San Michele, campione dei diritti di Dio


Articolo della Fraternità San Pio X

Pubblicato sul sito francese della Fraternità San Pio X

La Porte Latine




San Michele Arcangelo
Chiesa di San Pietro a Mont Saint Michel



La Scrittura ci parla di una battaglia di San Michele contro il drago: Scoppiò quindi una guerra nel cielo: Michele e i suoi Angeli combattevano contro il drago e il drago combatteva insieme con i suoi angeli (1).

Dio ha posto negli Angeli le più belle meraviglie della Sua creazione. Puri spiriti, erano degli esseri pieni di bellezza e di luce. Fin dall’inizio, Dio aveva arricchito la loro bellezza naturale. Li aveva creati in stato di grazia, cioè li aveva elevati all’ordine soprannaturale, aveva innestato la Sua vita divina nella loro natura angelica e li aveva resi, come dice la Scrittura, «figli di Dio» [2], «santi» [3], «angeli di luce» [4], destinati quindi a conoscere e ad amare Dio, non solo con i loro mezzi, ma come Dio stesso ama e conosce se stesso.

Ma se Dio punisce solo se c’è una colpa, Egli ricompensa solo se la Sua creatura intelligente e libera si sia guadagnata la felicità.


Il peccato dell’angelo

Come Adamo ed Eva saranno sottoposti alla prova nel Paradiso terrestre, così gli Angeli avranno l’occasione di meritare o demeritare la felicità del Cielo.
Noi sappiamo quale fu la prova per i nostri progenitori, ma ignoriamo in maniera precisa quale fu quella degli Angeli.

Come molti uomini sono orgogliosi della loro intelligenza, e vogliono chiedere solo ad essa la loro ragione d’essere e la loro regola di vita, e ritengono non valide le verità di natura intellettuale o morale che la loro ragione non è in grado di scoprire da sola, ma che Dio ha manifestamente rivelato loro; così, forse, gli uomini, gli Angeli, anche meglio dotati, rifiutarono le luci supplementari che Dio concesse loro, per essere debitori solo delle loro luci.

In una maniera ancora più determinata e concreta gli Angeli, puri spiriti, rifiutarono, forse, di riconoscere e di adorare il mistero del Figlio di Dio, abbassato al di sotto di essi per la Sua natura umana, il mistero del Figlio di Dio fatto uomo o fatto carne, come dice San Giovanni: Et Verbum caro factum est, che Dio fece conoscere agli Angeli anticipatamente.

Per quanto riguarda l’esatto oggetto del peccato degli angeli ribelli, noi abbiamo solo delle congetture.
Quello che sembra essere certo è che questo peccato fu un peccato d’orgoglio, il peccato proprio dei puri spiriti, che non sono soggetti come noi alle tentazioni della carne.
«E’ per l’orgoglio – dichiara lo Spirito Santo – che tutti i mali hanno avuto inizio» (5).
Troppo orgogliosi della loro splendida natura, della loro intelligenza viva e penetrante, della libertà della loro volontà e dei loro movimenti, della loro forza capace di tutto, alcuni angeli pensarono di poter contare solo su loro stessi e di fare a meno di Dio.

Questo spirito di orgoglio, di indipendenza, di radicale autonomia, portò gli angeli ad un grido di rivolta, spinti da Lucifero, il più elevato di loro: «Non serviam! Non servirò!».


Chi è come Dio ?

Ma un altro grido si levò allora nel Cielo, per replicare al primo: «Quis ut Deus? Chi è come Dio?»
Per bella e ricca che sia la nostra natura, noi l’abbiamo ricevuta da Colui che l’ha creata e la manteniamo per Lui, che può annientarla così come l’ha chiamata all’esistenza, Lui, il solo che esiste indipendentemente da tutto. Lui solo esiste veramente, Lui che è da Se stesso, Lui solo è il Signore: «Quis ut Deus? Chi è come Dio?».

L’Arcangelo che aveva appena proclamato la verità, affermato i diritti di Dio e ricordato la sua dipendenza come creatura, era il grande Arcangelo, il più bello - si pensa -, dopo l’arcangelo che si rivoltò: Lucifero. Il suo grido di replica è ormai rimasto come suo nome: Michael = chi è come Dio. La sua parola e il suo esempio mantennero al servizio di Dio l’immensa armata che la bestemmia di Lucifero non aveva sollevato contro Dio e che oggi chiamiamo l’armata degli Angeli buoni.

Parola ed esempio che restano sempre attuali e che devono servirci da parola d’ordine e da viatico per difendere e sostenere i diritti di Dio sulla terra come in Cielo.


Satana, San Michele e il moderno spirito di indipendenza

Poiché questi diritti di Dio continuano ad essere apertamente messi in discussione sulla terra. E forse nella nostra epoca più che mai. Il grande errore dei tempi moderni: il laicismo, cos’è se non la spudorata proclamazione dell’assoluta autonomia dell’uomo che dice di non avere bisogno di Dio e di essere autosufficiente sotto ogni aspetto, sia materiale sia morale? E cosa vuole oggi lo spirito laico, se non la sua radicale autonomia, la sua indipendenza assoluta? In altre parole vuole essere uguale a Dio, poiché la perfetta e assoluta indipendenza è propria di Dio.

Le rovine accumulate da una civiltà materiale, non equilibrata una civiltà religiosa e morale, sembra che non possano aprire gli occhi ad una società accecata dall’orgoglio. In tali condizioni è dovere di tutti coloro che insegnano, ricordare agli uomini i loro limiti di creature.

Inoltre, l’esempio e la parola d’ordine del grande Arcangelo trovano la loro applicazione pratica in tutti coloro che detengono una qualche parte di autorità nella famiglia, nella professione, nelle relazioni sociali. Anche loro hanno l’obbligo di far rispettare i diritti di Dio.

Nella famiglia, c’è forse qualche membro di essa che voglia disattendere l’una o l’altra legge di Dio o della Chiesa: la legge della preghiera, la legge della santità della vita dentro o fuori dal matrimonio, la legge della penitenza come regolata dalle prescrizioni di astinenza e digiuno raccomandate dalla Chiesa? Spetta al capofamiglia o, in sua assenza, alla madre di famiglia ricordare queste leggi e farle osservare: Quis ut Deus? Chi è come Dio?

Nella professione, all’Università, le nostre convinzioni o la nostra morale vengono derise? Spetta allo studente o al collega far rispettare se stessi, il nostro Dio e la Sua religione, rispondendo a puntino o con un silenzio di rimprovero altrettanto eloquente della parola: Quis ut Deus? Chi è come Dio?

Per noi, San Michele rappresenta, non solo il capolavoro del Creatore, che ha diritto alla nostra ammirazione per il posto che occupa nella gerarchia degli esseri; ma anche l’esempio: il suo monito alle armate degli Angeli durante la grande battaglia contro Satana rimane di applicazione pratica per tutti coloro che detengono un’autorità e per noi tutti, indipendentemente dal nostro rango sociale.

Che ha voluto in effetti Santana, se non uguagliarsi a Dio, facendone a meno, secondo le parole del Profeta Ezechiele che la Chiesa gli applica: «Salirò sopra le nubi; sono come l’Altissimo. Il suo cuore si sollevò e disse: ‘Io sono Dio, Deus ego sum’» [6].

Che San Michele ci ricordi il grande dovere di sottometterci al nostro Dio.


NOTE

1 – Apocalisse 12, 7)
2 - Job, 38, 7
3 - Dan., 8, 13
4 - 2 Cor., 11, 14
5 - Tob., 4, 14
6 - Ezech., 28, 2








settembre 2023

Ritorna al Sommario articoli diversi