A proposito della rimozione di tre sacerdoti della Fraternità San Pio X

di Belvecchio

Dopo aver letto la lettera circolare del Segretario generale della Fraternità San Pio X a tutti i Superiori, con la quale si dà notizia della rimozione “da ogni ministero” di tre sacerdoti del Distretto di Francia, sentiamo il dovere di fare alcune considerazioni che ci sembrano, non solo necessarie, ma soprattutto obbligate.

Diciamo subito che avremmo preferito non dover intervenire così direttamente, lasciando che parlassero i documenti, ma il tenore e il contenuto di questa lettera ci obbligano a dire chiaramente ciò che pensiamo, sia come semplici fedeli che beneficiano, grazie a Dio, dell’apostolato della Fraternità, sia e soprattutto per onestà intellettuale e carità cristiana.

Il tenore della lettera si caratterizza per una diffusa incongruenza che è davvero sorprendente e che attiene a punti diversi, in alcuni dei quali essa si sposa all’aperta offesa nei confronti dei fedeli.

Innanzi tutto, per contestare che si tratti realmente di 37 sacerdoti, mentre si afferma che si tratterebbe invece di “una manciata” di sacerdoti, si spiega che “Essi godono del sostegno di altri sacerdoti, molti dei quali sono stati recentemente esclusi dalla Fraternità per condotte sovversive”.
Ora, tenuto conto che in Francia vi sono più di 150 sacerdoti, delle due l’una: o si tratta di una manciata di sacerdoti (3, 5, 7…?) o si tratta di più che una manciata, tanti quanti se ne possono dedurre dal fatto che, tolti quelli “recentemente esclusi”, ne rimangono ancora “altri”.
Cos’è che spinge ad esprimersi in maniera così ambigua?

Questa manciata di sacerdoti, dice la lettera, vanno smascherati, quindi… tre di essi “sono stati rimossi da ogni ministero”.
Perché solo tre?
Ovviamente perché solo tre si sono esposti in maniera evidente, mentre gli altri 34 rimangono ancora coperti.
Perché rimangono coperti?
Perché altrimenti verrebbero subito rimossi anche loro, a riprova del fatto che fanno bene a mantenere l’anonimato, come afferma il loro comunicato pubblicato sul sito La Sapiniére: «Per resistere pubblicamente alle menzogne del nostro Superiore Generale, noi riteniamo opportuno non lasciare la Fraternità

Ma chi sono questi sacerdoti?
Dei succubi, dice la lettera, il cui capo è Don Olivier Rioult, che agisce «in stretta collaborazione con Mons. Williamson».
Chiunque si rende conto che qui si tratta di una sfacciata forzatura, atta a collocare l’iniziativa di questi sacerdoti nello stesso quadro di “disobbedienza” che avrebbe portato all’“esclusione” di Mons. Williamson, secondo come recita l’interessata vulgata ufficiale.
Ora, a parte il fatto che non si capisce come mai nella Fraternità tanti sacerdoti stanno rimanendo vittime, inspiegabilmente, secondo questa lettera, di una infezione da disobbedienza, come se non avessero argomenti seri su cui fondarla; ma davvero questi sacerdoti della Fraternità sono da ritenere così stupidi da dover soggiacere all’influenza di quel sovvertitore per antonomasia che è Mons. Williamson?
Davvero il comportamento del Superiore generale e dei suoi Assistenti non c’entra niente?
Davvero il livello medio dei sacerdoti della Fraternità è così scadente, salvo ovviamente quello dei Superiori e di quelli che non chiedono conto del loro operato?

A noi sembra una giustificazione molto puerile.

La lettera, ben informata, …  dagli stessi sacerdoti in questione! … “rivela” che si preparano «nuovi attacchi»: nientemeno che la pubblicazione della dichiarazione del 15 aprile 2012 inviata da Mons. Fellay al cardinale Levada.

Ora, la cosa incredibile non è la pubblicazione di questa dichiarazione, “orchestrata” da questi sacerdoti sovversivi, ma il fatto che a un anno di distanza, e dopo il fallimento di ogni accordo, questa dichiarazione sia ancora “segreta”, e questo nonostante si parli da tempo di una dichiarazione inaccettabile.
Come mai non si è sentito il bisogno di renderla pubblica, al pari dei contenuti dei famosi colloqui dottrinali?
Davvero i responsabili della Fraternità ritengono che i chierici e i laici non siano in grado di capire alcunché e quindi è meglio tenere segreti tanti documenti?
Davvero ritengono onesto e “ubbidiente” lasciare all’oscuro i chierici e i laici, magari, secondo qualcuno, per il loro bene e per il bene della Fraternità?

Salvo annunciare, come fa la lettera, che tale dichiarazione verrà pubblicata sul prossimo numero di Cor unum, «con le spiegazioni e tutti i documenti annessi», ovviamente dopo che ormai i buoi sono scappati dalla stalla, e proprio per merito di questi sacerdoti sovversivi.

Come non pensare, allora, che questi sacerdoti abbiano fatto bene a fare ciò che hanno fatto?

Tuttavia, c’è ancora un elemento che lascia sconcertati.
Cor unum
è il bollettino interno alla Fraternità, riservato ai chierici. Qui si dice che la dichiarazione verrà pubblicata “con le spiegazioni”.
Quindi, per un verso essa necessita di spiegazioni, cosa davvero incredibile… sarà scritta per caso in aramaico?
Per l’altro le spiegazioni saranno quelle fornite dai dirigenti della Fraternità: a significare che, primo, non saranno ammesse altre interpretazioni possibili, secondo, che i sacerdoti a cui verrà comunicata, da soli, non sarebbero in grado di comprendere il tenore e il significato della dichiarazione stessa.

E i fedeli?

I fedeli, ovviamente, contano ben poco e dovranno attenersi a quello che diranno loro i sacerdoti, secondo quello che ha spiegato loro la direzione della Fraternità.
Un circolo vizioso che, forse, in tempi normali avrebbe potuto aver qualche giustificazione prudenziale, ma dopo quello che accade da due anni nella Fraternità, appare come un comportamento del tutto ingiustificato e fortemente offensivo per i fedeli, ritenuti dalla direzione della Fraternità incapaci di intendere e di volere.
Troppo pesante? Diciamo allora che i fedeli non sono ritenuti in grado di leggere un documento e di capirlo e di valutarlo, se non tramite la presentazione e la spiegazione che ne daranno i sacerdoti, secondo “le spiegazioni” suggerite… e imposte… loro dalla direzione stessa.

D’accordo sul rispetto per l’autorità, ma qui francamente si esagera, sia perché non si ha cura nemmeno di salvare la forma, sia perché il tutto si presenta in modo tale da far pensare, per un verso ad una mentalità stalinista, e per l’altro alla necessità di dover correre ai ripari, ben sapendo che in questo caso questa dichiarazione è fortemente suscettibile di essere interpretata in maniera diversa da come vuole chi l’ha scritta, e questo, in tutta evidenza, perché o è equivoca, come altre cose del genere, o è decisamente compromettente.

Per ultimo, corre l’obbligo di soffermarsi sull’accenno ai laici «molto esperti nell’uso di internet e nella strumentalizzazione a fini sediziosi dei forum di discussione.»
Frase che rivela per intero il pregiudizio nutrito dalla direzione della Fraternità nei confronti dei fedeli… visti quasi come una sorta di massa di ingenui sempliciotti suscettibili di essere manipolati da certi “laici esperti”.
Un linguaggio sinceramente più consono a qualche politicante di periferia che a dei sacerdoti, o addirittura a un vescovo.
Senza contare che, come spesso accade, il pifferaio va per suonare e rimane suonato: perché è chiaro a tutti che, se questa è l’opinione che i Superiori hanno dei sottoposti e dei fedeli, si spiega benissimo perché è necessario accompagnare tutto con “spiegazioni”: per poter tranquillamente “strumentalizzare” questa massa di… diciamo minorati mentali? No, meglio non dire…

Quando, in questa lettera, ci si lamenta che i “sovversivi” esigerebbero «le dimissioni del Superiore generale e dei suoi Assistenti», come evitare di dar loro ragione di fronte alle continue prove di inadeguatezza che costoro offrono… un giorno sì e l’altro pure?




marzo 2013

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