CARI FRATELLI MASSONI

Commento alla lettera del cardinale G.F. Ravasi


Articolo di Luciano Pranzetti





 

Il 14 di febbraio A. D. 2016, il quotidiano IL SOLE-24 ORE, nel supplemento LA DOMENICA, pubblicava una lettera – che lettera non è - del cardinale di Santa Romana Chiesa, Gianfranco Ravasi, indirizzata ai “Cari fratelli massoni” la cui apparizione – gestita con accorta, coincidente allusione evocativa - si collocava nel giorno del Signore col sigillo del 14 febbraio, giorno dedicato a San Valentino, “festa degli innamorati”.

Il lettore non prenda queste nostre precisazioni come mero espediente funzionale all’avvìo del discorso perché, in tema di sottili argomenti – quale quello che andremo ad indagare – gli autori o coloro che gestiscono l’evento, calcolano ogni aspetto di particolare significanza espressa in termini oracolari, criptici, metaforici talché, non risultando, l’oggetto, di immediato impatto invasivo, esso si insinua nella mente con lento passo sì da essere metabolizzato come giusto, corretto, opportuno, lineare.

Questi sono, per quel che pensiamo, gli elementi che conferiscono alla lettera l’aura di un che saggio, pedagogico e salutare.
1 - La scelta del medium che, a nostro parere, è indicativa, o meglio, illuminante poiché l’epistola “viene alla luce” da una testata che si fregia di incessante solarità;
2 – il titolo del supplemento – LA DOMENICA - che coincide con il “dies dominica”, quasi una velata benedizione divina;
3 – il giorno 14 febbraio – come sopra è stato detto – dedicato agli “innamorati” il cui santo patrono è, dalla tradizione, non certificata, il martire cristiano Valentino;
4 – l’incipit con cui l’autore, mediante uno spirito di familiare saluto: “Cari fratelli”, tiene a comunicare un afflato di genetico affetto per coloro che, l’opinione pubblica ritiene tutt’altro che cari e per nulla fratelli.
 
Bene, ciò premesso, vediamo di chiarire perché abbiam scritto “che lettera non è”. E, infatti, il prodotto si presenta quale scheda di un particolare oggetto mancando, nel contesto dell’elaborato, il classico repertorio dei modi con cui si articola un’epistola – destinatario/rî, saluto, sviluppo dell’argomento in discorso diretto, chiusa e congedo - che presume, tuttavia, di diventare tale per via del nome dei destinatarî premesso in capite, insomma in forma, diremo, generica. Una scheda, riassuntiva di un tema, indirizzata, in questo caso, a un destinatario noto e, nello stesso tempo, ma non specificato, perché ne prenda conoscenza.

Ed ora procediamo al commento.

Il cardinale GF Ravasi – presidente emerito del Pontificio Consiglio della Cultura e presidente della Pontificia Commissione per l’Archeologia Sacra, nonché teologo, biblista – apre la scheda-lettera, operando una ricognizione sul tema “massoneria” e, nello specifico, sulla varietà di riti, di obbedienze, di logge, di orienti, di arti, di affiliazioni e di denominazioni: un arcipelago – come egli scrive – in cui non vuole addentrarsi. Ammessa l’ardua difficoltà di disegnare una mappa dell’ideologia che regge un universo frammentario, conclude essere logico parlare di un metodo più che di un sistema dottrinale codificato, un ambito fluido in cui si riconoscono dei crocevia abbastanza delineati come “un’antropologia basata sulla libertà di coscienza e di definizioni della sua identità”.

Ci si permetta un’osservazione: iI cardinale distingue il metodo dal sistema quasi che i due termini siano tra loro indipendenti. E cị ci stupisce perché dovrebbe sapere che ogni metodo è il prodotto “esecutivo” di un sistema organico come ad esempio, parlando del metodo sillogistico se ne dimostri palese la connotazione pratica di esso quale prodotto del sistema logico o, meglio, della categoria razionale.

Interessante, ché sarebbe il caso di parlarne distesamente, l’accenno alle costituzioni massoniche redatte dal pastore presbiteriano James Anderson di cui, il cardinale, cita un’affermazione secondo la quale si dice che un adepto “non sarà mai un ateo stupido né un libertino irreligioso” anche se il credo proposto – commenta il cardinale – era alla fine il più vago possibile “quello di una religione su cui tutti sono d’accordo”.

Il discorso si accentra sui contatti tra la Chiesa cattolica e la Fratellanza dei liberi muratori, con il riporto dei vari documenti con i quali il Papato – Clemente XII, Benedetto XIV, Pio IX, Leone XIII – stabilisce la linea di demarcazione, vale a dire l’incompatibilità totale tra l’appartenenza alla Chiesa cattolica e l’obbedienza massonica.

Fino a questo punto la scheda-lettera si dimostra come un semplice elaborato in cui sono riportati, in modo neutro, anodino, senza, cioè, partecipazione – consenso o critica – da parte dell’autore, momenti storici di nullo contenuto polemico.
Ma è trattando del Codice di Diritto Canonico del 1917 che viene allo scoperto la propensione del cardinal Ravasi a una malcelata simpatia – chiamiamola così – diretta ai cari fratelli massoni.

Il canone 2335 del predetto CDC è implacabile perché chiaro, laddove recita: “Chi si iscrive alla setta massonica o ad altre associazioni dello stesso genere che tramano contro la Chiesa o le legittime autorità civili, incorre ipso facto nella scomunica riservata simpliciter alla Santa Sede”, scomunica detta, in termini giuridici latae sententiae = di sentenza pronunciata. 
Che questo canone non riscuotesse il consenso del cardinal Ravasi, e della Gerarchia formatasi all’ombra gelida del CVII, è dimostrato dal successivo commento in cui scrive del nuovo codice del 1983 – riformato da Papa GPII e dal cardinal Prefetto J. Ratzinger – il quale codice “tempera” la formula evitando il riferimento esplicito alla massoneria “conservando la sostanza della pena sia pure destinata, in un senso più generale a chi dà il nome ad un’associazione che complotta contro la Chiesa (canone 1374)”.
Ma è una vera e propria fandonia quella che, secondo il cardinale, afferma – citando una Declaratio del 26 novembre 1983, emessa dalla SCDF a firma J.Ratzinger – essere immutato il giudizio della Chiesa nei riguardi delle associazioni massoniche i cui principî sono sempre stati considerati inconciliabili con la dottrina della Chiesa e, pertanto l’iscrizione ad esse rimane proibita.

Capolavoro di astuzia parolaia! Se tutto rimane come prima, ci dicano, allora, Papa GPII, i cardinali Ravasi e Ratzinger, che necessità c’era di cassare il canone 2335 perché non è conciliabile con la logica elementare affermare siffatta dinamica e cioè, dire che nulla è cambiato nonostante sia stato cancellato il diretto riferimento alla massoneria, cancellazione determinata – così si legge nella “declaratio”- da “motivi redazionali” che non vengono per nulla espressi.
È la solita giocherìa di Ratzinger che crede di essere un grande abile manipolatore della logica palesandosi, invero, come un sofista pasticcione.

Il cardinale Ravasi non sottolinea tale bufala redatta, tra l’altro, in una declaratio che tanto somiglia ad una revisione per cui, l’omicidio, cassato dal Codice di Diritto Penale, viene riammesso come reato grave, ma citato in una circolare ministeriale.

Il risultato di tale manfrina è un totale fraintendimento teologico, etico, pastorale con celebrazioni partecipate tra cattolici e massoni, con incontri fra logge e diocesi, con noti “fratelli” che accedono all’Eucaristìa. È questo l’esito della riforma del CJC promossa da GPII ed eseguita dal cardinal Prefetto J. Ratzinger, generosa opera di carità “pelosa” da intendersi come una “cambiale” da scontare per i servigî e il sostegno dati, in occasione delle vicende legate al partito polacco “Solidarnosc”, da personaggî, legati alle mafie bancarie, come Calvi e Sindona misteriosamente deceduti, il primo “suicidato” per impiccagione sotto le volte del ponte londinese dei “Frati neri”, il secondo eliminato(si?) con il sistema “Pisciotta”, cioè, un caffè al cianuro. Un fosco scenario dominato e diretto da mons. Paul Marcinkus.

   
Riprendiamo, dopo queste riflessioni, il giro ricognitivo della scheda-lettera del cardinal Ravasi, e vediamo gli sviluppi del rapporto Chiesa cattolica-massoneria.

Dichiarata sempre valida la condanna per chi si iscrive ad associazioni che complottano contro la Chiesa – una lancia spuntata, come abbiam visto – l’autore cita due documenti relativi alla posizione attuale del confronto e, cioè, 1) quello dell’episcopato filippino che si mantiene su posizioni tradizionali, sottolineando la totale inconciliabilità del sistema massonico con la dottrina cattolica secondo tre traiettorie: la storica, la dottrinaria e la pastorale con cui si ribadisce la chiusura ad una pur parziale apertura; 2) quello tedesco, il quale afferma, sì l’incompatibilità della massoneria con la dottrina cattolica, ma ritiene – come esplicitamente affermato – il dialogo, la via migliore per smussare spigoli, appianare ostacoli dal momento che la massoneria condivide, con la Chiesa cattolica, valori come: comunitarismo, beneficenza, lotta al materialismo.

Che l’episcopato tedesco sia propenso, già dal 1980, a patteggiare la partita con la massoneria, lo si nota specialmente in questi ultimi tempi in cui si sono succeduti, sotto il pontificato dell’antipapa Bergoglio – definizione documentata del prof. Enrico Maria Radaelli – eventi di radicale ribaltamento dottrinario come: l’intronizzazione in Vaticano, della statua di Martin Lutero (13 ottobre 2016), l’adorazione dell’idolo andino della Pachamama – versione locale della “Grande Madre” -  fatta sfilare davanti al Papa Francesco e al clero (7 ottobre 2019), gli incontri “ecumenici” con anglicani, ortodossi, rappresentanti della finanza massonica del B’nai Berith, del gruppo di Davos.

Il cardinal Ravasi prende per buona, anzi ottima, notizia la condivisione dei valori sopra citati, e cioè: comunitarismo, beneficenza, lotta al materialismo. Ma c’è da spiegare, ai lettori, che: 1) quanto attiene al comunitarismo – termine decisamente brutto – non evidenzia condivisione alcuna se, con tale vocabolo, si vuol intendere “unità” dal momento che la massoneria la ritiene quale generica adesione ad una altrettanto generica partecipazione comunitaria governata dal Grande Architetto dell’Universo; 2) quanto si riferisce alla beneficenza, la condivisione è nulla dacché il cristiano, quando opera il bene, lo fa nel nome di N.S.G.C. mentre il massone lo pratica in nome dell’umanità, come è significato dal termine “filantropia”; 3) quanto riguarda la condivisione nella lotta al materialismo è del tutto fuori orbita dacché la massoneria, ad onta del suo professarsi spirituale, non credendo alla vita futura post mortem, si qualifica materialista.

Nell’approssimarsi alla conclusione della sua carrellata, il cardinale trova tempo e spazio per lanciare una critica a certi ambienti integralistici cattolici i quali, per colpire esponenti gerarchici della Chiesa a loro sgraditi, ricorrono all’arma dell’accusa apodittica di una loro appartenenza massonica. Se così è, ci dica, allora, il cardinal Ravasi, che vuol significare l’iscrizione di Papa Francesco, a socio onorario dell’associazione massonica del “Rotary Club”. Calunnie degli ambienti integralistici cattolici o, non, invece, fondate verità? 

Si chiude, questa scheda-lettera con una riflessione che, comicamente – ci perdoni il cardinale – annulla tutto quanto di buono aveva, con esercizio acrobatico, attribuito al dialogo introdotto con il saluto “Cari fratelli massoni”. “In conclusione, come scrivevano già i vescovi di Germania, bisogna andar oltre ostilità, oltraggi, pregiudizi reciproci perché, rispetto ai secoli passati sono migliorati e mutati il tono, il livello e il modo di manifestare le differenze che pure continuano a permanere in modo netto”.

In pratica, un discorso tra sordi o, meglio, un dialogo concluso il quale, spenti i lumi e pagate le spese, tutto rimane come prima, ma intanto il totem del “dialogo” – sterile esperimento - continua a incombere quale strumento unico funzionale non tanto alla “conversione” dei miscredenti quanto alla apparente reciproca “coniunctio oppositorum”, la stessa che Papa Bergoglio crede di raggiungere esortando il cristiano ad “accompagnarsi” all’altro nel cammino esistenziale.
Ma non era stato istituito, dal defunto Benedetto XVI, di concerto con il cardinal Ravasi, il “Cortile dei Gentili” deputato alla conversione dei miscredenti?
                                                                                       




maggo 2023

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