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Risposta aperta di Pelagius Asturiensis alle accuse delle autorità della Fraternità San Pio X in Polonia Pelagius Asturiensis è il
titolo assunto dal sito gestito da dei fedeli polacchi, legati alla
Fraternità San Pio X e in disaccordo circa il possibile accordo
tra la Fraternità e la Roma attuale.
A titolo informativo facciamo notare la particolarità di questa scelta, che si rifà ad un condottiero cattolico della Spagna: Don Pelayo, fondatore e Re delle Asturie. Di origine visigota o, secondo altri, romano-ispanica. Don Pelayo, nel 718, sconfisse i musulmani invasori della Spagna, nella battaglia di Covadonga, che venne considerata dagli Spagnoli come l'avvio della “reconquista”, con la quale i re cattolici della Spagna si liberarono dell'occupazione musulmana nel 1492, regnanti i cattolicissimi Ferdinando d'Aragona e Isabella di Castiglia. ![]() Pubblichiamo la presente “Risposta aperta” a titolo indicativo della spiacevole atmosfera che si è venuta a creare in seno alla Fraternità in seguito al tentativo, grazie a Dio fallito, di stabilire un accordo tra la Congregazione rappresentativa della Tradizione cattolica, la FSSPX appunto, e le autorità di Roma, che continuano ad essere sempre più immerse nelle nebbie mefitiche del modernismo del Vaticano II. Non c'è battaglia senza morti e feriti, e questo interessa inevitabilmente anche il movimento cattolico tradizionale, dispiace, però, che ci siano anche delle vittime a causa del “fuoco amico”. La cosa dovrebbe far riflettere non poco coloro che occupano posti di responsabilità. A volte si può avere l'impressione che gli amici più fidati si comportino come dei nemici, ma in realtà, come è sempre accaduto, sono proprio i veri amici che, quando necessario, osano alzare la voce anche a costo di essere fraintesi: per il bene degli altri, di tutti e della causa comune. L'importante è rimanere forti nella fede. Questa “risposta aperta” è stata pubblicata, il 19 marzo 2013, sul sito polacco interessato, e ripresa, il 4 aprile 2013, dal sito francese La Sapinière, di cui riportiamo la presentazione. Dopo aver tradotto e pubblicato
sul suo sito polacco anti-ricollegamento: “pelagiusasturiensis”,
i testi del nostro sito “La Sapinière”, Pelagius
Asturiensis è stato chiamato dalle autorità della FSSPX
in Polonia, a spiegarsi per posta elettronica o di persona.
In seguito alle accuse secondo le quali il suo sito «crea sfiducia e sospetto e diffonde errori e menzogne», Pelagius delle Austurie (Pelagius Asturiensis), il 19 marzo 2013, ha pubblicato sul suo sito polacco antimodernista e anti ricollegamento, una dichiarazione o risposta aperta. Per la Fraternità
Contro il modernismo e gli accordi pratici con i modernisti
Nella deplorevole situazione in cui si trova oggi la Nostra Madre Chiesa, noi prendiamo queste parole come sante. Fin quando la Chiesa sarà occupata dalla contro-Chiesa, secondo il piano concepito dalle logge (Mons. Lefebvre, 8 giugno 1978), attenendoci in tutto alle istruzioni del reverendissimo Monsignore, noi continueremo a studiare assiduamente le encicliche anti-liberali dei Papi del XIX e del XX secolo fino a Pio XII incluso e terremo esclusivamente l’insegnamento immutabile che la Chiesa ha trasmesso a tutti per la loro salvezza. «Quod semper, ubique et ab omnibus creditum est» (San Vincenzo di Lerino, Commonitorium). Tuttavia, poiché l’ecumenismo liberale, che è l’eresia principale della neo-Chiesa (Mons. Lefebvre, 9 giugno 1978), è inconciliabile col cattolicesimo, questo cammino esige un’opposizione determinata ad ogni riconciliazione pratica con la neo-Roma, cioè con le strutture presenti e la gerarchia istituzionale della Chiesa. I cattolici e i liberali non possono unirsi (Don Felix Sarda y Salvany, Il liberalismo è un peccato, cap. XXX). Noi siamo convinti, senza dubbio alcuno, che come le consacrazioni del 1988 furono «l’operazione sopravvivenza», così tutti i tentativi di concludere un accordo pratico fra la FSSPX e la Roma modernista, conducono all’«operazione suicidio» e bisogna opporvisi per il bene della Tradizione. È dunque per questo che, come «Noi rifiutiamo, invece, e abbiamo sempre
rifiutato di seguire la Roma di tendenza neo-modernista e
neo-protestante che si è manifestata chiaramente nel Concilio
Vaticano II e dopo il Concilio, in tutte le riforme che ne sono
scaturite.»
così rifiutiamo «il movimento che mira ad una sottomissione disastrosa alla Roma neo-modernista, movimento che si è manifestato chiaramente in questi ultimi mesi nelle lettere, nelle dichiarazioni e negli altri documenti degli attuali Superiori della Fraternità San Pio X.» (Dichiarazione Ut fideles inveniamur del 2 febbraio 2013). Quello che ci stupisce e che ci inquieta profondamente è quando Mons. Fellay dice:
«Ora, non c’è alcun
dubbio che a partire dal 2006 noi assistiamo ad uno sviluppo nella
Chiesa, sviluppo importante e molto interessante, quantunque poco
visibile. […] Se questo è vero, e io ne sono convinto, la cosa
richiede da noi un nuovo posizionamento in rapporto alla Chiesa
ufficiale. […] È in questo contesto che è opportuno porsi
la questione di un riconoscimento della Fraternità da parte
della Chiesa ufficiale. […] Noi non possiamo neanche escludere, visto
che il Papa mette tutto il suo peso in questa questione, che essa
conosca subito una soluzione. (Cor unum,18 marzo 2012).
Qualcosa è veramente cambiata a Roma? L’accordo fra la Tradizione e il modernismo è perfino più redditizio e auspicabile? Quando Mons. de Galarreta dice:
«Poiché è
quasi impossibile che la maggioranza, il Superiore della
Fraternità – dopo una discussione franca, un’analisi
approfondita di tutti gli aspetti, di tutti i pro e i contro -,
è impensabile che la maggioranza si sbagli in materia
prudenziale. E se questo per un caso, per una impossibilità,
accade, ebbene tanto peggio, in ogni caso si farà ciò che
pensa la maggioranza.» (13 ottobre 2012).
Da quando la maggioranza anche dei chierici, ha ragione e non può cadere nell’errore? Il ricordo del Vaticano II è già svanito? Quando Don Pfluger dice:
«Questo [una comprensione
comune della fede] dev’essere espresso in una “dichiarazione
dottrinale”. Noi abbiamo dibattuto a lungo su tale dichiarazione e,
nell’aprile 2012, Mons. Fellay, nostro Superiore generale, ha
preliminarmente presentato un testo informale» (16 ottobre 2012).
Una comune comprensione della fede è improvvisamente possibile fra la Tradizione e il Vaticano II, fra la la FSSPX e la Roma modernista? Quando Don Schmidberger dice:
«Noi rimetteremo nelle mani
del Papa la relativa libertà che ci è servita per
l’espansione mondiale della nostra opera.» (13 febbraio 2013).
Quale Papa, quello dell’Ecclesia in medio oriente? Lui o i suoi successori si prendono veramente cura della Tradizione, come si deve? Queste diverse dichiarazioni, sono avulse dal loro contesto? Perché indicano tutte l’unità di una politica? Si può dimostrare con facilità che a un certo tempo la direzione ufficiale di Menzingen è cambiata a favore di un accordo con l’odierna Roma modernista (cosa che è piena di conseguenze). Ora, il 15 febbraio di quest’anno, di nuovo Mons. Fellay ha detto: «Per un breve istante ho
pensato che annunciando la sua rinuncia, Benedetto XVI potesse fare
forse un ultimo gesto nei nostri confronti come Papa. Detto questo,
vedo difficilmente come questo possa essere possibile. Probabilmente
bisognerà attendere il prossimo Papa.» (Intervista a Nouvelles de France).
Le speranze per un accordo pratico senza accordo dottrinale, espresse con queste parole, tengono conto dell’immenso danno che questo causerebbe all’opera provvidenziale di Monsignore? La storia di tutti gli istituti Ecclesia Dei dovrebbe servire da lezione. Noi non abbiamo lasciato le belle chiese occupate dalla nuova religione del concilio Vaticano II (e una tale religione esiste) per sottometterci di nuovo alle autorità che non riconoscono il regno universale di Nostro Signore Gesù Cristo sulle società, il valore unico e universale della Chiesa cattolica, il carattere sacrificale della Messa, ecc. Posto tutto questo, noi rigettiamo e combatteremo, prima di tutto con la preghiera, il digiuno e altre mortificazioni, ma anche con la lettura, gli scritti e le conversazioni con il prossimo, contro ogni espressione del modernismo nella Chiesa e contro i tentativi che conducono ad un accordo pratico con le autorità romane, fintanto che esse non «accetteranno di riformare il Concilio, considerando la dottrina dei Papi che le hanno precedute» (Mons. Lefebvre, Fideliter, 1988). Soprattutto in questo giorno che la Fraternità Sacerdotale San Pio X è consacrata in maniera particolare alla protezione di San Giuseppe, Patrono della Chiesa e Sposo della Santissima Vergine, noi indirizziamo tutte le nostre preghiere e le nostre sofferenze all’intenzione di tutti i vescovi, i superiori, i sacerdoti, i frati e le suore di questa congregazione, affinché essi conservino la fedeltà al loro Fondatore e non intraprendano il cammino delle concessioni nei confronti di Roma, che seduce nei modi più diversi. Ora, ognuno lo sa bene: questo problema sparirà quando Roma si sarà convertita. Lo scopo del blog di Pelagius era e resterà: la battaglia contro il modernismo e gli accordi pratici con i modernisti. Noi non vogliamo attaccare le persone, incitare alla mancanza di fiducia o avanzare delle false accuse. Non si tratta affatto di questo. Tuttavia, la nuova linea è chiara. Fintanto che continueranno le aspirazioni verso questa esplicita direzione, fintanto che non verrà espressa in maniera categorica una posizione univoca della direzione della FSSPX contro l’accordo pratico senza unità dottrinale, noi continueremo con i nostri avvertimenti, accompagnati dalla preghiera quotidiana e dalle mortificazioni, all’intenzione della nostra cara Fraternità Sacerdotale San Pio X e di tutti i suoi membri che si consacrano instancabilmente al servizio delle anime assetate di verità. Sancte Pie X, ora pro nobis! Sancte Ioseph, ora pro nobis! (torna
su)
aprile 2013 |