L’INFERNO

del sac. Dott. Luigi Villa



Pubblicato nel n° 565 del mensile Chiesa Viva, anno LI, dicembre 2022

FONDATORE e Direttore (1971-2012): sac. dott. Luigi Villa
Direttore responsabile: dott. Franco Adessa
Direzione - Redazione - Amministrazione:
Operaie di Maria Immacolata e Editrice Civiltà
Via G. Galilei, 121 25123 Brescia
Tel. e fax (030) 3700003
www.chiesaviva.com
e-mail: info@omieditricecivilta.it







Il fuoco dell'Inferno


Lasciamo da parte le futili contestazioni dei “liberi pensatori” (?) che dicono: «Voi insultate la ragione umana, credendo all’Inferno nel nostro secolo!».
Lasciamo da parte gli “scettici” che dicono: «L’Inferno è un’invenzione dei preti. Son storie d’orchi e streghe!».
Lasciamo da parte i “modernisti” che gracchiano: «Per carità, non ne parlate, se no svuotate le chiese, urtate lo spirito moderno!».
Lasciamo da parte anche gli “ottimisti” e i “sentimentali” che biascicano: «Ma Dio è buono! non castiga un peccato di un momento!».

Qui, non si tratta di sapere se ci credi o no. Qui, si tratta di sapere se l’Inferno esiste o no!
E' una domanda che ci richiama subito quest’altra: «Per quale fine Dio ci ha creati?» e che l’insuperato catechismo di San Pio X, con imbattibile sicurezza ci risponde: «Dio ci
ha creati per conoscerLo, amarLo e servirLo in questa vita, e per goderLo, poi, nell’altra, in Paradiso».
E allora? L’arbitrio di sottrarsi da questo dovere di creatura di Dio, non può non essere condannato e punito da COLUI che ha permesso a Suo Figlio di incarnarsi e di morire sulla Croce per amore delle nostre anime.
Per questo la Giustizia Divina è intransigente e condanna alla pena eterna coloro che usano della propria libertà per vivere in opposizione alle Leggi di Dio, negligendo anche la Sua Misericordia!
Ma «Deus non irridetur!» (Sal. 6,7), «Dio non si lascia deridere»! E l’eternità dell’Inferno, nella Sacra Scrittura è certa e chiara.
La realtà dell’Inferno, infatti, e cioè di uno stato di condanna senza fine, prima dell’anima e poi anche del corpo risorto, è una rivelazione da parte di Gesù, e, quindi, fa parte del messaggio del Verbo Incarnato che si è definito: VIA, VERITÀ e VITA, manifestando la sua divinità con i miracoli e la Sua Resurrezione.
E’ di fede, dunque! Dio stesso ha detto: «Io sono il Signore e non ho che una parola» (Malachia 3,6), e ha manifestato la sua divinità con i miracoli e l’ha rivelato in tutta la
Sacra Scrittura.


NEL VECCHIO TESTAMENTO

Basta scorrere i Salmi, i Libri Sapienziali, i Profeti, dove si accenna al «Tarlo che rode e non muore», al «fuoco che non si spegnerà», al «fuoco che li divorerà », e in molti altri passi, come questi: Salmo 138-I; Eccl. VII, 40; Deut. XXXII, 22; Sap. XI, 17; Is. XXIII, 14; Ps. LVIII, 5; Is. XXXIV, 3; Deut. XXXII, 33; Job. XX, 22; X, 22; Mal. I, 4; Apoc. IX, 6; Ps. LXXVI, 6; Ebr. X, 31; Job. VIII, 14; Is. XXX, 33, ecc..

NEL NUOVO TESTAMENTO

S. Giovanni Battista: «Ogni albero che non dà frutto sarà tagliato e gettato nel fuoco». «...Raccoglierà il frumento nel granaio, ma brucerà la paglia in un fuoco inestinguibile».
E Gesù quanto ha predicato sull’Inferno!
(Vedi: Lc. XVI, 22 (si tratta del ricco Epulone); Lc. 19-31; Mt. XIII, 50; Mt. XXV, 41; Mt. XXV, 46; 2 Tess. 1, 9; Mc. IX, 45; Mt. VII, 13; Jo. II, 47-53; Rom. 5, 12 e 7, 14-25; Mt. 25, 34-41; Mc. 25, 46).
Gli Apostoli: San Pietro: 2 Pt. 2, 4; San Paolo: 2 Tess. 1, 8; 1 Cor. 9, 27; S. Giovanni Evangelista. Apoc. 14, 9-11 - Apoc. 20, 15; Apoc. 21, 8.


* * *

Gesù per far intendere la gravità della situazione all’Inferno, ha parlato di “fuoco eterno” (Mt. 3,12; 18,8, 8;25, 41), ricordando la Geenna (1), “Dove il verme non muore e il fuoco non si spegne” (Mc. 9, 47 11).
Questa immagine del “fuoco”, come pena dei dannati, fu ripresa da Gesù molte volte, come quando parlò della «Consumazione dei secoli, quando gli Angeli usciranno e separeranno i cattivi dai giusti, e li getteranno nella fornace di fuoco» (Mt. 13, 47-50 – Apoc. 1, 15; 9, 2).
Ancora: nell’Apocalisse, si parla di “stagno di fuoco” (Apoc. 19, 20; 20, 9-10, 15; 21, 8).




I dannati preciptati nell'Inferno


E quante altre volte Gesù parla dell’Inferno con immagini efficaci: “Geenna di fuoco”, “tenebre esteriori”, “pianto e stridore di denti”, “camino ardente”, “fuoco inestinguibile”... e alla fine dei tempi, quando verrà a giudicare tutta l’umanità, dirà ai peccatori impenitenti: “Andate, o maledetti, nel fuoco eterno”!
Ora, lo sguardo di Gesù-Dio trapassava tutti i secoli, per cui non avrebbe usato la parola “fuoco”, “fiamme”, se avesse visto che quel suo parlare sarebbe stato interpretato come allegorico.
Quindi, voler ridurre il “fuoco infernale” a “simbolo”, si va contro le “definizioni di Fede” del Magistero ecclesiastico che, fin dalle origini della Chiesa, ha sempre attribuito al “fuoco dell’inferno” un valore reale e non simbolico.
Il significato reale quindi del “fuoco infernale” s’impone come acquisizione indiscussa fin dai primordi della Chiesa, il cui Magistero ha sempre insegnato che all’Inferno si applica la “poena damni”, o privazione di Dio, e la “poena sensus”, ossia la privazione di tutti i beni creati e i tormenti dei sensi; vale a dire: dopo la risurrezione della carne (corpi) colpirà tutto il corpo perché complice della colpa.
La Tradizione cattolica perciò fu sempre ferma e chiara e indiscutibile, sia sulla “eternità” dell’Inferno, sia sulle pene dell’Inferno, in primis il “fuoco”. E questo perché la Sacra Scrittura non ha mai insinuato che il “fuoco” dell’Inferno sia solo metaforico, ma anzi lo ha paragonato col “fuoco” di Sodoma e Gomorra (2 Petri, 2, 6), e ha sempre affermato, claris verbis, che, dopo la risurrezione, i reprobi saranno gettati nel “fuoco” che fu preparato per il diavolo e i suoi angeli (Mt. 25, 41).

Anche i Padri della Chiesa sono stati quasi tutti unanimi sulla natura dell’Inferno e sull’eternità delle sue pene (2).
Comunque, nessuno dei Padri della Chiesa ha mai negato la realtà del fuoco dell’Inferno!
È, proprio il caso di ricordare le parole di Gesù: «Tutto passa, ma le mie Parole non passeranno!»
 (...).
Per questo, la “Santa Penitenzieria Apostolica”, il 30 aprile 1890, emanò un Decreto in cui disponeva che si negasse l’assoluzione a un penitente, il quale negasse la realtà del fuoco infernale.
Ricordiamo di nuovo, quindi, che la Sacra Scrittura non insinua mai che il “fuoco dell’inferno” sia metaforico, ma anzi lo paragona col fuoco di Sodoma e Gomorra (2 Petri, 2, 6), e afferma chiaramente che, dopo la risurrezione dei corpi, i reprobi saranno gettati nel fuoco “che fu preparato per il Diavolo e i suoi angeli” (Mt. 25, 41).


* * *

A questo punto, la memoria mi fa ricordare il discorso sull’Inferno fatto da Giovanni Paolo II nell’ultimo mercoledì di luglio (3), in cui ha come intorpidito l’acqua del neo-modernismo, quando, dopo aver citato i passi scritturali sul fuoco dell’Inferno, disse che «Le immagini con cui la Sacra Scrittura ci presenta l’Inferno, devono essere rettamente interpretate» (quasi che fino al Vaticano II non fossero mai state rettamente interpretate!), e continuò dicendo che «Esse (le immagini) indicano la completa frustrazione e vacuità di una vita senza Dio», e che «L’Inferno sta ad indicare, più che un “luogo”, la situazione in cui viene a trovarsi chi liberamente e definitivamente si allontana da Dio, sorgente di vita e di gioia».
Ora, un tale dire si discosta dalla Sacra Scrittura, dalla Tradizione e dal Magistero solenne, i quali tutti parlano, invece, dell’Inferno come lo “stato e il luogo” dei dannati, ossia della condizione di un’anima che è morta in peccato mortale, ossia rimasta priva in eterno della visione di Dio, subendo tutti i mali che ne conseguono, prima e dopo la risurrezione della carne (4).
Ora, ridurre l’Inferno a un fatto puramente spirituale, escludendo l’esistenza di un “luogo”, si viene a negare, praticamente la risurrezione dei corpi, nonostante le tante apparizioni di Gesù in anima e in corpo. È chiaro che solo l’anima vede Dio mediante il “lumen gloriae”, mentre i corpi sono un semplice riflesso dello splendore spirituale delle anime. Quindi, l’uomo intero, anima e corpo, godranno della felicità del Paradiso, o patiranno la dannazione infernale, ognuno secondo la propria natura, resa indistruttibile dalla potenza di Dio.

E’ quindi dottrina certa che l’Inferno non è solo uno “stato”, ma è anche un “luogo”. Ed è logico che ci sia un determinato posto per i dannati che, dopo la risurrezione della carne (i corpi) stiano anche localmente col corpo all’Inferno.
Come Dio, condannando gli Angeli ribelli, creò per loro un “luogo” ove inviarli, e cioè l’Inferno, (e Gesù stesso afferma di aver visto Satana precipitare dal cielo come una folgore - Lc. 10, 17); e come creò la Terra come “luogo” per porvi l’uomo, è pure logico pensare che, fin dall’eternità, Dio abbia creato anche il Paradiso per i “Beati”, e cioè un “luogo” preciso dove ospitarli per l’eternità beata!
«Io vo a prepararvi un “posto”, e quando sarò andato e v’avrò preparato un posto, tornerò e vi accoglierò presso di Me!» (Jo. 14, 2-3).




Arcangelo che precipita i dannati nell'Inferno


Quel parlare di Giovanni Paolo II, perciò, mi conferma la necessità di un nuovo ricupero del tomismo per non perdersi nelle nebbie della gnosi e dell’immanentismo.
Sempre in quel discorso, Giovanni Paolo II sembra assommare la “pena del senso” con la “pena del danno”, annullando, così, la distinzione dogmatica (Cfr. DS 1002-1036) tra le due pene, quella del “senso” e quella del “danno”, fuoco ed altro. Certo, quelle parole di Giovanni Paolo II, di fronte alla dottrina tradizionale della Chiesa cattolica, non possono non aver creato sorpresa e meraviglia, forse anche perché, da dopo il Vaticano II, nelle prediche domenicali non si parla più né di Inferno, né di Purgatorio, né di Paradiso, anche perché, nella liturgia riformata da Paolo VI, le parole Inferno, Purgatorio, Paradiso, sono come sparite.
Dell’Inferno, per esempio, si accenna solo nel Canone Romano; del Purgatorio non c’è neppure una traccia; del Paradiso si parla come di metafora, “la luce del tuo volto”.
E ora, Giovanni Paolo II sottolinea che quelle localizzazioni tradizionali, sotto-terra, in cielo, in inferno, in purgatorio e in paradiso, sono immagini improprie, condizioni dell’anima (!!!).
Ma anche la parola “anima”, nella “nuova Chiesa” di Paolo VI, la si trova solo nel commiato del defunto, dopo le esequie, lasciando solo il termine “resurrezione della carne”, ma che perde, così, ogni senso se non c’è l’anima!
Giovanni Paolo II, su tutto questo, ha preferito il silenzio e la metafora, lasciando la dottrina della Chiesa, ante Vaticano II, nel dimenticatoio. Volutamente?.. Allora, il linguaggio teologico della Tradizione sarebbe finito?

Ma noi insistiamo ancora: ma come poteva dire il Papa che l’Inferno non ha “luoghi” dei dannati, morti in peccato mortale, dove subiscono una pena eterna, ma che questi, invece, sono solo delle “condizioni” di spirito?
E dove considerare allora, la “Rivelazione” evangelica che pur getta piena luce anche su questo mistero, quando lo stesso Gesù-Giudice dirà: «... Allontanatevi da Me, maledetti! Andate nel fuoco eterno che è stato preparato per il Diavolo e per i suoi angeli!»?
Come mai, quindi, Giovanni Paolo II ha osato dire: «La dannazione rimane una reale possibilità, ma non è dato da conoscere, senza speciale rivelazione divina, se e quali esseri umani vi siano effettivamente coinvolti?». Ma questa è l’eresia di von Balthasar e dei modernisti che affermano che «L’inferno c’è, ma è vuoto!»...
Certo, è vuoto di Santi, ma è ben ripieno, invece, di demoni e di dannati! come lo abbiamo già dimostrato, attestato chiaramente dalla Divina Rivelazione, custodita, o spiegata e trasmessa, fino al Vaticano II, dalla vera Chiesa Cattolica Apostolica e Romana!
Arrivati a questo punto, ci domandiamo ancora: perché Giovanni Paolo II, contrariamente a quello che ci fu insegnato da sempre, prima del Vaticano II, ha asserito che l’Inferno «è una realtà, sì, ma che non sa se e quali esseri umani vi siano effettivamente coinvolti?». Non sarebbe stato meglio, invece, ricordare la “visione dell’Inferno” che ebbero i tre bambini di Fatima, il 13 luglio 1917 ?
Ecco il racconto che ne fa Lucia:

«La Madonna aprì le mani... Il riflesso che esse irradiavano parve penetrare la terra e vedemmo, come in un mare di fuoco immersi, i demoni e le anime, quasi fossero braci trasparenti e nere, abbronzate, in forma umana, fluttuanti nell’incendio sollevato dalle fiamme che si sprigionavano su esse stesse come nuvole di fumo, e cadenti, poi, da ogni lato, come lo sfavillare dei grandi incendi, senza peso né equilibrio, tra urla e gemiti di dolore e di disperazione, che terrorizzavano e facevano rabbrividire dalla paura. I demoni si distinguevano per le forme orribili e schifose di animali spaventosi e sconosciuti, ma trasparenti come neri carboni tra la bragia».


I tre bambini sembravano morire per il terrore. Eppure, la visione era durata solo due secondi. «Se fosse durata qualche secondo ancora – disse Lucia – saremmo morti per paura!».
Ed è bene renderci conto che se il Signore ha permesso loro di vederlo, non è stato per terrorizzarli, ma perché fosse un “messaggio”, per tutta l’umanità.
Ma chi nasconde il “Terzo Segreto” di Fatima, forse ha interesse a dichiarare “vuoto l’Inferno”, anche se brulica, invece, di dannati! Chi ne volesse una prova, vada a vedere, a Roma, le “impronte di fuoco” lasciate dai dannati su oggetti materiali, raccolte in un apposito museo (Chiesa dei Cappuccini, Roma), e vada a vedere anche il “quadro dell’anima dannata” che si conserva nella Casa della Missione, Via Vergini, 51 a Napoli, e sapendo che queste “prove” sono solo alcuni dei tantissimi “fatti” che registra la Storia; e mediti che i “dannati” rimarranno per sempre privi della visione di Dio e di tutti i beni che ne derivano da questa visione, e che, inoltre, a questo patimento (“poena damni”) si aggiungono altre sofferenze: il tormento di un fuoco reale che non consuma; le tenebre e la compagnia dei demoni e degli altri dannati (5).

Questo era il Catechismo che si insegnava prima del Vaticano II, nella Chiesa Cattolica, mentre oggi si tengono esposizioni dottrinali che fomentano sentimenti di immanentismo, di falso perbenismo che annulla ogni sentimento di una vera penitenza. Dalla valutazione che si dà al “fine ultimo” della vita, l’uomo deve escludere di poter farsi un paradiso sulla terra, senza sofferenza. La perdita, del senso del peccato fa ignorare il castigo eterno e l’opera diabolica di Lucifero!
Lo confermò anche la Madonna di Fatima; «Avete visto l’Inferno dove vanno le anime dei poveri peccatori!».
E alla domanda di Lucia, se fossero pochi quelli che vanno all’Inferno, rispose: «Purtroppo, lo so di certo, molti vanno all’Inferno, e ci vanno, specialmente, per i peccati di lussuria»!

E di fatto, «L’uomo-animale non percepisce le cose dello spirito» (I Cor. 2, 14). Per cui San Paolo scrive: «Non illudetevi, fratelli; né i fornicatori, né gli idolatri, né gli adulteri, né gli effeminati, né i sodomiti, né i ladri, né gli avari, né gli ubriaconi, né i maldicenti, né i rapinatori, saranno eredi del regno di Dio». (I Cor. 6, 9).
Oggi, si è dimenticato che solo la “via stretta” conduce al cielo, mentre la “via larga” porta all’Inferno. (Mt. 7, 14).
Si ricordi la parabola delle 10 Vergini, delle quali solo la metà entrò nella sala del banchetto (Mt. 25).
Si ricordi il discorso di Gesù sul Giudizio Universale, in cui parla di “dannazione”.
E si ricordi l’Apocalisse (18, 2-3) dove assegna agli “idolatri” la pena eterna!
E’ doloroso dirlo, ma la Chiesa del Vaticano II si è resa complice della mistificazione che ormai si dà a una Verità di Fede, come l’esistenza dell’inferno e la caduta in esso di moltissime anime che muoiono in peccato mortale!
Ed è pure penoso dire che persino un Papa abbia potuto dire: «Prego perché l’inferno sia vuoto!» (Cfr. “L’Osservatore Romano” del 29 luglio 1999), perché è come un volere esorcizzare la Giustizia di Dio, svalutando il castigo in una dimensione paternalistica che si aliena dalla stessa opera da Lui creata.
Ma questo è un accordare a Satana un vantaggio: quello di far credere che la “via larga” che conduce all’Inferno, di cui parla Gesù nel Vangelo, oltre che essere spassosa su questa terra, non farebbe alcun danno nell’altra vita, se fosse vero che l’Inferno esiste, sì, ma che non ha mai, né avrà mai alcun inquilino!
Ma purtroppo, le cose non stanno così! Come abbiamo dimostrato più sopra, l’Inferno c’è ed è eterno, come lo conferma la Chiesa con il Simbolo di Sant’Atanasio, col IV Concilio Lateranense e con il suo insegnamento di sempre.

CHI NON CREDE, QUINDI, ALL’ETERNITÀ DELL’INFERNO E’ FUORI DELL’ARCA DELLA SALVEZZA E, UNA VOLTA ENTRATO NELL’INFERNO, NON HA PIÙ ALCUNA SPERANZA DI USCIRVI.

Come lo dice vivamente il nostro Dante: «LASCIATE OGNI SPERANZA, O VOI CHE ENTRATE!».



Scena dell'Inferno di Dante


NOTE

1 – La Geenna era una valle presso Gerusalemme, dove alcuni depravati Ebrei sacrificavano i teneri figli a Moloch, esponendoli, prima, alle fiamme. Il pio Re Giosìa, per estirpare questa barbara usanza, fece riempire detta valle e ordinò che vi si gettassero gli avanzi immondi della città, e anche quei cadaveri ai quali veniva negato un sepolcro. Per disinfestarla, però, ordinò che vi si tenesse sempre acceso un grande fuoco. Gesù, per rendere più viva l’immagine dell’Inferno, prese l’immagine di quella valle che era in tanta esecrazione presso gli Ebrei!
2 - In senso contrario al “fuoco fisico” furono: Origene, Teofilatto (sec. XI) Catarino sec. XVI), Moehler Edikeel (sec. XIX). Anche San Tommaso e il card Caietano intendevano il “fuoco dell’inferno quasi in senso metaforico, ma solo rispetto al fuoco terreno; infatti, dissero chiaramente che esso consiste in una “causa estrinseca” al soggetto punito da esso. Invece, alcuni Padri lo dissero una “metafora”; così Origene, San Gregorio Nisseno, Sant’Ambrogio,
San Girolamo. Anche S. Agostino non sa come spiegare il tormento dei dannati.
(Cfr. “De Civitate Dei”, XXII, c. 9, PL. 41, 723).
3 - Cfr. “L’Osservatore Romano” del 29 luglio 1999.
4 - San Tommaso, Summa Teologica, Suplem., q. 97Ss; Summa contra Gentiles,
IV, Bautz. “Die Holle”, Mainz, 1905; Richard, “Enfer” in DTC.
5 - Cfr. “Dizionario di Teologia Morale” – Roberti-Palazzini.





gennaio 2023

AL SOMMARIO ARTICOLI DIVERSI