di santificare la festa con altri mezzi (preghiere private, orazioni, meditazione dei testi del Messale, ecc.) può essere certo che Dio gli accorderà le stesse grazie che se fosse andato alla Messa e si fosse comunicato.

41 - Infine. La nuova Messa è buona?
No. La nuova Messa non è buona, perché è di dubbia validità e certamente illecita.

42 - Questo vuol dire che tutti quelli che celebrano o assistono  attivamente alla nuova Messa commettono peccato mortale?
Quelli che celebrano o assistono alla nuova Messa senza sapere che è illecita e a volte invalida non commettono peccato, perché sono nell’ignoranza invincibile. Si può pensare che la maggior parte dei preti e dei fedeli conciliari si trovano in questa situazione. Di contro, coloro che sanno che la nuova Messa comporta una professione di fede ambigua (o che ne dubitano seriamente e non fanno alcunché per togliersi il dubbio) commettono un peccato contro la virtù della fede, che potrà essere mortale se vi è piena avvertenza e deliberato consenso.




RIFERIMENTI

- Cardinali A. OTTAVIANI E A. BACCI (présentato da), Breve esame critico del « Novus Ordo Missae », Roma, 1969.
http://www.unavox.it/doc14.htm

- PHILIPPE DE LA TRINITE, ocd, L’offertoire du nouvel Ordo Missae. Nota critica, in « La pensée catholique » n. 129 (1970), pp. 26-40.

- A.V.X. DA SILVEIRA, La nouvelle messe de Paul VI. Qu’en penser ? Diffusion de la Pensée Française, 1975.
http://www.unavox.it/doc85.htm

- K. GAMBER, La réforme liturgique en question, Éditions Sainte-Madeleine, 1992.
https://it.scribd.com/document/75392460/Klaus-Gamber-La-riforma-della-liturgia-romana

- FRATERNITE SACERDOTALE SAN PIO X, Il problema della riforma liturgica. Studio teologico e liturgico, 2001
http://www.unavox.it/ProblRiforLiturg.htm

- J.-M. GLEIZE, fsspx, Vatican II en débat. Questions disputées autour du 21e concile œcuménique, Courrier de Rome, 2013, pp. 59-84.

- M. TRANQUILLO, fsspx, La nuova messa e la professione di fede, in «La tradizione cattolica», n. 110 (2019), pp. 6-16.

- Su Mons. Lefebvre, cfr. B. TISSIER DE MALLERAIS, fsspx, Marcel Lefebvre. Una vita, Ed Piane,
https://edizionipiane.it/prodotto/mons-marcel-lefebvre-una-vita/.

- Su Mons. de Castro Mayer, cfr. D.A. WHITE, La gueule du lion. Monseigneur de Castro Mayer et le dernier diocèse catholique, Éditions Sainte Jeanne d’Arc, 2010.

- Sul padre Calmel, cfr. J.- D. FABRE, op, Le père Roger-Thomas Calmel, Clovis, 2012.


 



agosto 2021

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