La lotta alle fake news
e
il loro uso nella chiesa conciliare


di Gederson Falcometa






Il comportamento naturale dell’essere umano di fronte a qualsiasi tipo di crisi è la lotta per superarla e giungere alla vittoria. Esistono anche crisi che richiedono una lotta soprannaturale, che richiedono di avere Fede. Non a caso, Giobbe dice:
«Non ha forse un duro lavoro l’uomo sulla terra 
e i suoi giorni non sono come quelli di un mercenario?» (Gb 7, 1).

Nel caso della chiesa conciliare nulla si fa a livello naturale contro la crisi che la Chiesa attraversa da 60 anni. Se non si fa nulla a livello naturale, non si può sperare nulla a livello soprannaturale (anche perché a partire dal Concilio il soprannaturale è contenuto nel naturale e la grazia è dovuta alla natura).
Questo comportamento alimenta una profonda sfiducia negli uomini di Chiesa, poiché, almeno apparentemente, essi favoriscono la crisi per farne un cattivo uso. Come vediamo nella situazione attuale della Chiesa, essa è irriconoscibile. Se ci sono stati dubbi sulla rottura tra il Concilio e la Tradizione della Chiesa, oggi non possono più esistere, poiché ora vediamo questa rottura come un fatto incontestabile.

L’esistenza delle fake news è innegabile, ma cosa sono, chi le definisce e come si combattono sono fattori totalmente discutibili.
Nel caso della sfera civile e politica, è stato naturale a un certo punto almeno un tentativo di combattere la menzogna, così come si presentava con tutti i suoi difetti. Nel caso della Chiesa, la stessa affermazione della tesi del Concilio “rubato” è contraria alla natura umana, come l’inerzia di fronte alla crisi che devasta la Chiesa.
Noi cattolici consideriamo le fake news un peccato contro l’ottavo Comandamento, perché di fatto esse sono false testimonianze. La lotta alle fake news intese in questo modo è giusta, ma come tutte le cose essa può essere male utilizzata.
Ad ogni modo, questa lotta ci offre diversi spunti di riflessione sulla storia.
Il diavolo in quanto padre della menzogna è anche il padre delle fake news. In questo senso possiamo considerare Lutero e diversi filosofi illuministi come suoi figli; ma in questo articolo mi riprometto di considerare il rapporto tra la Chiesa e le fake news a partire dal concilio Vaticano II.

La prima cosa da considerare in questa lotta è il possesso della verità, perché senza il suo possesso è impossibile combattere la falsità. Riguardo al concilio Vaticano II, è stata difesa la falsa tesi che il Concilio fosse stato “rubato” dai media (1).
Però non abbiamo visto alcuna lotta, nulla si è fatto da parte della Chiesa contro i ladri del Concilio, nemmeno qualcosa come oggi contro le fake news. Testimoniare la verità senza combattere la menzogna, rende molto sospetto chi testimonia. I nostri Martiri hanno difeso con la vita quello che avevano visto e sentito, e non certo la libertà per tutte le religioni. Nel caso del Concilio, l’assenza della difesa della verità, contro il presunto furto dei media, implica l’assenza di misure a tutela del Concilio (oltre ad un avallo da parte della Chiesa stessa ad un sorta di magistero dei media).
L’intera faccenda sembra aver funzionato come se la Chiesa avesse visto i media insegnare il Concilio che aveva promulgato senza alcuna contestazione della loro presunta falsificazione. Peggio ancora, la Chiesa pur avendo i propri media non li avrebbe usati per difendere il Concilio. Cosa invero sospetta.
Diversamente fece Pio IX: quando la stampa liberale tentò qualcosa, la condannò (2), mettendo in guardia i fedeli sui lupi in mezzo al gregge.
I pastori di oggi non sono nemmeno in grado di riconoscere il gregge. La più grande testimonianza di ciò è proprio questa tesi del Concilio “rubato” dai media. Questa tesi è essa stessa una fake news: il silenzio della Chiesa di fronte alla falsificazione di un concilio ecumenico non è giustificabile, esso rivela che non ci sono stati testimoni dell’insegnamento conciliare, come se non ci fossero stati insegnamenti, ma compromessi; come se tutti si fossero uniti per la verità e ognuno aveva lasciato il Concilio con le proprie idee personali.

Qualcuno potrebbe anche obiettare che il concetto di fake news è più recente, ma come dicevamo sopra, le fake news sono false testimonianze, e la Chiesa le ha sempre combattute, ad esempio, combattendo le eresie. Anche queste sono false testimonianze, poiché l’eretico, volendo insegnare nel nome del Dio Tre Volte Santo, sostiene qualcosa che Dio non ha detto o non ha voluto insegnare commettendo falsa testimonianza
(una forma di peccato contro lo Spirito Santo).
Pertanto, possiamo concludere che la tesi del Concilio “rubato” è essa stessa una fake news. Basta ricordare il discorso alla Curia Romana del dicembre 2005 (3), nel quale Benedetto XVI parla delle due ermeneutiche. Ricordiamo anche che le due ermeneutiche testimoniano contro la tesi del Concilio rubato dai media. Ora, come hanno potuto i media rubare un concilio, se esso non conosceva l’ermeneutica della riforma nella continuità?

Benedetto XVI, nel suo discorso, non affermò esplicitamente la falsità della ermeneutica della rottura, ed egli stesso né la combatté né chiese di combatterla. Se fosse stato questo il suo desiderio, avrebbe potuto esprimerlo con una Bolla, un Motu Proprio, una Lettera Apostolica o perfino un’Enciclica; invece il suo intervento si limitò ad un discorso alla Curia Romana. Così che non vi fu alcuna condanna dell’ermeneutica della rottura, come se interpretare il Concilio come se non fosse esistito niente prima di esso non fosse una patente eresia, un’evidente fake news. In quel discorso è mancata la testimonianza della verità, poiché anche l’ermeneutica della riforma nella continuità è un’ermeneutica tutta da scoprire.
Quindi, come dicevamo, è impossibile combattere qualsiasi fake news senza il possesso della verità, così come è impossibile combattere la falsa testimonianza senza la testimonianza della verità.
Così, se ad esempio durante il Concilio fosse stato insegnato che il bianco è bianco, chi avrebbe ascoltato tale insegnamento, per obbligo morale, non avrebbe tollerato l’insegnamento che il bianco è grigio o nero.
La soluzione delle due ermeneutiche, pur non avendo come punto di partenza la testimonianza, rompe con il pilastro fondamentale del cristianesimo: voi mi sarete testimoni (At 1,8), cioè lo Spirito Santo non può essere l’autore di due ermeneutiche, e il suo rappresentante non può parlare di queste due ermeneutiche senza affermare l’una e condannare l’altra. Spetta al pastore denunciare i lupi in mezzo al suo gregge, ma dopo il Concilio quello che abbiamo visto sono i lupi promossi a pastori dallo stesso Supremo Pastore della Chiesa.

Evidentemente, un concilio privo di un’ermeneutica della riforma nella continuità non può essere correttamente applicato finché questa ermeneutica non si realizza. Per questo, proprio come la tesi del Concilio rubato dai media e la soluzione delle due ermeneutiche, l’idea che i problemi siano sorti solo dopo il Concilio sono l’ennesima fake news.

Abbiamo anche la fake-rinuncia di Benedetto XVI. Fake, perché la sua intenzione era quella di andare in pensione, non semplicemente rinunciare. Ma non c’è pensionamento papale, così come non c’è papato emerito. Questa è l’ennesima fake news prodotta dall’autorità che dovrebbe vigilare sulla verità.
Inoltre, la fake news è evidente anche nell’argomento dei difensori della tesi che Benedetto XVI sia ancora Papa. In genere essi sostengono che Benedetto XVI si sarebbe dimesso per poter, al momento opportuno, condannare Bergoglio. Alcune argomentazioni a riguardo presentano variazioni accidentali, ma sostanzialmente tutte presentano la falsità della rinuncia, dato che sostengono che Ratzinger, a tempo debito, potrà raggiungere i suoi obiettivi. Il che significa che Benedetto XVI avrebbe fatto una delle più grandi fake news della storia, si sarebbe dimesso con l’intenzione di tornare poi al Papato; e anche se non torna, fa del magistero per telepatia che solo i benevacantisti conoscono.

Infine, oggi l’uomo non è più giustificato per la fede e per le buone opere, come ha sempre insegnato la Chiesa; non è più giustificato per la sola fede, come insegna l’eresia protestante; oggi l’uomo è giustificato puramente e semplicemente per la misericordia, poiché non si tratta più della giustificazione dell’uomo davanti a Dio, ma al contrario della giustificazione di Dio davanti dell’uomo (6)!
Ecco cosa sta alla base dell’assurda applicazione della misericordia all’errore, la quale ha promosso un processo di depenalizzazione dell’errore stesso. Sicuramente questo un giorno gioverà ai grandi erranti del presente del passato e del futuro. Ed è questo che ha portato in Vaticano una statua di Lutero (4) e la sua immagine impressa su un francobollo commemorativo del 500° anniversario della Riforma protestante (5).
L’idea stessa di un’ermeneutica della riforma nella continuità, come quella di un’ermeneutica della rottura, appare nel protestantesimo.
Padre Giovanni Perrone, S.J., ne parlava nel XIX secolo, come si può leggere (7):

«Ne’ primordi non si palesò quest’intimo nesso e questa dipendenza [tra razionalismo e la regola di fede protestante], perché i protestanti teneri troppo in sulle prime mosse, ed impregnati tuttora senz’avvedersene del principio cattolico, attenevansi, almeno nella pratica quasi per abito, in gran parte all’andamento cattolico. Ben avrebbero essi provato immenso orrore al sospicar anco da lungi l’abisso, la voragine che si andavano scavando con la lor regola, e se in qualche lucido intervallo si affacciava loro alla mente, ne distoglievano tosto il pensiero. Non apprezzarono di subito tutta la forza del loro principio, e per questa cieca inconsiderazione appunto essi ammisero il dommatismo quale fu loro imposto dai loro capi. Di qui pure ebbero origine le tante professioni di fede ne’ lor frequenti congressi, colloqui o sinodi raffazzonate; di qua i loro litigi interminabili, le loro divergenze di setta, la intolleranza loro con tutte le conseguenze che ne rampollano. Si accorgevan bene a quando a quando che la lor fede era vacillante, che mobile era il suolo su cui posavano, e che ogni vento, che alquanto gagliardo soffiasse, minacciava rovina al mal fermo edificio; ma pur non s’avvedevano per anco del precipizio rovinoso che lor si preparava. Non compresero, per dirlo in breve, la natura del protestantesimo. Vi voleva il tempo, quel severo scopritore delle cose, che mettesse all’aperto tutto il male che il protestantesimo racchiudeva in seno; che facesse germogliare, esplicare e venire a maturità que’ frutti che conteneva sol come in seme al suo nascimento. Tre secoli appunto di logiche deduzioni fecero alfin palese fino all’evidenza tutta la mostruosità della regola che esaminiamo. Ora in tutte parti i protestanti liberali e razionalisti confessano aperto che i loro maggiori non ebber compresa la vera natura del protestantesimo, che si sono ingannati a partito quando ci han voluto imporre il fardello delle confessioni di fede positive, formolarie e dei libri simbolici. Così nella Elvezia, così nell’Olanda, così in Francia, così in Germania, e così pure nell’Inghilterra ove il socinianismo ed il razionalismo van pigliando piede».


La prima fase della riforma protestante, con tutte le sue rotture eretiche, è l’esempio migliore di quella che Benedetto XVI ha chiamato l’ermeneutica della riforma nella continuità. Mentre le fasi successive, che hanno rivelato il protestantesimo così com’è, sono il miglior esempio dell’ermeneutica della rottura (e l’una è succeduta all’altra, la conservazione non è mai stata una caratteristica protestante).
Le prime generazioni conciliari erano informate dall’abito cattolico, avevano freni, come la teologia romana. I successivi però persero a poco a poco questo abito cattolico, e si arrivò alla generazione già pienamente formata nel Concilio con l’attuale Papa, che non ha più nulla dell’abito cattolico. Giustamente, a partire da adesso “quel severo giudice del protestantesimo”, comincia a rivelare gli stessi mali del protestantesimo nella sua versione 2.0: il cattolicesimo liberale del concilio Vaticano II.

Il fatto è che il protestantesimo è stato il primo tentativo al mondo di avere un cristianesimo sottomesso ai propri capricci, è stato il primo aggiornamento, è stato un cristianesimo rinascimentale. Qui, si può obiettare che Lutero era contrario alla ragione, che chiamava la puttana del diavolo, ma la sola Scriptura e il libero esame, non univa gli uomini a Dio, ma le loro ragioni individuali. Tanto che iniziarono ad esistere migliaia di Cristi e di Chiese. Nel linguaggio corrente, il protestantesimo ha nelle fake news i suoi principi, i suoi mezzi e i suoi fini.
Purtroppo, la stessa cosa è accaduta alla Chiesa a partire dal concilio Vaticano II:

Continuità tra Concilio e Tradizione: fake news;
Ermeneutica della riforma nella continuità: fake news:
Ermeneutica della rottura: fake news;
Riforma liturgica: fake news;
Nostra aetate: fake news.
Quanti documenti imbevuti di fake news abbiamo?
Quante altre fake news avremo?

Come può essere interpretato il Concilio alla luce della Tradizione, se alla luce della Tradizione il magistero è l’interprete dei suoi atti?

Uno dei maggiori insegnamenti di Nostro Signore è: «Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi».
Ora, un Concilio, un Magistero e una Chiesa che non distinguono fra vero e falso, contraddicono esplicitamente questo insegnamento di Nostro Signore e finiscono col favorire l’errore, la menzogna, l’eresia, e saranno veicoli di diffusione del male.


NOTE

1 – La falsa tesi del Concilio rubato dai media fu ribadita nell’ultimo discorso di Benedetto XVI al clero romano.
2 – Il giornalismo liberale giudicato da Pio IX
http://progettobarruel.hostfree.pw/novita/17/Steccanella_Giornalismo_liberalesco.html


3 - Discorso di Benedetto XVI alla Curia Romana, 22 dicembre 2005
https://www.vatican.va/content/benedict-xvi/it/speeches/2005/december/
documents/hf_ben_xvi_spe_20051222_roman-curia.html
4 - Scandalo in Vaticano: Lutero varca in Vaticano nel giorno dei 99 anni dal “miracolo del sole” di Fatima.

http://chiesaepostconcilio.blogspot.com/2016/10/scandalo-in-vaticano-lutero-varca-il.html

5 - E’ ufficiale: la Chiesa conciliare capitanata da Bergoglio abbraccia il protestantesimo
http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV2206_Belvecchio_Francobollo_chiesa_protestante.html
6 - Ratzinger 2016, Bastano dieci giusti per salvare l’intera città
https://www.consolata.org/index.php?option=com_k2&view=item&id=
1131:bastano-dieci-giusti-a-salvare-l-intera-citta&Itemid=711&lang=it
IL MISTERO DEL MALE E LA MEDICINA DELLA MISERICORDIA
Per l’uomo di oggi, rispetto al tempo di Lutero e alla prospettiva classica della fede cristiana, le cose si sono in un certo senso capovolte, ovvero non è più l’uomo che crede di aver bisogno della giustificazione al cospetto di Dio, bensì egli è del parere che sia Dio che debba giustificarsi a motivo di tutte le cose orrende presenti nel mondo e di fronte alla miseria dell’essere umano, tutte cose che in ultima analisi dipenderebbero da lui.

A questo proposito trovo indicativo il fatto che un teologo cattolico assuma in modo addirittura diretto e formale tale capovolgimento: Cristo non avrebbe patito per i peccati degli uomini, ma anzi avrebbe per così dire cancellato le colpe di Dio. Anche se ora la maggior parte dei cristiani non condivide un così drastico capovolgimento della nostra fede, si può dire che tutto ciò fa emergere una tendenza di fondo del nostro tempo. […]

Tuttavia, a mio parere, continua ad esistere, in altro modo, la percezione che noi abbiamo bisogno della grazia e del perdono. Per me è un "segno dei tempi" il fatto che l’idea della misericordia di Dio diventi sempre più centrale e dominante. […] Papa Giovanni Paolo II era profondamente impregnato da tale impulso, anche se ciò non sempre emergeva in modo esplicito. […] Solo là dove c’è misericordia finisce la crudeltà, finiscono il male e la violenza.

Papa Francesco si trova del tutto in accordo con questa linea. La sua pratica pastorale si esprime proprio nel fatto che egli ci parla continuamente della misericordia di Dio.

È la misericordia quello che ci muove verso Dio, mentre la giustizia ci spaventa al suo cospetto. A mio parere ciò mette in risalto che sotto la patina della sicurezza di sé e della propria giustizia l’uomo di oggi nasconde una profonda conoscenza delle sue ferite e della sua indegnità di fronte a Dio. Egli è in attesa della misericordia. Non è di certo un caso che la parabola del buon samaritano sia particolarmente attraente per i contemporanei.
7 - La regola di fede protestante conduce al razionalismo
http://progettobarruel.hostfree.pw/novita/12/Perrone_protestantesimo_razionalismo.html




novembre 2022

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