Svizzera:
tempesta nelle diocesi di lingua tedesca



Articolo della Fraternità San Pio X






Mons. Joseph Bonnemain, Mons. Félix Gmür, Mons. Markus Büchel


Una forte reazione si è manifestata nelle tre diocesi di lingua tedesca della Svizzera – Basilea, Coira e San Gallo – in seguito della lettera di auguri congiunta pubblicata il 5 gennaio 2023 a firma dei vescovi di queste tre diocesi, cioè, nell’ordine, Mons. Felix Gmür, Mons. Joseph Bonnemain e Mons. Markus Büchel.

La lettera di auguri

Dopo un’introduzione cordiale, i vescovi esprimono preoccupazione alle soglie del nuovo anno. Pur non dubitando della fede e dell’impegno degli agenti pastorali, che ringraziano, aggiungono che «la testimonianza comune richiede forme e regole comuni».

I tre vescovi aggiungono che riceveranno «regolarmente richieste e reazioni preoccupate, soprattutto per quanto riguarda le celebrazioni religiose. I fedeli hanno diritto a funzioni religiose che rispettino le regole e le forme della Chiesa». Oggi in Svizzera, prosegue la lettera, «le forme e le regole liturgiche  si applicano conformemente alle disposizioni dei vescovi».


L’ombra del caso Monika Schmid

La lettera arriva poi ad un punto particolare: «Voi sapete tutti che solo il prete presiede validamente l’Eucarestia, dà l’assoluzione sacramentale e amministra l’Unzione degli Infermi. E’ proprio per questo che egli è ordinato. Questa regola della fede cattolica romana nelle nostre diocesi deve essere rispettata senza restrizioni».

Gli osservatori non hanno avuto difficoltà a collegare quanto scritto nella lettera con il caso di Monika Schmid, già da noi riportato: in occasione della partenza della Schmid, lo scorso 28 agosto, una «assistente pastorale» e una teologa avevano «concelebrato» l’Eucarestia in maniera sacrilega con due preti.

In quella occasione, i commenti avevano lasciato intendere che non si trattava di un caso isolato. E il fatto che i vescovi delle tre diocesi di lingua tedesca abbiano redatto questa lettera – nonostante il fatto che il caso si era verificato nella diocesi di Coira – la dice lunga sulle pratiche che fioriscono in questa parte della Svizzera.


Una reazione violenta e rivelatrice

Appena la lettera dei vescovi è stata pubblicata, le reazioni si sono sprecate. Gli agenti pastorali hanno etichettato gli auguri per il nuovo anno come “Ruffel-Brief” (saponetta).
Fra le reazioni più forti si è distinta per virulenza quella della principale interessata: in una lettera aperta, Monika Schmid si rivolge ai vescovi dicendo: «la vostra lettera è una tragedia sul piano teologico e umano»; e con maggiore violenza scrive: «A che giuoco vigliacco e indegno state giocando? Roma vi tiene talmente per la gola che voi non potete non inchinarvi? (…) In che modo la vostra lettera è un incoraggiamento, quando giustifica ancora una volta l’ingiustizia fatta alle donne?».

La Presidente del Consiglio sinodale di Zurigo, dal canto suo, ha definita “grottesca” la lettera dei vescovi. E si sente soffocare davanti alla raccomandazione fatta alle donne di coltivare la forma liturgica del silenzio; «Non so nemmeno chi possa prendere sul serio questo richiamo dei vescovi all’ordine per gli operatori pastorali, confezionato come un augurio di Capodanno».

La Presidente ella Chiesa Evangelica Riformata della Svizzera ha solidarizzato con le sue sorelle cattoliche: «In tutta fraternità ecumenica, io devo contraddire la saponetta dei vescovi (…) Il clericalismo patriarcale non si trova in alcun posto se non nella liturgia cattolica romana (…) perché le donne ne sono escluse».

Queste reazioni dimostrano quanto sia grave la situazione del cattolicesimo nella Svizzera di lingua tedesca, ma questo non è un segreto per nessuno. C’è da chiedersi: la situazione è irreversibilmente compromessa? Le celebrazioni sacrileghe continueranno?
Il tempo lo dirà.





gennaio 2023

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