Cancel Culture: tra follia e paradossi

di Matteo Castagna







“Essere conservatori - scrisse Moeller van den Bruck - non significa dipendere dall’immediato passato, ma vivere dei valori eterni”.

La cultura e l’arte - insegna Adriano Romualdi - non possono pretendere di essere loro stesse il tempio, ma solo il vestibolo del tempio. La verità vivente è oltre.

Il fervente cattolico José Antonio Primo de Rivera raccomandava ai suoi falangisti “il sentimento ascetico e militare della vita”.
La cultura, dunque, per essere veramente tale, deve saper esprimere una “visione del mondo”. Non per nulla, Julius Evola ha paragonato la tradizione ad una vena che ha bisogno di innumerevoli capillari per portare il sangue in tutto il corpo.

Il filosofo Friedrich Nietzsche osservò acutamente: “una volta il pensiero era Dio, poi divenne l’uomo, ora si è fatto plebe. Ancora un secolo di lettori e lo spirito imputridirà, puzzerà”.
Sembra proprio che avesse ragione, perché se ci guardiamo attorno, osserviamo una decadenza, causata principalmente dal materialismo ateo e dal liberalismo socio-politico che non ha eguali nella storia.
Le sinistre hanno scelto il grande capitale di matrice americanista, con la società tecnocratica e pornografica di massa.

Il pregio della cultura, soprattutto nelle sue espressioni nella pittura e nella scultura è che, per forza di cose, assume caratteristiche antidemocratiche e antiegualitarie, perché espressione di intellettuali e/o artisti che vogliono lasciare un’impronta universale, frutto di un pensiero che si trasforma in letteratura, simboli, dipinti e statue destinati a restare, per sempre, davanti ad un pubblico serio, l’espressione della bellezza di ciò che è vero, reale, autentico.
La cultura contrasta, per essenza, con le mode fugaci, con le canzonette, con gli effimeri convegni e gli orrori dei decadenti progressisti, che arrivano all’esaltazione del brutto oggettivo. Noi che, come ha scritto Abel Bonnard, siamo uomini che rimaniamo “fedeli alle leggi della vita in una società che se ne allontana”, rigettiamo “esempi di ritualistica obliterazione - nei tempi di cancel culture e nel pieno degli scontri tra manifestanti e polizia seguiti all’omicidio di George floyd - in cui prima di scomparire il cancellato fa il botto” (Il Venerdì di Repubblica, 9/10/2020).

Nel libro “Iconoclastia” (Eclettica Edizioni, 2020) gli autori Emanuele Mastrangelo e Enrico Petrucci riassumono il concetto di cancel culture “come una forma di damnatio memoriae dei personaggi al centro degli attacchi della seconda ondata del movimento femminista MeToo. Nella sostanza, lo scopo è distruggere tutti coloro che si oppongono ai supposti valori morali del MeToo. I mezzi utilizzati, soprattutto sui social-media mirano alla gogna pubblica, mentre “la cancel culture è l’esilio previo esproprio dei beni”.
Il paradosso sta nel fatto che i propugnatori o sostenitori della cancel culture appartengono tutti alla galassia liberal, ovvero coloro che, a parole, sono i paladini del pluralismo e della democrazia.
I radical chic ritengono di non essere loro a voler cancellare la cultura e la memoria storica che si oppone alle loro idee, ma è la cultura che merita di essere cancellata, perché impresentabile ai loro occhi perfetti, però, con l’ipocrisia che li contraddistingue sempre, non vogliono mettere la testa sul ceppo nominando spontaneamente ed esplicitamente i cosiddetti “colpevoli”.

D’altronde, come scrive Virgilio Ilari su “Limes”, l’obiettivo di questa rivolta non è “correggere le discriminazioni, ma piuttosto di instaurare una sorta di colpevolizzazione laica succedanea di quelle confessionali”.
Chi si desidera colpevolizzare per diffondere un’innaturale uguaglianza totalitaria?
L’uomo bianco, religioso, identitario, patriota, con famiglia numerosa, legato al diritto naturale, conservatore, tradizionalista, né green, né ecologista, né animalista, onnivoro, libero e, primariamente, dotato di pensiero critico, non condizionabile dalle follie del deep State.
Per i liberal il nemico del Terzo millennio, chi merita la cancel culture, è l’uomo della Tradizione e con lui i simboli e la mentalità della società organica e della comunità di destino.

Nel deserto umano, in cui belano tante pecore, i leoni continueranno a ruggire davanti alla boria e all’odio del globalista militante o inconsapevole.





aprile 2023
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