La sinodalità minata da un vescovo ortodosso

durante il Sinodo


Articolo della Fraternità San Pio X

Pubblicato sul sito informazioni della Fraternità



Il metropolita ortodosso Giobbe di Pisidia


Lunedì 7 ottobre, parlando al Sinodo sulla sinodalità, il vescovo ortodosso metropolita Giobbe di Pisidia ha affermato che la definizione di sinodalità nel Sinodo che si terrà a Roma “differisce molto” dalla comprensione ortodossa.

Il metropolita Giobbe di Pisidia nel suo discorso ha fatto riferimento al primo concilio ecumenico, il Concilio di Nicea del 325, e ha citato i canoni apostolici del IV secolo sul governo e la disciplina della chiesa paleocristiana.
Su questa base ha dichiarato che “un sinodo è un incontro deliberativo di vescovi, e non un’assemblea consultiva di clero e laici”.

Ed ha aggiunto: “Alla luce di quanto sopra, potremmo dire che la comprensione della sinodalità nella Chiesa ortodossa differisce molto dalla definizione di sinodalità data dalla vostra attuale assemblea del Sinodo dei Vescovi”.

Il metropolita Giobbe è il rappresentante permanente del Patriarcato ecumenico presso il Consiglio Ecumenico delle Chiese: partecipa al Sinodo sulla sinodalità come “delegato fraterno”. I delegati fraterni sono rappresentanti non cattolici delle Chiese cristiane; partecipano all’assemblea sinodale senza diritto di voto.

Secondo il rappresentante ortodosso: “Un sinodo è un incontro deliberativo di vescovi, e non un’assemblea consultiva di chierici e laici. Non può esserci sinodo senza primate, e non può esserci primate senza sinodo. Il primate fa parte del sinodo; non ha autorità superiore al sinodo e non ne è escluso. La concordia che si esprime attraverso il consenso sinodale riflette il mistero trinitario della vita divina”.

Ed ha aggiunto: “È attraverso questa pratica della sinodalità che la Chiesa ortodossa è stata amministrata nel corso dei secoli fino ai giorni nostri, anche se la frequenza e la costituzione dei sinodi può variare da una Chiesa autocefala locale all’altra”.

Il metropolita Giobbe ha poi ammesso che ci sono state “alcune circostanze storiche” in cui la Chiesa ortodossa si è allontanata da questa formula, anche per quanto riguarda la partecipazione dei laici al processo decisionale sinodale, in una serie di casi specifici, da lui elencati.

Infine ha spiegato che un’altra eccezione è la Chiesa di Cipro, dove i laici partecipano alla prima fase dell’elezione dei vescovi. “Tuttavia, la Chiesa di Cipro costituisce un caso eccezionale nell’Ortodossia contemporanea, dove la pratica della sinodalità coinvolge esclusivamente un’assemblea di vescovi”, rilevando che durante un sinodo della Chiesa ortodossa di Creta nel 2016, i 62 assessori composti da membri del clero, monaci e laici non avevano voce o voto.

Questa testimonianza, aggiunta ad un recente intervento di un vescovo cattolico di rito orientale dimostra che volerci far credere che la sinodalità di Francesco sia una tradizione sia nell’Ortodossia sia tra i cattolici orientali, è una gigantesca bufala, che sconfina nella menzogna pura e semplice...











ottobre 2023

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