Sinodo sulla sinodalità: l'“Instrumentum laboris” (3)



Articolo della Fraternità San Pio X



Pubblicato il 4 luglio 2023 sul sito Informazioni della Fraternità






Lo studio dell’Instrumentum laboris (IL) per la prossima assemblea del Sinodo dei vescovi, che si svolgerà ad ottobre, può essere fatto sotto diversi aspetti.
Nel primo e nel secondo articolo hanno considerato l’elaborazione del documento attraverso le prime due fasi sinodali e poi il metodo consigliato per il futuro.

Questo terzo articolo prende in esame i punti che verranno proposti per la discussione all’Assemblea di ottobre. Sono riuniti sotto le “tre questioni prioritarie per la Chiesa sinodale”: comunione, missione e partecipazione.


Schede di lavoro

Queste schede “sono pensate come strumento di lavoro per affrontare le tre questioni prioritarie enunciate”. Vanno intese secondo il “dinamismo dell’Assemblea”. Questo punto è dettagliato di seguito.

“Lungo l’intero percorso, l’Assemblea procederà utilizzando il metodo della conversazione nello Spirito (cfr. nn. 32-42), opportunamente adattato. Manterrà così un collegamento con il modo di procedere che ha contraddistinto l’intero processo sinodale (cfr. figura a pag. 26), ma soprattutto facendone diretta esperienza potrà meglio mettere a fuoco come esso possa diventare parte della vita ordinaria della Chiesa e modo di procedere condiviso per discernere la volontà di Dio”.

La Chiesa sinodale dovrebbe quindi nascere dall’esperienza dell’Assemblea sinodale. Siamo in piena prassi: il metodo sinodale deve essere perfezionato dall’esperienza, che senza dubbio permetterà di definire questa Chiesa: si tratta di creare un’azione che definisca l’essere. Il mondo alla rovescia.


Una comunione che si irradia

La prima serie di schede ruota attorno alla comunione. Quali sono le principali preoccupazioni di questa Chiesa che deve essere sinodale, nel nostro mondo secolarizzato e scristianizzato?

“Diverse sono le direttrici indicate dalle Assemblee continentali per crescere come Chiesa sinodale missionaria: (…) i poveri, (…) i cambiamenti climatici, (…) i movimenti migratori, (…) essere artigiani di pace, (…) la liberazione e la promozione dei poveri, (…) i divorziati e risposati, le persone in matrimonio poligamico o le persone LGBTQ+, (…) forme di discriminazione a base razziale, tribale, etnica, di classe o di casta, (…) persone con disabilità” (B 1.1).

Un’altra direzione è data dal “rinnovato impegno ecumenico”. Così “Sinodalità ed ecumenismo sono due cammini da percorrere insieme, con un obiettivo comune: una migliore testimonianza cristiana. Questa può prendere la forma della convivenza in un ‘ecumenismo della vita’ a diversi livelli, compresi i matrimoni interconfessionali” (B 1.4).

Invitare a matrimoni interreligiosi è totalmente contro la Tradizione. Ma il peggio deve ancora venire. Eccone la giustificazione teologica che viene data. “a) nell’unico Battesimo tutti i Cristiani partecipano del sensus fidei o senso soprannaturale della fede (cfr. LG 12), ragione per cui in una Chiesa sinodale tutti vanno ascoltati con attenzione” (B 1.4).

L'errore è grave. Affermare che “tutti i cristiani” partecipano al sensus fidei rivela la nozione di Chiesa tra i redattori: non sono lontani dal “pancristianesimo" condannato dall’enciclica Mortalium animos. Ne deriva una conseguenza: l’ecumenismo obbligatorio.

“Tutti i Documenti finali delle Assemblee continentali evidenziano la stretta relazione tra sinodalità ed ecumenismo, e alcuni vi dedicano interi capitoli. In effetti, sia la sinodalità sia l’ecumenismo sono radicati nella dignità battesimale dell’intero Popolo di Dio” (Ibid.).

La Chiesa sinodale è una Chiesa ecumenica: ha perso la vera nozione della Chiesa cattolica e la teologia del battesimo. E questa perdita è profondamente radicata nella mente dei fedeli.


Corresponsabili nella missione

Questa idea si sviluppa anzitutto in campo liturgico: “Il processo sinodale restituisce una visione positiva dei ministeri, che legge il Ministero ordinato all’interno della più ampia ministerialità ecclesiale, senza contrapposizioni. Affiora anche una certa urgenza di discernere i carismi emergenti e le forme appropriate di esercizio dei Ministeri battesimali (istituiti, straordinari e di fatto) all’interno del Popolo di Dio" (B2.2).

Il fondamento di questo continuo sconvolgimento della liturgia è sempre lo stesso: «Emerge una serena ricezione del Concilio Vaticano II, con il riconoscimento della dignità battesimale come fondamento della partecipazione di tutti alla vita della Chiesa”.

Seguono i seguenti dettagli:

“Come vivere la celebrazione del Battesimo, della Confermazione e dell’Eucaristia affinché siano occasioni di testimonianza e di promozione della partecipazione e corresponsabilità di tutti come soggetti attivi nella vita e missione della Chiesa? Quali percorsi formativi devono essere avviati per far crescere nella Chiesa una comprensione della ministerialità che non si riduca al Ministero ordinato?” (Ibidem).

A quando la Cresima – o anche la Messa – da parte dei laici?

Segue subito la questione delle donne: “le questioni della partecipazione delle donne, del loro riconoscimento, (…)  della presenza delle donne in posti di responsabilità e di governo sono emerse come elementi cruciali della ricerca di come vivere la missione della Chiesa in modo più sinodale”. (B 2.3).
 
Poi vengono le proposte pratiche.

“Quali passi concreti può compiere la Chiesa per rinnovare e riformare le proprie procedure, dispositivi istituzionali e strutture in modo da permettere un maggiore riconoscimento e partecipazione delle donne, anche al governo e a tutte le fasi dei processi decisionali, inclusa la presa di decisioni, in uno spirito di comunione e in vista della missione?” (Ibid.).

In particolare: “La maggior parte delle Assemblee Continentali (…) chiedono di considerare nuovamente la questione dell’accesso delle donne al Diaconato. È possibile prevederlo e in che modo?" (ibidem).

Avremo presto una decisione eretica?

Altra questione regolarmente discussa è il celibato sacerdotale: “È possibile, come propongono alcuni continenti, aprire una riflessione sulla possibilità di rivedere, almeno in alcune aree, la disciplina sull’accesso al Presbiterato di uomini sposati?” (B2.4.).

Poi vengono i vescovi: “Emerge di conseguenza la richiesta di strutture di governo adeguate e ispirate a maggiore trasparenza e responsabilità, che incide anche sulle modalità di esercizio del ministero del Vescovo”. Cioè “sono necessari cambiamenti culturali e strutturali”. (B2.5).

“2) In che modo l’esercizio del ministero episcopale sollecita la consultazione, la collaborazione e la partecipazione ai processi decisionali del Popolo di Dio? 3) In base a quali criteri un Vescovo può autovalutarsi ed essere valutato nello svolgimento del proprio servizio in uno stile sinodale?” (Ibid.).


Partecipazione, compiti di responsabilità e autorità

È la messa in discussione dell’autorità, ma anche delle sue forme nella Chiesa: “Quale rinnovamento della comprensione e delle forme di esercizio concreto dell’autorità, della responsabilità e del governo è necessario per crescere come Chiesa sinodale missionaria?” (B 3.1).

Segue la domanda pratica: “Come possiamo pensare processi decisionali più partecipativi, che diano spazio all’ascolto e al discernimento comunitario, sostenuti dall’autorità intesa come servizio di unità?” (B 3.2).

Il punto seguente ruota costantemente intorno alla questione di “rinnovare le strutture”: consigli pastorali, diocesani, parrocchiali, per gli affari economici, sinodi diocesani o eparchiali, con l’attuazione di meccanismi di trasparenza e aperti alla partecipazione di tutti (B 3.3).

Infine, ciò che più particolarmente manifesta gli intenti è la seguente richiesta: “Che cosa possiamo imparare dal modo in cui le istituzioni pubbliche e il diritto pubblico e civile cercano di rispondere all’esigenza di trasparenza e accountability che viene dalla società (separazione dei poteri, organi di controllo indipendenti, obblighi di pubblicità di alcune procedure, limiti alla durata degli incarichi, ecc.)?” (Ibid.).

Perché è risaputo che la nostra società civile è di una trasparenza smagliante e che non esiste alcuno schema, accordo in alcun modo nelle diverse democrazie moderne... Senza dimenticare un dettaglio: la costituzione divina della Chiesa ci è stata data da Gesù Cristo, che è Dio, e non può essere riformata.

L’ultimo punto trattato riguarda l’autorità delle conferenze episcopali e del Sinodo dei vescovi in particolare: due istituzioni che non hanno alcun fondamento nella Sacra Scrittura o nella Tradizione e che hanno per sé e per essenza solo la qualità di consiglio.

L’Assemblea deve ancora tenersi, ma l’IL per il suo solo tenore è già una rivoluzione: nessuna questione viene rifiutata o respinta, nemmeno una già di per sé eretica, o potenzialmente distruttiva dell’ordine stabilito da Dio nella sua Chiesa.
Il futuro è già molto cupo.







 
luglio 2023
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