Piccolo trattato di

DEMONOLOGIA




di Don Curzio Nitoglia

 




La teologia cattolica e il diavolo

I capisaldi della dottrina cattolica sul demonio sono i seguenti: 1°) Dio creò gli angeli che sono buoni per natura, ma alcuni di essi peccarono e divennero - per loro libera scelta - angeli malvagi, ossia diavoli (1); 2°) non è il diavolo che ha creato la materia e i corpi ma Dio; 3°) i diavoli sono stati precipitati nell’inferno creato sùbito dopo il loro peccato e di lì tentano gli uomini al peccato; 4°) sono naturalmente puri spiriti senza corpo e forniti di un’intelligenza intuitiva molto superiore a quella raziocinativa umana; 5°) gli angeli furono elevati in grazia sùbito dopo la loro creazione, ma, prima di essere ammessi alla visione beatifica e alla gloria, furono sottomessi ad una prova di umiltà e obbedienza; 6°) un certo numero di essi cadde nel peccato d’orgoglio e disobbedienza e si dannò per l’eternità, poiché in forza della loro natura spirituale la loro volontà libera è immutabilmente fissata nella scelta fatta e quindi senza pentimento e ripensamento; 7°) i diavoli odiano e invidiano gli uomini che hanno la grazia e son chiamati a rimpiazzarli in paradiso (2).


Satana

Satana (dall’ebraico sàtan, avversare, insidiare, perseguitare) è colui, che perseguita, avversa soprattutto accusando e calunniando. Il termine diavolo (dal greco diàbolos) ne è la traduzione letterale (3). Il concetto di satana o diavolo è perciò intimamente connesso con quello del giudizio di Dio, in cui satana rappresenta la pubblica accusa contro l’uomo. Egli sta contro l’uomo, lo induce al male e poi lo accusa davanti a Dio sommo Giudice.

Nel Vecchio Testamento satana è soprattutto colui, che disturba i buoni rapporti tra Dio e l’uomo, facendo presenti a Dio i peccati umani e cercando di ostacolare la salvezza dell’uomo. È la spia della fragilità umana per coglierla in colpa, dopo avercela spinta, per tentare di demolire l’opera della Redenzione divina di tutta l’umanità, della quale è invidioso e geloso. Vuol togliere l’uomo a Dio, poiché lui stesso mediante il “non serviam” ha perso Dio e non sopporta che l’uomo (composto di anima e corpo e perciò naturalmente inferiore a lui che è puro spirito, anche se è soprannaturalmente decaduto) lo sorpassi nell’ordine soprannaturale, avendo la grazia santificante.

Nel Nuovo Testamento satana è correlativo alla storia della salvezza apportata dal Verbo Incarnato. Infatti, s’interpone tra Dio e l’uomo per impedire la salvezza di quest’ultimo, invece Cristo s’interpone quale Mediatore che dà la vita e la salvezza eterna, è l’avvocato difensore dell’uomo assieme allo Spirito Paraclito, che perfeziona l’opera della Redenzione iniziata da Cristo, mentre satana ne è la pubblica accusa.

Il diavolo tenta l’uomo

L’Aquinate si chiede se il diavolo tenti e combatta gli uomini (S. Th., I, q. 114, a. 1) (4). La risposta è affermativa e si poggia sulla Rivelazione: “La nostra lotta non è contro il sangue e la carne ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori delle tenebre, contro gli spiriti maligni dell’aria” (Efes., VI, 12). Poi spiega che la lotta in sé procede dalla malizia dei diavoli, i quali, per invidia della grazia santificante che loro hanno perso mentre l’uomo la possiede ancora, tentano l’uomo al peccato affinché perda la grazia divina. Tuttavia, Dio sa servirsi del male per trarne un bene maggiore e permette la tentazione affinché l’uomo lotti e guadagni meriti. Dio inoltre ci aiuta con la presenza di un angelo custode (5). 

Il diavolo tenta sempre per rovinare e far peccare l’uomo (“tentatio sedutionis seu subversionis”) (6), influendo non direttamente sull’intelligenza e volontà, sulle quali può agire direttamente solo Dio, ma sui sensi e quindi indirettamente sulle facoltà nobili dell’anima umana. Non tutti i peccati vengono dalla tentazione del diavolo (S. Th., I, q. 114, a. 3) (7), ma possono venire dalla nostra volontà e dai cattivi esempi del mondo.

Il diavolo, una volta respinto, può tornare a tentare l’uomo? (S. Th., I, q. 114, a. 5) (8) . Origene (In Librum Jesu nave, Omel. XV, n. 6) insegnava che il diavolo cui si è resistito è costretto a desistere dal tentare la persona che lo ha sconfitto. Pietro Lombardo segue la teoria di Origene, che prima della scolastica medievale era abbastanza comune. S. Alberto Magno (In II Sent., d. 6, a. 9) e Alessandro di Hales (S. Th., II-II, q. 105), seguiti da san Tommaso, riducono notevolmente quest’asserzione. L’Angelico spiega che “solo per un certo tempo” il diavolo non può tentare chi l’ha sconfitto. Infatti, 1) egli ha paura di essere umiliato e nuovamente sconfitto (v. S. AMBROGIO, Super Lucam, IV, 13); 2°) la misericordia di Dio non permette che il diavolo tenti per tutto il tempo che vuole, ma solo fino a quando Dio lo permette e quindi lo licenzia per dar tregua alla fragile natura umana (v. S. GIOVANNI CRISOSTOMO, Super Matth., IV, 10, Omel. V). Tuttavia che il diavolo, dopo un certo lasso di tempo, torni a tentare chi aveva dovuto lasciare, lo si evince con chiarezza dal Vangelo: “tornerò nella mia casa donde sono uscito” (Mt., XII, 44).


La tentazione diabolica

Abbiamo visto che il diavolo è il tentatore dell’uomo, anche se non tutte le tentazioni che assalgono l’uomo vengono direttamente dal diavolo; infatti, alcune traggono origine dalla triplice concupiscenza (Giac., I, 14) e altre dal mondo.

Adolfo Tanquerey scrive: «Quanto all’azione del demonio bisogna schivare i due eccessi: 1°) vi sono quelli, che gli attribuiscono tutti i mali che ci accadono, dimenticando che ci sono in noi stati morbosi e inclinazioni cattive, che provengono dalla triplice concupiscenza. 2°) Ci sono altri, invece, che, dimenticando quanto ci dicono la S. Scrittura e la Tradizione sull’azione del demonio, non vogliono in nessun caso ammetterne l’intervento. A tener la retta via, la regola da seguire è questa: non accettare come fenomeni diabolici se non quelli che o per il carattere straordinario o per un complesso di circostanze denotano l’azione dello spirito maligno» (Compendio di Teologia ascetica e mistica, cit., Fenomeni diabolici, p. 937, n. 1531) (9) .

Il diavolo “ora vessa l’anima dal difuori suscitando in lei orribili tentazioni; ora si fissa nel corpo e lo muove a suo grado come ne fosse il padrone per riuscire a turbare indirettamente l’anima” (A. TANQUEREY, Compendio di Teologia ascetica e mistica, cit., Fenomeni diabolici, p. 937, n. 1531).

Quando una tentazione è repentina, violenta e tenace, quando non si è posta da parte dell’uomo nessuna causa prossima o remota capace di suscitarla, quando si sono evitate le occasioni della tentazione, allora si può ritenere che la tentazione venga direttamente dal demonio (10). “Nei casi dubbi è bene consultare un medico cristiano che esamini se tali fenomeni dipendano da uno stato patologico” (A. TANQUEREY, cit., p. 939, n. 1534)

La condotta dell’uomo davanti alla tentazione dev’essere quella della resistenza positiva. Non basta mantenere un atteggiamento puramente passivo: equivarrebbe ad acconsentire. La resistenza si divide in: diretta e indiretta. La prima ci fa affrontare la tentazione faccia a faccia, facendo il contrario di quanto ci suggerisce. Tuttavia, nelle tentazioni contro la fede e la purezza si deve resistere positivamente ma indirettamente; ossia non faccia a faccia, altrimenti si rafforza la tentazione, ma indirettamente distraendosi, pensando ad altro, occupandosi in faccende esteriori che ci tengano occupati e ci allontanino dal pericolo. In breve, occorre fuggire la tentazione applicando l’immaginazione e la fantasia altrove sin dal primo apparire della tentazione.


L’ossessione diabolica

L’ossessione è una tentazione diabolica forte e sensibile, in cui l’azione del diavolo, appare chiara; mentre nella tentazione non si sa se essa venga dal diavolo o dalla triplice concupiscenza che alberga nell’uomo.

L’ossessione è talmente violenta e duratura che produce nell’anima un turbamento assai profondo e cerca di spingerla al male con molta violenza.

L’ossessione si suddivide in interna ed esterna. La prima si rivolge alle potenze sensibili interne dell’uomo e specialmente all’immaginazione e alla fantasia per influire poi indirettamente sull’intelligenza e soprattutto sulla volontà. L’ossessione esterna si rivolge ai sensi esterni dell’uomo: vista, udito, tatto, olfatto e gusto.

Il miglior rimedio contro l’ossessione è la preghiera, l’umiltà, il disprezzo di sé e la fiducia in Dio.

Le cause dell’ossessione possono essere molteplici: 1°) il permesso di Dio per affinare, umiliare, provare e santificare l’anima facendole acquistare meriti; 2°) l’invidia del diavolo, che non sopporta una natura (umana composta di anima e corpo) inferiore alla sua (angelica di puro spirito), la quale ha la grazia che lui ha perso per sempre e quindi vorrebbe fargliela perdere con la tentazione o l’ossessione; 3°) l’imprudenza dell’uomo, che presumendo di sé si è posto nell’occasione di essere tentato.

Occorre fare molta attenzione a non attribuire alla tentazione o ossessione diabolica ciò che può essere una deficienza della natura. Per esempio, una malattia mentale o solo nervosa (11). Non bisogna negare per principio l’azione diabolica, ma neppure vedere solo e sempre il diavolo in azione, escludendo le cause naturali che possono produrre degli squilibri e dei comportamenti anomali simili a quelli dell’ossessione. La regola da seguire è la seguente: tutto ciò che si può spiegare con cause naturali, non dev’essere attribuito all’azione preternaturale del diavolo. Se il soggetto è incline a patologie psicologiche, occorre essere molto prudenti e non ritenere sùbito che si tratti di ossessione; la visita di un buon medico cristiano assieme all’assistenza del sacerdote, devono esplorare se vi sia solo una malattia o se assieme alla malattia si sia infiltrata anche l’azione diabolica.


La possessione diabolica

La possessione, invece, è la presenza del diavolo nel corpo del posseduto. La possessione è più impressionante, ma l’ossessione è più pericolosa perché ha di mira l’anima dell’uomo affinché perda la grazia santificante. La possessione fa parte del Deposito rivelato. Non può essere messa in dubbio in sé. Nel Vangelo si leggono molti casi di possessione, oltre che di tentazione e ossessione (Mc., V, 9; II, 25; III, 12; Mt., IV, 24; X, 8; Lc., X, 17; At., XVI, 18).

La natura della possessione è l’invasione e la presa di possesso da parte del diavolo del corpo di un uomo (chiamato posseduto, indemoniato, energumeno) di cui muove gli organi come se fosse il suo corpo. Affinché vi sia vera possessione sono richiesti due elementi: 1°) presenza del diavolo nel corpo della vittima; 2°) impero dispotico del maligno sul corpo dell’indemoniato. L’anima resta libera, solo il corpo è posseduto dal diavolo. Infatti, solo Dio può penetrare nell’essenza dell’anima e stabilirvi la sua dimora o lo stato di grazia santificante. L’anima dell’indemoniato, resta libera, tuttavia, il diavolo cerca, mediante la possessione del corpo, di perturbare l’anima e trascinarla indirettamente al peccato.

Nella possessione vi sono: 1°) stati di crisi, con esplosioni violente, in cui il diavolo si scatena mediante bestemmie, atti convulsivi, scatti di ira e di forza sproporzionata, oscenità e volgarità; 2°) stati di calma, durante i quali nulla rivela la presenza del demonio nel corpo del posseduto, sicché si direbbe che se ne sia andato.

I segni della possessione diabolica datici dal Rituale romano (Trattato XI, capp. 1-3, De exorcizandis obsessis a daemonio) sono i seguenti: 1°) non bastano le stranezze del male che affligge il paziente: le bestemmie, le agitazioni convulse, le forze sovrumane, la voce roca, che son tutti segni spiegabili naturalmente come effetti di malattie nervose; 2°) solo dove non v’è spiegazione naturale s’è sicuri della presenza del preternaturale (12); ad esempio, parlare con ricchezza di vocaboli una lingua sconosciuta al paziente o capire perfettamente colui che parla una lingua sconosciuta; scoprire le cose occulte (i segreti dei cuori (13)) o distanti e non visibili ai presenti. Le forze sovrumane si possono spiegare con la malattia nervosa che decuplica la forza dell’ammalato. L’orrore delle cose sante, come l’acqua benedetta, potrebbe essere una reazione dell’ammalato al fatto che gli si spruzzi acqua contro o gli s’imponga una stola o lo si obblighi a baciare un crocifisso e potrebbero essere reazioni patologiche e non forzatamente demoniache.

Le cause della possessione diabolica sono le seguenti: 1°) normalmente sono coloro che vivono in peccato grave a essere posseduti, ma vi sono le eccezioni (padre Surin, le suore Orsoline di Loudun, e Suor Maria Crocefissa) e in tal caso la possessione è una purificazione umiliante che Dio permette per la santificazione dell’anima; 2°) il castigo per il peccato è la causa più comune; specialmente per i peccati di superstizione, ossia frequentare sedute spiritiche, darsi a pratiche magiche o esoteriche, assistere a messe nere o a riunioni di sette massoniche, sataniche, portare amuleti magici e demoniaci (14).

I rimedi sono soprattutto: 1°) la confessione sacramentale ben fatta e possibilmente generale; 2°) la santa comunione dopo previa confessione; 3°) la preghiera e il digiuno; 4°) i sacramentali, specialmente il segno della croce, l’acqua benedetta e la medaglia di san Benedetto che contiene incisa una forma di esorcismo.

Gli esorcismi (15) sono molteplici: 1°) il piccolo o semplice esorcismo composto da papa Leone XIII (16) e prescritto dal Rituale romano (Titolo XI, cap. 3), che può essere recitato da un sacerdote in nome della Chiesa (ed anche da un laico privatamente e non in nome della Chiesa) e in grazia di Dio per combattere le ossessioni e non fisicamente e direttamente su un posseduto presente (17); 2°) l’esorcismo solenne o maggiore, che si trova anch’esso nel Rituale romano (Titolo XI, cap. 1-2) e risale nella sua sostanza al IV-V secolo (18), mentre la forma quasi definitiva rimonta alla fine dell’VIII secolo con Alcuino (19); quest’esorcismo solenne è riservato a un sacerdote scelto dal vescovo come esorcista ufficiale della diocesi, egli lo pronuncia su un posseduto fisicamente presente e deve essere fatto in chiesa o in una cappella; solo per motivi eccezionali si può fare in una casa privata e l’esorcista deve essere accompagnato da uomini sani e robusti (20). Non sempre l’esorcismo libera immediatamente il posseduto perché non è un sacramento che agisce ex opere operato (di per sé), ma è un sacramentale che agisce ex opere operantis (per i meriti del ministro), ma produce degli effetti salutari, come attenuare le forze del demonio (S. ALFONSO DE LIGUORI, Theologia moralis, l. 3, tratt., 2, cap. 1, dub. 7, n. 193, tomo 2).  


Il satanismo

L’intero “mondo” (21), non in quanto creatura fisica di Dio, ma nel senso morale e peggiorativo (coloro che vivono secondo lo spirito mondano o carnale opposto a quello angelico o divino), è sottoposto al diavolo per il dilemma “o Dio o l’Io”, “o la verità o la menzogna”. Egli è perciò chiamato anche “il capo del mondo” (Io., XII, 31; XIV, 30), “il dio di questo mondo” (2 Cor., IV, 4). Il regno di satana contrasta quello di Dio (Mt., XII, 26). Satana scaccia dal cuore dell’uomo il buon grano della parola di Dio per sostituirvi la zizzania o falso-grano dell’errore (Mc., IV, 15). Suo intento è di “accecare le menti di coloro, che non credono ancora, di modo che non possano essere illuminati dal Vangelo della gloria di Cristo” (2 Cor., IV, 41). Il mondo di satana combatte nel tempo contro il Regno di Dio ma Gesù alla fine vincerà e sconfiggerà definitivamente satana e conquisterà il mondo (Io., XVI, 33). «Sino alla fine del mondo vi sarà opposizione tra i “figli di Dio” e i “figli del diavolo” (Io., VIII, 44), i quali compiono le “opere del diavolo” (Act., XIII, 10), che si riassumono nell’impostura o seduzione (Io., VIII, 44; 1 Tim., IV, 2; Apoc., XII, 9) con cui alla verità e alla giustizia vengono sostituiti l’errore e il peccato (Rom., I, 25; Iac., V, 19)» (22).

Genericamente il satanismo è lo stato di ciò che è satanico, ossia sottoposto e addirittura consacrato a satana. Il satanismo è interamente pervaso e impregnato dello spirito di satana, l’avversario di Dio e dell’uomo. In maniera specifica il termine satanismo assume tre significati: 1°) l’impero di satana sul mondo; 2°) il culto reso a satana; 3°) l’imitazione della sua rivolta contro Dio. Bisogna studiarli tutti e tre per capire bene il significato del concetto di satanismo.


L’impero di satana sul mondo

Tale dominio è rivelato sia nel Vangelo sia in san Paolo. Esso si compie e s’estende, mediante a) il peccato dell’uomo, che è contrario alla Volontà di Dio; b) l’orgoglio umano o l’egoismo, che è opposto a Dio infinitamente Vero e Buono (23); c) la legge puramente esteriore o farisaica, che è contraria alla vera Fede interiore vivificata dalla Carità. Il dominio di satana sul mondo più che un impero rappresenta quasi un “corpo mistico” come lo descrive san Gregorio Magno (Hom. 16 in Evang.; Moral., IV, 14): “Certamente il diavolo è capo di tutti gli iniqui; e tutti gli iniqui sono membra di questo capo”. Perciò, i Padri e i Dottori hanno parlato di “contro-chiesa”, rifacendosi alla Rivelazione (Apoc., II, 9) che parla di “sinagoga di satana” la quale avversa la Chiesa di Cristo. Il Regno di Cristo è in opposizione radicale con quello di satana; essi sono contrari come il sì e il no, il bene e il male, la verità e l’errore, l’essere e il nulla. Loro rispettivo scopo è l’annientamento dell’altro, mediante un continuo e reciproco combattimento, che terminerà solo con la fine del mondo e il Giudizio universale. Sant’Agostino ci parla di due città, una di Dio e l’altra del diavolo, che sono basate sopra due amori opposti: l’Io e Dio (De civit. Dei, XIV, 18). Pio XII ha insegnato che il satanismo più profondo e capillare è l’apoteosi dell’uomo con riduzione della religione a cosa libera, e che, dopo aver abbattuto il cristianesimo, applica le due false vie del collettivismo socialista e dell’individualismo liberale, che, conducono l’umanità all’annientamento, prima morale e poi fisico (Radiomessaggio natalizio, 24 dicembre 1952, nn. 12-30). Sessant’anni dopo tocchiamo con mano questa terribile profezia, che purtroppo è divenuta realtà. A Est il comunismo collettivista e ateo e a Ovest il liberalismo individualista hanno quasi annientato moralmente la civiltà europea e cristiana. “Oggi, mediante la bontà puramente naturale, il principe di questo mondo cerca d’incatenare gli uomini per conservarli più sicuramente sotto il suo dominio, cioè lontani dalla vera Chiesa di Cristo” (24).


Il culto di satana

Se si nega l’esistenza del diavolo, si nega anche il culto che gli viene prestato. Oggi la vittoria più pericolosa di satana è quella di aver scosso la Fede cattolica sulla sua esistenza reale. Non meno perniciosa è la superstizione opposta, ossia il culto prestato a satana quale “divinità” malvagia da conciliarsi e servire per i propri tornaconti personali (onori, ricchezze e piaceri). Gli gnostici antichi avevano identificato satana col serpente del paradiso terrestre (IRENEO, Adv. haer., I, 24; TERTULLIANO, Praescr., 47), che viene esaltato per aver rivendicato i “diritti dell’uomo” rivelando ad Adamo la conoscenza o gnosi del bene e del male, insegnandogli la rivolta ai comandamenti di Dio. Per gli gnostici Cainiti (cfr. IRENEO, ivi, I, 31) i veri liberatori sono i grandi ribelli che si son eretti contro Dio: Caino, Esaù, gli abitanti di Sodoma e soprattutto Giuda che ha liberato l’umanità da Gesù. Pertanto non ci si deve meravigliare per la riabilitazione recente della figura dell’Iscariota fatta dal cinema e anche da alcuni “neo-esegeti”. Monsignor Antonino Romeo ci spiega come «il culto di satana si concentra nelle messe nere […], che ricordano formule e riti massonici. […] Covo segreto di satanismo è certamente la massoneria, la quale eredita fede e costumi dello gnosticismo cainita» (25). La massoneria, ispirata dal giudaismo talmudico, è la “contro-chiesa universale” che da oltre duecento anni pianifica gli avvenimenti politici, economici e militari, dai quali dipendono le sorti dei popoli. Si costata nella storia della modernità «una direttiva di marcia costante, che tende al “progresso” incontrollabile, alla religione della natura, esclusa ogni religione o morale positiva. La lotta è condotta soprattutto contro il cattolicesimo, caduto il quale il cristianesimo non sarà più che un simbolo o un ricordo» (26).
I suppositi principali e preferiti di satana sono il giudaismo anticristiano (“voi che avete per padre il diavolo”, Io., VIII, 42), il quale a sua volta ha ispirato quasi tutte le sette e le eresie anticristiane (27).


La rivolta satanica

Consiste nell’affermazione eroica dell’Io, difeso nella sua assoluta integrità. Monsignor Antonino Romeo scriveva: «Persino alcuni teologi cattolici, per adulare la volontà o libertà umana non più rispecchiante quella divina, osano accarezzare il “rischio del peccato” […], in una posa di “rischio” mortale, che ha molti contatti col “titanismo” odierno» (28). Il marxismo, secondo cui “Dio è il male”, è una delle forme moderne del satanismo rivoluzionario, come pure il nichilismo filosofico post-moderno, che vorrebbe distruggere la morale, l’intelletto umano e l’essere per partecipazione il quale rimanda all’Essere per essenza.


La lotta della contro-chiesa satanica contro la Chiesa di Cristo

Monsignor Henri Delassus riporta la dottrina cattolica riguardo alla lotta tra satana e la Chiesa e, dopo essersi avvalso della S. Scrittura e della Tradizione, non disprezza di fare anche una breve antologia delle rivelazioni private accolte dalla Chiesa. Ora, esse non sono un luogo teologico, ma “non vanno disprezzate”. Mi permetto di rinviare il lettore ad esse, come semplici  rivelazioni private, per dargli un po’ di speranza in questi tristissimi tempi.

Monsignor Delassus ne Il problema dell’ora presente (Lilla, Desclée, 2 voll., 1904-1905; tr. it., 1907; 1a rist. Piacenza, Cristianità, 1977; 2 a rist. Milano/Viterbo, Effedieffe, 2014-2015) scrive: “Dove conduce il  turbine che trasporta il genere umano? Ai piedi di Dio o ai piedi satana? […]. Non è la prima volta che satana e i suoi si credono alla vigilia del trionfo. […]. Noi siamo nell’ora d’un combattimento il più decisivo” (cit., vol. 2, p. 47).

Gregorio XVI nella sua Enciclica Mirari vos del 1832 applicava al nostro tempo moderno le parole dell’Apocalisse al capitolo IX sul pozzo dell’abisso oramai aperto” (vol. 2, p. 48-49, 51), dal quale escono gli errori, le depravazioni e i demoni per tentare l’uomo nella maniera più crudele.

L’antitesi è tra Cristo o l’Anticristo ed essa racchiude il mistero dell’avvenire” (H. DELASSUS, cit., vol., 2, p. 52).

San Pio X nella sua prima Enciclica E supremi apostolatus cathedra del 1904 si chiede se l’Anticristo non sia già in mezzo a noi dato il carattere antropolatrico della modernità filosofica e del modernismo teologico, come insegnano sant’Ireneo, sant’Ambrogio, sant’Agostino, san Gregorio Magno, Teodoreto, sant’Giovanni Damasceno, sant’Anselmo, Ruperto da Deutz, san Beda il venerabile (cfr. CORNELIUS A LAPIDE, Comm. in Sacram Scripturam, tomo XII, In Apocalypsim, ed. Vives, p. 178).

Noi siamo attualmente, constata amaramente Delassus, “in uno stato di anticristianesimo, che è lo stato in cui è necessario che l’Anticristo finale trovi il mondo per esserne accettato” (cit., vol., 2, p. 59). Poi saggiamente commenta che nessuno conosce la data precisa del suo avvento, ma secondo il Vangelo (Lc., XII, 54), se scorgiamo le nubi addensarsi su di noi, ne deduciamo che la pioggia molto probabilmente è vicina (cit., vol. 2, p. 61).

Pio IX ha scritto che nelle condizioni in cui versa l’umanità nel mondo moderno “gli uomini possono essere salvati non più dalle cause seconde, ossia dalle creature, ma dalla Causa prima che è Dio in quanto la lotta è talmente grande che Egli solo può vincere i suoi nemici” (cit., vol. 2, p. 62).

Il glorioso Leone XIII nell’Enciclica Praeclara (20 giugno 1894) ha insegnato: “Noi vediamo nel lontano avvenire un nuovo ordine di cose: la soluzione cristiana della questione sociale, la fine dello scisma luterano e bizantino che hanno lacerato l’Europa e la luce del Vangelo che illumina tutti i popoli”.


NOTE

1 -  Cfr. PAOLO CALLIARI, Trattato di demonologia, Ed. Il Carroccio, Vigodarzere, 1992, II ed., Proceno, Effedieffe, 2015.
2 -  Cfr. P. PARENTE, De creatione universali, III ed., Roma, 1949, p. 45 ss.
3 -  Cfr. S. Th., I, q. 63 ss.
4 -  Cfr. S. Th., I, q. 64, a. 4.
5Il Pastore di Erma scritto tra il 140 e il 150 insegna che oltre l’angelo custode ogni uomo ha, affianco a sé, un diavolo tentatore (Mand., VI, 2) e così san Gregorio Magno (Moralia, IV, c. 29). Pietro Lombardo (II Sent., d. 11, c. 1) riprende questa tesi, ammessa comunemente da tutti i teologi, dopo san Gregorio Magno. S. Tommaso la segue come comune (In II Sent., d. 11, q. 2, a. 5).
6 -  Dio può “tentare” ossia sottomettere alla prova l’uomo affinché mostri la sua bontà e questa è chiamata “tentatio probationis”, la quale ha di mira e come fine il bene.
7 -  Cfr. S. Th., I-II, q. 80, a. 4; De Malo, q. 3, a. 5.
8 -  Cfr. II Sent., d. 6, a. 6.
9 -  Cfr. A. TONDI – G. DE NINNO, Demoniache manifestazioni, in Enciclopedia Cattolica, Città del Vaticano, 1949, vol. IV, coll. 1418-1422.
10 -  Cfr. A. ROYO MARÌN, Teologia della perfezione cristiana, Roma, Paoline, 1961, p. 382; A. TANQUEREY, Compendio di teologia ascetica e mistica, Roma, Desclée, IV ed., 1927, n. 219-225. 
11 - «Non s’incontrano mai ammalati mentali che parlano lingue ignote, rivelano i segreti dei cuori o predicono l’avvenire. Ora sono questi i veri segni della possessione diabolica, ove manchino tutti si deve parlare di malattia nervosa e non di fenomeno diabolico» (A. TANQUEREY, Compendio di Teologia ascetica e mistica, cit., p. 943, n. 1542).
12 - “Vi sono numerose malattie nervose, che presentano caratteri esterni simili a quelli della possessione. I casi di vera possessione sono rari ed è meglio eccedere in prudenza e in diffidenza che in credulità” (A. ROYO MARÌN, Teologia della perfezione cristiana, cit., p. 401).
13 - Per questo motivo il sacerdote che si accinge a fare il grande esorcismo per liberare un posseduto deve confessarsi e così coloro, che assistono e aiutano il sacerdote durante l’esorcismo.
14 -  Cfr. C. BALDUCCI, Adoratori del diavolo e rock satanico, Casale Monferrato, Piemme, 1991. L’Autore spiega in dettaglio il ruolo della musica rock nelle possessioni diaboliche (I parte, cap. 9, pp. 98-112; II parte, capp. 1-7, pp. 147-240).
15 -  Cfr. L. SIMEONE, Esorcismo, in Enciclopedia Cattolica, Città del Vaticano, 1950, vol. V, coll. 595-597.
16 - Mons. Henri Delassus nel suo libro La conjuration antichrétiénne  (Lilla, Desclée, 1910, vol. III, p. 879, nota 1) scrive che  Leone XIII ebbe una visione estatica mentre celebrava Messa nel 1888 e vide “il mondo avvolto dalle tenebre e un abisso aperto dal quale usciva una legione di diavoli, che si sparpagliavano per il globo al fine di combattere e distruggere la Chiesa. In quel mentre san Michele apparve e sconfisse di nuovo satana”. Fu allora che Leone XIII compose l’esorcismo minore che si trova nel Rituale romano e prescrisse la recita della preghiera a san Michele arcangelo alla fine di ogni Messa. 
17 - A. TANQUEREY, cit., p. 945, n. 1545.
18 - L’Esorcistato è il terzo degli Ordini minori, che conferisce il potere di espellere i demoni mediante gli esorcismi. Nei primi tempi della Chiesa ogni fedele, quasi per un carisma, aveva il potere di scacciare i demoni. Alla metà del III secolo a Roma compaiono gli esorcisti come una classe speciale, della cui esistenza c’informano vari documenti del III secolo (san Paolino da Nola, l’Epitaffio di Flavio Latino, san Damaso (Epist. ad Fabium Antioch.; PL III, 768). L’Ordinazione degli esorcisti nella Chiesa latina la troviamo negli Statuta Ecclesiae antiqua del V secolo. In oriente già nel IV secolo il Concilio di Antiochia (341) e di Laodicea (318) parlano degli esorcisti, ma non accennano ancora all’ordine dell’esorcistato (cfr. Costituzioni Apostoliche, VIII, 26, 1, 2). Cfr. PH. OPPENHEIM, Sacramentum Ordinis secundum Pontificale Romanum, Roma, 1946, pp. 34-42; P. ALFONZO, I riti della Chiesa, Roma, 1946, vol. III, pp. 74-80.
19 - Erudito anglosassone (735-804), che su invito di Carlo Magno organizzò la Scuola palatina (786) e contribuì a salvare il patrimonio classico greco/romano.
20 -  A. TANQUEREY, cit., p. 946, n. 1547; CIC 1917, can. 1151-1152.
21 - Io, I, 10; VI, 7; XV, 18; XVI, 20; XVII, 9-16; 1 Io., II, 16; V, 19; Mt., XVIII, 7; Gal., VI, 14.
22 - F. SPADAFORA (diretto da), Dizionario biblico, Roma, Studium, 3a ed., 1963, p. 165.
23 -  “Il diavolo non perseverò nella verità perché la verità non era in lui” (Io., VIII, 44).
24 - A. STOLZ, Teologia della mistica, tr. it., Brescia, 1940, p. 66.
25 -  Voce “Satanismo”, in Enciclopedia Cattolica, Città del Vaticano, vol. X, 1953, col. 1958.
26 - A. ROMEO, ibidem, col. 1959.
27 - Cfr. J. MEINVIELLE, De la cabala al progresismo, Buenos Aires, 1970, II ed., EVI, Segni (Roma), 2013.
28 - A. ROMEO, ivi.



aprile 2023
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