NOVUS ORDO MISSÆ

Studio critico

di 

Arnaldo Vidigal Xavier da Silveira


NOTA BIBLIOGRAFICA

Arnaldo Vidigal Xavier da Silveira è nato a San Paolo (Brasile) nel 1929. Dopo gli studi secondari al Collegio San Luigi, retto dai Padri Gesuiti, è entrato alla Facoltà di Diritto dell’Università Cattolica Pontificia di San Paolo, uscendone nel 1956 laureato in Scienze Giuridiche e Sociali. In seguito, ha studiato filosofia al Grande Seminario Centrale dell’Immacolata Concezione, creato per gli stati del sud del Brasile. Dal 1956 al 1963, ha insegnato Morale e Sociologia alla Facoltà di Filosofia, di Scienze e di Lettere di San Benedetto ed alla Facoltà di Scienze Economiche "Cuore di Gesù", entrambe dell’Università Cattolica Pontificia di San Paolo. In passato è stato uno dei principali collaboratori del mensile di cultura "Catolicismo", pubblicato sotto l’egida di S. E. Mons. Antonio de Castro Mayer, già Vescovo della diocesi di Campos (Brasile). Tra i lavori che ha pubblicato su questo giornale, si può segnalare tutta una serie di articoli inerenti il Magistero della Chiesa e l’Infallibilità. Questi articoli furono poi pubblicati dalla stampa specializzata e non-specializzata, e sono stati riprodotti da alcune riviste di cultura cattolica dell’Argentina, del Cile, dell’Uruguay, della Columbia, del Venezuela, degli Stai Uniti, del Portogallo e della Spagna. Quattro di essi sono stati tradotti e pubblicati sulla rivista mensile italiana "Cristianità":
- Qual è l'autorità dottrinale dei documenti pontifici e conciliari? (anno 3°, n° 9, 1975, pag. 3)
- Vi può essere errore nei documenti del Magistero? (anno 3°, n° 10, 1975, pag. 11)
- Resistenza pubblica a decisioni dell'Autorità ecclesiastica (anno 3°, n° 13, 1975, pag. 6)
- Non soltanto l'eresia può essere condannata dall'Autorità ecclesiastica (anno 6°, n° 40-41, 1978, pag. 5)


SOMMARIO

Introduzione

PARTE PRIMA

La nuova Messa

Note
Capitolo Primo
"L’Institutio Generalis Missalis Romani", edizione del 1969
A) L’"Institutio" e il dogma della Transustanziazione
B) Il numero 7 dell’"Institutio"
C) Un sacrificio propiziatorio
D) Il "racconto dell’istituzione"
E) Il presidente dell’assemblea
F) Gesù Cristo, il principale sacerdote ("sacerdos")
G) La tendenza a rendere equivalenti la "Liturgia della parola" e la  "Liturgia eucaristica"
H) Il memoriale della Resurrezione e dell’Ascensione
Note al capitolo primo
Capitolo Secondo
Un'obiezione: l'"Institutio" afferma anche la dottrina tradizionale
A) Prima risposta: una regola d’ermeneutica
B) Seconda risposta: Il carattere contraddittorio di tutte le eresie
     1. L’arianesimo
     2. Il pelagianesimo
     3. Il monotelismo
     4. Il protestantesimo
     5. Il giansemismo
     6. Il modernismo
     7. L’eresia anti-liturgica
C) Terza risposta: Metafisica neo-modernista
D) Conclusione 
Note al Capitolo Secondo
Capitolo Terzo
Il nuovo testo della Messa e le nuove rubriche dell'"Ordo" del 1969
A) Preghiere soppresse e alterate 
B) Il nuovo concetto di Offertorio 
C) La prima preghiera eucaristica o Canone Romano
D) Le nuove preghiere eucaristiche
E) Il rito della Comunione
F) Altre modifiche nelle rubriche 
G) Conclusione 
Note al Capitolo Terzo
Capitolo Quarto
Modifiche apportate all'"Ordo" del 1969
1. I principali punti del prologo dell’"Institutio"
2. Il sacerdozio del popolo
3. Il ritorno alle norme dei papi
4. Forse che oggi questi errori non esistono più?
5. Adattamento alle condizioni attuali
6. "Il sacrificio eucaristico è soprattutto un’azione di Cristo"
7. Il linguaggio della teologia moderna
8. La revisione dell’"Institutio"
9. Il numero 7 dell’"Institutio"
10. Le altre numerose modifiche
11. Modifiche nelle parti fisse della messa
12. Conclusione
Note al Capitolo Quarto
Capitolo Quinto
Il nuovo Ordinario della Messa
A) Una lenta e prudente riforma
B) I temporaggiamenti di Lutero
C) Un libro luterano sulla liturgia
Note al Capitolo Quinto


 

INTRODUZIONE





Se si considerano con attenzione gli avvenimenti contemporanei, si è obbligati a riconoscere che il Santo Padre, il papa Giovanni XXIII, aveva del tutto ragione nel dire che oggi le azioni degli uomini e delle società sono rette da un “antidecalogo”.  L’aspetto più grave di questa situazione è che, oggi come al tempo della condanna del modernismo da parte di San Pio X, “i fabbricanti degli errori si nascondono nel seno stesso della Chiesa, nel cuore stesso del gregge” (Enciclica Pascendi). È quello che ha indicato lo stesso Paolo VI con una saggia espressione divenuta sùbito celebre: la Santa Chiesa sembra impegnata in un processo di autodistruzione ad opera dei suoi stessi figli.
In questo processo generale di disintegrazione, le ànime dei fedeli si volgono, come d’istinto, verso il Soglio di Pietro, alla ricerca di una conduzione chiara ed energica, in grado di porre fine alle follie che si diffondono negli ambienti cattolici. A lui, che è il “dolce Gesù sulla terra” (Santa Caterina da Siena), e senza il quale non v’è parola di vita eterna, i cattolici lanciano l’appello con cui il popolo eletto implorava Iefte di condurlo alla battaglia contro gli Ammoniti: “Vieni, sii il nostro condottiero!” (Giudici, XI, 6).
Tuttavia, soprese e perplessità sconcertanti sembrano oscurare la speranza di coloro che, come noi, sono incondizionatamente devoti alla Santa Sede. In occasione dell’entrata in vigore del nuovo Ordo Missae, alcuni membri tra i più eminenti della Gerarchia, al pari di certi teologi e di certi laici, hanno dichiarato che la nuova liturgia del Sacrificio Eucaristico era inaccettabile. Queste affermazioni, non solo furono rese pubbliche, ma occuparono uno spazio importante nei principali organi di informazione. Nella misura in cui la Santa Messa è in rapporto con la fede quotidiana del cattolico fervente, e considerato che essa rappresenta ciò che vi è di più sacro nella Chiesa, la polemica intorno al nuovo Ordo riveste un interesse immediato e, in pratica, è portatrice di gravi conseguenze per ciascuno dei figli della Santa Chiesa.
*
Mossi dal desiderio di chiarire i dubbi angosciosi sul principio d’autorità nella Chiesa, dubbi che in questi ultimi anni hanno turbato tante ànime fedeli, abbiamo studiato a lungo alcune questioni dottrinali legate all’attuale crisi della Chiesa. A questo proposito abbiamo scritto, su “Catolicismo”, un mensile culturale pubblicato sotto l’égida dell’eminente Vescovo di Campos, Mons. Antonio De Castro Mayer, diversi articoli sul magistero ecclesiastico e su altri argomenti relativi al dogma, alla morale, al diritto canonico.
Dopo la sua promulgazione, abbiamo studiato a fondo la nuova messa e adesso ci sentiamo obbligati ad mettere per iscritto alcune conclusioni a cui siamo giunti. Sarà questo l’oggetto del presente studio.
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Nel presentare un’analisi dell’Ordo di Paolo VI, ci sembra indispensabile soffermarci su una obiezione che si potrebbe avanzare nei confronti di chi pretendesse di mettere in discussione l’ortodossia di un atto pontificio. Eccola: se si riconoscono le promesse divine fatte a San Pietro e ai suoi successori, è assurdo avanzare perfino l’ipotesi che l’ortodossia di un atto papale possa essere oggetto della minima riserva.
È per questo che, dopo aver esaminato la nuova messa (nella prima parte di questo studio), affronteremo un altro problema abbondantemente trattato dai teologi e dai canonisti nei corso dei secoli, e da noi stessi studiato alcuni anni fa: l’ipotesi teologica di un papa divenuto eretico (nella seconda parte di questo studio). Nel contempo affronteremo altre questioni connesse a quest’ultima: l’ipotesi di un papa dubbio e quella di un papa scismatico, la possibilità d’errore e di eresia nei documenti del magistero, il diritto alla resistenza pubblica nel caso di decisioni inique da parte dell’autorità ecclesiastica, ecc.
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Precisiamo sùbito che non scriviamo queste note con spirito “contestatario”. Non siamo mossi, in alcun modo, dalla volontà di mettere in dubbio il principio di autorità nella Santa Chiesa. Al contrario, è per difendere l’unità dei cattolici e la suprema autorità della Chiesa ? Gesù Cristo, di cui il papa è il vicario in terra ? che presentiamo queste osservazioni sul nuovo Ordo Missae e sull’ipotesi di un cedimento di un papa nella fede.
Inoltre, riteniamo di poter valutare, in termini scientifici e sempre rispettosi, in che misura, sulla base della teologia e del diritto canonico, determinati atti pontifici costituiscano una effettiva obbligazione: e questo perché la difesa del principio di autorità è sempre stata una delle regole supreme che hanno guidato l’attività di Catolicismo (a cui abbiamo collaborato fin dal suo nascere), così come l’attività della Società Brasiliana di Difesa della Tradizione, Famiglia e Proprietà (al Consiglio nazionale della quale abbiamo l’onore di appartenere).
In altri termini, se per “contestazione” si intende l’azione di un inferiore che rifiuta la dovuta obbedienza ad un superiore, violando così il principio di autorità in uno qualunque dei suoi aspetti, ebbene, noi ci troviamo all’estremo opposto della “contestazione”. Noi sentiamo l’amore più ardente e l’entusiasmo più caloroso per il primato pontificio e il principio di autorità in generale. Non avremmo neanche sollevato la questione affronatata qui, se non avessimo i precedenti certi di santi e di dottori: San Paolo, San Leone II, Sant’Ivo di Chartres, San Bruno di Segni, San Goffredo di Amiens, Sant’Ugo di Grenoble, San Tommaso d’Aquino, San Roberto Bellarmino, e tanti altri.
Ci è stato insegnato, con la parola e con l’esempio, che non bisogna seguire una autorità che finisce con l’abbandonare la retta via. È per questo che, sulle tracce di così numerosi e grandi dottori, noi non “contestiamo” in alcun modo alcuna autorità ecclesiastica, ma sentiamo il dovere di determinare, secondo i più autentici insegnamenti della Chiesa, in che misura si può e si deve accettare il nuovo Ordo Missae.
 




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