UNA QUESTIONE SERIA - 2

di Luciano Pranzetti


Alcuni giorni fa, ci è stato pubblicato, su questo sito, un articolo – Una questione seria - in cui facemmo l’analisi semantica e teologica dell’aggettivo ‘cristiano’ riferito alle confessioni ex-cattoliche concludendo, dopo una copiosa e diretta testimonianza di N. S. Gesù, con il divieto, posto a queste confessioni, di fregiarsi di siffatta attribuzione ritenendola, perciò, abusiva tanto da doversi, al contrario, denominare “anticristiane” come, ad esempio le chiese protestanti e le ortodosse.

La morte – che non è, come stoltamene si predica, un fatto naturale, ma un castigo con cui il Signore Iddio ha tolto all’uomo lo stato primigenio dell’immortalità – la morte, dicevamo, è l’argomento cruciale che mette il credente cristiano davanti a un’ineludibile riflessione sul dopo, il post mortem, appunto, sulla condizione dell’anima nell’al di là, e cioè, se nell’eterna beatitudine o nell’eterno pianto.

Noi non sappiamo chi stia all’inferno pure se la B. V. Maria, a Fatima, ha rivelato essere un flusso continuo di anime quello che vi sprofonda. Di uno soltanto abbiamo contezza e certezza della condizione di dannato, e cioè Giuda di cui lo stesso Gesù dice: “Il Figlio dell’uomo se ne va, come è scritto di Lui, ma guai a colui dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito; sarebbe meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!”. (Mt. 26, 24). Parole che non lasciano dubbio alcuno sul significato unico perché non nascere equivale a non essere e a non esistere, sola ed unica condizione per la quale non si partecipa all’eterna felicità ma nemmeno all’altrettanto eterno dolore.

Il caso dell’apostolo traditore è stato trattato, nel tempo, con varie interpretazioni che non esporremo per via di un’immensa letteratura che ci svierebbe dal tema che ci siamo dato.
Eccolo, come in appresso:
  il discorso che porteremo avanti nasce da una seria curiosità che, posta nella sua cruda e secca semplicità, risolve in questa domanda: a quale destino ultimo – post mortem – vanno incontro coloro che professano una fede scismatica?

Nell’articolo, citato in apertura, concludevamo affermando doversi, le confessioni ex-cattoliche, chiamare, semplicemente “anticristiane”, visti gli aspetti dottrinari del tutto conflittuali con la parola di Gesù che, in più occasioni, minaccia per loro la perdizione eterna quale esito ultimo e definitivo.

Lungi da noi la presunzione di sentirci legittimati a dare giudizi o attribuire inferni e paradisi a quello o a questo. Il Signore Dio, che scruta nel profondo della coscienza, è il solo che detiene il potere assoluto di decidere secondo la sua giustizia/misericordia. Nostro unico compito è quello di porre in evidenza la catechesi evangelica e rammentare a una odierna cristianità, intrisa di filantropia sciropposa e di buonismo arcobaleno, che il Signore – nostro Padre – è sì, misericordia infinita non disgiunta, però da una giustizia parimenti infinita.

Lo spunto per il presente nostro intervento è dato dalla morte della Regina britannica Elisabetta II, capo della Chiesa eretico-scismatica anglicana e affiliata alla massoneria – secondo la testimonianza del Gran Maestro Giuliano Di Bernardo (Giornale d’Italia, 13 settembre 2022): due connotazioni contrarie 1) all’unità del gregge di Cristo sotto un solo pastore, il Papa, 2) alla dottrina della Chiesa cattolica.




I funerali della Regina Elisabetta II


Orbene, poste tali premesse, è doveroso chiedersi a quale risultato approderanno le funzioni religiose predisposte per le solenni esequie della defunta regina. Funzioni che non posseggono validità ed efficacia in quanto relative a un corpus liturgico scisso dalla sola autorità – quella cattolica, apostolica e romana – legittimata a conferir pieno valore soteriologico; funzioni presiedute da un ordine sacerdotale privo del sigillo sacramentale.

Oggi, nel clima del “volemose bene”, formatosi dallo spirito ecumenistico del VAT II, questo nostro intervento apparirà, alla massa dei cristiani adulti e a un’adulta Gerarchia ecclesiale, scandaloso, oscurantista e gretto, dal momento che, con Assisi 1986-2011, tutte le religioni extra-cattoliche sono diventate un’emanazione dello Spirito Santo e, perciò, dispensatrici di grazia e di frutti spirituali così come Papa Francesco augura che sia, per il mondo islamico, il ramadan.
E se poi, a garantire la salvezza “extra Ecclesiam” è addirittura una santa, Madre Teresa da Calcutta secondo cui chi nasce in una qualsiasi religione non ha bisogno di convertirsi a Cristo, sufficiente essendogli per la salvezza, aver vissuto per il suo dio, e proprio per questo, dichiarerà di non aver mai battezzato, nemmeno in punto di morte, bambini e adulti, beh! allora di che parliamo?

Ma la realtà è ben altra da siffatti irenismi. E a spiegarla, portiamo la testimonianza di un grande santo, Giovanni Maria Vianney più noto e venerato come il “Curato d’Ars”.





«Il Curato d’Ars ebbe un giorno un colloquio con un ricco protestante. Il Servo di Dio, non sapendo che l’uomo al quale egli aveva parlato di Nostro Signore e dei santi come sapeva parlarne lui con la più grande e larga effusione, avesse la sventura di appartenere alla religione riformata, gli mise, alla fine, una medaglia fra le mani. Colui disse, ricevendola: «Signor Curato, voi date una medaglia a un eretico. Perlomeno, dal vostro punto di vista, io non sono che un eretico. Nonostante la diversità delle nostre credenze, spero che un giorno saremo tutti e due in cielo».

Il Curato prese la mano dell’interlocutore e, fissando su di lui degli occhi nei quali brillava la vivacità della sua fede e l’ardore della carità, gli disse con un profondo sentimento di compassionevole tenerezza: «Ahimé, mio caro non saremo uniti lassù che nella misura in cui avremo cominciato a esserlo sulla terra: la morte non potrà modificare niente. Dove l’albero casca, lì resta».
«Signor Curato, mi fido del Cristo, che ha detto: “Chi crederà in me, avrà la vita eterna”».

«Ah, amico mio, il Signore ha anche detto ben altro. Ha detto che chi non avrebbe ascoltato la sua Chiesa doveva essere considerato come un pagano. Ha detto che non ci doveva essere che un solo gregge e un solo pastore, e ha stabilito San Pietro come capo di questo gregge». Poi, con una voce più dolce e penetrante: «Mio caro, non ci sono due maniere buone per servire il Signore; non ce n’è che una, di servirlo cioè come Egli vuole essere servito».

E qui il Curato scomparve, lascando l’uomo penetrato di un turbamento salutare, precursore della grazia divina dalla quale ci fu detto che più tardi egli fu felicemente vinto”.

(Alfred Monnin: Spirito del Curato d’Ars – Ed. Ares 2009, pag. 172/173).


Un parere convincente.






settembre 2022

AL SOMMARIO ARTICOLI DIVERSI